Dentro la TV
Ieri sera mi è successa una di quelle cose che possono accadere solo su Internet: ho scoperto un nuovo sito che mi ha catturato per tutta la serata e ancora oggi nelle pause.
Il sito si chiama TV Tropes e molti di voi probabilmente lo conosceranno già , dato che persino Xkcd gli ha dedicato una striscia davvero eloquente. Ed è proprio così: probabilmente per la sua natura di wiki fortemente connesso, una volta che si inizia a leggere è inevitabile continuare ad aprire ulteriori pagine e perdersi nella sua ragnatela. Peggio ancora che con Wikipedia!
Lo scopo di TV Tropes è quello di analizzare e codificare tutti gli strumenti a disposizione di chi si accinge a scrivere la sceneggiatura di un programma televisivo, un film, un cartone animato, un libro, un videogioco e così via. All’inizio può sembrarvi un’idea banale: si comincia difatti da concetti ben noti come la sospensione volontaria dell’incredulità , il principio alla base del rapporto tra spettatore e spettacolo; e si passa per le espressioni gergali ampiamente utilizzate nella comunità degli autori e sceneggiatori, come “saltare lo squalo”: il momento in cui una serie televisiva ormai a corto di idee si riduce a un espediente talmente improbabile da minare definitivamente la sua credibilità e dirigerla verso l’inevitabile chiusura (deriva da un episodio di Happy Days in cui Fonzie, vestito col chiodo sopra e il costume sotto, fa sci d’acqua saltando uno squalo).
Da lì, però, si finisce per perdersi in centinaia, anzi migliaia di concetti – archetipi di personaggi, espedienti narrativi, elementi di trama, metodi di sviluppo dei personaggi, trend culturali e altro ancora – che sono facilmente reperibili nello showbusiness moderno (ogni pagina ospita nella parte bassa abbondanti esempi, fate solo attenzione agli spoiler) e di cui però potreste essere coscienti fino a un certo punto.
Il fattore interessante, infatti, non è tanto il rendersi conto che quasi tutto ciò che vediamo è basato su cliché; è capire come i cliché non siano di per sé negativi, ma costituiscano semplicemente le regole del linguaggio audiovisivo e narrativo a cui siamo abituati, la cui violazione talvolta può creare originalità e interesse, ma più spesso genera smarrimento e incomprensibilità del messaggio.
In più, il tutto è descritto in modo piuttosto divertente: alzi la mano chi di voi non ha visto i Simpson quel tanto che basta da riconoscere a vista la flanderizzazione di un personaggio, o quel po’ di Star Trek necessario per imparare a odiare un Wesley o a trovare un po’ ridicolo l’ennesimo effetto Worf. Se il tipo di finale “ma ora devo andare” è anche denominato sindrome di Mary Poppins, la sindrome di Chuck Cunningham è invece la sparizione improvvisa e senza spiegazioni di un personaggio di una serie, il cui contrario è “ricorda il nuovo tizio”, ovvero l’apparizione di un nuovo personaggio che tutti fanno finta di aver sempre conosciuto, che a sua volta può degenerare in un caso di “esopo da zio lungamente perduto” (l’esopo è la morale del racconto, in onore appunto delle favole di Esopo).
Tra tutte queste concatenazioni potete perdere delle ore, in un tipico wikiwalk; e poi, nessuno show televisivo vi sembrerà più lo stesso. Siete avvertiti!
[tags]televisione, cinema, videogiochi, animazione, sceneggiatura, narrativa, tv tropes, wiki[/tags]
5 Novembre 2010, 11:18
BRAVO!
finalmente un’altro italo-tropiano! (siam pochi, ma crescerem…)
5 Novembre 2010, 13:17
Mi piacerebbe contribuire alla traduzione, piano piano, ma pare un’opera ciclopica…
5 Novembre 2010, 13:58
e’ un’opera MEGA ciclopica. E poi sto iniziando a diventare un elitista: se non sai l’inglese, puoi newtonianamente crepare.
5 Novembre 2010, 14:46
(…azz… è una droga…)
@Lobo: alla tua ultima frase aggiungerei: “e darwinianamente senza esserti riprodotto in precedenza”.
5 Novembre 2010, 17:03
naaa, sovente i figli l’inglese lo imparano… soprattutto perche’ molti dovranno emigrare per trovare un lavoro :P