Partiamo da una piccola analisi del voto dopo i ballottaggi: è facile, è evidente; vince l’opposizione, perde il PD.
Vince l’opposizione perché Berlusconi ha preso una scoppola mortale, ha trasformato il voto amministrativo in un referendum su di sé e l’ha perso alla grande. Non siamo alla liberazione, ma poco ci manca; cercherà di sopravvivere fino al 2013 ma, anche ci riuscisse, non avrà un futuro (a meno che l’opposizione, che già l’ha salvato varie volte, lo salvi di nuovo).
Perde il PD perché quasi ovunque ci sia stata possibilità di scelta per gli elettori dell’opposizione, quelli tradizionali e quelli nuovi, questi hanno premiato i candidati degli altri partiti rispetto a quelli del PD, da Napoli a Alpignano (a Milano l’avevano già fatto alle primarie). Certo, dove l’opposizione si presenta unita dietro a un sindaco del PD, il sindaco PD comunque vince, anche in modo inatteso (vedi Novara). Come a dire: il PDL è il peggio, il PD – pur restando di gran lunga il primo partito dell’opposizione – è il meno peggio, ma potendo preferiamo le persone di SEL e IDV, o meglio ancora persone non completamente integrate nei partiti, come appunto appaiono (appaiono…) De Magistris e Pisapia.
In quest’ottica, Torino ha espresso un voto di retroguardia, mostrandosi una città conservatrice, spaventata e invecchiata; anche qui, comunque, Fassino ha preso il 10% in meno di Chiamparino.
Lo scenario, in sostanza, conferma quel che noi abbiamo detto spesso: è l’intero sistema dei partiti ad essere in crisi, e la maggior parte degli elettori vorrebbero un ricambio generale, andando a cercare ciò che sembra loro più nuovo e meno compromesso con la casta.
Uno scenario del genere, per il Movimento 5 Stelle, è favorevole; e però richiede una riflessione. Noi siamo indubbiamente uno degli elementi trainanti di questo ricambio, sia direttamente – raccogliendo i voti di chi già si è chiamato fuori, e altrimenti si asterrebbe – sia indirettamente – spingendo i partiti a rinnovarsi un po’ per paura della nostra crescita. Temi come il taglio dei costi della politica o come l’acqua pubblica sarebbero emersi con altrettanta forza senza di noi? Io credo di no.
Questa situazione, però, ci pone davanti a un dilemma. Da una parte, la nostra forza sta proprio nell’essere nuovi, nelle idee molto prima che nelle facce, e nel non essere compromessi né accettare compromessi col vecchio sistema. Dall’altra, questo ci pone in una situazione di isolamento in cui diventa più difficile far pesare i nostri voti e realizzare le nostre proposte.
Dovremo essere bravi a uscirne, anche in maniera un po’ spregiudicata. Dovremo promuovere una aggregazione di quel che di buono c’è anche in molti partiti, cercando di attirarlo fuori, di provocare terremoti interni al sistema e di farne uscire quelli che, per ingenuità , cercano di cambiarlo dall’interno e sono sinceri. Non dobbiamo confondere il non comprometterci con il rifiuto del dialogo, perché noi non chiediamo i voti per essere più puri degli altri, ma perché vogliamo ottenere risultati concreti per chi ci ha votato – e questo passa, inevitabilmente, per alleanze sulle questioni concrete anche con i partiti.
Non mi piace se parlo con un amico No Tav e poi arriva uno del Movimento e mi fa “ma con chi parli, quello è del PD”, non mi piace se do una mano a Raphael Rossi e miei compagni mi dicono “ma lui è comunista, vedrai che vota Rifondazione”: non importa, è una persona onesta. Piantiamola con le bandierine, la lotta è tra gli onesti e i disonesti, tra chi ha in testa il bene comune e chi fa gli interessi del potere privato. Dobbiamo far capire agli onesti che devono scaricare i disonesti che stanno nei loro stessi partiti, o meglio ancora scaricare i loro stessi partiti; e non dobbiamo avere paura di riconoscere che c’è un po’ di buono anche fuori dal nostro orticello. Se mai, dobbiamo incoraggiarlo, coltivarlo, farlo crescere e portarlo dalla nostra parte.
Dopodiché, son contento per lo schiaffo a Berlusconi ma non vi aspettate niente da Pisapia, scommetto che sarà ostaggio del PD e che farà Expo, inceneritori e porcate varie. E però De Magistris, con tutte le critiche che gli abbiamo fatto e che non rinnego, sarà il primo sindaco di una grande città italiana che governerà mettendo all’opposizione sia il PDL che il PDmenoL: e questo è un bel risultato, nell’ottica di sbriciolare il vecchio sistema politico. Vedremo cosa farà , cosa ci dimostrerà ; ovvio che qualche dubbio a posteriori viene.
Forse avremmo dovuto osare, sbagliare magari, ma provare a fare un passo oltre, rispetto alla purezza dell’eterna verginità ; non per “le poltrone”, ma perché per cambiare davvero le cose dobbiamo arrivare a contare nelle amministrazioni, evitando le sirene dell’accordo con i professionisti della politica, restando rigidi sui requisiti minimi di onorabilità e decenza, ma perseguendo ogni occasione in cui sia possibile farlo insieme a persone oneste e libere da servitù, senza troppo guardare le etichette.
Opinione personale, naturalmente. E ovviamente, aspetto i vostri commenti.
P.S. Per i giornalisti che leggono, visto che non vorrei che capiste male, sottoscrivo anche l’ultimo post di Grillo. Io l’avrei messa giù in modo più gentile, perché non è bello dire a gente euforica e convinta di aver appena cambiato il mondo che nella sostanza è cambiato poco o nulla, ma io sono troppo buono.
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