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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


lunedì 31 Agosto 2009, 23:58

Non ritorno

Il punto di non ritorno può essere il più vario. Per esempio, può essere atterrare a Malpensa e trovarti ad aspettare i tuoi bagagli per quasi mezz’ora; a un certo punto ne sono apparsi sul nastro due o tre, poi tutto si è fermato e sei rimasto lì ad attendere all’infinito, con i finnici che scuotono la testa e non capiscono e si lamentano e chiedono disperati informazioni su come mai i bagagli ci mettano così tanto tempo, finché alla fine non arrivano. E’ solo mentre vai via con le tue valigie che noti che sul pannello luminoso – l’unico che dà informazioni in mezzo a tanti altri che sparano a volume fastidioso la pubblicità dell’ennesima puntata di un qualsiasi telefilm o saga sui vampiri – c’è scritto “Ora di atterraggio: 10:24. Ora di consegna primo bagaglio: 10:40”. In altre parole, i sagaci dipendenti di Malpensa mettono subito due o tre bagagli sul nastro in modo che le misurazioni di qualità risultino ottime, poi vanno a farsi i cazzi loro e tutti gli altri li scaricano mezz’ora dopo, quando hanno voglia.

Poi esci e aspetti la navetta per il parcheggio, che ha il suo punto di sosta riservato, che però deve venire costantemente presidiato dagli addetti e marcato coi coni di plastica per evitare che venga occupato abusivamente. Nonostante questo, arriva un fuoristrada targato Varese e tira giù tutti i coni pur di piazzarsi proprio lì con le magiche quattro frecce, per aspettare “un minutino” della gente in arrivo che non ha voglia di fare cinquanta metri a piedi. Ne deriva una epica lite in longobardo stretto, che blocca decine di persone.

Ecco, con tutto che i finnici sono anarchici e un po’ maleducati (ma sempre ad anni luce da noi), tornare in Italia è davvero sconfortante: tanto da farti venire la voglia di non tornarci più.

P.S. Poi però vai allo stadio, in una serata in cui le cose girano bene, e ti ricordi che qualcosa di bello resiste anche in Italia.

[tags]italia[/tags]

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mercoledì 19 Agosto 2009, 14:29

Un paese serio

Trovo molto interessante questa storia riportata ieri da La Stampa: parla di una ragazzina olandese di tredici anni che ha un sogno, quello di essere la più giovane persona della storia a circumnavigare il globo in solitaria. In barca ci è nata e cresciuta, figlia di due genitori appassionatissimi che hanno impegnato ben cinquantamila euro per comprarle una imbarcazione adatta alla sua impresa e permetterle di realizzare il suo sogno: ora è pronta a partire, ma si scontra con la burocrazia ministeriale che non vuole darle il permesso di assentarsi per un anno da scuola.

Quale sarebbe la nostra reazione se un caso del genere avvenisse in Italia? Beh, è facile immaginarlo. Innanzi tutto, fiorirebbero i fan club e le raccolte di fondi per avvicinare la ragazza al suo sogno; lei e i suoi genitori sarebbero invitati ad almeno mezza dozzina di trasmissioni televisive per raccontare la loro storia. Probabilmente qualche azienda sponsorizzerebbe il viaggio, provvedendo alle riprese e trasformandolo poi in un documentario, uno spot, un tormentone. Quanto al ministero dell’Istruzione, probabilmente non si sarebbe nemmeno accorto dell’assenza della ragazza da scuola – in fondo esistono intere parti del Paese dove un buon numero di tredicenni passano le mattinate a fare da palo per le rapine invece che a scuola – ma se anche avesse provato a sollevare il problema, subito almeno venti parlamentari di ogni colore avrebbero provveduto con interpellanze e pubbliche interrogazioni a combattere la scandalosa ottusità nel voler applicare le regole alla lettera, senza nemmeno quel po’ di buon senso che serve ad ammettere l’eccezione per “tentato record del mondo”.

L’Olanda, invece, è un paese serio: dunque il ministero ha fatto notare ai genitori che, dato che la scuola è un obbligo fino a sedici anni, la ragazza non può assentarsi per un anno senza un giustificato motivo – e un tentativo di entrare nel Guinness dei Primati non è considerato un giustificato motivo. Quando i genitori hanno suggerito che la ragazza poteva studiare mentre navigava e comunicare con gli insegnanti via Internet, il ministero ha risposto che certamente sono state concesse eccezioni e possibilità di insegnamento a distanza in passato, ma che pare un po’ difficile che una ragazza che debba guidare da sola una barca attraverso gli oceani del mondo abbia il tempo e la voglia di studiare seriamente. Dunque, concludono le autorità, o la ragazza rinuncia e frequenta la scuola oppure loro spediranno gli assistenti sociali a occuparsi di due genitori talmente irresponsabili da pensare di far saltare un intero anno di scuola dell’obbligo alla loro figlia.

E non finisce qui: stando alle notizie, non solo non ci sono state raccolte di firme e manifestazioni contro le ingiuste leggi e pro libertà di navigare, ma quasi l’80% degli olandesi è d’accordo con la posizione del ministero. Davvero un altro pianeta…

[tags]italia, olanda, istruzione, record, barca[/tags]

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martedì 18 Agosto 2009, 10:54

Qualità italiana

Nella quiete di Ferragosto, probabilmente vi siete persi un’altra chicca relativa ai grandi successi dell’industria italiana nel mondo. Dopo le carrozze della metro di Los Angeles rifiutate all’Ansaldo, il Wall Street Journal ha rivelato che già da un paio di mesi la Boeing ha fermato l’ordine delle fusoliere del nuovo 787, ordinate all’Alenia e prodotte nello stabilimento di Grottaglie (TA). Pare infatti che le fusoliere prodotte in Italia avessero delle grinze: un problemino da nulla per la struttura di un aereo di linea di lungo raggio.

Mentre la notizia fa il giro del mondo (la riporta anche il New York Times e persino Slashdot), in Italia ovviamente non ne parla quasi nessuno, un po’ perché la notizia non coinvolge culi, tette e presidenti del Consiglio e un po’ perché parlar male di una qualsiasi azienda è vietato dalle regole del giornalismo italiano. A parte qualche agenzia e qualche breve nelle sezioni di Borsa, le reazioni giornalistiche che ho trovato sono essenzialmente due: la Gazzetta del Mezzogiorno dice che è tutto un complotto dei cattivi americani e dei loro giornalisti talmente scorretti da riportare una notizia del genere pur di danneggiare l’immagine di eccellenza dello stabilimento di Grottaglie, mentre Grottaglie In Rete Magazine (mica cazzi) dice che è tutto un complotto di cattivi nordisti per lasciare a casa i lavoratori e comunque per danneggiare l’immagine di eccellenza dello stabilimento di Grottaglie riportando la testa dell’Alenia al nord, cioè a Napoli. L’idea che possa esserci effettivamente qualche problema nella qualità del lavoro italiano non è ovviamente contemplata.

Sperando che questa apparente figuraccia venga ridimensionata, dobbiamo anche dire che il 787 è l’aereo più sfigato del momento, che è in ritardo di anni sulla tabella di produzione e che la Boeing rischia il fallimento: l’aereo doveva essere pronto due anni fa e invece non si sa nemmeno ancora quando potranno iniziare a farne volare qualcuno per i test. Anche l’Airbus A380 è stato un delirio, ma intanto era qualcosa di sostanzialmente nuovo, e alla fine sta già volando da un po’: 1-0 per l’Europa.

Potete quindi capire quale sia stata la reazione delle linee aeree che hanno puntato sul 787, attendendone febbrilmente la consegna per poter far partire nuove rotte e nuovi servizi, alla notizia di questo nuovo inconveniente: in rete è uscito addirittura il filmato segreto della prima reazione di Adolf Hitler

P.S. Qui invece è quando dicono a Hitler che gli hanno chiuso l’account per giocare in rete con la Xbox.

[tags]italia, qualità, industria, alenia, boeing, 787, linee aeree, airbus, hitler[/tags]

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lunedì 3 Agosto 2009, 16:14

Fischia il vento

Agosto è sempre un periodo politicamente interessante: proprio perché gli italiani sono già al mare, distratti e spensierati più del solito, è il momento in cui i politici si dedicano alle proprie faccende. Abbiamo così visto come la semplice minaccia della nascita del partito del magna-magna meridionale, con la fuoriuscita dal PDL della maggior parte dei suoi parlamentari del Sud, sia stata sufficiente a far calare le brache a Tremonti: e così via di altri faraonici stanziamenti per opere inutili (che in gran parte andranno nelle tasche di mafia e camorra) e per assistenza di vario genere, senza capire che l’esistenza di un terzo abbondante del Paese che vive in una economia di tipo africano, basata essenzialmente sugli aiuti a fondo perduto che provengono da fuori, non è più fisicamente sostenibile.

Un’altra notizia interessante è la rottura dell’accordo tra Rai e Sky per la trasmissione satellitare dei canali Raisat: l’ente pubblico ha preferito rinunciare a 350 milioni di euro (tanto mica sono suoi, sono nostri) pur di privare Sky di un po’ di contenuti e di spostarli sulla piattaforma satellitare Rai-Mediaset. Ormai le due aziende sono definitivamente una cosa unica; e il controllo sull’informazione è totale.

Giusto per fare un possibile esempio, ieri sera il TG5 apriva con un fantastico servizio sulla commemorazione della strage di Bologna con annessi fischi al ministro Bondi (peraltro le parole “ministro” e “Bondi” fianco a fianco fanno sempre un certo effetto), che conteneva due perle: la prima era quella in cui il giornalista dichiarava che la contestazione al governo è “una consuetudine che si ripete di anno in anno”, cercando di minimizzare il fatto che ormai i berluscones, in qualsiasi piazza vadano, vengono presi a fischi e pomodori da quella che sarà pure una minoranza ma è sempre più evidente ed agguerrita, anche se non ne vedrete mai mezza immagine in un telegiornale Raiset. La seconda invece era quella in cui un altro giornalista abbracciava le dichiarazioni di Capezzone (nel senso che riportava solo quelle o altre similari) e accusava i contestatori di intolleranza verso chiunque osi criticare il “dogma politico-giudiziario secondo cui la strage fu fascista”.

Ovviamente non è un dogma, ma una sentenza, giunta dopo lustri di indagini; la strage di Bologna fu commessa da terroristi di estrema destra, e se è vero che vi sono dubbi su chi fossero i loro mandanti, la loro responsabilità come esecutori materiali è stata accertata dalla legge. Qui, però, qualsiasi verità scomoda viene fatta passare come un complotto contro il regime, mentre qualsiasi falsità utile viene presentata come verità. Il dramma comunque non è tanto che loro ci provino, ma che milioni di italiani ancora vadano loro dietro; che quando qualcuno prova ad aprire loro gli occhi, anche presentando prove, filmati, immagini, testi che sono ormai ampiamente reperibili su Internet, ti rispondano docilmente con la verità del TG123456, cioè che è tutto un complotto, che i problemi sono ben altri, che anche chi protesta ha i propri scheletri nell’armadio, che protestare danneggia l’economia e il brillante futuro dell’Italia.

Concludiamo con l’ultima notizia: da domani La Stampa aumenta il prezzo del 20%, da 1 a 1,20 euro. Il neo direttore Calabresi in tre mesi è riuscito a fare un giornale pessimo, senza dignità nè indipendenza, sdraiato a sostegno di qualsiasi potere forte si possa immaginare (da Berlusconi al Vaticano), e pronto a raccontare mezze verità e intere bugie senza alcun ritegno. Io ne riporto solo una ogni tanto, quando mi capita, eppure finisce che ne smaschero in media un paio a settimana… Inserite tutto questo nello scenario di crisi senza ritorno dei quotidiani di carta, fate le somme (si dice qualche decina di milioni di euro l’anno in negativo, a seconda delle fonti) e capirete perché alla Stampa di carta io dia al massimo due o tre anni di vita, salvo radicali ripensamenti del suo ruolo, costo, stile e formato, o salvo che diventi completamente uno strumento di regime, mantenuto in vita dalle regalie dirette o indirette dello Stato (che già oggi ammontano a svariati milioni di euro annui per ciascun quotidiano) allo scopo di indottrinare i propri lettori.

Calabresi presenta la cosa con un editoriale strappalacrime: sotto il titolo “per difendere la qualità” (involontariamente umoristico), ci dice “noi non taglieremo la redazione di Verbania, però voi fate la vostra parte”, come se dovessimo pagare noi la loro propaganda o i loro vecchi giornalisti, quelli che in qualche caso non vogliono nemmeno imparare a usare un computer e pretendono l’assunzione di appositi stagisti digitatori al loro servizio; figuriamoci poi dialogare per e-mail… A noi torinesi (me compreso) ci frega l’affezione, il restare attaccati a una Torino capitale culturale e industriale che fu e che oggi esiste solo nel nostro immaginario nostalgico e nella propaganda di Chiamparino & C.; e di questo la lettura regolare de La Stampa è una componente essenziale. Eppure, essendo razionali, da domani c’è un buon motivo in più per non comprare La Stampa.

[tags]notizie, informazione, politica, assistenzialismo, rai, sky, mediaset, strage di bologna, contestazione, la stampa, quotidiani[/tags]

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domenica 2 Agosto 2009, 19:04

Giocando coi tubi

Supponete di avere un tubo verticale pieno d’acqua che a un certo punto verso il basso si restringe, dimezzando la propria sezione. La capacità massima di smaltimento del tubo è quella del punto più stretto; se dall’alto viene immessa tanta acqua molto velocemente, non solo si riempirà completamente la parte più stretta del tubo, ma anche la parte più larga comincerà progressivamente a riempirsi “risalendo” verso l’alto. La quantità di acqua che esce dal fondo del tubo in ogni secondo sarà costante; tuttavia, la velocità con cui l’acqua si sposta nella parte più larga sarà la metà rispetto a quella con cui si sposta nella parte più stretta, proprio per mantenere la portata costante.

Ora supponete di frapporre tra il tubo più largo e quello più stretto, proprio nel punto dove vi è la strettoia che agisce da imbuto, un bel bidone, molto più largo di entrambi i tubi. Che cosa succederà? Poco o nulla: la quantità di acqua che esce dal tubo in basso continuerà ad essere la stessa, perché il limite è ancora dato dal tubo più stretto. In compenso, in un momento di grande afflusso, l’acqua, invece di risalire velocemente riempiendo il tubo più stretto, si accumulerà nel bidone; ed essendo il bidone molto largo, l’acqua al suo interno si muoverà molto più lentamente che in entrambi i tubi.

Con questi elementari esperimenti idraulici alla portata di un bambino si può facilmente prevedere quale sia l’effetto a pieno carico di interporre un mastodontico sistema autostradale a cinque corsie – tre del nuovo passante di Mestre e due della vecchia tangenziale – tra le tre corsie che portano da Padova a Venezia e le due che portano da Venezia verso Trieste, Udine, l’Austria, la Slovenia e la Croazia. La portata del tutto, da Padova al Friuli, non è affatto cambiata, perché continua ad essere limitata dal punto più stretto; in compenso, invece di avere traffico più lento ma ancora scorrevole per tutto il tratto da Verona e Bologna fino a Mestre, si è formato un gigantesco blocco di auto nei trenta chilometri subito prima della strozzatura, proprio perché il nuovo passante ha fornito alle auto lo spazio per accumularsi tutte lì invece di rimanere rallentate già molto prima: un bidone da un miliardo di euro.

In più c’è una aggravante: che mentre le molecole d’acqua sono in grado di sfruttare perfettamente ed efficientemente ogni spazio disponibile per scorrere, le auto e gli umani che le guidano non lo sono, e si perde ulteriore portata in attriti dovuti alla propagazione dei tempi per fermarsi e ripartire, alle auto che restano indietro lasciando spazio inutilizzato, a quelli che entrano, escono, litigano, scendono per osservare la coda e via così. Quando una strada si ingorga la capacità non scende linearmente, ma esponenzialmente: il traffico nel bidone largo oltre il doppio di prima non scorre alla metà della velocità, ma a molto meno. Eppure concetti come “in molti casi creare nuove strade e nuovi parcheggi è una spesa inutile, perché si sposterà soltanto più in là l’ingorgo o si indurrà nuovo traffico” sono noti a chiunque si occupi del settore e cominciano ad essere masticati persino dal grande pubblico.

Peccato che, in Italia, le grandi opere non si facciano in base agli studi degli esperti di settore sull’effettiva loro utilità, ma solo in base alla convenienza per chi le deve costruire. Tanto è vero che il prossimo passo del progetto è già stato deciso: costruire sotto la vecchia tangenziale di Mestre altre quattro corsie sotterranee, con una spesa folle di denaro pubblico, in modo da ingrandire ancora il bidone. Ma non temete: la vera colpa del disastro, come dice il governatore Galan, sono “gli ambientalisti ministeriali e gli ambientalisti locali” che hanno impedito di dotare il nuovo tratto degli ottimi Autogrill dei suoi amici Benetton: così si sarebbe potuto restare in coda anche per la toilette!

[tags]autostrade, mestre, idraulica, grandi opere[/tags]

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giovedì 30 Luglio 2009, 13:08

La gaia Stampa

Già vi ho parlato di come La Stampa stia facendo una campagna tremenda contro la vita notturna in città: a forza di articoli scandalistici è riuscita a far passare la privatizzazione notturna di piazza Vittorio, dove da qualche tempo l’intera piazza e tutto il quartiere circostante, per tutte le notti del weekend, è adibita a parcheggio gratuito e riservato per il sindaco (che lì abita) e i suoi vicini di casa. Gli indiscutibili eccessi e la pronta cafonaggine di molti ventenni sono stati sfruttati per creare un ulteriore privilegio per chi già, abitando in quella parte della città, non ha di certo problemi ad affittarsi un garage; il tutto grazie a vigili e telecamere pagati con i soldi di chi, abitando in periferia, magari ha gli stessi problemi di rumore o affollamento notturno, ma evidentemente non è un pupillo dell’amministrazione.

A scanso di equivoci, la campagna continua: per esempio, questa era l’apertura della pagina di cronaca cittadina ieri pomeriggio sul Web:

screenshot-lastampa-movidakiller.png

Da notare come molti degli investimenti da guida ubriaca non siano certo causati da ragazzini in uscita dal disco-pub, ma da quarantenni alcolizzati con la vita distrutta o da immigrati senza nemmeno la patente; eppure il titolo sugli investitori ubriachi viene subdolamente associato alla foto di un locale notturno, in modo da scolpire tale associazione nella mente. E subito sotto, naturalmente, un altro articolo contro i locali notturni di piazza Vittorio…

Ieri, però, mi sono veramente scandalizzato per un’altra cosa: in questo furore anti vita notturna il giornale ha pubblicato su Specchio dei Tempi una lettera (la seconda in pochi giorni), a firma della signora Clara Manfredi, che si lamentava del locale notturno installato nel Parco Michelotti; e passi (ribadisco che anche a me piace dormire, e che sia le violazioni degli orari di chiusura che l’abbandono di sporcizia in giro vanno combattuti a suon di multe). Ma il passaggio centrale della lettera è il seguente:

“Qua e là, in una atmosfera e un rumore assordante da discoteca, (in un parco!!!!!) coppie di travestiti o omosessuali festeggiava spensierata e incurante di famiglie con bambini e anziani che nell’area limitrofa hanno da anni la loro pista da ballo.”

In altre parole, il problema della signora Clara è che ci sono “coppie di travestiti o omosessuali” all’aperto, in un parco, vicino ai bambini e agli anziani.

Io trovo sinceramente vergognoso che un giornale di un paese che pretende di essere civile pubblichi una cosa del genere – una lettera apertamente razzista, che invoca la chiusura degli omosessuali in “locali più adatti” a mo’ di galera, come dei reietti – con la massima tranquillità, senza almeno dissociarsene in qualche modo. L’ho subito scritto nei commenti, e per fortuna sono poi arrivate tante persone ad associarsi. Eppure, c’è stato anche uno che mi ha invitato a “tornare in Africa” (non ho ben capito, ha scritto solo quello) e un altro che ha tirato fuori un argomento vecchissimo: non dovrebbe essere permesso a tutti di esprimere sul giornale le proprie idee, anche quelle apertamente razziste?

Chiunque si occupi un minimo di diritti umani, di leggi e convenzioni internazionali, sa che la risposta è no: nei paesi occidentali non esiste la libertà di professare idee razziste e anzi gli Stati si impegnano a vietarne la circolazione. Persino negli Stati Uniti, il paese tradizionalmente più liberale in questo senso, esprimere in pubblico idee discriminatorie può costare il posto di lavoro e la credibilità personale. Naturalmente varia da Paese a Paese la sensibilità, per cui negli Stati Uniti è soprattutto il razzismo verso i neri ad essere represso, mentre da noi c’è più attenzione a fermare la circolazione del nazismo e del razzismo verso gli immigrati. Ma nessun giornale di nessun paese civile avrebbe mai pubblicato con tanta nonchalance una lettera del genere.

Noi, purtroppo, ci stiamo sempre più distinguendo: abbiamo politici che invocano apertamente il divieto di professare la religione islamica o che intonano cori contro i napoletani. Non stupisce quindi che La Stampa del nuovo direttore Calabresi abbracci il perbenismo ipocrita e baciapile di ispirazione vaticana; del resto si sa che La Stampa è in odore di cessione dagli Elkann a Caltagirone, dunque a Casini, il prototipo dei vizi privati e pubbliche virtù. E’ però terribile notare come il nostro sia sempre più un Paese alla deriva, destinato a chiudersi, a ritornare agli anni ’50, alla caccia agli omosessuali e agli immigrati, alla repressione (in pubblico, poi i ricchi continueranno a farlo in privato) dell’aborto, dell’eutanasia e della fecondazione artificiale: un Iran cattolico, sempre più marginale e sempre più arretrato rispetto al resto del mondo. Naturalmente l’isolamento culturale porta anche la povertà materiale: poveri, razzisti e bacchettoni. Che bella prospettiva.

[tags]la stampa, torino, vita notturna, piazza vittorio, razzismo, discriminazione, omofobia, omosessuali, diritti umani, arretratezza, crisi, casini, calabresi[/tags]

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mercoledì 22 Luglio 2009, 16:37

Assuefazione

Ci sono parecchie notizie interessanti dall’Italia che potrei postare oggi.

Ma sono tutte negative.

E allora ci si assuefa: ormai la crisi è normale, la precarietà è normale, l’insicurezza sul lavoro o per strada è normale, lo spaccio è normale, lo spreco di risorse pubbliche e i privilegi per pochi sono normali. E’ anche normale trovarsi in mezzo non ai tentativi di migliorare le cose, ma a quelli di scaricare la colpa su qualcun altro o di dimostrare che sì, ci si è comportati male, ma in giro c’è ben di peggio quindi non rompete le scatole.

Dunque fate finta che anche oggi io mi sia normalmente indignato; l’effetto pratico sarà uguale.

[tags]italia, crisi[/tags]

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lunedì 20 Luglio 2009, 15:40

Una bloggata eccezionale

Oggi – preparatevi – farò una bloggata eccezionale.

Uno di quei post che segnano la storia della blogosfera, che rimangono nella memoria e negli archivi di tanti, che vengono linkati e commentati ancora dopo anni. Uno di quei post che immediatamente interrompono il lavoro in tutti quegli uffici – e sono tanti – dove l’indefessa operosità dell’italiano medio può ancora, ma solo in casi veramente eccezionali, lasciare spazio a dieci minuti di ricreazione, pur se prontamente recuperati alla fine della giornata.

Uno di quei post che portano le persone a riflettere sul senso della vita, a rivedere in profondità le proprie convinzioni, a riconoscere i propri difetti e a ripromettersi di porvi rimedio; uno di quei post che svelano notizie mai sentite, retroscena fondamentali e gravi della storia patria, vergogne che tutti avremmo preferito dimenticare e invece no, arriva Internet e non perdona, e spara la verità su di un blog e di lì su un altro e poi ancora su un altro, e poi sui social network e nelle chat, fino a che ogni italiano saprà, si indignerà, si adirerà, si infurierà e poi dall’alto dell’esasperazione prenderà una birra e si rimetterà a guardare il Grande Fratello in televisione.

Uno di quei post che differenziano il blogghettino carino ma sterile, il diariuccio personale di interesse solo per gli amichetti, dall’olimpo dei blog nazionali; che, in una scena bloggarola italiana caratterizzata dall’altissimo livello letterario, dalla profonda dedizione al giornalismo senza compromessi e dalla spietata selezione meritocratica, permette infine di far arrivare i bloggher di qualità fino alla direzione nazionale di un partito o al ruolo di opinionista di un quotidiano, grazie ad illuminati dirigenti capaci di “distinguere il grano dall’olio”.

Ecco, quello di oggi è proprio uno di quei post.

Però lo scriverò domani.

[tags]blogosfera, letteratura, meritocrazia, italia[/tags]

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sabato 18 Luglio 2009, 19:29

Volontario vaffanculo

In queste settimane ho avuto numerose conferme di uno dei più sottovalutati corollari della legge di Murphy, il numero 8:

“I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere.”

Io ci ho provato, ci ho messo tutte le mie energie; ho voluto credere che in Italia ci fosse ancora un numero sufficiente di non-cretini e che comunque ci potessero essere precauzioni efficaci contro la deriva cretinistica del Paese. Tutto è stato inutile; in realtà di non-cretini ce ne sono parecchi, ma proprio per tale loro qualità sono impegnati a fare cose più utili che provare a cambiare il mondo.

Dev’essere per questo che tutti i cretini si concentrano in politica: in alto come in basso.

Dunque sono un cretino anch’io.

Mi piacerebbe ballare fino a che non finiranno le stelle (scusate, è subentrato Umberto Balsamo) ma, a parte che devo uscire per un invito a cena, in questo momento provo il desiderio di fermarmi e suggerire che il mondo se lo cambierà qualcun altro. Anzi ve lo cambierete da soli oppure ve lo beccherete tutto nei denti: per esempio quando, tra 12-18 mesi, fallirà lo Stato italiano e la gente brucerà i negozi finché la polizia non sparerà per le strade e i creditori esteri ci confischeranno le case – evidentemente l’unico modo per espiare i danni che la peggior cultura di sinistra ha fatto a questo Paese.

E’ molto più facile sedersi, aprirsi un blog e ammannire gratis un vaffanculo. Non per lavoro né per denaro, ma da completo e spassionato volontario: un volontario vaffanculo.

[tags]politica, italia, vaffanculo[/tags]

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venerdì 17 Luglio 2009, 17:18

Biutiful cauntri

Quella di Italia.it è una storia che avevamo tutti cercato di dimenticare, ossessionati dal ricordo del surreale video di Rutelli che implora “pliiis visit uebsait, batt pliiis visit itali” rivolto verso la grande rete globale. I primi venticinque o trentacinque o quarantacinque milioni di euro avevano prodotto risultati tra l’esilarante e l’imbarazzante, nonché un sito pieno di errori marchiani di storia e geografia che non avrebbe fatto nemmeno un bambino delle elementari. E così, dopo vari tentativi, il portalone era stato chiuso.

Naturalmente però, giunta alla guida del Turismo l’elegante signora Brambilla, si era ripreso in mano il progetto: non si può certo fare a meno di un portalone nazionale del turismo, da affiancare a quelli regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali, commerciali, albergatoriali e cameradicommercici. E così, grazie ad altri cinque o venti milioni di euro, ieri Italia.it ha riaperto; anzi no, perché si sono dimenticati di togliere la password. Ma oggi ha riaperto davvero e ci ha subito ammannito una nuova perla:

italiait.png

…nella pagina della Basilicata, la regione evidenziata nella mappa è la Campania. Vabbe’ può succedere, sono vicine!

Soprattutto, il sito è di una pochezza imbarazzante: in pratica c’è una paginetta con trenta secondi di video per ogni regione, un link alle mappe di Tuttocittà, un link al motore di ricerca di Seat, una sezione “organizza il tuo viaggio” consistente in ben tre pagine che espongono informazioni utili come “Più o meno tutti gli aeroporti sono serviti da una fitta rete di taxi, autobus e treni, che permettono di arrivare alla destinazione finale con relativa comodità.” (ora sì che il mio viaggio è organizzato), e un link al sito dell’Aeronautica per il meteo. Il tutto anche in un inglese ovviamente ben lontano dall’essere sciolto.

Ora non è per dire, però vorrei segnalarvi Isitt, il portale del turismo per disabili in Piemonte, di cui io ho curato la parte tecnica. E’ ancora una beta, la navigazione va rivista, mancano vari contenuti, l’inglese è ancora da risciacquare nel Tamigi, tutto quello che volete; ma in tutto è costato meno di un decimillesimo di Italia.it, e contiene già oggi molte più informazioni.

Insomma, se il livello informatico della pubblica amministrazione è questo di Italia.it – come dimostrano i risultati ottenuti dai governi di ogni colore – forse è meglio che restino nell’età della carta…

[tags]turismo, italia, italia.it, informatica, sprechi, pubblica amministrazione, rutelli, brambilla[/tags]

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