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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


sabato 18 Novembre 2006, 12:45

Periferie pericolose?

È solo questa settimana, dopo due settimane di show mediatico in apertura a tutti i telegiornali, che ho scoperto che la scuola dove alcuni allievi picchiavano un compagno disabile con tanto di video su Google Video si trova a meno di un chilometro da casa mia, dieci minuti a piedi al massimo. (E’ andata peggio a .mau., la cui casa torinese è solo a un paio di isolati, anche se lui non è sufficientemente narcisista da vantarsene sul suo blog.)

Devo quindi concludere che vivo in una periferia pericolosa? C’è chi l’ha fatto, come il blog finto-alternativo (logo da writer, soldi del Comune) di Borgo San Paolo, che leva un grido contro la caduta di immagine creata al quartiere – pur precisando che, sì, il fondo di via Monginevro è ancora amministrativamente nei confini di San Paolo, ma in realtà “è già Borgata Lesna”.

Io però vorrei osservare che ciò che è particolare di questo caso non è il bullismo in sè: in tutte le scuole d’Italia, ora più che mai, disabili, stranieri, diversi e secchioni vengono regolarmente molestati dai compagni nell’indifferenza generale, che anzi, in modo pienamente italico, si trasforma spesso in ammirazione per la protervia con cui ci si impone sugli altri non importa come. L’eccezionalità dell’episodio sta invece nel fatto che persino quattro ragazzetti cretini, dai mezzi intellettivi evidentemente limitati, fossero in grado di riprendere le proprie azioni e di caricare il filmato su Google Video.

E quindi, da oggi sono fiero di vivere in una periferia così avanzata e tecnologica che persino i bulli capiscono d’Internette!

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lunedì 13 Novembre 2006, 19:50

Tutto sporc

Per chi non è addentro al cuore del tifo, è probabilmente difficile capire quello che sta succedendo in questi giorni nel mondo sportivo e affaristico torinese, anzi probabilmente non ce ne si accorge nemmeno. Eppure, è un esempio tipico – oltre che della cappa di maneggi che da cinquant’anni sovrasta Torino – dei tanti problemi di convivenza tra carta stampata e Internet, e come tale vorrei descriverlo.

Pochi, per cominciare, si sono accorti del fenomeno Toronews. Si tratta di un sito di supporter del Toro he è cominciato così, alla buona, cinque anni fa, come uno dei tanti forum di tifosi. Negli ultimi 18 mesi, però, si sono sommati vari fattori: alcuni strutturali, come il fatto che la tifoseria del Toro sia grande (la quinta o sesta in Italia) e con code lunghe ma significative sparse per tutto il mondo, e che sia accentrata sulla città tradizionalmente più tecnologica d’Italia; altri contingenti, come il thriller granata dell’estate 2005, che ha richiamato i cuori di mezza Torino, e il successivo entusiasmo per la rinascita con la presidenza Cairo; altri specifici, come il fatto che Toronews abbia alle spalle un gruppo di finanziatori appassionati e del mestiere, che hanno affiancato al forum una vera testata giornalistica, anche se in miniatura.

Tutto questo ha portato Toronews a diventare, pare, il terzo sito sportivo più visto d’Italia e il primo “monosquadra”, con 250.000 utenti unici al giorno e con un forum da 10.000 utenti e cinque milioni di messaggi.

Ora, prendiamo invece in esame un quotidiano sportivo a caso: Tuttosport. Si tratta di un giornale di grandi tradizioni, fondato da quel Casalbore perito nella tragedia di Superga, e che tra i suoi direttori passati annovera gente come Ormezzano, Dardanello e Minà. Sfortunatamente, l’Italia è quella che è e il giornalismo sportivo d’autore non vende; Tuttosport, peraltro, vende ancora meno (un quarto della Gazzetta dello Sport, e la metà del Corriere dello Sport).

Per mantenere vive le proprie sorti, quindi, da qualche anno Tuttosport sceglie di focalizzarsi su un target: la prima tifoseria d’Italia, quella della Juve. Difatti, anche eliminando gli analfabeti dal conto, la tifoseria juventina offre un pubblico potenziale di una decina di milioni di lettori, anche se purtroppo la maggior parte di questi sono tifosi troppo tiepidi per comprare un quotidiano sportivo.

Nascono così scelte giornalisticamente sempre più imbarazzanti. Un italiano vince la maratona alle Olimpiadi di Atene, la competizione sportiva più nobile al mondo? Tuttosport titola “Medaglie Juve”. La Juve stacca l’Inter coi gol di Mutu? Ecco un titolo pacato e raffinato: “Mancini, stai Mutu”. Non parliamo di “calciopoli”, dove la posizione di Tuttosport è “Pulita solo la Juve”. E poi, c’è il mercato: qualsiasi giocatore viene prontamente associato alla Juve e ogni tanto anche al Toro, sparando bufale colossali (sentite che ne scriveva Clarence già quattro anni fa).

Ma fossero solo questi i problemi… il vero punto è il coinvolgimento di Tuttosport, allineato e coperto a Mamma Fiat, nelle vicende societarie ed extrasportive del Torino. Quando il Toro era in mano ai “genovesi” di Vidulich, Tuttosport gli diede contro finchè non riuscì a far partire la contestazione, con successiva vendita a Cimminelli, fornitore Fiat, che portò il Toro prima a languire in B e poi al fallimento (a proposito, il giorno che il Toro fallì Tuttosport titolò “Alex strega Cassano”, relegando la notizia a fondo pagina). Dopo l’arrivo di Cimminelli, Tuttosport si vantò di aver salvato il Toro, anche se, a posteriori, Cimminelli si rivelerà essere un sicario sportivo per conto terzi.

Potete quindi immaginare il piacere che fa a Tuttosport (e anche alla Stampa, se è per questo) il fatto che il Toro sia in mano a un altro editore, non torinese e non succube dei circoli buoni della città, in grande ascesa, e con espliciti piani di fondare un quotidiano popolare nei prossimi anni.

Veniamo dunque a quest’anno, quello in cui, per le note vicende, il Toro rischia di rubare la scena cittadina alla Juve. Il Toro parte male, e subito Tuttosport comincia a dare contro a Cairo. Ogni occasione è buona per seminare zizzania, insistere su gelosie nello spogliatoio, sugli errori nella campagna acquisti, sull’inspiegabile cacciata di De Biasi; questioni vere, che però vengono amplificate continuamente. Altre volte sono sonore palle, come le “notizie” sulla presunta intenzione di Cairo di vendere il Toro alla Gazprom, o di assumere Serse Cosmi, o di comprare questo e quell’altro giocatore a gennaio, con prevedibili effetti sul morale già basso della rosa attuale.

Comincia un po’ di nervosismo nei tifosi, e specialmente negli ultras, schierati compatti a difesa di Cairo; e anche sul forum di Toronews, che è lo specchio fedele degli umori della tifoseria. Il complottismo è l’anima di Torino, ma, visti i precedenti, i sospetti sul tentativo di spingere Cairo alla fuga per trovare un acquirente meno scomodo e più malleabile non sono infondati.

A questo punto, Tuttosport comincia a provocare apertamente; per esempio, informa di un interessantissimo dibattito sullo stemma della Juve – se sia meglio la zebra o il toro di Torino – sparando a nove colonne il messaggio “Il toro è juventino”, che per un tifoso granata è più o meno come sentirsi urlare in faccia “Tua mamma è una zoccola”.

Il clima si scalda, allo stadio compaiono striscioni di contestazione al giornale, parte una riuscita campagna di boicottaggio che fa sparire Tuttosport da molte case e da molti bar della città. Purtroppo, però, sul forum compaiono anche i soliti cretini che sparano alcune (ovviamente inqualificabili) minacce al direttore Padovan, tipo “ti spezziamo le gambe”, e ad alcuni suoi giornalisti (come nota a margine, i giornalisti che scrivono di Toro su Tuttosport sono granata veri, alcuni anche protagonisti dell’estate in piazza di due anni fa, e posso solo immaginare quanto debba essere frustrante trovarsi presi in mezzo a questa storia).

Ora, qui le fila della storia si riannodano, perchè cosa fa Tuttosport? In una prima assoluta per l’Internet italiana, diffida. Sguinzaglia gli avvocati addosso a Toronews, con allegato elenco di nickname e frasi incriminate, dicendo: o voi bannate questi utenti immediatamente, o domani mattina il proprietario del sito si becca una denuncia per diffamazione a mezzo stampa, e il sito viene messo sotto sequestro.

Il sequestro dei siti, si sa, è “preventivo” nel senso che, come in questo caso, prima ti chiudono il sito, e poi dopo tre anni e mezzo sei ancora lì in attesa che il tuo caso venga esaminato. Insomma, vorrebbe dire chiudere baracca. E quindi, Toronews non può fare altro che chinare la testa. Una decina di utenti viene sospesa, con promessa di ban in caso di future violazioni; tutti i thread che discutono la questione con toni accesi vengono chiusi, purgati, cancellati del tutto.

Immagino Padovan che si frega le mani: due piccioni con una fava. Già, perchè per il quotidiano sportivo di una città come Torino avere in casa Toronews è un disastro. Spari una palla sul giornale? Dopo tre secondi qualcuno la smaschera, e dopo due ore, tramite forum, lo sa tutta la città sportiva. C’è una conferenza stampa con dichiarazioni clamorose? Tu le pubblichi il mattino dopo, ma tutti le hanno già lette sul sito il giorno prima. (Non a caso i quotidiani sportivi stanno chiedendo sempre più spesso alle società di vietare ai giornalisti dei siti l’accesso alle conferenze stampa.) Vuoi montare una campagna di stampa per questo o quello scopo più o meno pulito? Anche l’ultimo dei lettori ha una tribuna su cui risponderti, e uno strumento per organizzare campagne di controinformazione.

Nel ventesimo secolo i media sono stati il vero potere, spesso più ancora dei politici o delle aziende. Editori e direttori sono abituati ad essere pieni di sè e del proprio ruolo. Eppure, Internet sta velocemente cambiando tutto questo: con i forum, con i blog, con i siti indipendenti. Non c’è da meravigliarsi che a Tuttosport – e, più in grande, a chi controlla l’opinione pubblica a Torino tramite i quotidiani e l’ineffabile TGR Piemonte – questo faccia paura; se c’è un modo di intimidire Toronews e tutti i garibaldini dell’internette, è naturale che esso venga usato il più possibile, insieme a tutti gli altri strumenti a disposizione (ad esempio quello di spingere siti concorrenti e affiliati come Tuttotoro, clone nato un anno fa in modo non chiarissimo da un gruppo di fuorusciti da Toronews, e però accuratamente privo di forum).

E’ però preoccupante che la legge italiana non offra difese sufficienti ad evitare che bastino una decina di scriteriati su un forum a creare un concreto rischio di chiusura per l’intero sito. Si tratta di un’arma impropria a disposizione di chiunque voglia impedire con la forza l’espressione di opinioni non allineate, o semplicemente voglia perseguire i propri interessi economici con mezzi poco ortodossi.

Nessuno vuole che Internet diventi un territorio franco per calunnie e diffamazioni di ogni genere, ma l’impressione è che il problema non sia quello; che si tratti invece, come troppe cose in Italia, di una triste questione di controllo e di potere.

Per questo, io non leggo Tuttosport, ma ne parlo apertamente: perchè è ora che ciascuno di noi smetta di credere supinamente a quello che ci propinano giornali e televisioni, e impari a scoprire da sè, usando gli strumenti della rete, le verità alternative sulle cose.

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venerdì 10 Novembre 2006, 09:01

Annozero (2)

Bisogna ammettere che, con tutto il fatto che Santoro ormai cita se stesso, i servizi filmati delle sue trasmissioni sono eccezionali.

Ieri sera si sono viste le solite palazzine di via Anelli a Padova; ormai, a forza di vederle in TV, le conosco meglio di quelle in cui vivo io. Eppure, le immagini dei pusher neri che si pestano violentemente sotto i portici devastati delle palazzine, o che pisciano con l’uccello di fuori nel cortile, sono eccezionali, nella loro testimonianza di come non ci sia nulla di umano in quel luogo, solo un grande zoo pieno di ex esseri umani degradati alla condizione di bestie. E quelle dello spacciatore nero che senza nemmeno sapere di essere ripreso dice ridendo, con aria soddisfatta, “prima ero in carcere, ringrazio Prodi che ha fatto l’indulto”, se usate come spot elettorale, devasterebbero il consenso del centrosinistra.

Sarebbe meglio se, come Report, anche Annozero si concentrasse sulle immagini filmate, ed evitasse il teatrino delle bellezze al bagn- pardon, in studio, che fanno domande ai politici; in particolare la bionda principessa Borromeo, che rappresenta i giovani italiani come Kate Moss rappresenta i tossici inglesi, e che, come da nuovo tormentone, pare davvero una “gnocca senza testa”. D’altra parte, a ben pensarci, forse l’ideale del giovane italiano medio è veramente quello di essere bello, firmato e stupido, come dai modelli di successo proposti dalla televisione, ma anche come dalle immagini dei tremendi giovanotti del Nordest italiano; o della maestra elementare quarantenne, truccatissima e con magliettina di Fendi che si vanta di avere in classe “un crocifisso grosso così” e di imporre ai bambini musulmani che ha in classe di non digiunare a scuola durante il Ramadan.

A margine, continua la mia attesa: chissà se prima o poi Santoro si accorgerà che esiste in Italia qualcosa di diverso dai due clichè “meridionali in lotta contro la mafia” e “settentrionali arricchiti e razzisti contro l’Islam”

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venerdì 3 Novembre 2006, 20:57

Pecoraro Scandalo

Facevo zapping, e ho assistito per caso a questa pietosa esibizione del ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, ospite da Ferrara:

Pecoraro Scanio: “Si parla di queste cose sin dai tempi del protocollo di Rio, trent’anni fa…”
Ferrara (stupito): “Ma veramente il protocollo di Rio è del 1992!”
Pecoraro Scanio (cercando di coprire il fatto che neanche sa quando è stato fatto il principale accordo internazionale sull’ambiente): “Eh, sì, vent’anni fa, anzi, ventiquattro anni fa…”

Ferrara, basito, non risponde. Ma sono sicuro che dentro di sè sta pensando che 2006 meno 1992 fa quattordici e non ventiquattro… e che deve esserci un motivo se in tutta Europa i Verdi sono un partito di opposizione che ha il 10%, mentre in Italia sono un partito all’1% ma saldamente attaccato alle poltrone.

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venerdì 3 Novembre 2006, 19:31

Alitalia

Alitalia è decisamente alla frutta. I voli non sono stati male, ma su quelli tra Roma e Atene, due volte su due, invece del pranzo (ed era l’ora) mi hanno dato un… panino di pane: due fette di pane da tramezzino ripiene di un’altra fetta di pane da tramezzino, però colorata; e un po’ di formaggio molle o di maionese in mezzo. Metà dei viaggiatori l’ha rifiutato e l’altra metà l’ha lasciato dopo due bocconi. In compenso, per darti questa delizia la avvolgono in uno strato di cellophane, con altre due o tre buste di cellophane per lo zucchero del caffè e il tovagliolo, il tutto in una inutile scatola di cartone: i venditori di imballaggi avranno fatto fortuna.

Siamo arrivati al punto che persino i passeggeri prendono la compagnia per il sedere: oggi, atterrati a Fiumicino e scesi dall’aereo, è arrivata una hostess gridando con forte accento romano (visto che il 95% dei dipendenti Alitalia viene da lì): “Pariggi!! Chi è che ha d’annà a Pariggi??”. E un signore dall’accento veneto le ha risposto sarcastico: “Pariggi no, ma se è Parigi, sono io…”.

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giovedì 26 Ottobre 2006, 22:03

Mortadella paranoica

Oggi il Mortadella era discretamente indignato: prima delle elezioni hanno setacciato la mia vita in modo indecente, per trovare qualcosa con cui attaccarmi. Ma io non mi piego!

Poi uno va a guardare, e scopre cosa è successo: centinaia di dipendenti delle Agenzie delle Entrate di tutta Italia, ogni volta che i giornali riportavano la notizia (vera) delle donazioni fatte da Prodi ai figli prima di andare al governo e ripristinare la tassa di successione, hanno utilizzato il proprio accesso di lavoro per andarsi a leggere l’ultima dichiarazione dei redditi e le registrazioni degli atti notarili che lo riguardano (pubblici per legge). Insomma, si sono fatti i cazzi di Prodi.

Certamente hanno abusato dei propri strumenti di lavoro; certamente hanno perso dieci minuti che potevano dedicare ai propri compiti. Ma non hanno violato la privacy di Prodi, visto che le dichiarazioni dei redditi dei politici sono pubbliche (ogni anno i giornali fanno la classifica) e che una persona con una carica pubblica così importante deve rispondere di tutti i propri comportamenti. Anzi, in un certo senso hanno lodevolmente applicato la mentalità hacker, andando a verificare se i giornali raccontavano balle o meno – magari avessero anzi bloggato il risultato…

Di sicuro, questi impiegatucci ministeriali non l’hanno “spiato indecentemente” per alterare il risultato delle elezioni; magari, in mezzo alla massa di cazzeggioni semplici, qualcuno che passava dati a qualche partito o giornale non amico ci sarà anche stato, ma sempre di dati pubblici si trattava. Insomma, temo che Prodi abbia deciso di usare le stesse tattiche salva-cadrega di Berlusconi: se sei in difficoltà, distrai il popolo alzando un polverone e lamentando complotti alle tue spalle.

In tutto questo è degna di nota anche la dichiarazione del ministro Lanzillotta (quella della colazione con Bill Gates) alla trasmissione di Santoro: “Non si capisce perchè uno dei funzionari che lottano contro l’evasione fiscale dovrebbe andare a controllare Prodi: non ha mica un’azienda!”. Siamo lieti di sapere che, secondo il governo di centrosinistra, per evadere le tasse bisogna essere imprenditori.

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giovedì 26 Ottobre 2006, 17:19

Sfratti

Ha fatto molto rumore la sconfitta subita ieri dal governo in Parlamento in sede di votazioni sulla Finanziaria, per quanto riguarda l’ennesimo decreto sugli sfratti. Si trattava dell’ennesima edizione di quel provvedimento che viene riproposto ogni tanto, per impedire l’esecuzione degli sfratti e rimandarli di qualche mese. Questo, in particolare, riguardava alcune categorie specifiche: anziani e famiglie con handicappati a reddito medio-basso. L’aula non si è limitata a bocciarlo: ha deciso che un provvedimento del genere è anticostituzionale, il che rende complessa la sua riproposizione.

Nello specifico, si è trattato di un incidente politico: come saprete, la maggioranza al Senato ha solo un paio di voti di margine, e siccome molti senatori hanno anche altro da fare possono esserci delle assenze, che fanno immediatamente mancare il governo. Si sono viste scene ridicole, come quella dei senatori di maggioranza che fanno ostruzionismo a se stessi, prendendo la parola uno dopo l’altro per dire stupidaggini in modo da far passare il tempo fino a che uno o due assenti della maggioranza non rientrano in aula.

La materia è importante. Ieri in radio sentivo un rappresentante degli inquilini lamentarsi per gli anziani costretti a lasciare le loro case in centro, che i padroni vogliono riaffittare a prezzo più elevato oppure vendere, e andarsene in periferia. Ci sono certamente necessità di assistenza che lo Stato deve affrontare.

Allo stesso tempo, trovo incivile che queste necessità di assistenza vengano scaricate sui privati, colpevoli soltanto di possedere un alloggio e di averlo affittato a una persona in difficoltà (tra l’altro si sente talvolta di gente che evita di affittare ad handicappati anche per questo motivo). In Italia, la casa è la forma principale di investimento per le famiglie, e non tutti i padroni di casa sono ricchi speculatori.

Ci sono non pochi casi di persone che sono a loro volta in mezzo alla strada, e pur possedendo un appartamento, magari ereditato dalla nonna, non riescono a rientrarne in possesso perchè lo sfratto di fine contratto è bloccato per due anni, e poi ancora per uno, e poi ancora per sei mesi, da leggi di proroga successive. In questo periodo (ammesso che non lo facesse già prima) l’inquilino di solito smette di pagare l’affitto – tanto è già sfrattato… – mentre il proprietario è tenuto a continuare a pagare ICI e spese condominiali. Un inquilino teoricamente disagiato finisce per diventare, grazie alla pietà della legge, uno sfruttatore del proprietario di casa sua. Così, magari, in periferia ci finisce il proprietario e non il suo inquilino.

Eppure, specie nella sinistra italiana, quando si parla di questo argomento si ottiene quasi sempre un coro di simpatia per gli inquilini, povere vittime della società, e di riprovazione per i padroni di casa. Colpevoli di possedere una casa.

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domenica 22 Ottobre 2006, 15:03

Psicopatologia del processo al SUV

Separatamente, però, vorrei spendere due parole anche per quelli che vivono la caccia al SUV come una battaglia di giustizia sociale.

Lo spunto me l’ha dato la puntata di Ballarò di martedì, dove un sindacalista della corporazione dei pubblici dipendenti si è messo a gridare come se fosse uno scandalo: “Le auto di lusso in Italia sono aumentate in un anno del 12%!” E a me è successa una cosa terribile, ossia di essere per la prima e spero ultima volta nella mia vita completamente d’accordo con Ignazio La Russa, e con la risposta che gli ha dato.

Il punto è che non si capisce perchè possedere un’auto di lusso debba essere una colpa in sè. Perchè se quell’auto è stata comprata con i soldi ottenuti evadendo le tasse, allora è ovvio che chi la guida si merita la riprovazione sociale, e la punizione della legge. Ma se è stata comprata con i soldi guadagnati con un normale mestiere, sia pure di quelli redditizi, una volta pagate le opportune tasse (che, come dicevo l’altro giorno, auspico estremamente salate), dove sta il problema? Anzi, dovremmo essere contenti se i consumi ripartono, e se tante persone in Italia possono permettersi qualcosa che prima non potevano comprare: è un segno che il Paese sta meglio di prima.

E invece, ci sono ancora in Italia troppe persone, specialmente nel sindacato e nella sinistra neoconservatrice alla Bertinotti, per cui la ricchezza è una colpa in sè. Più precisamente, la sensazione che danno queste persone è di una invidia infinita, l’invidia del mediocre e del pigro nei confronti di chi è capace e lavora duro, e grazie a queste due cose ha successo. E’ il solito meccanismo al ribasso per cui diventa una colpa non adeguarsi al fancazzismo naturale dell’italiano medio, che ha la propria apoteosi in quella consistente quota di lavoratori dipendenti intoccabili che vanno in ufficio solo a scaldare la sedia e a scaricare il proprio lavoro sui colleghi; e anzi quelli che si sbattono, creando ricchezza per sè e per gli altri, diventano “i ricchi” da “far piangere”, come dice nei suoi manifesti un partito dell’attuale governo.

Io spero che questo genere di mentalità possa infine sparire, perchè se così non sarà, una volta che tutti gli imprenditori italiani, stufi di pagare tasse crescenti per mantenere spese pubbliche insensate e fannulloni invidiosi, avranno spostato la produzione in Cina e la sede legale in Olanda, a piangere saranno i lavoratori dipendenti e precari. Compresi quelli che invece si sbattono per stipendi da fame.

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venerdì 20 Ottobre 2006, 20:33

Anno zero?

Probabilmente è inevitabile, in tempi di Finanziaria, che tutti siano scontenti, che tutti si lamentino. Eppure, stamattina mi è bastato accendere la radio per sentire solo lamentele, tutte concluse con la perentoria richiesta “lo Stato dovrebbe fare di più per noi”.

Lo diceva ad esempio una sindacalista dei precari pubblici che, dopo aver accusato la CGIL di essere il braccio armato della Confindustria, sosteneva che la Finanziaria fa troppo poco contro i ricchi (più di così che dovevano fare, sparare?).

Lo diceva poi un rappresentante dei residui cassintegrati Fiat, sostenendo che non fosse accettabile che ci fossero ancora 300 quarantenni e cinquantenni in cassa integrazione a fronte del fatto che la Fiat abbia ricominciato ad andare bene senza riprenderseli: e nessuno che abbia avuto il coraggio di fargli l’obiezione più evidente, quella secondo cui le due cose potrebbero essere almeno in parte collegate.

Ma ciò che mi ha più perplesso è stato vedere per la prima volta la trasmissione che segna il ritorno di Michele Santoro in televisione, denominata Annozero (scritto tutto attaccato perchè fa più cool). Santoro sembra vecchio, vecchissimo, fuori posto, tanto che ti viene naturale pensare che dopo aver fatto il giustissimo gesto simbolico di riportarlo in video, lo si potrebbe tranquillamente mandare in pensione.

Quello che però non mi ha convinto è la trasmissione: tutta completamente dedicata ai “giovani di Locri, alla ndrangheta, all’ospedale locale che rappresenta la maggiore azienda del paese: “l’ospedale è la Fiat di Locri”, come dichiarato da un intervistato, rende bene il modo in cui la sanità pubblica è concepita in Calabria, non come servizio ma come modo per dare lavoro, ovviamente clientelare.

Eppure, dopo breve tempo questa specie di trasposizione su schermi nazionali del TGR Calabria ha cominciato a darmi fastidio, fino a farmi cambiare canale. Altro che anno zero: quante trasmissioni come questa abbiamo già visto negli ultimi vent’anni? Con il solito teatrino di giovani e vecchi che si lamentano che lo Stato non fa abbastanza per loro? Che chiedono altri soldi (pare quattro miliardi di euro di fondi pubblici solo lo scorso anno, tra Italia ed Europa) per poi usarli esattamente come tutti quelli ricevuti negli ultimi sessant’anni, cioè per sprechi e clientele?

Io vorrei invece vedere ogni tanto sul servizio pubblico una trasmissione che discuta in positivo, di come possiamo fare a creare nuova ricchezza e nuova economia, magari con forme che ne garantiscano la redistribuzione, e di come risolvere i nuovi problemi di chi produce, non i vecchi problemi di chi vive assistito da sempre. Che parli di quelli che pure in Italia si sbattono, senza chiedere niente a nessuno, e pazienza se l’80% di questi (così come del nostro PIL) si trova nel Nord Italia. Un Nord che sugli schermi di Santoro compare, ma anche qui solo quando c’è da criticare, che sia l’ignoranza dei veneti o il fuoristrada dei cumenda milanesi.

Chiedo troppo?

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venerdì 13 Ottobre 2006, 14:21

Ancora sul treno di notte

A primo parziale complemento del post precedente, posso aggiungere che ieri notte le mie motivazioni hanno subito un certo colpo quando un po’ più tardi, appena passata Piacenza, ho cominciato a sentir arrivare un motivetto ossessivo da qualche sedile dietro a me: si trattava dell’attuale canzoncina degli spot Vodafone.

L’impatto della musichina è ovviamente devastante, visto che siamo tutti stanchissimi e cerchiamo di dormire; essa finisce, ma poi dopo qualche decina di secondi riprende ancora più forte di prima, e così via per un quarto d’ora abbondante, nel quale tre diverse persone attorno a me sbuffano, raccolgono le loro cose e vanno a cercarsi un posto meno rumoroso in un’altra carrozza, per riuscire a dormire un po’.

Alla sesta o settima ripetizione non ce la faccio più nemmeno io, e decido di girarmi e vedere cosa succede: scopro così che nei sedili dietro al mio sta un ragazzotto di Rovigo (come ha dichiarato lui stesso in una delle sue precedenti, rumorose, lunghissime telefoninate) che avrà una ventina d’anni, vestito firmatissimo, che tiene appoggiato sul tavolino davanti a sè un videofonino nuovo fiammante, col quale sta guardando all’infinito, in maniera ebete, una versione estesa dell’ultimo spot della Vodafone, col vivavoce attaccato per allietare col sonoro l’intera carrozza. C’è persino la possibilità che fosse in streaming UMTS, nel qual caso si sarà tranquillamente fumato una decina di euro… Il bello è che quando mi giro e lancio un’occhiataccia, lui mi vede e (forse avendo subodorato qualcosa per l’improvviso svuotamento della carrozza) mi dice: “AH, MA DISTURBA??”

Io non rispondo nemmeno, tanto siamo già oltre Lodi… mi appunto però mentalmente che gli italiani (meglio: parecchi italiani) si meritano appieno le bollette gonfiate, le suonerie addebitate a tradimento e gli operatori in regime di cartello. Mi spavento soltanto quando, a Milano Centrale, scopro che anche il figuro in questione è diretto verso il mio stesso treno, e bado bene di salire in una carrozza la più distante possibile.

Il suddetto treno, tra l’altro, è l’interregionale per Torino di mezzanotte e mezza, l’ultimo treno in assoluto a lasciare Milano ogni sera, che per le sue frequentazioni è stato ormai ufficialmente denominato “Freccia della Nigeria“. Aggiungerò soltanto che a Porta Susa, nel corridoio d’uscita, c’era un grosso manifesto con un numero verde e la scritta “Vittime del razzismo? Chiamateci!”; e davanti una fila di italiani per segnarsi il numero.

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