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Archivio per la categoria 'Life&Universe'


sabato 11 Febbraio 2012, 13:00

Eppure manca qualcosa

La vicenda dell’Opera Pia Lotteri, storica casa di riposo torinese, ritorna ciclicamente sui giornali da alcuni anni. L’Opera è una di quelle classiche istituzioni ottocentesche, fondata da un prete e finanziata nei decenni dalle donazioni del meglio della borghesia torinese; attualmente ospita alcune decine di anziani non autosufficienti, nel suo grande complesso di via Villa della Regina. A partire dagli anni ’90, un po’ per una gestione poco attenta e un po’ per i costi delle ristrutturazioni necessarie per adeguare i vecchi edifici, l’ente ha cominciato ad accumulare debiti, fino al fallimento. Ma la storia è tutt’altro che chiara, e a metà dicembre siamo andati a discuterne direttamente sul posto col nuovo commissario dell’ente, l’ex assessore Marco Borgione.

Nel novembre 2007, sotto il peso di oltre sette milioni di euro di debiti, l’ente fu commissariato; la Regione, allora guidata da Mercedes Bresso, la affidò ad Adolfo Repice, al tempo segretario generale del Comune (il segretario generale è una figura tecnica ma assolutamente vitale, perché certifica la regolarità di tutto ciò che il Comune decide; e Repice era grande amico di Chiamparino).

Se ci seguite, il nome di Repice non vi è nuovo: è il signore che abita in un maxiappartamento di lusso in corso Massimo d’Azeglio 2, vista Valentino, che il Comune gli affitta ad equo canone; il Comune lo ricevette in eredità da una signora che voleva così finanziare borse di studio e garantirsi la manutenzione della tomba… qui vedete com’era ridotta, dopo una interrogazione e due interpellanze sono intervenuti. Alla fine del mandato di Chiamparino, Repice si trovò un’altra occupazione: lo stesso Chiamparino e l’attuale ministro Profumo contribuirono alla sua elezione a sindaco di Tropea. Peccato che dopo solo un anno l’abbiano cacciato pure da lì, dopo che Tar e Consiglio di Stato hanno riscontrato irregolarità in alcuni seggi elettorali della ridente cittadina calabrese.

Dunque, Repice tentò inizialmente di vendere la struttura, ma l’asta nel 2009 andò deserta; allora cercò qualcuno che se ne assumesse la gestione. La gara fu vinta dalla società Villa Maria Pia Hospital, del colosso Villa Maria Pia del ragionere romagnolo Ettore Sansavini, che forse alcuni ricorderanno da una memorabile puntata di Report; i più ignorano la sua esistenza, ma è uno degli uomini più ricchi del Paese. La società in questione offrì 14 milioni di euro per aggiudicarsi la gestione della struttura per quarant’anni; ci furono ricorsi da altre case di cura private, e si arrivò così al gennaio 2011.

Il 14 gennaio, il Tar respinge il ricorso e si potrebbe procedere; tra le mani di Repice, però, i debiti erano ormai esplosi a 16 milioni di euro – più che raddoppiati in meno di quattro anni. I creditori avevano dunque fatto partire le procedure di pignoramento, e il 25 gennaio era fissata l’asta giudiziaria per vendere all’incanto i beni dell’ente – essenzialmente il complesso di via Villa della Regina, ovvero vari edifici, in parte storici, e un pezzo di parco, in una delle zone più chic e costose di Torino – per coprire 11,9 milioni di euro di crediti.

All’asta arrivano tre offerte, e vince… Villa Maria Pia Real Estate, sempre dello stesso gruppo, che offre 13,5 milioni per la proprietà dell’intero complesso. Di fatto, pagando anche un po’ meno, in questo modo Villa Maria ottiene ben di più: immobili per complessivi 9000 metri quadri più giardini, in una zona di lusso. Vogliamo dire 3000 euro al metro quadro, perché sono da ristrutturare? Fa 27 milioni di euro. Ma se mai venisse autorizzato il cambio di destinazione dell’area, da casa di riposo ad appartamenti, il valore sarebbe di molto superiore: quanto vale al metro quadro un appartamento in via Villa della Regina angolo corso Lanza?

Nell’agosto, dopo che sono cambiate sia la giunta regionale che quella comunale, la Regione decide infine di ringraziare Repice e cambiare commissario, nominando Borgione. Egli si ritrova in una situazione difficilissima: il servizio tira avanti, gestito direttamente dall’ASL (anche perché così le rette, da 80 a 100 euro al giorno, possono essere usate per pagare i lavoratori e non i creditori), ma sempre in passivo (anche se minimo rispetto al passato) e senza prospettive chiare. L’ente ha 22 dipendenti, ma quattro aspettano la pensione e otto sono inabili agli sforzi richiesti dall’assistere anziani non autosufficienti (questi sono tra i motivi per cui la stessa casa di cura gestita in regime pubblico, con garanzie e sindacati di mezzo, accumula debiti, mentre gestita da un privato, con precari e cooperative di mezzo, genera utili). E, gentilmente, la nuova proprietà scrive al commissario che loro adesso sono occupanti abusivi e se ne devono andare.

E succedono altre cose strane: per esempio, esiste una legge che dice che un immobile di un ente pubblico destinato allo svolgimento di un servizio pubblico non è pignorabile, proprio per evitare situazioni come questa; ma l’opposizione al pignoramento viene respinta dal giudice, sulla base di una lettera di un funzionario regionale prodotta dai creditori.

Si arriva dunque all’inchiesta di questi giorni, che coinvolge Repice e il presidente del Tar Piemonte Bianchi, accusati di avere aggiustato le sentenze del gennaio 2011, in cambio di una raccomandazione alla Rai per il figlio di Bianchi. Se fosse vero sarebbe tremendo, ad esempio per la quantità di comitati di cittadini che hanno faticosamente raggranellato migliaia di euro per ricorrere al Tar contro delibere del Comune ritenute illegittime, per vedersi poi respingere il ricorso: ora tutti si staranno chiedendo se veramente tra Tar e Comune ci siano consultazioni prima delle sentenze.

Vedremo quali saranno i successivi sviluppi di questa vicenda, ma penso che ne abbiate capito il senso: sia sull’assistenza sanitaria che sul patrimonio storico degli enti di beneficenza girano cifre da capogiro, a fronte delle quali non ci si ferma davanti a niente; e sono cifre che quasi sempre vengono dalle nostre tasche o da quelle dei nostri antenati.

E’ per questo che vorrei aggiungere una postilla che, negli articoli scandalistici di questi giorni, non leggerete. Non vi sembra che in tutta questa discussione manchi qualcosa? Tra aste, inchieste, burocrazia, politica, business un elemento è scomparso, ed è quello che invece, visitando queste strutture, ovviamente colpisce per primo.

E’ il fatto che all’Opera Pia Lotteri ci sono tuttora decine di persone, che si trovano a trascorrervi gli anni che le separano dalla morte, spesso in solitudine, spesso in malattia, in ogni modo deboli, senza potersi difendere, con il solo aiuto di chi, nonostante tutto, nonostante la crisi e i tagli e le manovre, ancora si dedica a loro.

Se c’è un motivo per cui serve la politica, è proprio quello di difendere chi non può difendersi da solo, e ricordare che la grande macchina della sanità e dell’assistenza deve essere al servizio delle persone, e non il contrario.

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[tags]sanità, assistenza, anziani, opera pia lotteri, inchieste, comune, torino, repice, villa maria[/tags]

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sabato 10 Dicembre 2011, 11:28

La protesta felice

Giovedì, in Valsusa, ho passato una bella giornata. Nei boschi c’era un parapiglia – questa peraltro è la prima volta in cui organi di stampa nazionali, a partire dal TG3, hanno detto apertamente che è la polizia che fa le sassaiole contro i manifestanti e i giornalisti e che spara lacrimogeni ad altezza uomo – ma a Susa il corteo No Tav era la solita festa; un mucchio di famiglie e di bambini, un’ottima zuppa a offerta libera, un sacco di bandiere al vento, una giornata bellissima, venti gradi e le cime imbiancate sullo sfondo.

E’ vero, il corteo ha bloccato l’autostrada; all’una, quando il traffico ormai era nullo. Sono rimasti imbottigliati ben cinque veicoli, che dopo tre minuti, dato ai giornalisti il tempo di fare le foto, sono stati lasciati passare. L’obiettivo non era bloccare i turisti in auto per ore, ma protestare contro l’afflusso di mezzi militari al cantiere di Chiomonte.

E’ stato proprio lì, nel vedere due tizi bloccati in auto che dovevano andare assolutamente a sciare e ci stavano veramente male per cinque minuti di ritardo, manco dovessero bollare, che ho capito che quella contro il Tav è davvero una protesta felice. Non è chi protesta ad essere incazzato; abbiamo passato il tempo a scambiarci panini, a chiacchierare tra sconosciuti e poi a giocare a pallone, portando vita per un po’ a quello che normalmente è solo un morto viadotto di cemento messo lì a devastare il centro della valle.

A essere incazzati, senza volerlo ammettere, sono quelli che non protestano mai. Sono quelli che obbediscono al capo in qualsiasi ufficio e professione, che passano una vita schiavi del mutuo da pagare e delle regole decise da chissà chi e rinunciano anche solo a immaginare di potere un giorno realizzare i propri sogni provando a lottare per una vita migliore. Quelli per cui anche dipingere di rosa il guard rail di un’autostrada è violenza (mentre non lo sono i blindati dell’esercito) e che in ogni blocco stradale vedono un attacco all’efficienza del proprio ciclo di sfruttamento legalizzato.

Non è strano, perché siamo stati tutti allevati per lavorare, consumare e obbedire; non è facile spezzare le catene quando sono invisibili. E così, molti ce l’hanno con chi protesta perché, sotto sotto, senza nemmeno rendersene conto, vorrebbero farlo anche loro. Eppure non ci vuole molto; come sta scritto sulle Nike per prenderli per il culo (in alto pensano che non lo faranno mai), “just do it”. Garantisco che poi si vive meglio.

[tags]no tav, torino, protesta, manifestazioni[/tags]

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domenica 4 Dicembre 2011, 13:06

La politica aspetta il morto

È da quando sono bambino, allievo delle vicine scuole Baricco e Maritano, che vedo persone morire sulle strisce pedonali di corso Peschiera all’altezza di via Sagra San Michele. E’ un attraversamento pericolosissimo in cui si concentrano vari fattori di pericolo; sta subito dopo l’incrocio con via Bardonecchia, a cui c’è un semaforo che è sempre verde o per l’una o per l’altra strada, e da entrambe le strade le auto arrivano a velocità sostenuta, visto che da via Bardonecchia ci si immette quasi senza curvare, mentre corso Peschiera è uno stradone rettilineo a sei corsie.

Il tutto è complicato dal fatto che ci sono auto che inchiodano e svoltano a sinistra verso via Sagra San Michele in modo vietato, usando un varco nel controviale che sarebbe riservato alla scorta del giudice Caselli, che abita proprio lì accanto. I pedoni che attendono di passare – spesso bambini, perché all’angolo c’è un grosso negozio di giocattoli – sono sostanzialmente invisibili, persi nell’ombra in mezzo agli alberi sulla banchina. Qualche anno fa hanno fatto un attraversamento semaforizzato solo cento metri più su, ma, per abitudine decennale, quasi tutti continuano a usare le strisce in quel punto.

Sabato 15 ottobre, come molti sabati, passavo di lì subito dopo pranzo; è sul percorso da casa di mia mamma a casa dei genitori di Elena. Arrivavo da corso Peschiera con una fila di verdi, e ho visto un’auto accostare sulla destra subito dopo via Bardonecchia. Sembrava volesse far scendere qualcuno; ci ho messo qualche secondo a capire che era il raro automobilista che decide di fermarsi per far passare i pedoni sulle strisce. Tutti gli altri davanti a me l’hanno capito tardi, e all’ultimo secondo hanno cominciato a inchiodare. Anche io ho inchiodato, e abbiamo mancato di poco uno spettacolare tamponamento a catena. Accanto a me, sulla corsia di sinistra, uno non si è proprio fermato e ha attraversato le strisce a settanta all’ora, mancando di un metro i pedoni.

Lunedì 17 ottobre dunque sono arrivato in ufficio e ho deciso di fare qualcosa; ho presentato questa mozione, intitolata “Messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali non semaforizzati”, che impegna l’assessore a fare una ricognizione di tutti i casi in cui vi sia un attraversamento di questo tipo, per poi decidere se installare un semaforo, mettere un dosso, o chiudere il passaggio se se ne può fare a meno, visto che possiamo discutere per ore sull’inciviltà degli automobilisti, ma non cambieremo mai la loro testa; quel tipo di attraversamento è soltanto un invito alla strage.

Dal 17 ottobre, tuttavia, la mozione giace abbandonata nei cassetti, in attesa che il presidente della seconda commissione, quella che si occupa di urbanistica, edilizia, viabilità e trasporti, decida di metterla all’ordine del giorno. Il perché ve l’avevo raccontato in un post proprio il 15 ottobre: “sarebbe bello parlare di viabilità e trasporti, ma la relativa commissione è intasata di palazzi da costruire e dunque non ce n’è mai il tempo”.

La seconda commissione è un buco nero, e lo è in particolare per le nostre mozioni: dopo questa ne ho presentate altre, per reprimere gli accessi non autorizzati alle zone pedonali, per combattere la doppia fila, per chiedere di aumentare le tariffe della sosta privata piuttosto che il biglietto dei mezzi pubblici. Nessuna è ancora stata messa all’ordine del giorno: sono perse nel limbo.

Ieri, come avrete letto, è successa la stessa identica cosa che è successa a me il 15 ottobre, ma questa volta l’auto sulla corsia di sinistra ha falciato la vita di tre persone, tra cui un bambino. A me è venuta una gran rabbia; per carità, anche se la mozione fosse stata prontamente discussa e approvata non è che un minuto dopo avrebbero messo il semaforo. Ma è evidente che l’amministrazione non ha attribuito alcuna importanza a questo tema.

Adesso, improvvisamente, questo diventerà un problema urgente. Scommetto che a brevissimo metteranno il semaforo; già successe così pochi anni fa in un altro noto attraversamento pericoloso, quello di via Pietro Cossa angolo via Nicomede Bianchi, subito dopo che un nonno morì investito per salvare la nipotina. Scommetto anche che ora in consiglio comunale pioveranno altre mozioni, richieste, interpellanze. Magari anche la mia verrà calendarizzata al volo, oppure chiederò che venga messa ai voti in consiglio comunale senza che sia passata dalla commissione (di solito questo implica una bocciatura certa, ma in questo caso chi oserà votare contro?).

E poi? E poi succederà come con questa mozione la cui esistenza ho scoperto poco fa: presentata il 7 aprile 2008 dopo l’investimento di via Pietro Cossa, rimasta nel cassetto un anno, e poi approvata il 6 aprile 2009. E non servita a niente. Perché o questa cosa se la prendono a cuore il sindaco, l’assessore e i dirigenti dallo stipendio di giada, oppure non succederà niente: i consiglieri comunali possono solo sollecitare. Chissà se i torinesi riusciranno a far capire a Fassino che questa è una priorità.
[tags]viabilità, trasporti, incidente, consiglio comunale, torino, pedoni[/tags]

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venerdì 25 Novembre 2011, 17:11

Governati dai fantasmi

Stamattina ero in metropolitana e davanti a me un signore leggeva La Stampa. Il titolo in prima pagina era “Merkel-Sarkozy, fiducia in Monti”.

E mi è venuto da pensare; su cinque parole, tre erano nomi propri. Ma chi sono veramente Merkel, Sarkozy, Monti… esistono veramente? In fondo nessuno di noi li conosce di persona: per noi, non sono che fantasmi, immagini incorporee rese familiari dalla scatola delle illusioni, artefatte due volte – la prima perché tutti i politici recitano, senza mostrare mai chi sono veramente; e la seconda perché la loro recita è trasmessa e riprodotta a colori infinite volte su uno schermo di per sé vuoto.

E allora ha senso che centinaia di milioni di persone in Europa ogni giorno si interessino di cosa ha detto Merkel e dove è andato Monti? Saranno veramente queste le cose importanti? Noi diamo spesso per scontato che debbano esistere alcune persone più significative delle altre, che la nostra felicità dipenda dalla società e dall’economia, e che queste siano sotto il controllo di quei pochi. Ma la società e l’economia siamo tutti noi, la facciamo ogni momento con un gesto o con una scelta. Se la nostra felicità dipendesse davvero dall’euro e dalle banche, non si spiegherebbe come mai alcuni dei paesi più felici del mondo siano anche tra i più poveri.

Le catene che ci legano ai fantasmi di cui parlano i giornali sono anch’esse immaginarie; sono nella nostra testa. Siamo noi stessi a renderci schiavi di questi fantasmi, invece di capire che le persone più importanti sono quelle che abbiamo più vicino, ma anche gli sconosciuti che incontriamo ogni giorno; e che sono ben poche le cose materiali di cui c’è veramente bisogno.

Non è facile restare fuori dall’ossessione di apparire; la nostra società facilmente ci convince che essere famosi è tutto. E’ difficile acquisire un po’ di visibilità e non esserne travolti, non farla diventare una droga, evitare che i due minuti su una tivù locale te ne facciano desiderare dieci e che i dieci ti facciano desiderare un’ospitata a Ballarò. Pur con le migliori intenzioni succede anche nel Movimento, ci mancherebbe. Ma temo che sia molto difficile, per non dire impossibile, che a passare troppo spesso dentro la scatola magica non se ne venga svuotati, e non ci si ritrovi fantasmi.

Eppure, la nostra società sarà molto migliore quando tutti avranno capito di non aver bisogno di dipendere da alcuni lontani sconosciuti; ma solo da se stessi e da ciò che li circonda davvero.

[tags]televisione, società, politica, visibilità[/tags]

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lunedì 12 Settembre 2011, 09:05

Vittime della memoria corta

Non mi piace parlare dell’11 settembre 2001, perché la discussione diventa regolarmente un teatrino: c’è chi ricorda queste vittime considerandole un momento fondamentale della nostra storia patria, e chi risponde ricordando per un motivo o per l’altro tante altre vittime: le centinaia di migliaia di civili iracheni ed afgani uccisi (in buona parte da noi occidentali) nella guerra che ne è seguita, o le vittime dell’altro 11 settembre (1973) promosso dagli americani, o le vittime islamiche del fondamentalismo cristiano, a partire dai diecimila morti di Srebrenica, o le vittime del terrorismo e dei disastri nostrani, che spesso aspettano ancora giustizia.

Mi tocca però affrontare l’argomento perché il sindaco Fassino ha già deciso, annunciandolo su tutti i giornali, di intitolare alle “Vittime dell’11 settembre” una via cittadina; in realtà la competenza di questa decisione è della conferenza dei capigruppo del consiglio comunale, e anche se non dubito che i capigruppo della maggioranza alzeranno la manina con obbedienza e faranno ciò che gli viene detto, io sarò comunque chiamato ad esprimermi.

Io sono molto perplesso, intanto perché le strade cittadine dovrebbero essere intitolate a persone che abbiano diretta attinenza con la storia cittadina o nazionale – anche se ogni città interpreta il principio un po’ come vuole, vedasi Grugliasco che ha da poco istituito viale Battisti, dedicato però non al patriota Cesare ma all’indimenticato cantante Lucio.

Il terrorismo è indubbiamente un argomento rilevante e parecchie vittime a Torino già sono state ricordate nella toponomastica; altrettante, però, ancora mancano. In generale la lista d’attesa è lunghissima – contiene dozzine di nomi – e parecchi torinesi illustri, compreso un presidente della Repubblica (Saragat), non solo non hanno una via ma non sono nemmeno stati ancora messi in lista. La toponomastica, infatti, diventa spesso campo di battaglia per rivendicazioni politiche e per la ricerca di visibilità, seguendo l’emozione del momento (ho già percepito una intensa pressione a favore di via Mike Bongiorno), e in questa logica vengono premiati i soggetti che suscitano la maggiore attenzione mediatica.

Tornando però alle stragi, terroristiche e non, sono più quelle mancanti che quelle ricordate – anzi, l’unica “via Vittime” che la città abbia mai istituito è dedicata alle Vittime di Bologna. Niente Fosse Ardeatine, niente Vajont, niente piazza Fontana, niente Ustica, niente rapido 904, niente Capaci (anche se in questo caso c’è via Falcone). E niente 22 settembre (1864), una data che a Torino a tutt’oggi è impossibile ricordare.

Ci si è ricordati solo della Thyssen-Krupp, nonostante non fossero passati i dieci anni richiesti dalla legge, perché era su tutti i giornali; usando peraltro un toponimo lunghissimo, parco Vittime del Rogo del 6 dicembre 2007 nello Stabilimento Thyssenkrupp di Torino, perché evidentemente “Vittime della Thyssen-Krupp” urtava qualcuno di importante. Capite che, a fronte di tutte queste mancanze, mi sembra che l’11 settembre non sia una priorità se non per politici ex di sinistra con l’ansia di dimostrarsi filoamericani e filovaticani.

Io mi sono chiesto se fare una controproposta, chiedendo di ricordare nelle vie anche alcune altre di queste stragi. Il problema è che in questo modo si alimenta il teatrino, la battaglia sulla testa di vittime che sono comunque tutte degne di rispetto, e delle loro famiglie. Una, però, credo proprio che la farò, per ricordare un caso davvero emblematico dell’assurdità di ciò che è ed è stato il terrorismo – a Torino, non dall’altra parte del mondo.

Il 9 marzo 1979, all’angolo di via Millio e via Lurisia, fu assassinato per caso Emanuele Iurilli. Aveva diciotto anni, tornava a casa da scuola e fu ammazzato da una pallottola vagante, durante uno scontro a fuoco tra una volante della Polizia e un commando di Prima Linea, sotto gli occhi della madre che guardava dal balcone. Fatico a immaginare un episodio più orribile e credo che ricordare questo ragazzo in questo momento farebbe un gran bene a tutti.

P.S. Visto che abbiamo parlato di Vajont, vi lascio con questo bel reportage del Movimento 5 Stelle di Belluno: sono queste le cose che mi rendono orgoglioso del nostro movimento.

[tags]terrorismo, vittime, fassino, 11 settembre, toponomastica, torino, prima linea, iurilli, vajont, belluno[/tags]

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sabato 2 Luglio 2011, 15:52

Caparezza, il corteo, la paura

Ieri in piazza Castello è stata una grande serata: Caparezza, suonando davanti a ventimila ragazzi per gli MTV Days, non ha deluso le aspettative e ci ha tenuto a chiarire bene le sue posizioni sul TAV.

Gli MTV Days sono un grande festival commerciale organizzato da MTV in collaborazione con Città di Torino, Regione Piemonte, Esperienza Italia 150, La Stampa e siffatte entità Sì Tav: mi sarebbe piaciuto vedere certe facce ieri notte. Fassino che invita MTV che invita Caparezza che invita ad andare ad assediare la Maddalena non ha prezzo!

Domani sarà un grande giorno, senza alcun dubbio; saremo tantissimi, pacifici e sorridenti e metteremo la politica con le spalle al muro grazie alle parole, come già stiamo facendo con i poliziotti.

Il ritrovo ufficiale del Movimento è per le 9-9:30 davanti al forte di Exilles, possibilmente andando con l’autostrada fino a Oulx e poi tornando indietro per la statale, dato che il tratto di statale tra Chiomonte ed Exilles sarà presto occupato dal corteo. Chi prova a prendere uno dei primi treni da Porta Nuova (auguri…) può invece scendere a Chiomonte e aspettare istruzioni lì. Il corteo principale sarà quello dal forte di Exilles al ponte di Exilles (quello da cui fanno bungee jumping) e di lì, lasciando la statale, in discesa fino alla centrale elettrica, già ingresso principale del presidio della Maddalena, dove si terranno i discorsi. L’intervento di Beppe Grillo è previsto attorno alle 13-13:30, ma se non arrivate presto sarete intrappolati in un incubo logistico (la valle è stretta e con pochissime strade…) e quindi arrivate per tempo. Qui altri dettagli logistici; portatevi almeno uno zaino con acqua e panini, e, se proprio volete essere previdenti, un paio di limoni (nel caso capirete perché).

Alcune persone mi hanno detto di voler venire, ma di avere paura di possibili incidenti. Io rispondo come rispondo per lo stadio: se non si è incoscienti, la probabilità di finire in uno scontro senza volerlo è sostanzialmente nulla. Nemmeno il peggior questore del pianeta si metterebbe a tirare lacrimogeni su un corteo di decine di migliaia di persone. Ci saranno cortei alternativi che passeranno per i sentieri nei boschi (quelli che avete visto nel mio video degli scontri) o per la mulattiera che arriva da Giaglione, con l’obiettivo di abbracciare simbolicamente il cantiere da ogni lato; lì è possibile che gli attuali occupanti del presidio non gradiscano; se state nel corteo principale non vi succederà assolutamente nulla.

In proposito, aggiungo poi un breve video del discorso che ho tenuto domenica sera alla grande assemblea al presidio, la notte prima dell’attacco: è normale avere un po’ di paura, ma qual è la cosa che dobbiamo temere di più?

[tags]no tav, chiomonte, maddalena, caparezza, mtv days, corteo, manifestazione[/tags]

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mercoledì 29 Giugno 2011, 10:31

Guerra in montagna

È due giorni che penso a come raccontarvi per bene una giornata memorabile, allucinante, meravigliosa, terribile, che resterà a lungo nei miei ricordi, con l’orgoglio di essere stato lì per dovere istituzionale e insieme per le mie idee, una sensazione che vale tutto, vale qualsiasi sofferenza e qualsiasi dolore fisico, una sensazione che in una società dominata dal senso di vuoto vale davvero un’esistenza.

Lunedì mattina a Chiomonte è andata in scena la guerra, lo Stato italiano – o meglio, l’entità di potere che pretende di esserlo – ha scelto di usare la violenza contro l’opposizione politica, contro una manifestazione e un presidio di oltre mille persone, sostenute da gruppi, associazioni, comitati, intellettuali e da tre movimenti politici, una violenza che non può che ricordare il fascismo di qualsiasi dittatura.

Come vedrete nei filmati, è stata una giornata di guerra: sembrava di essere in Vietnam. Lo Stato ha rifiutato il dialogo, ha ignorato gli amministratori e i mediatori politici, ha pianificato e applicato la violenza. Lo Stato ha cercato di far male ai propri cittadini nel modo più sottile ma più spietato, braccandoci senza necessità e sparandoci addosso i lacrimogeni al gas CS, vietato in guerra dalle convenzioni internazionali sulle armi chimiche, ma usato senza ritegno dalla Repubblica Italiana contro i propri cittadini inermi; sapendo perfettamente che in una fuga sulle rocce molti si sarebbero fatti male, magari cadendo in un dirupo – e soltanto la preparazione e la (relativa) saldezza di nervi dei manifestanti ha evitato il peggio, con squadre di medici che soccorrevano i feriti, altre squadre che aiutavano a liberarsi dai gas, e in generale tutti che aiutavano tutti a risalire la montagna.

Il mio racconto è nei due filmati qui sotto, fatti col cellulare, sgranati, ma spero eloquenti, utili a capire cos’è stato veramente il lunedì in cui i politici che pretendono di essere Stato, da Maroni a Fassino, hanno portato la guerra in Piemonte. Domenica ci sarà una manifestazione oceanica, a Susa, pacifica e ferma, i dettagli seguiranno. Scegliete voi se esserci, o se chinare la testa.

Vista la vergognosa disinformazione dei giornalai di regime (e poi si lamentano se vengono insultati), aggiungo alcune cose.

1) Il bello di fare politica è trovare sulla propria strada grandi uomini, e ripeto: sulla strada, non nei palazzi. Ammiro all’infinito Turi Vaccaro, una persona capace di farsi volontariamente pestare a sangue dalla polizia per le proprie idee – io non ne sarei capace. Spero stia bene, spero che qualcuno ne abbia notizie.

2) Io non ho visto lanciare sassi o chiodi sui poliziotti. Non dico che non sia avvenuto, non posso saperlo, dico che dove c’ero io, compreso il fronte del primo sfondamento sull’autostrada, ho visto solo resistenza pacifica e passiva, ho visto autodifesa con quel che si poteva. L’unico lancio di sassi di cui ho avuto notizia è all’inizio del primo filmato ed è stato fatto da persone non identificate, non del nostro gruppo. Anche qui, non sto dicendo che siano per forza provocatori travestiti da manifestanti stile Genova, ma certo il dubbio viene. D’altra parte mi pare naturale che più tardi, nel momento caldo, vedendosi arrivare addosso centinaia di poliziotti in assetto da guerra, qualcuno abbia risposto tirandogli addosso tutto quel che aveva sottomano.

3) Caro Torino Cronaca, pubblicare un video intitolato “I No Tav lanciano pietre, la polizia spara lacrimogeni”, in cui si vede solo la polizia che spara i lacrimogeni, è davvero vergognoso. Se c’è un ordine dei giornalisti, che batta un colpo.

4) Il presidio della Maddalena era assolutamente legale. Si trovava su terreni privati usati col consenso dei proprietari, o su suolo pubblico per cui era stata ottenuta l’autorizzazione dal Comune di Chiomonte pagando la relativa tassa (834 euro). Chissà perché nessun giornale l’ha scritto.

5) Pare che la polizia abbia distrutto anche il sito archeologico neolitico e il museo realizzato con tanta fatica alla Maddalena. E poi quest’opera porterebbe sviluppo e turisti. E poi i vandali sarebbero i No Tav. Persino la giunta Sì Tav di Chiomonte non ne può più.

6) La giustificazione per lo sgombero è stata un’ordinanza del prefetto (che non ho ancora avuto il piacere di veder pubblicata) che requisisce l’intera area per chilometri. Sottolineo “requisisce”: perché la Repubblica Italiana ha delle procedure di esproprio che permettono allo Stato di ottenere forzosamente terreni privati per costruirci opere pubbliche, procedure che ancora non sono state effettuate. Dopo lunedì, sappiate che potrebbe arrivare un’orda di carabinieri davanti alla porta di casa vostra, dirvi che casa vostra è requisita per decisione insindacabile del prefetto, e buttarvi fuori di casa coi lacrimogeni. Non sto scherzando e non sto esagerando.

Valutate dunque voi se non siamo tornati ai tempi del fascismo. Penso che la Resistenza fosse così, che i partigiani, con le loro povere dotazioni fabbricate in casa contro i blindati dei tedeschi, si trovassero su quei monti nella nostra stessa situazione, con i paesi occupati con le armi, con case e terreni requisiti in punta di fucile dall’invasore. Non stupitevi se decine di migliaia di persone, in Valsusa e altrove, non si sentono più italiane – o meglio, si sentono italianissime, tanto che lunedì la polizia è stata accolta anche con l’inno di Mameli, ma pensano che chi ci governa attualmente abbia usurpato la democrazia: invasi e sottomessi da una nuova repubblica sociale, con oggetto societario i grandi affari.

[tags]no tav, chiomonte, maddalena, scontri, sgombero, stato, politica, maroni, fassino, valsusa[/tags]

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sabato 25 Giugno 2011, 19:59

Il deserto

Il deserto entra dalla porta d’improvviso e senza chiedere permesso, e, prima che tu te ne accorga, ha già cancellato ogni direzione. Un unico ocra caldo avvolge ed annulla i sensi e distrugge la logica, perché non c’è logica se non ci sono dati a cui applicarla. La sabbia non è priva di vita, anzi è vita di suo; si muove e si agita su una scala disumana. Il vento dipinge il futuro senza un obiettivo, indifferente alla storia.

Il deserto è dentro come è fuori, è nuovo e vecchio insieme, è un’esperienza assoluta che fa parte dell’esistere. Camminare nel deserto è prima o poi destino di tutti, e poi, si scopre, non è che sia così male. Privandoti dei riferimenti, ti costringe ad ascoltare te stesso, a verificare che tu sappia da solo qual è la direzione giusta. Se non sai chi sei, sarai costretto a girare in tondo all’infinito, vagando senza meta; se saprai guardarti dentro, magari dovrai patire la fame e la sete, ma troverai senz’altro l’uscita.

[tags]deserto, soundgarden[/tags]

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lunedì 6 Giugno 2011, 18:17

La politica abbassi i toni sul Tav

Questa mattina ho mandato anch’io un comunicato stampa, che vi riporto sotto, per dire una cosa molto semplice: che i politici non dovrebbero invocare manganelli ed eserciti, non dovrebbero minacciare fisicamente chi la pensa diversamente, non dovrebbero usare toni squadristi, e dunque è ora che tutte le persone di buona volontà e di ogni credo politico dicano al Partito “Democratico” che ciò che dice e auspica non ha nulla di democratico ma molto di fascista, e che serve che tutta la politica smetta di giocare sulla testa e sull’incolumità delle persone e lavori per il suo obiettivo istituzionale, ovvero il dialogo, il consenso, la pace.

Oggi pomeriggio, salito a Chiomonte, mi son trovato sulla testa un elicottero della polizia:

chiomontelicottero_544.jpg

Se il buon giorno si vede dal mattino… chissà se stanotte sarà la notte buona, se lo Stato italiano vorrà perdere la faccia definitivamente e portare un’intera valle a non sentirsene più parte, a non credere più nella democrazia.

Il Movimento 5 Stelle di Torino è allibito di fronte al comportamento e alle dichiarazioni dell’onorevole Esposito e di tutto il PD torinese in materia di Tav.

Riteniamo che un politico responsabile, di fronte a presunte minacce di origine tuttora ignota, avrebbe mantenuto la calma e la riservatezza attendendo i riscontri delle indagini, invece di spararle su tutti i giornali per alzare la tensione. Temiamo dunque che si tratti di una precisa strategia della tensione del Partito Democratico per arrivare allo scontro violento in Valsusa.

Denunciamo in questo quadro anche le minacce fisiche ai nostri militanti da parte dell’onorevole Esposito su Facebook, con frasi come “mai stato pacifista, quindi adesso che lo sai regolati” e “peccato che Boeti non ti abbia dato due schiaffoni”, che esprimono uno squadrismo di scuola fascista che non dovrebbe trovare spazio nel Parlamento italiano, e tantomeno in un partito a parole “democratico”.

Un attacco violento delle forze dell’ordine ai manifestanti in Valsusa sarebbe una sconfitta dello Stato e della democrazia e lascerebbe strascichi per decenni. Rinnoviamo il nostro invito a tutti i politici, purtroppo sinora caduto nel vuoto, a visitare pacificamente il presidio della Maddalena e a lavorare per abbassare i toni anziché alzarli. Auspichiamo che il governo e le altre forze politiche, in particolare quelle come IDV e SEL che ospitano anche esponenti contrari al Tav, vorranno dissociarsi dal PD e ristabilire un clima di confronto civile e pacifico.

[tags]tav, chiomonte, esposito, pd, pace, violenza, valsusa[/tags]

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lunedì 16 Maggio 2011, 15:21

Il buono, il brutto e il cattivo

Prima la parte meno piacevole: ci sono giunte segnalazioni sul fatto che uno dei nostri candidati avrebbe violato l’impegno etico e le linee guida per la campagna elettorale che abbiamo tutti firmato, adottando pratiche pubblicitarie vietate per ottenere preferenze personali. Stiamo dunque facendo le nostre verifiche e le nostre valutazioni; se questo fosse confermato, a questa persona – in caso risultasse eletta – sarebbe chiesto di dimettersi e lasciare il posto a qualche altro membro del gruppo. Può succedere a tutti di sbagliare e non vogliamo drammatizzare la situazione (non ha ammazzato nessuno, ma si sarebbe fatto pubblicità personale ingannevole e/o su spazi a pagamento, cosa che ci eravamo impegnati a non fare), ma non possiamo contestare le illegalità e le irregolarità del sistema e poi chiudere un occhio sulle mancanze di qualcuno di noi.

Comunque, che la cosa riguardi una sola persona su oltre cento candidati è un’ottima cosa; e ora veniamo al buono – alcune considerazioni da fare a urne chiuse ma prima di conoscere il risultato.

Innanzi tutto sul risultato stesso: sento tantissimo entusiasmo e previsioni davvero fuori dal mondo. Ormai si può dire, i sondaggi clandestini degli ultimi giorni ci danno attorno al 5%; e io vorrei evitare che un risultato più o meno di questo livello non venisse visto come il successo clamoroso che è.

Di formazioni politiche che hanno fatto “il botto” un anno, per poi tornare nell’ombra l’anno dopo, è piena la storia d’Italia; ed è molto più facile prendere il 3,7% in una elezione in cui si è l’unico schieramento alternativo alle due grandi coalizioni, rispetto al prenderlo in una elezione con 12 coalizioni e 37 liste. Aggiungeteci che tutti quelli che ci hanno votato alle regionali sono stati soggetti a un anno di pressione mediatica mostruosa per convincerli che erano dei traditori della patria (visto che a Torino il centrosinistra ritiene di essere la patria)… e poi c’è la solita lista civetta con la gigantesca scritta GRILLO che le istituzioni “democratiche” si sono rifiutate di far togliere (vedrete quanti voti prenderà), e poi ci sono i media e i poteri vari che l’anno scorso ci avevano preso sottogamba, ma che quest’anno si sono spesi in ogni modo per contenerci.

Questo per dire che qualsiasi risultato che ci permetta di entrare in Comune e di confermare il ruolo di unica vera alternativa ai partiti sarà stato un grande successo; se poi arriverà qualcosa di più, meglio ancora.

Vorrei inoltre ringraziare personalmente tutti i ragazzi di questo splendido gruppo… perché ho già ringraziato gli attivisti e i cittadini nel post di sabato, ma allora non potevo certo citare i candidati. E dunque vorrei ringraziare le persone che, pur quasi tutte candidate, si sono assunte nell’ombra un compito a vantaggio di tutto il gruppo, invece di passare il tempo ad autopromuoversi: il nostro addetto stampa Aldo Curatella, i responsabili Facebook Paolo Anziano e Marco Lavatelli, il nostro regista e operatore video Alberto Airola (che ci ha fatto dei filmati da festival di Cannes), il responsabile delle tipografie Simone Caldana, il webmaster Yari Latini e, quando lui non ha più potuto, il webmaster supplente Vittorio Bertola (ma solo dall’una alle cinque di notte), il grafico Marco Nunnari, il responsabile della newsletter Fabio Martina, il responsabile blog e dirette streaming Francesco Attademo e infine l’organizzatore di tutto, fornitore e montatore di gazebo, magazziniere provetto, autotrasportatore spericolato, esperto di burocrazia comunale, promotore di eventi Paolo Vinci, che di giorno lavora per il gruppo regionale e di notte lavora per il Movimento di Torino.

E tutti gli altri? Beh, con pochissime eccezioni tutti gli altri hanno attacchinato, volantinato, manifestato, organizzato serate e lavorato a più non posso e dunque ringrazio anche loro!

Chiudo con una nota personale: vorrei dedicare il risultato, qualunque esso sia, a due persone che non ci sono più.

La prima è il dottor Roberto Topino, una persona che ho potuto conoscere per poco tempo ma da cui ho imparato molto, la persona che ha sollevato per prima con coraggio tanti dei problemi di salute pubblica su cui noi oggi ci battiamo. Nel giugno 2009, quando ci presentammo da soli (senza nemmeno l’appoggio di Beppe) alle elezioni provinciali, fu una delle pochissime persone che ci diede credito. Lo ricordo arrivare in bicicletta a uno dei nostri gazebo, a darci un sorriso discreto, e fu un grande piacere. Se siamo qui è anche per poter portare avanti le battaglie in cui credeva.

La seconda è il mio amico Paolo, mancato da meno di una settimana, di cancro, a 34 anni. Ci conoscevamo fin da bambini, ci siamo sempre frequentati, ma nell’ultimo periodo non gli sono stato vicino, un po’ perché il Movimento ha risucchiato la mia vita, un po’ per quelle piccole distanze che la vita crea di suo e che pensi sempre che avrai tempo di risolvere, finché non ti restano dentro come pietre. Sono andato a dargli l’estremo saluto giovedì alle 14, un’ora dopo ero in Rai a registrare l’ultima tribuna elettorale e potete immaginare con che spirito, ma questa è un’inezia rispetto a quello che ha passato e passerà la sua famiglia. Non potevo dire questa cosa durante una campagna elettorale, non sarebbe stato giusto, e me la sono tenuta dentro per una settimana.

Questa campagna elettorale è stata un privilegio, un’esperienza bellissima; mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto, ma sono contento di averla fatta. Due anni fa non avevo i capelli bianchi, ma nemmeno la sensazione di poter cambiare il mondo; ora il cammino è iniziato. Alle tantissime persone che ci hanno appena conosciuto vorrei soltanto dire di non pensare che il cuore di tutto questo sia il voto; il vero regalo che mi ha fatto il Movimento è, senza dubbio, rendermi una persona migliore ogni giorno. Se continuerete a seguirci, ad attivarvi giorno dopo giorno per fare anche una piccola cosa per il bene comune, succederà anche a voi.

[tags]elezioni, movimento 5 stelle, torino[/tags]

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