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Archivio per la categoria 'NetGov’It'


giovedì 23 Ottobre 2008, 16:39

Frattaglie di Internet governance

1) Il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, usa prendere e inviare appunti scrivendo sui fogli per storto.

2) O’ professore napolitano (minuscolo) in show sulla diversity (diversità culturale, uno dei temi trattati qui all’IGF Italia con un seminario dedicato alla parità tra i sessi in rete): “Io non sopporto quelli che a cinquant’anni costringono la moglie a rifarsi il culo le tette, piuttosto esco e mi faccio io la diversity una volta al mese, almeno così è più onesto!”

3) La conferenza si svolge alla Manifattura Tabacchi, un ex complesso industriale ristrutturato da poco. C’è il wi-fi solo al piano terreno, nella officina-reception, dove tutti stanno seduti ai tavoli digitando sui loro computeroni microsoftici. Solo io, avendo batteria, mi sono messo fuori, al sole e dentro un’amabile brezza, seduto su una panca cubica colorata di blu, con il mio iBook sulle gambe. Passa da dentro Anna Masera, mi vede là fuori seduto con l’unico Apple di tutta la congrega, e mi dice: “Certo che potremmo farti la foto per la pubblicità della Apple: think different!”.

4) O’ professore napolitano (sempre lui, un vero mito) sui vigili di Napoli: “Una volta ho visto due vigili in moto che giravano, poi uno di loro si fermava vicino a un semaforo pedonale dove non attraversa mai nessuno, e dalla moto premeva ripetutamente il pulsante di chiamata pedonale. E io non capivo, mi chiedevo che facesse, poi ho capito: a Napoli nessuno si ferma al rosso di un semaforo pedonale, per cui lui faceva continuamente scattare il semaforo in modo che il suo collega più avanti potesse fare più multe!”.

5) (Non-piemontese, non-falso e non-cortese): “Ma non è vero che qui la stampa non è venuta, prima a pranzo allo stesso tavolo c’era tutto il gotha del giornalismo specializzato italiano: c’era De Biase, c’era Formenti, c’era la Masera e c’ero io!”

P.S. Niente offesa per nessuno; domani scrivo qualche racconto serio…

[tags]cagliari, aneddoti[/tags]

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mercoledì 22 Ottobre 2008, 20:20

Piove, ma il titolo l’hanno già fatto su un altro blog

Il nostro arrivo a Cagliari ha portato buono: infatti stamattina sulla città si è scaricato un temporale alluvionale che ha devastato tutto, bloccando ovviamente il traffico aereo. Il nostro volo da Linate, partito già con mezz’ora di ritardo, ha passato un’altra ora a girare in tondo sulla città aspettando che l’aeroporto venisse riaperto: a un certo punto ci hanno detto che l’aeroporto prevedeva di riaprire entro quindici minuti, e che noi avevamo carburante soltanto per altri venti. Spero che intendesse dire “prima di dover girare e andare ad atterrare a Olbia”, ma per fortuna non ho dovuto scoprirlo sul serio. A noi comunque è andata bene; quelli che partivano col primo aereo da Roma sono arrivati nel primo pomeriggio, e alcuni relatori sono arrivati ora, giusto in tempo per la cena.

Comunque, all’arrivo ci hanno fatto uscire dalle partenze, perché il piano terra, quello degli arrivi, era completamente allagato; ci hanno consegnato i bagagli a mano uno per uno… La prova della situazione (e quello era il primo piano) sta sul blog di Stefano Quintarelli: io ero accanto a lui ma non ho potuto fare la stessa foto, perché il mio magico telefonino ha cominciato a insistere che prima di scattare una foto doveva assolutamente sintonizzarsi sul GPS per memorizzare la posizione in cui la facevo, però se volevo potevo fare un video da mandare in MMS. Grazie, Windows Mobile!

[tags]cagliari, igf italia, pioggia, aerei, maltempo[/tags]

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martedì 21 Ottobre 2008, 15:57

Twit-post

Non preoccupatevi, non sto male; sono solo molto molto occupato (ottobre e novembre sono mesi ad alta densità). Sto per andare a prendere un treno per Milano, poi da domani a sabato sarò a Cagliari per IGF Italia & Dialogue Forum on Internet Rights II, se qualcuno è in zona faccia pure un salto, specialmente ai miei workshop :-)

[tags]cagliari, igf, carta dei diritti della rete[/tags]

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domenica 10 Agosto 2008, 16:10

Cinesi all’italiana

Si è sparsa in un lampo, ieri pomeriggio, la notizia secondo cui i provider italiani stavano provvedendo a censurare The Pirate Bay, il sito svedese che costituisce il più noto aggregatore mondiale di file torrent – i file che, semplificando, contengono i link che permettono lo scaricamento di film, musica e programmi dalla rete peer-to-peer BitTorrent. L’utente che scarica i file commette spesso violazioni del copyright (ma anche no, visto che su queste reti esistono anche molti file resi liberamente disponibili dagli autori); se ne sia responsabile chi fornisce i link che permettono tale operazione, è un altro paio di maniche. L’industria della musica lo vorrebbe, ma in Svezia la legalità di questo sito è stata più volte confermata.

Per qualche ora si è cercato di capire: pare che un magistrato italiano – il pubblico ministero Giancarlo Mancusi, già responsabile di indagini su altri siti del genere, che avevano portato al loro sequestro – abbia inviato ai provider un qualche provvedimento che li vincola a censurare il sito. I provider hanno aderito alla spicciolata; stando alle verifiche organizzate in rete, alcuni hanno provveduto a rendere inaccessibile il suo record DNS, mentre altri hanno bloccato il traffico diretto al suo indirizzo IP, e altri ancora non hanno fatto nulla, forse perché non hanno ricevuto alcuna ordinanza.

Già questo fa capire che questa storia è una barzelletta, visto che, a seconda del provider che vi capita, potreste vedere il sito oppure no. Si sa poi che questi provvedimenti sono inefficaci: e difatti, nel giro di poche ore gli svedesi di The Pirate Bay hanno cambiato l’indirizzo IP e si sono resi accessibili anche al nuovo indirizzo http://labaia.org/, in questo modo aggirando entrambi i tipi di blocco. Hanno poi pubblicato un duro comunicato accusando l’Italia di fascismo; in effetti, abbiamo un Presidente del Consiglio che è anche proprietario del maggiore conglomerato mediatico del Paese, che ha appena fatto causa a Google e che ha soltanto da guadagnare dalla chiusura dei siti che permettono forme alternative di distribuzione dei media.

Il vero problema, però, è che nessuno capisce cosa sia successo dal punto di vista legale. La legge italiana permette alla polizia postale di obbligare i provider a censurare dei siti, ma soltanto in caso di pedopornografia o di gioco d’azzardo non autorizzato. In questo caso, l’unica ipotesi credibile pare che questo giudice abbia ordinato il sequestro preventivo del sito in quanto strumento per commettere reati; ma un sequestro è un provvedimento oppugnabile che va inviato al responsabile. In base a cosa il giudice possa sequestrare un sito obbligando dei terzi a renderlo inaccessibile sfugge a qualsiasi comprensione giuridica.

Inoltre, è chiaro che questo provvedimento danneggia anche gli utenti finali; milioni di utenti Internet italiani che improvvisamente si ritrovano privi della possibilità di accedere a un sito, pur pagando un regolare abbonamento a Internet, che dovrebbe permettere di accedere a qualsiasi sito della rete. Come è possibile per un utente difendere i propri diritti, contro un provvedimento che non si sa cosa dica, a chi sia indirizzato, dove sia stato emesso? Il giudice aveva il potere di ordinare questa censura, e in base a cosa? Se non ce l’aveva, ed è stata una libera iniziativa dei provider, come faccio a denunciare la violazione del contratto di accesso?

Insomma, ciò che lascia davvero scoraggiati è che non siamo nemmeno buoni a censurare i siti in modo ben organizzato; un giudice di Canicattì o di Roccaperetola si sveglia e decide che un sito deve essere cancellato dalla rete, senza alcun contraddittorio o verifica; dopodiché i provider un po’ alla spicciolata fanno quel che vogliono, alcuni censurano in un modo, altri nell’altro, altri non fanno proprio niente; dopo mezz’ora il blocco è aggirato e il mondo ci ride dietro; nel frattempo il cittadino resta lì, con la propria libertà di informazione offesa (almeno teoricamente) e senza saper bene che fare. Cinesi, insomma, ma all’italiana.

Cercheremo di capire meglio come possa stare in piedi (se lo sta, e ne dubito) questo misterioso provvedimento; nel frattempo, chiunque si trovasse il sito oscurato farebbe bene a scrivere al proprio provider e lamentarsi duramente. Non paghiamo certo l’abbonamento ADSL per lasciare che il nostro provider decida a piacimento cosa farci o non farci vedere; almeno su questo, è il caso di insistere.

[tags]internet, pirate bay, censura, giudici, italia, cina[/tags]

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domenica 6 Luglio 2008, 09:02

Tra la rete e il West

Come lettura domenicale, vi lascio il mio articolo pubblicato su Nòva – il supplemento del Sole 24 Ore – una decina di giorni fa. Sperando che venga letto e capito… (non certo come ha fatto Mantellini, che invece di discutere il progetto si è messo a commentare una sua idea di carta dei diritti che è ben diversa da quello di cui si sta discutendo).

Poche settimane fa, quando l’Agenzia delle Entrate decise di pubblicare su Internet i redditi di tutti gli italiani, anche l’Italia scoprì un problema fondamentale: gli equilibri tra diritti raggiunti nell’era analogica non si applicano poi così bene all’era digitale. Pochi mesi prima, anche l’Estonia aveva dovuto fronteggiare una nuova sfida, quando in mezzo a una crisi politica con la Russia la sua infrastruttura di rete – e con essa il sistema bancario, quello energetico e praticamente tutta la vita nazionale – si era ritrovata sotto un attacco informatico di tipo militare, proveniente non da uno Stato ma da non meglio precisati hacker. Nel frattempo, da entrambi i lati dell’Atlantico, Parlamenti, aziende, organizzazioni e privati cittadini si confrontavano su termini nuovi e ancora tutti da definire, come neutralità della rete o diritto di accesso all’informazione.

Le cronache internazionali di questi anni sono piene di discussioni e di esempi su come i modelli di governo del pianeta, basati sulla sovranità nazionale, siano stati messi in crisi da Internet e dalla globalizzazione. Oggi un ventenne californiano può scrivere Napster e segnare il destino di una industria multimiliardaria, mentre la decisione di un motore di ricerca di retrocedere certi siti in fondo ai propri risultati può costituire uno strumento di censura globale privo di controllo.

Internet è nata col mito di un mondo senza regole; nello spirito del Far West, molti dei suoi fondatori ritenevano che la rete si potesse governare da sé. Altri, specialmente tra le grandi corporation americane, si sono accodati a questa visione per interesse, sapendo che le regole avrebbero soltanto limitato il loro potere di indirizzare il mercato a proprio vantaggio. La realtà ha dimostrato che, senza regole, la società globale dell’informazione che ci attende sarà ben grama, basata sull’arbitrio di attori che non rispondono a nessuno e sul dominio di chi dispone delle migliori potenzialità tecniche.

Da alcuni anni, nelle sedi delle Nazioni Unite, ci si chiede quali possano essere le forme di governo adatte a questa nuova era. Ora, la caratteristica fondamentale di Internet, che la differenzia dalla televisione e dal telefono, è la bidirezionalità; la libertà di iniziativa attribuita ai suoi utenti, che possono usarla per trasmettere i propri contenuti e distribuire le proprie innovazioni, senza attendere l’approvazione di una telco o di un ministero.

In un’era in cui tutto è correlato con tutto e in cui miliardi di persone possono agire direttamente, l’unica forma di governo che funziona è il consenso: la creazione di sforzi collaborativi in cui attori di tipo diverso – nazioni, aziende, NGO, singoli individui – spingano volontariamente nella stessa direzione. Da sempre, gli standard tecnici della rete nascono in questo modo; è possibile che nello stesso modo nascano anche le sue regole sociali?

Questa è la sfida dell’Internet Governance Forum, una conferenza ONU che rompe con le paludate strutture del passato, ammettendo a partecipare sullo stesso piano il rappresentante della Repubblica Popolare Cinese e Vint Cerf, Microsoft e un hacker giapponese; con la convinzione che le soluzioni ai problemi del mondo possano venire solo con un confronto aperto di idee tra tutti gli interessati, e con un lungo processo di costruzione di consenso.

Nel più pieno spirito della rete, all’IGF entità molto diverse tra loro cominciano a capirsi, e a trovare punti di contatto: nascono così le coalizioni dinamiche, gruppi eterogenei ed aperti di partecipanti che condividono un obiettivo, o anche solo la volontà di discutere un argomento. In rete, il progresso si verifica quando una quantità sufficiente di persone capaci è sufficientemente motivata da farlo avvenire; la chiave del futuro non è quindi tanto il gioco della diplomazia o l’imposizione di leggi, quanto la facilitazione di un incontro tra persone capaci e motivate. Questo è appunto lo scopo delle coalizioni dinamiche.

Certo, non tutto l’esperimento funziona a dovere; proprio per le resistenze di chi tradizionalmente domina la società e l’economia di Internet – Stati Uniti in testa – l’IGF è privo della capacità di ufficializzare risultati; molte coalizioni dinamiche sono ancora in uno stato embrionale.

Tuttavia, un’idea ha raccolto finora ampi consensi: quella lanciata da Stefano Rodotà, ossia lo sviluppo di una Carta dei Diritti della Rete. Si tratta di una Carta che però non è affatto la riproposizione delle Costituzioni monolitiche del secondo millennio; è invece l’evoluzione dei processi sfilacciati e distribuiti che hanno portato all’Unione Europea, basandosi sull’idea della coalizione dinamica: raggiungere accordi specifici e codificarli per compiere un piccolo passo in avanti, grazie al patrocinio ONU e sperabilmente all’istituzione di un Alto Commissario sulla questione.

Passo dopo passo, il risultato sarà quindi un corpus di documenti tra loro eterogenei, ognuno pieno di eccezioni e di idiosincrasie, alcuni di alto livello e alcuni di prescrizione quotidiana, alcuni approvati a livello internazionale e altri entrati nell’uso come buone prassi, ma tutti nel loro complesso tali da costituire la descrizione esaustiva dei diritti e dei doveri degli utenti della rete.

L’Italia, in questo, vive un paradosso; da una parte è in Europa il Paese più arretrato nella comprensione di questi fenomeni, e la sua crisi sociale ed economica ne è il sintomo evidente; dall’altra, tramite alcune individualità di eccellenza, è leader nelle conferenze internazionali.

E’ quindi davvero auspicabile che si crei un canale di comunicazione tra l’Italia e il mondo, attraverso un confronto costante tra la sua classe dirigente, politica e imprenditoriale, e chi comprende e disegna queste dinamiche globali. Se poi l’occasione del G8 in Sardegna si rivelerà propizia per aumentare la visibilità di questi temi anche agli occhi dei grandi del pianeta, l’Italia avrà dato un contributo storico: quello di proporre al mondo un modello alternativo di governo della globalizzazione, opposto ai ricordi neri delle strade di Genova.

[tags]nova, carta dei diritti, rodotà, igf, internet governance, globalizzazione, g8[/tags]

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domenica 6 Aprile 2008, 22:07

Segnalazione

Colgo l’occasione per segnalarvi questa iniziativa di Assoli: in pratica, si tratta contemporaneamente di un appello ai candidati al Parlamento perché si impegnino a sostenere l’adozione del software libero nella pubblica amministrazione, con tanto di elenco dei partiti e dei candidati che hanno accettato l’impegno, e di una raccolta di firme di cittadini che dimostrano il loro supporto per la proposta, e quindi il loro interesse a votare candidati che la sostengano. Certo, c’è il piccolo particolare che noi non possiamo esprimere preferenze e quindi non possiamo preferire un candidato pro-software libero a un candidato che se ne frega, però l’iniziativa è meritoria lo stesso.

[tags]elezioni, software libero, assoli[/tags]

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domenica 23 Marzo 2008, 09:01

Aerei

Se leggete questo post, è perché alla fine, nonostante la guarigione ancora decisamente incompleta (ieri mattina avevo ancora oltre 38), ho preso l’aereo che in una mattina qualsiasi (pur se pasquale) mi porterà in [posto qualsiasi del mondo].

In questo caso, il posto è Il Cairo, dove parteciperò a questa conferenza organizzata da questi ragazzi della Fondazione Suzanne Mubarak (la First Lady d’Egitto). Il tema del mio panel è “L’importante ruolo dei tutori dell’ordine nella repressione dei pericoli per i bambini in rete”, e se vi state chiedendo cosa c’entro io, per favore fornitemi la risposta; in realtà, l’idea è di presentare l’approccio alternativo dell’Internet Bill of Rights e, più in generale, il concetto che in rete spesso è molto più opportuno adottare un approccio di “soft enforcement” che di repressione e censura.

Il mio obiettivo è quindi quello di fare queste dichiarazioni senza offendere nessuno, e allo stesso tempo però di mettere in atto il mio diabolico piano: difatti, accanto a me nel panel ci sarà Howard Schmidt, l’ex consigliere per la sicurezza informatica di George W. Bush, una delle persone che hanno avuto per le mani idee come il famoso Total Information Awareness e tante altre. Bene, considerato che in questo momento io sono un ordigno batteriologico che ribolle di micidiali germi dell’influenza, avete idee su come io possa utilizzarmi a vantaggio dell’umanità?

P.S. Dear Department of Homeland Security: it’s a joke.

[tags]cairo, egitto, aerei, conferenze, bambiiiiini[/tags]

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venerdì 14 Marzo 2008, 15:19

Domani tutti a Milano

Domani, a partire dalle 9,30, sarò a Milano per partecipare insieme a tanti altri alla nuova edizione di Condividi la conoscenza, il convegno che Fiorello Cortiana organizza ogni anno, quest’anno dentro l’Innovation Forum di IDC. E’ sempre un evento molto interessante, soprattutto per la sua caratteristica di mescolare insieme non solo tecnici, politici e imprenditori, ma anche artisti, medici, scrittori e ogni altro genere di persona. Alle volte è un po’ dispersivo, ma alla fine si scopre sempre un punto di vista a cui non si aveva ancora pensato.

Per cui, se siete dei bauscia col sabato libero, vi aspettiamo tutti a braccia aperte.

[tags]milano, condividi la conoscenza, cortiana, internet, società[/tags]

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mercoledì 9 Gennaio 2008, 18:16

Ridere e piangere

Premetto che non voglio certo criticare i componenti del Comitato Consultivo Permanente sul Diritto d’Autore del Ministero dei Beni Culturali e delle sue sottocommissioni, organismi di cui fanno parte un certo numero di persone che conosco direttamente, e che hanno consegnato lo scorso 18 dicembre al Ministro Rutelli due proposte di riforma che rappresentano una possibile base per un significativo avanzamento della nostra legislazione in materia.

Mi chiedo soltanto come sia possibile partecipare a un simile tavolo di lavoro senza scoppiare né a ridere né a piangere, quando due (2) giorni dopo tale magnificata consegna il Parlamento, di propria unilaterale iniziativa e alla faccia di qualsiasi principio di concertazione, pubblico scrutinio o multi-stakeholder governance che dir si voglia, approva una norma probabilmente composta lì, estemporaneamente, da un paio di parlamentari che evidentemente pensano di sapere tutto di qualsiasi materia; o peggio ancora premeditata in privato, ossia suggerita loro nell’orecchio da qualche parte interessata e dotata di buoni agganci. Si tratta di una norma che, per i pochi che non lo sanno, sostituisce solo per Internet il diritto di citazione di parte dell’opera a fine di studio o di commento con un diritto di riproduzione dell’intera opera e però “degradata”.

Anche io faccio parte di una Commissione Consultiva, presso un altro ministero; e conosco sia i limiti dello strumento, che i vincoli che hanno le controparti governative, che la sensazione di avere molto da dire eppure concludere poco, in un ambiente come quello della politica italiana. Devo però dire che una sconfessione così plateale non mi è ancora capitata.

Ora l’onorevole Folena – che pure è onestamente ricettivo rispetto all’utilità del software libero e ai nuovi paradigmi della rete – minimizza l’accaduto e spiega che le intenzioni erano positive. Non ne dubito, ma sta di fatto che tutti i giuristi con cui ho avuto occasione di chiacchierare di quella norma sono unanimi nel ritenerla incostituzionale (perché discrimina Internet rispetto agli altri mezzi di comunicazione) e peggiorativa dei diritti storicamente acquisiti dai cittadini che fruiscono delle opere.

Come minimo, quindi, il Parlamento ha dimostrato al tempo stesso incompetenza in materia, grande supponenza, e grave mancanza di rispetto per gli “stakeholder” della rete e dell’informazione, che poi sono soprattutto i cittadini elettori; abbracciando una concezione della politica – quella per cui i politici imperano su tutto senza dover rispondere a nessuno se non, anni dopo, alle elezioni – vecchia, superata e dannosa, che porta il nostro paese contemporaneamente sull’orlo del disastro economico e del disfacimento sociale.

Questa norma fa il paio con altre belle pensate dei nostri politici relative al diritto d’autore, come l’idea di pretendere il pagamento di royalty per la raffigurazione anche senza scopo di lucro delle nostre opere d’arte, o persino dei nostri paesaggi, invece di metterli nel pubblico dominio. Il risultato? E’ evidente: le bellezze dell’Italia stanno sparendo da Wikipedia e da molti siti web. Certamente questo gioverà all’afflusso di turisti dall’estero, uno dei nostri principali motori economici, che già è in crisi da anni: una mossa geniale!

Basta sintonizzarsi sulla CNN in questi mesi per trovare a ciclo continuo spot che raffigurano le bellezze artistiche e paesaggistiche dei vari paesi del Mediterraneo: Grecia, Spagna, Portogallo, Croazia, Tunisia, Egitto, persino Cipro e Montenegro bombardano gli ascoltatori internazionali di pubblicità sulle proprie bellezze. L’Italia non c’è: non uno spot, non una immagine di Michelangelo o dei Faraglioni. Non solo non si fa pubblicità, ma fa di tutto per nascondere le proprie bellezze (quelle che ancora emergono dai cumuli di rifiuti). E poi scopre, dall’alto della mostruosa incompetenza di chi la dirige, che i turisti stranieri vanno altrove, e che anche il turismo va in crisi come tutto il resto.

Ah già, ma dimenticavo: in realtà, il problema di come attirare i turisti è sistemato. Rutelli ci ha già pensato: c’è il portale Italia.it

[tags]parlamento, politica, diritto d’autore, governance di internet, folena, rutelli, wikipedia, cnn, degradato, italia.it[/tags]

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mercoledì 21 Novembre 2007, 08:43

Teoria e realtà

Per una volta, parlo di ciò che so, e vi segnalo l’articolo del professore Stefano Rodotà su Repubblica di ieri, che racconta per bene l’idea e le vicende della Carta dei Diritti di Internet.

E’ un po’ straniante leggere su Repubblica di vicende che si è contribuito a realizzare in prima persona, e persino un po’ buffo, quando si parla della dichiarazione italo-brasiliana – che io e altri due o tre giovanotti abbiamo scritto di corsa in una stanzetta, scambiandocene millanta versioni grazie alla mia chiavetta USB – e persino dell’elenco di argomenti che sta nella dichiarazione stessa: aoh, m’hanno chiesto di produrre un elenco in cinque minuti, per la maggior parte ho fatto copia e incolla da una lista precedente e per il resto ho improvvisato; tanto è messo lì a titolo esemplificativo, non rappresenta certo un risultato scientifico.

Però il post mi permette anche di parlare, anche se sottovoce, di quella persona eccezionale che è Rodotà; uno che ha ricoperto le massime cariche istituzionali e che è amico personale di chiunque dal Presidente della Repubblica in giù, ma che, dopo un’ora e mezza di meeting con me e altri illustri sconosciuti, doveva andare ad un appuntamento con i parlamentari europei, eppure non accennava ad uscire perché io non avevo dichiarato chiusa la sessione, considerando maleducato andarsene prima; e che, quando ci siamo trovati in dodici in un pulmino da undici, dopo aver dato un passaggio a un aggregato, insisteva nell’essere lui quello che restava in piedi. Ho appreso da lui molte lezioni di buona educazione, prima ancora che scientifiche e politiche; mi sono un po’ vergognato, ma ne farò tesoro.

[tags]diritti, internet bill of rights, internet governance, rodotà, buona educazione[/tags]

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