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Archivio per la categoria 'StillLife'


martedì 29 Gennaio 2008, 14:00

Ubriachezza modesta

Se per caso ieri sera verso le undici avete visto qualcuno aggirarsi con andatura incerta per le vie del centro di Pisa urlando a squarciagola “MOGGI, MAGARI MUORI OGGI”, non ero io.

P.S. Comunque, io sarò anche stato un po’ ubriaco, ma il piano dei sensi unici delle vie della città di Pisa sembra disegnato da M. C. Escher.

E anche stamattina, pur essendo perfettamente sobrio, mi sono trovato perso in un gigantesco ingorgo sui lungarno, dovuto alla “sperimentazione” di una nuova maxi-rotonda di raggio un chilometro costruita rendendo a senso unico gli ultimi due ponti sull’Arno. La situazione era tale da far sembrare Pisa una piccola Los Angeles, e infatti, su uno dei cartelli gialli posti ad indicare l’incomprensibile nuova sistemazione, qualcuno si era rivolto al sindaco di Pisa Fontanelli lasciandogli scritto a pennarello: “Fontanelli sei un po’ grande per giocare con le macchinine!”

[tags]moggi, ubriachezza, pisa, traffico, humour toscano[/tags]

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sabato 26 Gennaio 2008, 12:23

E’ successo

Volevo parlare dei cannoli di Cuffaro, o della crisi del governo, o di tutte le altre cose che vanno storte in Italia, ma poi mi son detto: perché? Sin dalla notte dei tempi, l’uomo ha sviluppato la rimozione come mezzo di autoprotezione dalle disgrazie. Forse che non posso servirmene un po’ anch’io?

E così vi racconto invece che ieri sono andato alle Gru per acquisti di vario genere, spaziando da piatti e bicchieri a 14 metri di filo per casse. Mentre giravo, si sono verificate tutte insieme le seguenti condizioni:

1) Ero davanti a Fnac.
2) Avevo nel mio portafoglio un buono sconto da 10 euro per un bluray (valido solo sui titoli Sony Pictures).
3) Il buono sconto scadeva tra cinque giorni.

Così ho deciso di provare a metterlo a frutto; sono entrato e ho ammirato la smodata quantità di porcate che costituiscono l’attuale catalogo dei film in bluray (ma non disperate: i film in bluray occupano comunque quasi tre scaffali, mentre gli HD-DVD si sono già ridotti a venti centimetri scarsi di larghezza). Naturalmente, dovendo comunque pagare venti euro per un pezzo di plastica con un file che avrei in ogni caso potuto scaricare gratis da Internet, volevo che fosse un film che meritasse la qualità dell’alta definizione: qualcosa di spettacolare, che lasciasse senza fiato sul mio schermo full HD da 50 pollici (in realtà non ne possiedo uno, ma già so che entro un paio d’anni, quando scenderanno ancora un po’ di prezzo, lo comprerò).

E invece, la scelta possibile variava da Talladega Nights – sottotitolo Ricky Bobby: La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno – a Resident Evil passando per Stealth – Arma suprema. Stordito da tale infilata di capolavori, avevo individuato l’unico titolo decente in Black Hawk Down, thriller guerresco di Ridley Scott, molto bello e pure spettacolare, anche se con qualche caduta di stile (tipo quando i buoni americani individuano ed ascoltano le voci di due arabi che chiacchierano in una piazzetta, da un satellite).

E però, alla fine, mi è caduto l’occhio su un altro titolo e ho subito saputo che era lui. Non vedo l’ora di ammirare in super-alta definizione tutto il suo splendore di cartonati e basso budget, digitalizzati da un master certamente devastato dal tempo. Romanes eunt domus.

Brian_Nazareth_Blyray.jpg

[tags]bluray, hd-dvd, brian di nazareth[/tags]

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giovedì 24 Gennaio 2008, 12:08

Trasloco

Ebbene sì, oggi è il giorno del trasloco; anzi vi scrivo questo post già dalla mia nuova casa.

Ci sono tanti aneddoti, tante considerazioni, tante sensazioni legate al cambiar casa dopo quasi dieci anni, e si accavallano tutte nella mia mente; può darsi che le esponga poco a poco nei prossimi giorni.

Per il momento, l’unica cosa che mi viene da fare è ringraziare la Samsung per aver realizzato uno scatolone della stampante così solido: praticamente tutto il contenuto di casa mia, dai fumetti ai vestiti, sta venendo spostato all’interno di quello scatolone e al più di un paio d’altri, con innumerevoli giri (ma tanto le case non sono molto lontane e la mia auto comunque non è un furgone).

Allo stesso tempo, dichiaro la mia sensazione di sconforto per l’aver ordinatamente conservato per dieci anni tutti gli imballaggi di tutti i prodotti elettrici ed elettronici che ho acquistato – compresi la tostiera e lo switch cinese da cinque euro – per poi realizzare che, quando li devi spostare tutti insieme in una volta sola, non hai nessuna voglia di reimballarli. L’unica cosa che ho imballato è stata la PS3, anche se al televisore al plasma ho attaccato davanti con lo scotch un riciclo di plastica antigraffio.

E infine ringrazio, questa volta ironicamente, tutto il mio nuovo quartiere per le tredici reti wireless che si pescano da casa mia e che rendono la connessione lenta e problematica ogni volta che rianimo l’iBook. Non temete, andrò presto di cantenna o direttamente di forno a microonde.
[tags]trasloco, samsung, imballaggio, vicini, wi-fi[/tags]

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lunedì 21 Gennaio 2008, 13:55

Il fascino del fascio

Poco fa, mentre tornavo a casa, ho ascoltato per caso il giornale radio su Radio Uno. Mi sono così beccato un pippone micidiale sotto forma di servizio, che decantava l’operazione di recupero svolta dalla Rai su di un brano televisivo scritto cinquant’anni fa da tal Tommaso Landolfi.

A fine servizio, parte a tal proposito una intervista a Giorgio Albertazzi, che alla domanda di cosa pensi di Landolfi risponde innanzi tutto che secondo lui è il più grande scrittore italiano del Novecento. Mentre io immagino Pavese, Montale, e una dozzina abbondante di altri letterati del secolo scorso che si rivoltano nelle proprie tombe, mi chiedo anche – conoscendo sia l’Italia, sia le simpatie politiche di Albertazzi – se questo Landolfi sia per caso parente di Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni per Alleanza Nazionale nell’ultimo governo Berlusconi.

Nel frattempo, però, Albertazzi si supera, completando a tono il ridicolo dell’affermazione iniziale: difatti, la frase, infilati un paio di altri superlativi di circostanza, si conclude con “…e poi Landolfi era un grande tombeur de femmes, e questo è qualcosa che ci unisce: difatti nel mio caso non sono io ad aver successo con le donne, sono le donne ad aver successo con me!”.

Per quanto ammiri la capacità e la voglia di Albertazzi, a 84 anni suonati, di rigirare una intervista su un argomento qualsiasi per baccagliare in diretta qualche centinaio di migliaia di donne italiane, non posso non commentare: “Bum!”

[tags]landolfi, albertazzi, baccagliamento, rai, il fascino del fascio[/tags]

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venerdì 18 Gennaio 2008, 20:35

Cucina di svuotamento

Piatti che possono esistere soltanto quando si è in vista di un trasloco e si devono eliminare i fondi della dispensa:

Pizzoccheri della Valtellina tonno e cipolle

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martedì 15 Gennaio 2008, 17:58

Una franca opinione sul corriere Bartolini

Proseguo nella mia sequenza di avvisi ai naviganti per lanciare un appello: diffidate, se potete, del corriere Bartolini. Certo, può darsi che io sia stato particolarmente sfortunato, ma a giudicare dalle esperienze di amici e da storie ritrovate in rete pare che questo corriere sia sinonimo di inefficienza; che per qualcuno che si occupa di logistica è un peccato mortale.

Nel mio caso, il martedì mattina mi è arrivata la mail dal negozio online dove ho acquistato il frigorifero, con il link per l’interfaccia di tracking; io però ero in giro, per cui ci clicco sopra nel pomeriggio. Entro così in un sito scarno, dalla navigazione confusa e pieno di sigle incomprensibili, e perdipiù tutto in un inglese scolastico; sulla sinistra, guardando bene, c’è un minuscolo drop-down che ti permette di cambiare l’interfaccia in italiano, in “français” o in “deutsche” (misteriosamente femminile).

Dall’interfaccia risulta non solo che il mio frigo è partito già lunedì pomeriggio da Milano, ma che quella mattina alle 8 è stato messo in consegna, e alle 12 è stato rimesso in “delivery prevented”. Terrorizzato all’idea che questi siano già arrivati sotto casa mia con il frigo prima ancora che io aprissi la mail di inizio spedizione, chiamo subito la filiale di Torino Pescarito: difatti sul sito è ben specificato che ogni filiale vive di vita propria e non si coordina assolutamente con le altre. Peccato che siano già le sei, e quindi i telefoni siano staccati: il corriere è raggiungibile solo in orari postali (con tanto di pausa pranzo dalle 12,30 alle 14).

Riprovo subito la mattina dopo alle nove; dopo un paio di chiamate a occupato, finalmente parte il disco e dopo un po’ arriva l’operatrice. Le dico nome e mittente, lei trova la spedizione e mi spiega che in realtà ieri il frigo non è mai uscito dal deposito, e che è invece in consegna quel giorno stesso. Le chiedo se è possibile concordare un orario: mi dà come alternative “dalle 10 alle 13” o “dalle 14 alle 18”. Siccome, sapete com’è, lavoro e alle 14,30 ho appuntamento da un cliente, scelgo la prima alternativa e mi precipito presso la casa nuova – vuota – ad aspettare.

Ammazzo l’attesa pulendo e montando il biustel (un nome così, insomma è quel suono che indica sia un tipo di pizza da Roma in giù, sia un modello di tavolo Ikea). Peccato che l’attesa si prolunghi, e insomma, girandomi i pollici in una casa vuota, si fanno le 13; datagli una mezz’ora accademica, chiamo il numero di Bartolini e ovviamente risponde il disco: sono tutti a mangiare (pizza ai biustel, immagino).

Dovendo ancora tornare a casa, mangiare, cambiarmi ed essere dal cliente in meno di un’ora, mollo tutto di corsa riempiendo Bartolini di bestemmioni. Arrivato a casa trovo pure lo schiaffo della concorrenza: nei sette minuti in cui sono in casa suona il corriere Executive, che mi sta portando la mia nuova stampante ordinata da Punto Informatica di Sala Consilina (SA). Ecco un’esperienza di e-commerce che funziona: il negozio è economico ed efficiente, il corriere arriva a casa all’ora di pranzo (cioè quando c’è speranza che qualcuno ci sia), ed è un ragazzo slavo gentilissimo che non sbatte il pacco, me lo porta di sua iniziativa fino all’ascensore invece di lasciarlo sul cancello, sorride, saluta e ringrazia.

Io invece sono ancora alle prese con Bartolini: scattate le 14, li richiamo per sapere cosa sta succedendo: sono in giro per Torino con il mio frigo o cos’altro? Risponde un altro operatore, che nega tutto: il pacco non è mai stato in consegna oggi, ci mancherebbe; sarà consegnato domani. Mentre li ringrazio per avermi fatto perdere una mattinata così, spiego che il giorno dopo sono a Roma e che bisogna fare venerdì. Nessun problema, mi dice, concordiamo l’ora: dalle 10 alle 13 o dalle 14 alle 18? Stavolta l’appuntamento ce l’ho al mattino, per cui scelgo la seconda.

Arriviamo dunque a venerdì mattina, quando mi arriva un SMS da mia mamma, che mi dice che il giorno prima ha chiamato un corriere dicendo che deve consegnarmi un frigo, e che lei ha fissato per le 15. Io mi meraviglio, visto che non ho mai lasciato al corriere il numero di casa di mia mamma, anzi ho scritto esplicitamente di cercarmi sul cellulare; quel numero l’ho messo nella registrazione del negozio, giusto perché un fisso era obbligatorio e io non ce l’ho. Ho il serio sospetto che anche in questo caso non fosse rimasta traccia dell’accordo sull’ora che io avevo preso con l’operatore mercoledì, tanto da richiamare una ulteriore volta per fissare di nuovo l’appuntamento (probabilmente cancellano il database tutte le sere per risparmiare spazio sul disco).

Mi avvio quindi lì verso le 15, quando succede un piccolo inconveniente: io e mia mamma rimaniamo chiusi nell’ascensore. Ma non importa, perché tanto Bartolini chiama e dice che si sono sbagliati: arriveranno alle 17.

Effettivamente poi alle 17 sono arrivati; insomma, al quarto appuntamento si sono presentati, sotto forma di due ragazzi italiani, anche simpatici, ma di cui almeno uno non pareva particolarmente portato per gestire spostamenti di pacchi, o per qualsiasi altra attività che richiedesse pianificazione spaziotemporale. Dopo che hanno tentato per dieci minuti di far entrare un pacco alto 205 cm in un ascensore con la porta da 195 cm, ho fatto l’ingegnere: ho suggerito che forse si poteva eliminare la parte alta dell’imballaggio… E poi al piano gli ho suggerito anche che caricando l’angolo basso del frigo sullo zerbino lo si sarebbe potuto fare scorrere…

Insomma, il corriere è sempre il punto debole di qualsiasi esperienza di acquisto online, però Bartolini si è rivelato veramente scarso, tanto da farmi ripromettere di scartare i negozi che usino questo corriere: magari spenderò dieci euro in più, ma non passerò le giornate in attesa.

[tags]corriere, bartolini, executive, consegne, e-commerce[/tags]

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lunedì 14 Gennaio 2008, 11:07

Skyfo (2)

La seconda parte del mio racconto su Sky rappresenta secondo me un utile esempio di come sopravvivere da utente in Italia.

Tutto comincia quando, nel bel mezzo della ristrutturazione della casa nuova, comincio a preoccuparmi dell’impianto satellitare: la casa nuova non ce l’ha, ed è uno di quei casi in cui da anni i condomini discutono se mettere l’impianto condominiale o no, senza mai accordarsi, per cui nel frattempo ci si arrangia. In più, c’è il problema che a sud della mia casa ce n’è una di due piani più alta, per cui non ci sarebbe visibilità del satellite.

Passo da un “punto Sky” vicino a casa mia per chiedere se possono fare un sopralluogo; mi rispondono che senza autorizzazione di Sky non possono muoversi, ma che Sky paga lo spostamento dell’impianto, basta chiederlo. Tutto contento, chiamo il solito 199 da 15 centesimi al minuto dove mi dicono che l’installatore si è bevuto il cervello. Ritorno al punto Sky e mi spiegano che a seconda dell’operatore si deve insistere, ma che insistendo lo devono fare perché “a mio cugino l’hanno fatto”. Richiamo due o tre volte ma gli operatori sono uniformi nel dirmi che non se ne parla nemmeno, che Sky mica può inseguire i propri utenti e che l’impianto gratis lo fanno solo ai nuovi clienti, il che peraltro sembra – in puri termini di business – piuttosto credibile.

A questo punto, prima di spendere venti euro in chiamate all’199, decido che tanto vale aprire un nuovo abbonamento, intestandolo a me: infatti quello della casa vecchia è di mia mamma. C’è oltretutto una promozione “presenta un amico” tramite la quale io potrei avere un mese di abbonamento gratis, che andrebbe a compensare il mese di doppio abbonamento nel caso in cui mia mamma decida di disdire quello vecchio via legge Bersani. Per usufruire della promozione, dice il sito, basta chiamare un altro 199 a cui ti daranno un codice da riportare sul sito quando si apre il nuovo abbonamento (vuoi mica che lo sconto te lo diano gratis?).

Pertanto, prevedendo di cambiare a gennaio, a inizio dicembre chiamo, così tanto per portarmi avanti. Peccato che si scopra che l’199 dedicato redirige a quello generico – tanto che l’operatore a un certo punto mi chiede “ma lei che numero ha chiamato?” – e in pratica che non ti dicono nulla se non gli dai i dati del nuovo abbonato, e che quando glieli hai dati ti dicano “Allora apriamo subito il nuovo abbonamento, va bene?”. Ok, era una trappola, ma contando che i tempi sono stretti decido che vale comunque la pena di far partire subito la pratica.

Dopo qualche giorno mi arriva la chiamata dell’installatore che agisce per conto di Sky, e fissiamo l’appuntamento per l’installazione. Quel giorno si presentano due ragazzotti con un parabolone in braccio, e facciamo per andare sul tetto; chiedo le chiavi al custode, che mi risponde che l’amministratore – a cui pure io avevo comunicato che avrei fatto il lavoro – gli ha dato ordine di non darci le chiavi per accedere al tetto, perché “mica ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto”.

Al che io chiamo l’amministratore e gli spiego che sì, se il condominio non ha l’impianto centralizzato e se il comune (come per Torino) vieta l’installazione sul balcone, ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto, indipendentemente dalla volontà del condominio e dell’amministratore, basta che non lo danneggi; ci sono tonnellate di giurisprudenza in merito. L’amministratore insiste e mi chiede due o tre giorni per pensarci e capire come gestire il problema; non volendo litigare col condominio prima ancora di essermici trasferito, accetto la transazione e rimando via gli operai (sul modulo Sky “permesso negato da condominio” è la prima casellina nell’elenco “motivo della mancata installazione”; penso ci siano abituati).

Passa quindi una settimana in cui l’amministratore ci pensa, e parla con l’unico condomino nonché rappresentante di scala che ha già messo la parabola, visto che, tecnicamente, io potrei attaccarmi alla sua ed evitare di metterne una seconda. Io chiamo un paio di volte e mi sento snocciolare ulteriori problemi, e se bucano il muro, e se poi ci sono infiltrazioni, e poi è brutto, e così via.

Poi arrivano le vacanze; al ritorno richiamo e l’amministratore mi dice che si è risolto tutto, basta che io chiami l’antennista tal dei tali che è tanto di fiducia e sa già tutto. Ovviamente rispondo che non ho nessuna intenzione di pagare di tasca mia il lavoro ad un’altra ditta visto che Sky me lo fa gratis e che ho fatto tutto questo giro proprio per questo; lui mi risponde di chiamarlo.

Lo chiamo, e l’antennista mi spiega che naturalmente possiamo attaccarci alla parabola dell’altro condomino, ma solo se il lavoro lo fa lui, perché se no “il condomino non si fida”. Al che sollevo il problema del costo, e lui mi spiega che non c’è problema, perché anche lui è autorizzato Sky: basta che io parli con Sky e li convinca ad affidare il lavoro a lui.

Insomma, la morale è che ci sono sì un sacco di problemi se io voglio fare l’impianto di testa mia, ma affidando i lavori alla ditta amica dell’amministratore i problemi magicamente svaniscono.

Non solo: io provo a fare la richiesta a Sky aspettandomi resistenza, e invece loro rispondono “certo, non c’è problema, abbiamo aggiornato la pratica”; in sostanza salta fuori che questa è, se non la regola, perlomeno una situazione frequente.

Alla fine va meglio così: in effetti l’antennista conosceva già il palazzo, quindi ha trovato il modo di far passare il cavo nelle canaline, sostituendo anche il cavo del terrestre per farcene stare due. Mi ha lasciato il cavo penzolante fuori dalla presa sostenendo che il frutto nella scatola non ci stava, e non saprò mai se era una scusa per risparmiarne il costo, o se è vero (o meglio, lo saprò chiamando il mio elettricista). Io ho il mio decoder nuovo e attivato da qualche giorno, e visto che l’altro abbonamento finisce a fine mese, anche i tempi sono perfetti.

Certo però che in Italia bisogna faticare – e accettare compromessi – per qualsiasi cosa.

[tags]sky, satellite, installazione, antennista[/tags]

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venerdì 11 Gennaio 2008, 19:31

Dolce casa

Se vi chiedete il perché di un relativo silenzio, ecco qui la pianificazione di attività preparatorie al trasloco che ho smaltito in settimana, pur continuando a lavorare:

Lun 7/1: Installazione linea telefonica (rimandata).
Mar 8/1: Installazione linea telefonica.
Mar 8/1: Consegna e installazione lavatrice.
Mar 8/1: Montaggio tavolo Ikea (parte 1).
Mer 9/1: Montaggio tavolo Ikea (parte 2).
Mer 9/1: Consegna e installazione frigorifero (rimandata).
Mer 9/1: Consegna stampante multifunzione.
Mer 9/1: Acquisto modem/router ADSL.
(Gio 10/1: Roma in giornata)
Ven 11/1: Smaltimento di tre mesi di imballaggi accumulati.
Ven 11/1: Installazione impianto satellitare.
Ven 11/1: Consegna e installazione frigorifero.
Ven 11/1: Attivazione e configurazione ADSL.

Alcuni di questi task sono diventati una vera e propria saga. Raramente ho tirato tante bestemmie come questa settimana, però è una gran scuola di management organizzativo!

[tags]trasloco, consegna, adsl[/tags]

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giovedì 10 Gennaio 2008, 11:49

Wi-Valter

Vi scrivo questo post da Roma, seduto su una panchina nel bel mezzo del meraviglioso parco di Villa Borghese. Sono infatti quaggiù per una riunione del Comitato Consultivo sulla Internet Governance, che inizierà tra un’oretta, e ho colto l’occasione – avendo tutta la mattinata da perdere, causa scarsa sincronia tra i voli da Torino e l’orario della riunione – per fare due cose.

La prima è una passeggiata attraverso il parco, visto che non ci ero mai stato, e che l’ultima volta l’avevo appena sfiorato: il luogo della riunione è in via Isonzo, sopra la collina dietro il parco, e avevo giusto avuto mezz’oretta per fare una capatina.

La seconda è provare il tanto decantato servizio wi-fi gratuito del comune di Roma… ed eccomi qui.

Devo dire che ho vinto un po’ di resistenza: già altre due volte avevo pensato di registrarmi ed ero stato scoraggiato dall’assurda procedura. Per darti accesso, Veltroni vuole sapere tutto di te: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero della carta d’identità, e persino il numero di cellulare, che viene addirittura verificato facendoti telefonare ad un numero fisso, sul quale viene verificata la caller ID, quindi non puoi nemmeno oscurare il tuo numero (tra l’altro, questa tecnica mi ricorda qualcosa…). Alla fine, mi sono rassegnato ai modi da stato di polizia dei nostri politici, e oggi mi sono registrato.

Il successivo problema è stato trovare un hot spot: è vero che nel parco, con un po’ di fortuna, si trovano delle mappe sulla quale sono indicate le zone coperte; è anche vero che raramente si trova la rete dove la si aspetta, e generalmente il segnale è parecchio debole. Ho così messo in scena un po’ di wardriving, camminando per il parco con il portatile aperto in mano, tra gli sguardi stupiti dei carabinieri di stanza (ci fosse a Porta Palazzo tutta la polizia che c’è in questo parco semideserto…) e di qualche raro jogger o turista americano.

Alla fine, ho trovato un buon posto: se uscite dalla metro di Piazza di Spagna seguendo le indicazioni per Villa Borghese, potete poi camminare dritto dall’uscita delle scale, tenendovi sulla destra, e seguendo poi un lungo viale in cima a una piccola riva; arrivate così a una piazza circolare nella quale sfrecciano torme di taxi circondati da camionette dei carabinieri. Sull’altro lato della piazza, all’inizio di via Canonica, si apre sulla sinistra un sottoparco recintato; camminando per un centinaio di metri, accanto a un museo di non so cosa, c’è un cluster formato da una toilette, una cabina telefonica e un po’ di panchine, dove il segnale è decente (attorno al 40% della scala, sul mio iBook).

E così, mi sono collegato e mi sono registrato dal browser, e ora ho un account che – riloggandosi ogni due minuti, perché la sessione viene chiusa in fretta se non trasmetti – mi permette un’ora di uso al giorno per un anno, in cinque diversi parchi cittadini e prossimamente altrove; ma devo fare in fretta, perché fa freschino (una dozzina di gradi), il cielo è coperto e minaccia pioggia!

[tags]roma, wi-fi, veltroni, villa borghese, internet governance[/tags]

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lunedì 7 Gennaio 2008, 10:15

Lunedì fortunato

Stamattina sono stato fortunato. E’ vero che ero sfortunatamente rimasto senza biscotti, visto che ho lasciato il pacco aperto in montagna, e a casa non ne avevo altri; così non ho potuto fare colazione. Tuttavia, poco male perché ero di fretta: mi sono alzato prestissimo – attorno alle otto meno un quarto – perché alle otto e mezza dovevo essermi lavato, sbarbato, aver avviato la lavatrice (oggi colorati) ed essere giunto fino alla casa nuova, dove avevo appuntamento col signor Sirti per l’installazione della mia linea non telefonica.

Ad essere onesto, non sono sicuro di cosa dovesse fare il signor Sirti, visto che io ho richiesto una linea solo dati e che il rame c’è già dal precedente proprietario; comunque, arrivo lì, chiacchiero col custode a proposito della mia agognata parabola (un’altra saga che presto vi racconterò), e nel frattempo scopro di aver perso le chiavi della casa nuova. Guardo in tutte le tasche del giaccone; non ci sono; concludo che devo averle tolte giovedì, l’ultima volta che sono stato lì, magari infilandole nella giacca, visto che quel giorno ero seriovestito causa visita a un cliente. E così, mi avvio mesto verso casa.

Peccato che anche a casa le chiavi non ci fossero. A quel punto mi vengono in mente solo tre ipotesi: o le ha prese mia mamma senza avvertire, per qualche motivo imperscrutabile (ogni tanto in casa mia appaiono o scompaiono oggetti come per magia); o sono cadute nell’auto ieri, quando mi sono tolto il giaccone durante il viaggio; o sono rimaste in montagna; o le ho proprio perse. In ogni caso sono nei guai, visto che se buco l’appuntamento per la linea telefonica poi rischio che la mia pratica ADSL si inceppi e che io debba rimandare di un mese il trasloco (senza ADSL non vivo).

Sto per telefonare a mia mamma per smarcare la prima ipotesi, quando squilla il telefonino e accade il colpo di fortuna: è il tecnico della Sirti. Io faccio subito le mie scuse per non essere là ad attenderlo, quando lui mi interrompe e mi spiega che il tecnico che doveva venire da me si è dato malato, che non c’è nessuno per sostituirlo e che bisogna purtroppo rimandare a domani mattina. Così, in un tripudio di scuse, siamo tutti e due contenti e risolviamo il problema.

Liberato così dell’incombenza – e sono ormai le nove – decido di scendere per controllare se per caso le chiavi sono in macchina. Guardo sul sedile posteriore, nel baule, sui tappetini; non trovo nulla se non, dietro, una penna che avevo in tasca tanto tempo fa. Depresso, decido che essendo ormai per strada posso almeno risolvere il problema della colazione; e così, mi reco seduta stante al Lidl di competenza.

Scopro così uno spettacolo che non avevo ancora visto: il Lidl alle nove di lunedì mattina. Da una parte è pieno di vecchietti in attesa che apra, per accaparrarsi subito, prima che finisca, l’offertissima della settimana; oggi era una macchina per cucire. Dall’altra, ci sono i commessi che sistemano la merce; e così ho assistito alla scena del capo commesso che cazzia (gentilmente) la commessa nuova, spiegando che quando mette i nuovi surgelati nell’espositore frigorifero deve togliere quelli più vecchi, mettere quelli nuovi dietro, e poi rimettere quelli vecchi davanti, altrimenti gli ultimi in fondo restano sempre lì e poi scadono, tanto è vero che sabato è venuto il supervisore Lidl e ha notato la cosa.

Detta così, è una banalità, tanto è vero che io adotto da sempre lo stesso metodo quando, giunto a casa, metto via le scatole di tonno e le confezioni di farina; quelle appena comprate vanno ovviamente in fondo e non davanti. Peccato che la commessa prima non capisca, e poi nemmeno risponda, e poi si lamenti della “rottura di scatole”. Ho proprio il sospetto che per molti italiani l’idea di fare un lavoro per bene – anziché alla buona, pur di finirlo il prima possibile – sfugga ormai alla possibilità di comprensione.

Comunque, esco dal Lidl con la spesa – incluso un tronco di speck e il bicarbonato per pulizia pentole -, la ripongo sul sedile dietro, mi siedo e vengo colpito da un luccichio, che improvvisamente esce dalla millimetrica fessura tra il sedile del guidatore e la base del freno a mano. E così realizzo: era da due anni che non mi succedeva – in particolare, non mi era mai successo da quando ho l’Alfa – ma ho effettuato di nuovo il magico numero delle chiavi sotto il freno a mano, che con la Punto mi capitava una volta al mese, ma che ormai avevo rimosso.

In pratica, le chiavi escono dalle tasche del giaccone (i cui bottoni sono saltati da tempo immemore) e si infilano magicamente nella suddetta fessura, sparendo in un luogo arcano che è sostanzialmente invisibile sia da davanti che da dietro, a meno di non mettersi a guardare esattamente in verticale nella fessura. Nell’Alfa, poi, la fessura è molto più piccola e contorta che nella Punto, ed è schiacciata dal binario del sedile, per cui l’operazione di recupero – specie delle chiavi dell’ufficio, che sono poche e piccole – si è rivelata piuttosto complessa; ma a forza di inserimento e rotazione col mignolo ci sono riuscito.

E così sono potuto tornare a casa tutto contento, a godermi la mia brava colazione con tutta la fragranza dei Fior di Cacao appena munti sfornati estratti dal pacchetto. Buon lunedì!

[tags]lunedì, sirti, adsl, chiavi, alfa, punto, lidl, fior di cacao[/tags]

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