Ieri mattina sono andato a Milano per una riunione organizzativa tra tutte le liste del Movimento 5 Stelle, che è finita poco dopo le 14; e così sono andato con calma a Milano Centrale per prendere il regionale delle 15:15 e tornare a casa.
Sono tornato un po’ indietro e mi sono infilato nel primo buco che ho trovato, riuscendo a malapena ad entrare nell’anticamera del vagone, in piedi contro un palo; e lì ho saputo che non solo questo treno aveva quattro carrozze chiuse su dieci, ma che il precedente regionale delle 14:15 era stato cancellato.
A dieci minuti dalla partenza ogni interstizio del treno era occupato da persone in piedi, compresi i bagni e i passaggi tra una carrozza e l’altra; e sul marciapiede c’erano almeno un centinaio di persone in attesa. Sono arrivati i ferrovieri, che hanno fatto finta di non conoscere nessuno, evitando di dire o anche solo di guardare chiunque; ed è presto arrivata anche la polizia ferroviaria.
Alla fine le proteste (mai abbastanza rumorose, gli italiani sono abituati a subire in silenzio) hanno fatto aprire a forza le prime due carrozze, dove si sono pigiate le persone che erano ancora a terra; il capotreno, sempre senza accettare una parola da nessuno, si è infilato come un’anguilla nei vagoni per sbloccare i finestrini e tirarli giù, visto che c’erano trenta gradi e si rischiavano soffocamenti; e poi il treno è partito in condizioni da Terzo Mondo.
Solo tra Novara e Vercelli, dopo tre quarti d’ora, si è ridotto a condizioni vagamente umane, con poche persone rimaste in piedi; alcuni si sono comunque fatti il viaggio in piedi fino a Torino.
Che dire? Evidentemente che nei palazzi del potere non c’è nessuno a cui interessi migliorare questa situazione, dato che a Trenitalia conviene spingere con le cattive le persone a prendere l’alta velocità e al potere politico conviene fare favori a Trenitalia (si veda anche la vergognosa vicenda di Arenaways) e allo stesso tempo non investire sui trasporti pubblici per avere più soldi per clientele e appalti vari. E pensare che questo servizio è sovvenzionato, lo paghiamo noi; basterebbe non pagare a Trenitalia le corse in cui non vengono rispettati livelli di servizio decenti, e anzi imporre delle multe, e le cose cambierebbero.
Scrivo solo per comunicare che oggi, nella mia strada, sono apparse finalmente le macchine per asfaltare il marciapiede, che come vi avevo raccontato a inizio febbraio era stato aperto, richiuso alla bell’e meglio e lasciato a metà con i tombini sporgenti, tante pietruzze che si staccavano e colpivano chi passava, avvallamenti e polvere ovunque.
Hanno lasciato le cose a metà per “soli” due mesi (e per fortuna che ci sono le elezioni alle porte). Sono piccole cose, ma possibile che non si possano gestire i cantieri in modo da limitare i disagi, invece di fregarsene?
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Oggi, nonostante la pioggia, ci siamo proprio divertiti: abbiamo attraversato la città in sella alle bici per girare un video e insieme per rivendicare un po’ di spazio su strada anche per i ciclisti. Il mio percorso è stato circa questo (salvo che siamo passati lungo il Po nel parco Colletta, ma Google non lo ritiene possibile), per circa 25 chilometri di pedalata; partendo da casa, sono andato al punto di raduno della Falchera – ci tenevamo a partire da una delle periferie più lontane – e di lì, in una decina, siamo arrivati in piazza Borromini; dopo pranzo si è unito il grosso del gruppo e siamo andati alla Gran Madre e poi all’arrivo in piazza Castello, tagliando corto per via della pioggia; e poi sono ancora tornato a casa in bici sotto l’acqua.
Io consiglio sempre a tutti di girare per la città in bici; con un po’ di accortezza non è così pericoloso come sembra, e soprattutto permette di scoprire angoli nuovi e percorsi poco battuti. Il senso di libertà , che ebbi quando per la prima volta da bambino mi diedero una bici e mi permisero di scoprire da solo il quartiere, continua ancora oggi; nella bella stagione succede che ogni tanto prenda la bici e giri per Torino senza una meta.
Nonostante questo, come ciclista, non mi sono mai sentito tanto vessato come oggi. Già normalmente sappiamo di essere a Torino utenti della strada di serie C, venendo non solo dopo le auto ma anche dopo i pullman, le moto e i pedoni. Tutta la città , dai viali ai parcheggi alle deviazioni e ai cantieri, è ottimizzata per le auto; poi ci si preoccupa di far passare i pedoni; le bici è come non esistessero. Negli ultimi anni hanno cominciato a fare più piste ciclabili, ma la sensazione è che non le facciano per agevolarti, ma per toglierti di mezzo; per poterti mettere in un ghetto che spesso è un cordolo pieno di buche, un marciapiede condiviso con cani e passeggini, una gimkana in cui a ogni semaforo ti viene chiesto di scendere dalla bici o di impiegare tre o quattro cicli di verde per passare l’incrocio seguendo un percorso assurdo. Tutto va bene, basta che ti possano dire che non devi stare in strada, là dove disturbi lo sfrecciare delle auto.
Oggi alla Gran Madre si è toccato il fondo: eravamo una trentina di ciclisti, nemmeno tanti causa pioggia. Eravamo fermi sul sagrato della chiesa quando due vigilesse che passavano di lì (in auto) si sono fermate e ci hanno chiesto se avessimo “intenzioni bellicose” e comunque dove volessimo andare. Noi abbiamo risposto che volevamo semplicemente percorrere in bici via Po, operazione assolutamente legittima dato che le bici sono veicoli come gli altri e che non c’era nessun divieto particolare.
Questa settimana è stata intensa di febbrile lavoro; abbiamo messo in piedi molte cose.
Ieri abbiamo rilasciato la prima versione del programma, frutto di un lavoro collettivo di tante persone per un paio di settimane. Già ci rendiamo conto che ci sono punti espressi in modo poco chiaro, che di qualcosa ci siamo scordati, che altre cose potrebbero essere aggiunte: non preoccupatevi, è normale. Nel giro di un paio di giorni metteremo sul sito le varie sezioni su pagine distinte e commentabili, e vi chiederemo di fare tutte le osservazioni che ritenete opportuno; eventualmente, pubblicheremo una versione rivista tra qualche settimana. Nel frattempo, comunque l’ossatura di ciò che vogliamo fare è chiara e disponibile per tutti coloro che vogliono leggerla; e poi ci preoccuperemo di approfondire e presentare meglio alcune questioni più importanti.
Nel frattempo, ieri sera abbiamo compiuto uno dei classici “blitz cittadini” per cui il Movimento 5 Stelle è famoso. In via San Donato, come in mezza città , le strisce pedonali erano cancellate da molto tempo e l’attraversamento era pericoloso, tanto che qualche giorno fa ne ha parlato La Stampa. Abbiamo atteso qualche giorno l’intervento del Comune, e poi, visto che non è arrivato, abbiamo fatto da soli: un gruppo di noi è andato sul posto in serata, quando il traffico è ridotto, e ha ridipinto le strisce.
Infine, domani organizziamo una biciclettata in giro per la città , durante la quale sarà girato un video. Io partirò da casa mia a Parella attorno alle 10, per le 11 sarò in piazza Astengo alla Falchera, e poi da lì torneremo verso il centro. Il grosso del gruppo si troverà alle 14 in piazza Borromini, e di lì, sperando che non piova, ci recheremo in vari punti del centro, fino al gazebo di piazza Castello per le 17. Se qualcuno vuole unirsi è il benvenuto: speriamo di attirare un po’ di attenzione e di mostrare un modo diverso di godersi la città .
In attesa di montare un video e un racconto completo di quella che è stata una densa serata di piazza di cui i giornali hanno parlato il meno possibile, comincio a farvi vedere integralmente due momenti, nel bene e nel male: il primo è il discorso registrato di Salvatore Borsellino, nel ricordo della scorta di suo fratello, sparato di fronte ai poliziotti che difendevano Berlusconi e il suo codazzo; il secondo è il momento degli scontri tra polizia e centri sociali.
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Peraltro ero uno dei pochi che non è entrato all’evento in qualità di autorità o aspirante tale, ma ci è entrato per lavoro, essendo stato invitato dagli amici che gestiscono Working Capital, l’iniziativa di Telecom Italia destinata a promuovere aziende e progetti di innovazione tecnologica, che attendeva il presidente per inaugurare la conferenza di avvio dell’edizione 2011.
Oggi in tutte le piazze d’Italia si terrà l’ennesima manifestazione del sabato pomeriggio: dopo quelle contro Berlusconi e quella per le donne contro Berlusconi, arriva quella per la Costituzione contro Berlusconi. E non è solo un gioco di parole…
Infatti, una persona dell’organizzazione aveva invitato anche me a parlare oggi in piazza Castello; non come candidato, dato che non si parlava di argomenti elettorali e legati al Comune, ma come cittadino pubblicamente attivo che espone le proprie idee. Io avrei ribadito il ruolo e l’importanza della Costituzione, e poi avrei affrontato due aspetti che mi stanno particolarmente a cuore, ovvero come promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita democratica migliorando gli strumenti costituzionali di democrazia partecipativa, e come proteggere meglio i beni comuni, compresa la costituzionalizzazione di Internet proposta da uno dei massimi giuristi italiani, Stefano Rodotà .
Peccato che, dopo che anche Beppe Grillo ha parlato del primo dei due aspetti, io mi sia ritrovato un’altra persona dell’organizzazione a gridare sulla mia bacheca Facebook che “difendere la Costituzione” voleva dire non toccarne neanche una virgola, e che i grillini non erano graditi alla manifestazione.
Dopo un po’ di discussione è venuto fuori il vero problema, cioè che si voleva evitare che la manifestazione potesse dare spazio al candidato sindaco del Movimento anzichè a quello del centrosinistra. Ora, l’idea di non far parlare candidati o politici è anche condivisibile, ma sono stati loro a invitarmi in prima istanza; dunque viene naturale pensare che ci sia stata qualche pressione dall’alto per cancellare il mio intervento, anche considerando che la persona dell’organizzazione che ha insistito per non farmi parlare ha in tasca la tessera di Italia dei Valori.
Questa situazione finisce dunque per dare ragione a quelli che nel Movimento sostengono che a queste manifestazioni noi non ci dobbiamo andare, visto che (anche se chi vi partecipa lo fa con rabbia e in perfetta buona fede) sono soprattutto un tentativo dei partiti del centrosinistra di mettere il cappello sulla protesta degli italiani e di riportarla nell’alveo del sistema. Del resto, la manifestazione non ha un sito ufficiale ma ne ha due, questo e questo, corrispondenti alle due diverse bande del centrosinistra che cercano di metterci sopra il cappello (il secondo sito è di Gianfranco Mascia, autoproclamato leader del Popolo Viola e responsabile della comunicazione di Italia dei Valori); e poi ci sono i siti dei gruppi viola in dissenso con Mascia, come questo e questo.
Per i miei lettori che ancora non l’avessero vista, segnalo l’intervista fattami venerdì da Il Fatto Quotidiano e pubblicata oggi sul loro sito. E sì, ho lo sguardo stanco e dimostro dieci anni di più… infatti venerdì sera, dopo una puntata a Genova, sono andato a chiudermi tre giorni in montagna!
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È impossibile raccontare per bene una domenica intensa come quella di ieri ad Arcore: bisognava esserci. Sto ancora riflettendo, sto cercando di capire cosa sia veramente successo, ma intanto vorrei condividere alcuni pensieri.
Come Movimento 5 Stelle di Torino e del Piemonte, siamo stati molto incerti sin dal principio se partecipare alla manifestazione per le dimissioni di Berlusconi. Il cosiddetto “popolo viola” è diviso in tante anime, e se quella torinese è ruspante e priva di compromessi, quella nazionale è saldamente in mano all’IDV (l’autoproclamato portavoce Gianfranco Mascia, che peraltro soltanto i media riconoscono come tale, è stipendiato dal partito di Di Pietro). Sapevamo, insomma, che sarebbe stata una manifestazione su cui i partiti dell’opposizione avrebbero cercato di mettere il cappello; e sapevamo anche che Grillo è contrario a queste manifestazioni, vista l’ipocrisia di chi le organizza.
Immaginavamo che non sarebbe stato gradito, ma quel che non avremmo mai immaginato è che i militanti del PD e di IDV sarebbero arrivati direttamente ad aggredirlo, i primi verbalmente, i secondi anche fisicamente. Questo è quel che è successo:
A me ovviamente spiace che si litighi, che ci si divida, che ci siano reazioni così forti a quella che è una posizione, la nostra, più che legittima in democrazia; eppure questa reazione dimostra quanto berlusconiani siano anche i partiti dell’opposizione, coi militanti che adorano il “presidente Di Pietro” come quegli altri adorano Silvio, e con i piddini che si sentono padroni della piazza e danno per scontato di avere un diritto divino di andare al potere dopo Berlusconi. Io penso invece che cacciare Berlusconi per metterci dei berlusconiani meno capaci non serva a nulla; e allora, licenziamoli tutti.
La seconda parte riguarda i famosi “scontri”, di cui tanto avrete sentito parlare. I più cruenti sono avvenuti quando noi eravamo già sull’autobus – immagini qui – e dunque non posso testimoniare, ma dai video sembrano comunque cariche a manganellate contro una dozzina di ragazzi inermi, che si potevano portar via di peso e basta; e infatti oggi i due arrestati sono stati già liberati.
Prima, però, c’è stata la pantomima del corteo-non-corteo. Gli organizzatori hanno insistito che non si doveva andare fino alla villa, ma era ovvio che la maggior parte dei manifestanti fosse lì per quello; e dunque, dal basso, ne è scaturito un corteo pacifico e non violento, cercando di ottenere con la semplice pressione della folla di poter arrivare fino al cancello della villa. Non di rado succede; percorsi e programmi vengono cambiati in corso d’opera accordandosi sul posto tra i rappresentanti della questura e i manifestanti, e nessuno si fa male.
Qui, però, abbiamo avuto a che fare con organizzatori che se va bene erano poco avvezzi, e se va male erano sin dall’inizio intenzionati a far sì che la manifestazione si limitasse a qualche bella foto uso giornali, ma non disturbasse Silvio più di tanto. Fin dal principio hanno cominciato a spaventare la gente, e così la piazza si è divisa, metà ferma lì e l’altra metà in corteo. E quando ci si divide cominciano i guai.
Noi del Movimento, insieme a Resistenza Viola Piemonte, abbiamo scelto la terza via: ci siamo infilati in una strada laterale cercando di arrivare alla villa per un altro percorso, aggirando il corteo già bloccato. I poliziotti erano piazzati talmente male che con due svolte e senza nemmeno volerlo ci siamo trovati oltre il cordone di agenti che bloccava il corteo! A quel punto un po’ di agende rosse e bandiere viola hanno accerchiato da dietro gli agenti, che dopo dieci minuti di tensione sono stati costretti a ritirarsi.
Resta la sensazione che il “popolo viola” – nonostante lo splendido gruppo torinese e nonostante i tantissimi che alla base ancora ci credono – sia ormai nelle mani dei media dei partiti d’opposizione; e che agli stessi partiti interessi soffiare sul fuoco per prendere voti, ma non necessariamente per far cadere Berlusconi. Resta però la sensazione che il clima sia molto teso, e qui mi riprometto anch’io di cercare di non perdere la testa, anche se in quei momenti è difficile, anche se la piazza e la folla sono ambienti che cambiano facilmente la psiche di chi vi si ritrova.
Sicuramente conoscete la vicenda di Raphael Rossi, consigliere di amministrazione dell’Amiat che ha bloccato una delibera di acquisto da quattro milioni di euro rendendosi conto che non serviva a nulla, e a cui i dirigenti Amiat dell’epoca avrebbero offerto una tangente per chiudere un occhio, tangente che lui ha rifiutato chiamando i carabinieri. In queste settimane si è svolta l’udienza preliminare e ieri è arrivata la prima decisione: tutti gli imputati sono stati rinviati a giudizio (uno ha direttamente patteggiato).
Lo scandalo nello scandalo è però avvenuto quando, subito prima di Natale, il Comune di Torino ha deciso di non costituirsi parte civile nel processo. In un processo penale, la costituzione di parte civile serve a dichiararsi parte lesa: nel processo (a differenza del processo civile) è lo Stato ad essere controparte degli imputati, ma chi ha subito danno dal reato può diventare parte civile ed eventualmente ricevere poi un risarcimento. Un gran numero di costituzioni di parte civile, di fatto, dimostra anche l’interesse pubblico nel processo stesso.
Il Comune ha dichiarato che per loro era sufficiente la costituzione della stessa Amiat, ma la sostanza è ben diversa: non costituirsi parte civile è un modo per prendere politicamente le distanze dalla coraggiosa denuncia di Raphael. Non vi sembri strano: persone che partecipano attivamente ai circoli ecologisti della nostra città , ambienti progressisti e di sinistra, hanno riportato che quando si tocca l’argomento scattano gli imbarazzi, e anzi molti dicono esplicitamente che “così non si fa”, che va bene bloccare la delibera ma denunciare no, che non si portano in pubblico i panni sporchi dell’amministrazione cittadina, “che poi se no vincono la Lega e i qualunquisti”.
Comunque, dopo essermi indignato, io ho pensato un’altra cosa: ma il Comune mica è Chiamparino. Il Comune siamo noi, tutti i torinesi; e la corruzione nelle aziende di servizi danneggia tutti noi. Se l’Amiat butta via quattro milioni di euro in modo clientelare, poi la TARSU dovrà aumentare, oppure aumenterà il già enorme buco di bilancio del Comune. Ognuno di noi soffre dalla corruzione un danno economico diretto e ben preciso!
E così, ho tentato l’impossibile: ho tentato di costituirmi personalmente parte civile nel processo. Subito dopo le vacanze sono andato in tribunale, a cercare di parlare con il PM Pellicano: una scena surreale. Sono salito su negli uffici, ho percorso i corridoi fino a trovare la stanza giusta, numero 61401. Lui non c’era, c’era la segretaria; le ho spiegato brevemente cosa volevo fare. Lei mi ha guardato con gli occhi sbarrati e ha detto: “ma scusi, ma allora se è parte lesa lei lo è chiunque, lo sarei anch’io!”. Brava signora, vedo che ha capito.
Alla fine, comunque, non ci sono riuscito. Il PM ha avuto problemi personali, le udienze sono state rinviate – ma (con mia sorpresa, credevo che i processi fossero pubblici – si vede che non sono pratico di processi?) si sono svolte a porte chiuse. Ho chiesto ovviamente a Raphael, anche per assicurarmi che l’iniziativa fosse a lui gradita e non controproducente per l’accusa; lui è stato gentilissimo e ha gradito l’idea, ma mi ha detto che la vedeva difficile. Ho interpellato un’amica avvocato e competente in materia, che mi ha confermato che era praticamente impossibile che un giudice accogliesse la mia richiesta; è già difficile che vengano accettate le costituzioni di parte civile delle associazioni (so che ci stava provando Legambiente ma non so come sia finita), quella di un singolo cittadino è fantascienza.