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Archivio per la categoria 'TorinoInBocca'


mercoledì 7 Marzo 2007, 10:01

Parlando di stadi (2)

In risposta a un articolo di Gramellini che lo accusava di non voler investire, oggi Cairo pubblica su La Stampa una risposta che mi pare eloquente, giusto per sottolineare il regalo che Chiamparino, a danno delle casse pubbliche, sta facendo alla famiglia Agnelli. Perlomeno, se regalo dev’essere, che la città faccia regali equivalenti ad entrambi i suoi figli calcistici…

“IL PRESIDENTE GRANATA RISPONDE A GRAMELLINI

Caro Gramellini,

tramite la sua rubrica vorrei rassicurare tutti i tifosi del nostro Toro. Non è vero che io non voglio comprare lo stadio Olimpico perché non ho un progetto a lungo termine. Semmai il contrario: è proprio perché ho un progetto che non lo compro.

Sarei un matto a buttare via soldi per un bene che, purtroppo, a mio giudizio non li vale. Il costo innanzitutto: l’equivalente di circa 1500 euro per ogni spettatore, mentre alla Juventus il Delle Alpi mi risulta sia costato circa 400.

E poi vogliamo mettere la differenza fra i due impianti? Quello è uno stadio che la Juve potrà far lavorare 7 giorni su 7, allargando addirittura di oltre 20.000 metri quadrati la zona commerciale, mentre all’Olimpico manca lo spazio fisico per impiantare qualsiasi attività (ristoranti, cinema, negozi). Aggiungiamo che la capienza e la visibilità sono modeste e che, anche ampliandolo, parecchi spettatori continuerebbero a vedere male la partita. Hanno fatto uno stadio senza pensare né al calcio né al Toro e adesso vorrebbero farmi sentire in colpa se io non pago il prezzo dei loro sbagli?

La città di Torino è in debito con i tifosi granata da almeno vent’anni. Mi sarei aspettato che assumesse su di sé almeno l’onere della ricostruzione del Filadelfia. Invece il Comune finora si è detto disposto a investire solo 3 milioni e mezzo di euro. Di questo passo non si va da nessuna parte e i nostri tifosi hanno tutte le ragioni di lamentarsi della diversità del trattamento riservato ai due grandi club cittadini. Io sono disposto a sedermi anche domani a un tavolo con il Sindaco e gli assessori per riavviare un dialogo. Ma deve essere chiaro che non ho nessuna intenzione di portare il Toro sull’orlo di un altro fallimento per rimediare agli errori strategici che altri hanno commesso sulla questione stadi.”

[tags]torino, toro, juve, juventus, chiamparino, stadio, delle alpi, olimpico[/tags]

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domenica 4 Marzo 2007, 18:59

Domenica all’aria

Non ce l’ho fatta. Ero in casa da venerdì sera, intento a rilassarmi e a installare Ernesto, guardando ogni tanto un po’ di TV, giocando alla Playstation e leggendo. E però, oggi la giornata era talmente bella (e ci si sono messe anche le chiacchierate di kayak in chat) che, pur avendo già invitato gli amici alle 15 a casa mia per vedere la partita, alle 13:45 ho deciso che dovevo proprio uscire. Sono andato giù, e dopo una sessione di differenziata (mamma mia quanta plastica genero), ho inforcato la bici.

Visto il tempo limitato, l’idea era di fare semplicemente una puntata alla Pellerina, ma man mano che mi muovevo, sedotto dal sole, ho cambiato obiettivo, prima pensando al giro della Dora corto (attraversando a Collegno vecchia) e poi a quello lungo (attraversando ad Alpignano). La giornata era incredibile, non c’era una nuvola e, in maniche corte, l’aria freschetta e odorosa di ghiaccio mi faceva stare benissimo.

Già pedalando verso Collegno mi venivano in mente varie giornate del genere, di primavere luminose spese andando a trovare amici per giocare al computer, o a comprare giochi del computer, o leggendo riviste di computer, o… insomma ero un ragazzino un po’ monotematico, eh! Ma poi, in fondo in fondo, si vedeva il Rocciamelone pieno di neve; e così, invece di andare al ponte di Collegno, ho attraversato il parco dei matti (sulle panchine in viale Gandhi, potrebbe cantare Dalla), percorso in piega la rotonda di via Colombo a velocità da moto, salutato da lontano piazza Che Guevara (uno dei centri di gravità della mia infanzia) e poi, dopo largo Grande Torino, ammirato l’improvvisa apertura del panorama, con il Musinè che compare improvviso per tutta la sua larghezza.

E’ un peccato non potersi infilare nel Cotonificio di Bruere, un posto pieno di fantasmi e di magie; ma tutto, compresa persino l’ex provinciale Pianezza-Rivoli, è recintato da quando crollò il ponte di Pianezza… e così, si risale per i campi fino al cimitero di Alpignano, dove stavolta ho attraversato dalla pista ciclabile (un ponte sopratubo), invece che dallo scenografico ponte vecchio e dalla sua centrale idroelettrica in miniatura (o è un mulino? boh), che però prevede una salita secchissima subito dopo.

Il ritorno è per la vecchia statale ventiquattro, dove hanno eliminato il semaforo di Oltredora e ci hanno costruito una megarotonda con annessi PC City, UniEuro e Burger King. All’ingresso di Torino mancavano pochi minuti alla partita, e quindi ho arrischiato la salita di corso Marche, praticamente un pezzo di tangenziale… ma non c’era quasi nessuno a sfrecciare inscatolato a centodieci all’ora, e così mi sono concentrato sulla salita, leggermente meno secca di quella di via Pietro Cossa ma ancora più lunga.

Chiudo in un’ora precisa per una ventina scarsa di chilometri, e con una soddisfazione fantastica: era troppo tempo che non uscivo in bici senza una meta precisa e andando fuori città. Ora aspetto la tradizionale Torino-Robassomero-Torino di Pasquetta…

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sabato 3 Marzo 2007, 18:36

Succede a Torino

La cronaca di Torino, quelle rare volte che riesco a leggere La Stampa, è sempre una delle sezioni più interessanti; è proprio negli episodi spiccioli che si trovano pezzi di vita meritevoli di essere osservati.

Oggi, buona parte delle pagine di cronaca erano occupate dagli ultimi sviluppi di Tossic Park, dove i residenti hanno ormai costituito ronde stabili contro lo spaccio, e non passa giorno senza che qualche tossico (più raramente, qualche spacciatore) finisca all’ospedale pieno di mazzate.

In particolare, si parlava della dura presa di posizione del procuratore Marcello Maddalena, che promette dura repressione contro gli abitanti del quartiere. Certo, in teoria ha pienamente ragione, ma in pratica, quando tutte le sere ti trovi i tossici sotto casa, quel genere di dichiarazione, da parte di uno che vive con l’auto blu e la scorta in un bell’appartamento in zona centrale, suona davvero come Maria Antonietta e le sue brioche.

Nel frattempo, poco lontano da lì, è stato scoperto l’interessante caso di una donna rom che da anni fa figli senza interruzione da dieci anni, per evitare l’espulsione; la nostra legge dice che non si può espellere un membro di un nucleo famigliare dove vi sia una donna in gravidanza o che ha partorito da meno di sei mesi. La signora ha quarant’anni ed è già a quattordici figli, più undici abortiti; e ha dichiarato al giornalista che degli ultimi quattro o cinque avrebbe fatto volentieri a meno, e li ha partoriti proprio solo per permettere alla famiglia di restare in Italia.

La questione di fondo, in questo caso, è cosa fare di queste famiglie di rom, che spesso vivono nei nostri campi nomadi da quarant’anni e sono composte in gran parte da persone nate qui, che hanno fatto le scuole qui, ma che non sono italiane e non hanno il permesso di soggiorno (vivendo di furti, non hanno un lavoro e quindi nemmeno il permesso).

A me però interessava di più il caso umano, ossia l’idea di mettere al mondo dei figli in modo strumentale, nel più totale disinteresse per il loro futuro e le condizioni in cui potranno crescere. Anche qui, a prima vista la reazione è orripilata, visto che l’amore non ricambiato dovrebbe essere la caratteristica fondante dell’essere genitori. Se però poi ci si guarda attorno, e si vede l’abbondanza – forse quasi la preponderanza – di bambini che, magari in modo meno esasperato, pagano l’incapacità o il disinteresse dei genitori con problemi psicologici o carenza di educazione, finendo poi a picchiare i professori a scuola o a fare gli eterni mammoni semidisoccupati, non si può che concludere che quello che ha fatto la signora, a ben vedere, fa ampiamente parte dei normali casi della vita umana.

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sabato 17 Febbraio 2007, 12:38

Comunhacker

Ieri sono andato negli uffici comunali di Piazza San Giovanni, davanti al Duomo; il tempio della burocrazia torinese, dove si trovano gli uffici preposti al traffico, ai lavori pubblici e all’edilizia privata.

Ebbene, appena entrati, sulla destra, vi è un gabbiotto per le informazioni, in cui troneggia un vecchio PC, con il retro del monitor rivolto al pubblico. E sul retro del monitor c’è un adesivo che dice “Hackmeeting Torino 2003”. Chissà come ci sarà arrivato… in ogni caso, chapeau.

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giovedì 8 Febbraio 2007, 13:58

Parlando di stadi

Visto che in questo momento tutti parlano di stadi, mi sembra sensato riportare alcuni “dettagli” su quel che succede a Torino, dove è stato appena presentato il nuovo progetto di ristrutturazione del Delle Alpi, lo stadio che la città ha regalato alla Juventus, che come risposta ha detto che lo ristrutturerà solo se la collettività pagherà anche i relativi costi come parte della candidatura ad ospitare gli Europei del 2012.

L’articolo qui sotto non è mio, nè di un tifoso granata, nè di un giornale scandalistico o di opposizione: è uscito su Repubblica un paio di giorni fa. Divertitevi.

“IL REGALO DEL DELLE ALPI

Il 15 luglio scorso, il Comune di Torino ha concesso alla Juventus il diritto di superficie della durata di 99 anni sull’area dello stadio e zone adiacenti. In cambio di 25 milioni di euro, i bianconeri hanno ricevuto la possibilità di costruire un centro commerciale, una multisala cinematografica e la propria nuova sede con annesso museo. Si tratta di 54mila metri quadrati di superficie utile esistente all’interno di un’area complessiva di circa 350mila metri quadrati. Calcolando solo la superficie utile, il costo per la Juventus è stato pari a 4,68 euro annui al metro quadro: una minusvalenza in piena regola per i cittadini. Per installare un banco per il commercio di libri usati oppure di fiori, a Torino si pagano mediamente 76,65 euro annui al metro quadro.

La partita degli stadi, si è sempre chiamata. Chi l´ha giocata si sa, chi l´ha sempre persa pure: la città di Torino. Il paradosso è che stanno per piovere, sempre se l´Italia otterrà dalla Uefa gli Europei del 2012, milioni di euro sulle nostre terre, ma non sarà soprattutto la collettività a goderne bensì un soggetto privato, ovvero la Juventus.

È l´ultimo atto di una storia ormai lunga più di un decennio (fu Gianmarco Calleri ad aprire le danze, scatenando quella sarebbe poi diventata una valanga) e quasi sempre sbagliata: l´ultima notizia è che uno stadio costruito appena 17 anni fa verrà demolito e ricostruito, mentre l´impianto di proprietà del Comune, pomposamente e inutilmente olimpico, rischia seriamente di diventare un ingombro insensato, oltre che continuare a essere quello che già è, una macchina senza soldi. La Juve ha deciso: rifarà il Delle Alpi, ipotizzando un investimento di 120 milioni, soltanto se potrà scucire al governo un finanziamento agevolato a tasso zero.

Altrimenti rinuncerà alla spesa e si limiterà ad adeguare l´impianto ai parametri della legge Pisanu, sborsando una quindicina di milioni. In pratica, se il Comune non approverà il progetto firmando il protocollo d´intesa con la società bianconera, e se lo stato non finanzierà i lavori, Torino non avrà gli Europei, perché lo stadio Olimpico non è adeguato alle norme Uefa, che prevedono una capienza di almeno quarantamila spettatori.

Esattamente quella prevista dal nuovo Delle Alpi, che (sempre se i soldi e i permessi arriveranno) verrà raso al suolo e ricostruito, prendendo a modello stadi come la Philips Arena di Eindhoven, l´Aol di Amburgo o lo Stade de Suisse di Berna. Tutti impianti nuovi, moderni. La struttura non sarà quella del classico ovale degli stadi italiani, ma dall´esterno assomiglierà a un gigantesco parallelepipedo arrotondato sugli spigoli. Del vecchio Delle Alpi rimarranno soltanto quei pali a forma di V che sovrastano le curve e reggono la vela di copertura. Sparirà anche la famosa tensostruttura e, naturalmente, compariranno ristoranti ed esercizi commerciali, sempre sul modello tedesco. Al progetto ha lavorato l´architetto Renzo Zavanella, che già aveva firmato il plastico che gli era stato commissionato dalla Juve di Giraudo e Moggi. Lo studio Rolla si sta invece occupando delle strutture esterne.

E il Comunale? Resterà lì, monumento a mille errori. È un impianto inutile, troppo piccolo per il calcio e figurarsi per un Europeo. È anche considerato scomodo, bruttino e insicuro, visto che i tifosi granata della curva Primavera si lamentano per la facilità con la quale i tifosi ospiti li bersagliano di oggetti e petardi. È uno stadio senza futuro, pensato male e realizzato peggio: tutte le risorse cittadine si sono sempre concentrate sul Delle Alpi, che venne offerto alla Juventus per un cifra poco più che simbolica e sul quale, adesso, verranno dirottati anche gli eventuali finanziamenti pubblici, mentre il Comunale rischia di svuotarsi per sempre, visto che Cairo, paradossalmente, preferirebbe pagare l´affitto alla Juve pur di disporre di un impianto più adatto alle esigenze del Torino e dei suoi tifosi, che in corso Sebastopoli stanno oggettivamente stretti. Ma ormai non c´è più molto da fare, perché anche le promesse di un ingrandimento dell´Olimpico sono vane: si può recuperare qualche posto (poche migliaia, in ogni caso), ma non procedere a un intervento strutturale.

L´errore fu a monte, quando il Delle Alpi venne svenduto e l´altro stadio concesso al Torino di Cimminelli, nel quali tutti, in città, conoscevano le intenzioni e la disponibilità economica: non si può dire che il fallimento della società granata colse i torinesi di sorpresa, così come non si è mai diradato il sospetto che l´ex patron venne convocato alla guida del Toro proprio perché non si opponesse alla risoluzione della partita stadi.”

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sabato 27 Gennaio 2007, 15:54

Libertà per gli ultrà

Probabilmente avete sentito parlare – ne avevo accennato anch’io – della storia di Sergio e Iacopo, due giovinotti degli Ultras Granata che, poco prima di Natale, si sono presentati nel negozio sociale in piazza Castello, pieno di clienti, per portarsi via un po’ di felpe e materiale vario, dopo (si dice) qualche ceffone e spintone alle commesse e a Carlo Testa, il gestore del negozio nonchè socio GG e noto conduttore di trasmissioni granata sulle reti locali. I due, ventenni o poco più, erano stati prontamente pescati dalla polizia a casa loro, si dice mentre, indossate le felpe rubate per calarsi nel ruolo, si stavano scatenando a battere i gobbi alla Playstation.

Subito dopo l’accaduto, nonostante l’abbondanza di testimoni oculari, tutti hanno cercato di minimizzare ed abbassare i toni; Carlo è sparito dal forum e si è prodotto in una petizione di clemenza, per quanto un po’ imbarazzata, nella sua trasmissione; gli ultras hanno fatto muro, fornendo una spiegazione secondo cui la consegna di materiale, destinato a regali natalizi, era stata concordata in precedenza con pagamento dilazionato, ma al negozio non lo sapevano per cui hanno fatto resistenza, al che i due giovinotti dalle maniere un po’ spicce hanno semplicemente perso la pazienza: insomma, un “malinteso”.

I due ragazzi sono stati arrestati e portati dritti in galera; nel frattempo, ad ogni partita del Toro la protesta è montata. Ad Ascoli c’era un grande striscione che ribadiva la tesi del malinteso; con l’Inter si è chiesto di entrare in ritardo in curva; a Parma gli striscioni dei gruppi erano montati a rovescio. Per la partita di oggi pomeriggio con l’Udinese, gli ultras hanno diramato un comunicato in cui annunciano lo svuotamento del secondo anello della curva Maratona e chiedono a tutti dieci minuti di sciopero del tifo.

All’epoca dei fatti, io ero stato piuttosto duro sulla cosa, nonostante le velate minacce che ogni tanto saltano fuori sul forum verso chi dissente dall’ala dura del tifo. Resto della stessa idea (e ci mancherebbe), cioè che andare a tirare due ceffoni a un signore di cinquant’anni per portargli via tre magliette è una azione indegna non solo tra persone normali ma anche nelle logiche ultrà, e che se quanto sopra è la verità, questi due ragazzi devono essere puniti come meritano.

Il problema, però, è proprio il merito: perchè non si capisce come mai questi due poveracci, oltre un mese dopo, siano ancora in galera. In Italia, la carcerazione preventiva è prevista dalla legge solo in una serie di situazioni specifiche: quando esista il pericolo di fuga, di ripetizione del reato, o di inquinamento delle prove. Mi pare onestamente molto difficile che si possa ravvisare una di queste tre situazioni nei confronti di questi due ragazzi. Mi pare invece più credibile che qualcuno, in Questura, si stia divertendo a fare il bullo con due giovanotti che a stare settimane in galera con dei criminali veri non hanno nulla da guadagnare.

Finchè stiamo a scherzare tra noi, possiamo anche tirar fuori il qualunquismo del “tutti dentro”. Quando però si passa all’amministrazione della giustizia, si ha il dovere di riconoscere a ogni cittadino i propri diritti, indipendentemente dal gruppo di appartenenza. Qui, invece, si scivola verso uno scenario in cui se sei terrorista, e poi se sei extracomunitario, e poi se sei ultras o sei notav o sei hacker o comunque fai parte di un gruppo non perfettamente allineato alle logiche della massa, lo Stato se la prende con te – mentre un Previti ci guarda sorridente dal suo superattico, e una Franzoni fa i soldi con le apparizioni in TV.

Credo insomma che, lasciando tutto il resto al futuro processo per il reato di cui sono accusati, adesso sia ora che questi due ragazzi tornino a casa. Almeno se vogliamo continuare a pretendere che siano loro gli incivili, e noi i civili.

[tags]toro, torino, ultras, carcere, diritti civili[/tags]

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venerdì 26 Gennaio 2007, 14:45

Periferie pericolose (2)

Già all’epoca vi dissi che io risiedo a pochi isolati di distanza dalla scuola dove gli allievi picchiarono un disabile e poi misero il video su Google.

Bene, oggi, nella cronaca locale della Stampa, c’è il racconto di un altro video che gira su Internet, in cui due quindicenni attizzate dallo stesso ragazzo si picchiano per decidere a chi tocca portarselo a letto. Il video ovviamente è già sparito, ma stando al racconto, anche se non si arriva agli eccessi belgi, le due ragazzine si rifilano davvero un fracco di mazzate. Il tutto, ovviamente, ripreso da un compagno e poi mandato in giro per la rete.

La cosa un po’ inquietante, tuttavia, è che il set dell’episodio stavolta è il portico di casa mia, con lo sfondo del giardinetto che vedo dalla finestra.

[tags]torino, google video, bullismo, giovani, periferie[/tags]

Ora, confermo quel che già dissi all’epoca, cioè che sono lieto del livello di sviluppo tecnologico raggiunto dal mio quartiere; però mi chiedo quale sarà il prossimo passo. Troverò su Youtube il video di un tossico che si buca nel mio ascensore?

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mercoledì 24 Gennaio 2007, 18:45

La mostra del Centenario

Oggi pomeriggio alle 17, dopo il convegno, mi sono ritrovato in centro senza nulla di particolare da fare; la giornata però era splendida, con poche nuvole striate a velare appena la luce azzurra fosforescente del cielo al tramonto, e così ho deciso di fare una passeggiata, e poi di andare a vedere finalmente la Mostra del Centenario del Toro.

La mostra si trova al piano terreno del Palazzo della Regione, in piazza Castello, proprio di fronte all’ingresso di Palazzo Madama, all’angolo con via Palazzo di Città. E’ un po’ stipata, e hanno dovuto fare una grande selezione; eppure, merita la visita, anche da parte di chi non è particolarmente tifoso di calcio. Probabilmente in tal caso la sfilza di foto di grandi giocatori o le loro maglie esposte a mo’ di reliquia non vi colpiranno più di tanto; ma la sequenza di giornali d’epoca, di biglietti, di materiale vario, le foto della tragedia di Superga o dei tifosi in trasferta negli anni Dieci, la scarpiera del Filadelfia o la valigia del massaggiatore del Grande Torino sono comunque emozionanti.

E’ vero, io continuo a pensare che il modo migliore di capire il Toro sia andare una volta all’inizio di via Filadelfia, entrare nel buco della recinzione di fronte al Bar Sweet e fare un giro nel silenzio del vecchio stadio che non c’è più. Ma anche questa mostra, per cominciare, può andar bene.

Però fate in fretta, perchè chiude lunedì 28; l’ingresso è gratuito e la mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20, ma in occasione della notte bianca di sabato prossimo resterà aperta fino alle 2 del mattino. Se siete in giro, fateci un salto.

[tags]torino, toro, centenario, calcio, mostra[/tags]

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martedì 23 Gennaio 2007, 13:57

ToShare

Stasera a Torino si apre ToShare, un festival di cultura digitale presso l’Accademia Albertina di Belle Arti, situata (chi l’avrebbe detto) in via Accademia Albertina al numero sei. Il grosso del festival è concentrato sulle nuove arti digitali e sui nuovi media, ma non poteva mancare una sessione dedicata alla governance di Internet, in cui, a sua volta, non poteva mancare il sottoscritto.

La sessione sarà domani, dalle 10 alle 17, e sarà moderata da Anna Masera della Stampa, con la partecipazione fra gli altri di Magnolfi, Cortiana e Rodotà; il mio intervento è previsto a inizio pomeriggio, alle 14.

Il tema iniziale doveva essere centrato su Torino e sul suo tradizionale ruolo di laboratorio per quanto riguarda i diritti e le forme del lavoro; così, io ho preparato un intervento (di cui è già in linea l’abstract, nella mia nuova sezione dei documenti) centrato su questi temi. Dopodichè, si è deciso di rifocalizzare il tutto sulla governance di Internet, e così aggiungerò una parte anche su quello; son qui che mi preparo la scaletta, visto che il tempo concessomi è piuttosto ampio (quasi mezz’ora).

E’ possibile che sul sito ci sia anche un webcast; non lo so con certezza. Di sicuro, sarà una discussione interessante.

[Update delle 15:50: Adesso il mio intervento è previsto in tarda mattinata.]

[tags]toshare, innovazione, internet governance, torino, libertà digitali[/tags]

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giovedì 11 Gennaio 2007, 17:25

Creativi

Stamattina stavo pedalando allegramente verso piazza Castello, sotto un bel sole e con una bella aria di montagna; giunto in piazza Statuto, dovendo prendere una decisione non solo per me ma anche per la mia fedele bicicletta, mi chiedo: “i foma via Bertòla, ò i foma via Garibaldi?”.

Ci sono numerose ragioni per preferire la via intitolata al mio antenato, non ultimo il fatto che via Garibaldi – strada pedonale – è spesso piena di esseri umani al passeggio, per cui percorrerla in bicicletta diventa una specie di edizione dal vivo del gioco di Frogger, in cui ci si sposta continuamente da una parte all’altra della via per evitare le ondate di persone che ti vengono addosso o che appaiono e scompaiono in mezzo alla strada, i dehors dei bar, i furgoni parcheggiati in divieto e i veicoli che attraversano dalle vie laterali. Fate particolare attenzione alle file di cinque o sei signorine contigue: spesso hanno attivato il “radar borsetta” (quel particolare dispositivo che esclude dalla vista qualsiasi persona ed oggetto, ad eccezione dei capi di vestiario e degli accessori esposti nelle vetrine dei negozi) e sono difficilissime da evitare. Tuttavia, via Garibaldi è la strada più diretta per piazza Castello, e così ho preso quella.

Comunque, il punto del post era un altro: percorrendo alfine la via, ho notato i nuovi addobbi per le Universiadi Invernali Torino 2007, che inizieranno in città tra pochi giorni. Ebbene, dato che i fondi ormai scarseggiano, i creativi del Comune hanno avuto un’idea geniale: hanno preso quelle specie di vasi alti e squadrati in ferro, contenenti un mazzetto di shanghai in ferro e colorati di rosso pompeiano, che avevano già addobbato la via per le Olimpiadi; li hanno ridipinti di giallo evidenziatore; e ci hanno scritto sopra “Torino 2007”.

L’ho trovata un’idea geniale: hanno addobbato la città a costo zero, liberandosi dei fondi di magazzino olimpici… Certo, uno si chiede cosa succederà per Torino Capitale Mondiale Del Design 2008: li ridipingeranno di rosa shocking? Verde pisello? Grigio canna di fucile? Li coricheranno in orizzontale? Li appenderanno al contrario?

Però non mi preoccupo: con tutte le combinazioni di rotazione e di colore che ci sono, possiamo ospitare manifestazioni internazionali per trent’anni!

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