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Archivio per la categoria 'VitaDaToro'


mercoledì 30 Dicembre 2009, 16:13

I veri conti di una squadra di calcio granata

Sono in molti, in questi giorni, a non avere ancora capito bene il perché della contestazione a Cairo. E’ per loro che vorrei aggiungere, come piccolo esempio, una nota sulla contabilità granata che è già stata più volte fatta sui forum di appassionati, ma che molti tifosi non conoscono.

Cairo si vanta continuamente delle milionate che mette nel Toro: ancora ieri si è difeso minacciando la bancarotta, dicendo “se non metto i soldi io, chi li mette?”. Peccato che, come lui stesso ha dichiarato in passato (al fondo dell’articolo linkato), questi soldi non vengano messi nel Torino FC SpA a titolo di aumento di capitale, ma come finanziamento soci.

Cosa vuol dire? L’aumento di capitale è un versamento a fondo perduto: le casse societarie languono, e allora i soci si autotassano per mettere altri soldi nella società. Il finanziamento soci, invece, è un prestito del socio alla società, la quale è tenuta prima o poi a restituirlo al socio (con o senza interessi a seconda degli accordi pattuiti), salvo che faccia bancarotta.

In altre parole, tutti questi famosi “versamenti di Cairo al Toro” di cui tutti noi dobbiamo essergli grati sono in realtà dei prestiti di cui un eventuale futuro compratore dovrà farsi carico, andando a ripagare a Cairo non solo il valore della società (che, ricordiamo, Cairo ha avuto praticamente a zero dopo il fallimento), ma anche tutti i costi delle sue fallimentari annate di gestione sportiva.

Ma attenti, non è finita qui: se prendete i verbali della gestione societaria scoprite la cosa seguente:

cairostipendio.jpg

In altre parole, il Torino FC SpA ha assegnato al suo consiglio d’amministrazione (presidente Urbano Cairo, vicepresidente Giuseppe Cairo, consiglieri Maria Cairo più l’avvocato Trombetta e altri fedelissimi) un compenso di “euro 1.008 mila” ovvero di un milione e ottomila euro, di cui (così si dice) un milione destinato al signor Urbano Cairo come compenso per le sue indefesse attività di presidente e amministratore della società.

In altre parole, questo è ciò che fa Urbano Cairo con le casse del Torino FC:
1) versa un milione di euro nelle casse del Torino FC a titolo di “finanziamento soci”;
2) strombazza alla stampa che “ha messo un milione di euro nel Toro”;
3) si riprende il milione di euro a titolo di stipendio;
4) dopo essersi ripreso i soldi, lascia al Torino FC un debito di un milione di euro nei suoi confronti, come restituzione del prestito.

Insomma, se e quando mai qualcuno comprerà il Toro da Cairo, il suo milione di euro di finanziamento tanto strombazzato sarà tornato indietro raddoppiato. Buon affarista vero?

[tags]toro, calcio, cairo, contestazione, bilanci, società, spa, giri di soldi, affari[/tags]

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martedì 29 Dicembre 2009, 00:06

Con testa Tori

Comunque la si pensi, quello di oggi è quasi certamente il punto più basso raggiunto dal Toro nella sua storia centenaria: decimo in serie B, con il presidente che presenta il sesto o settimo direttore sportivo in quattro anni e mezzo, in una conferenza stampa tenuta in un container da terremotati, che viene preso d’assalto da una cinquantina di tifosi furibondi che assediano dirigenti e giornalisti, fanno scoppiare un paio di rumorosi petardi e gridano cori minacciosi per una mezz’oretta.

Qui trovate il video visto dall’interno, mentre questo è un racconto più dettagliato fatto da una persona che c’era:

sicuramente non c’era nessuno terrorizzato come continuano a scrivere i giornalisti…
io sono entrato alle 15.
alcuni dei tifosi presenti si sono radunati vicino al container e hanno cominciato a urlare cori contro cairo e sul fatto che bisogna vincere per andare in a.
sono stati lanciati 2 petardi e 1 fumogeno…
e i petardi sono stati fatti scoppiare in modo che non facessero male a nessuno OVVIAMENTE ma solo per fare un po’ di casotto…
l’unico presente fuori era ienca che e’ stato per 10 minuti di fronte agli ultras a prendersi insulti e inviti ad andarsene…ienca e’ rimasto impassibile…
poi verso le 15,45 sono usciti i giornalisti e i cori si sono infittiti…
dopo qualche secondo sono usciti cairo e foschi..(petrachi era gia’ uscito ma non l’ha cagato nessuno)..
cairo e foschi si sono avvicinati e fermati per qualche istante di fronte ai contestatori…qualcuno ha insultato cairo…qualcuno ha intonato cori contro di lui…cairo dopo qualche secondo si e’ girato e si e’ allontanato con foschi negli spogliatoi.
i tifosi hanno continuato a urlare e hanno intonato “tutti a destra, tutti a sinistra ecc ” muovendosi tutti insieme…qualcuno ha urtato ienca..che ha accennato a reagire ma e’ stato fermato..qualcuno si e’ un po’ attaccato con ienca facendosi segno di volersi beccare dopo uno contro uno…ma e’ finito tutto li
a quel punto i tifosi sono tornati in gradinata dove c’erano il resto dei tantissimi tifosi presenti(tra cui io)..
poi quando ci si e’ accorti che la squadra cambiava campo di allenamento e si allenava sul campo secondario i contestatori si sono spostati vicino all’entrata del campo intonando i soliti cori.
poi dopo qualche minuto i contestatori si sono avvicinati ai cancelli di uscita e hanno cominciato ad aspettare…
sicuramente le uova le lanceranno ma l’atmosfera non era cosi’ drammatica come i giornalisti vogliono far credere…
io sono d’accordo con quello che hanno fatto…
discutiamo al massimo sul perche’ questa contestazione e’ stata fatta solo ora…
io l’avrei fatta gia’ qualche mese fa.

Solo chi non segue da vicino il Toro può pensare che questa contestazione non fosse dovuta e necessaria; Cairo è un venditore di fumo di prima categoria che per troppo tempo ha marciato sull’entusiasmo da lui stesso pompato, ma il cui bluff – pochi investimenti, zero competenza, tagli su qualsiasi spesa strategica (tra cui squadre giovanili e impiantistica), incapacità di delegare a uno staff stabile e credibile – è ormai stato svelato.

E’ evidente che la squadra di quest’anno ha un potenziale molto superiore a quello espresso, e che è proprio la situazione ambientale a creare problemi; ma determinante è l’ambiente in società e nello spogliatoio, molto prima che quello sulle tribune, che alla fin fine è poco rilevante. Alla favoletta del calciatore che, poverino, sbaglia la pallonata perché non si sente amato dalla curva non crede più nessuno; se mai, bisogna parlare di ragazzotti miliardari di provincia lasciati allo sbando sul proprio posto di lavoro fino a maturare la linea del “ma chi se ne frega, lo stipendio me lo pagano lo stesso, l’importante è andare in discoteca a trombare”; un classico caso di cattiva gestione del personale.

Questo è dunque il momento di usare la testa. Da Cairo non si pretendono miracoli, ma serietà; che la smetta di millantare progetti e investimenti che non ci sono, di ingigantire ogni stupidaggine fatta per il Toro, di minimizzare le difficoltà e le critiche. Che si dedichi invece a ricostruire lo spirito del Toro, che faccia saltar fuori quei soldi per rifare il Filadelfia e con esso l’anima della società (son poi lo stipendio annuo di quattro o cinque giocatori) e che davvero dimostri di capire e di amare ciò che il Toro dovrebbe essere. Nemmeno la serie C sarebbe un’onta, ma lo è vedere il Toro trasformato in una brutta corporation di terza categoria, di quelle che ti vendono un servizio fallato e poi, quando presenti un reclamo, ti lasciano per ore al telefono in attesa di un call center che ti fornirà ogni volta una spiegazione diversa e sempre meno credibile, senza mai nemmeno provare a risolvere il problema.

Questa è la vera colpa di Cairo: usi la testa e lo capisca, e i tifosi useranno la testa per lasciarsi alle spalle questo brutto momento.

[tags]toro, calcio, serie b, contestazione, cairo, ultras[/tags]

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domenica 20 Dicembre 2009, 22:49

Esplosioni nel gelo

In questi giorni fa talmente freddo che la scorsa notte è gelato il pezzettino di tubo che, pur attaccato al muro e protetto da una canalina, scorre per mezzo metro sul mio balcone (peraltro pure rientrante all’interno dell’edificio e non direttamente esposto alle intemperie) e che collega la caldaia e il bagno. Di conseguenza non avrò più acqua calda fino al disgelo, sperando inoltre che non si sia spaccato il tubo.

Credevo di essere stato l’unico, ma stasera, all’aperitivo natalizio granata, sono saltate fuori altre tre persone con lo stesso problema o peggio: a chi è saltata la caldaia, a chi è esploso il tubo nel muro portandosi via un pezzo di mattone… Pensavamo che fosse una manovra dei gobbi ma no, anzi ai gobbi oggi è saltata direttamente l’annata!

[tags]gelo, caldaia, idraulici, toro, juve, il toro fa schifo ma ferrara ci fa sognare, cairo & ciro il duo tapiro[/tags]

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sabato 28 Novembre 2009, 23:53

Storia di una B sfatta

Quella di oggi pomeriggio non era una partita seria e lo dovevamo capire subito da tanti piccoli indizi: per esempio il fatto che il più che condivisibile striscione esposto in apertura dalla Maratona, “Società inesistente gestione improvvisata la nostra pazienza è terminata”, fosse scritto a spray su due righe più un pezzo aggiunto a destra perché l’ultima parola non ci stava. Oppure dal fatto che, all’annuncio delle formazioni, misteriosamente era sparito Sereni; in porta andava la riserva Alex Calderoni e in panchina non il solito terzo Gomis, ma tal Danilo Tunno di cui lo speaker non aveva nemmeno la foto da mostrare sul tabellone. E anche il Crotone non è una squadra seria, il principale striscione che campeggia nel settore ospiti dice “Nasty Boys Falchera”.

Infatti dopo venti minuti era già 0-2, due papere due gol: prima Zoboli che si butta pur di tenere in campo il pallone e smarcare così l’attaccante avversario in area, e poi un gollonzo storico, un rinvio di Calderoni che poteva essere tirato ovunque tranne che lì, sulla faccia del crotonese che gli correva intorno, con la palla che rimbalza e torna indietro rotolando beffardamente dentro la porta. E’ già chiaro come andrà a finire, tanto che ci affrettiamo a togliere gli striscioni dalla Primavera, anche se qualcuno ha legato la parte centrale con un nastro di recupero mal messo che non si vuol togliere e dunque io sono responsabile di uno degli ammainastriscione più lenti della storia, roba che se i tifosi avversari non fossero stati impegnati a festeggiare ci avrebbero gridato “oh issa! oh issa!”; si è risolto solo quando ho chiesto aiuto e fatto intervenire i muscoli bruti di Giovannino Capo Ultrà. E per tutto questo non ho nemmeno visto il gol di Bianchi – credo che sia la prima volta che mi perdo un gol del Toro allo stadio.

Il resto della partita può riassumersi nel risultato del mio tentativo di fare una foto al campo a inizio secondo tempo, disturbato dagli umori dei miei compagni di tifo:

tokr.jpg

Per fortuna che, scesi per protesta fino alla fossa del primo anello, non abbiamo visto più niente (la nota visibilità zero delle parti basse dell’Olimpico); comunque non ci sarebbe stato niente da vedere. Ci si salva con la voglia di ridere istericamente tipica dei disperati, mentre la Maratona a un certo punto intona a piena voce un “Forza ragazze” e un “Fuori le tette, tirate fuori le tette” che sono satira calcistica di altissimo livello. E così, alla fine cosa volete che si faccia? Usciamo, e decidiamo di andare a constestare.

Ma nemmeno questa contestazione è una cosa seria. Saremo un centinaio al massimo, molti vecchietti, un po’ di volti cruciali della Primavera, della Maratona boh. Ci sono una cinquantina tra poliziotti e carabinieri fermi in attesa davanti al cancello del garage, il posto dove di solito escono i giocatori. A un certo punto, dopo mezz’oretta, c’è un po’ di animazione: fanno disporre i tutori dell’ordine in fila, allargati a ventaglio, per separare la “folla” dal pezzo di strada dove devono uscire i veicoli.

Vediamo chi esce: è il pullman del Crotone. La contestazione erompe in un meritato applauso. Dal pullman salutano ed esultano neanche avessero vinto la Champions League, fanno cinquanta metri, poi, appena finita la fila di poliziotti, inchiodano e aprono la porta. Attimo di perplessità: scenderà qualcuno? Si sono incazzati? Sta per scattare una rissa? No, si riapre il cancello dello stadio e di corsa escono due ragazzi con la tuta sociale del Crotone. Tra gli applausi dei tifosi del Toro, corrono a gambe levate per salire sul pullman che li aspetta: si erano dimenticati due giocatori negli spogliatoi. Ma vi pare una cosa seria perdere contro questi qua? “Ah già, ma oggi c’era anche Pino, sai il cugino tuo che ogni tanto viene a fare il portiere… ehi ragazzi, qualcuno ha visto Pino?”

Dopodiché, l’attesa si fa lunga, e veniamo a sapere cosa è forse successo. Gira voce che Sereni si sia picchiato ancora una volta con il team manager Ienca, negli spogliatoi, poco prima di entrare in campo: ecco perché ha giocato Calderoni, e pare che il terzo portiere sia stato richiamato al volo via telefono (magari hanno cercato quello che abitava più vicino allo stadio…). Si ricorda che stando ai racconti degli ultrà Aimo Diana, oggi uno dei più molli, durante un confronto coi tifosi al casello di Mestre (di ritorno da Trieste qualche settimana fa) disse “Siete tifosi di merda, se vogliamo vi mandiamo in C”, e ci si chiede cosa volesse dire. Si ha notizia anche di un ridicolo comunicato stampa del Toro, che dice che l’allenatore Colantuono non interverrà in conferenza stampa “perché ha mal di testa”, provando definitivamente che la Cairese FC è una società di buffoni.

Aspettiamo il pullman del Toro, siamo sempre di meno: diciamo una trentina in tutto. La manganellataria quasi di fronte a me è una signora panzuta e ciociara, che ben presto si mette a scambiare lazzi con i due tifosi di fronte a lei, maneggiando il manganello per gioco; noi scherziamo e ridiamo, ci rendiamo conto da soli che non è una cosa seria. Sono le sette meno un quarto, la partita è finita da un’ora e mezza e vorremmo andare via, quando finalmente le cose si muovono: prima parte la polizia, poi noi all’inseguimento. Un minuto di corsa selvaggia per scoprire il pullman del Toro piantato lì come un toro in mezzo a via Filadelfia, le luci accese, pronto a caricare la folla.

La strada viene bloccata dal residuo gruppetto di tifosi, i più accesi si piazzano in mezzo alla via e cominciano a gridare qualche coro offensivo. Il digo Poncharello (pardon, il dirigente della Digos da sempre responsabile dei rapporti con la tifoseria granata) urla “Ragazzi, dobbiamo far passare il pullman, state attenti, il primo che tira una pietra me lo porto in ufficio, passa la notte alle Vallette!” Lì capiamo che è un diversivo. Infatti, il toro ingrana la retromarcia e si dimostra vacca, esce piano piano dall’altra parte. Buffoni senza palle, non vengono nemmeno a prendersi le doverose manate sulle portiere e i sapidi sputi che toccano per contratto ai giocatori in una situazione del genere. Sono pagati anche per questo!

Naturalmente, adesso il copione è già scritto: tutte le colpe saranno scaricate sull’allenatore che verrà probabilmente esonerato, in modo da permettere ai giocatori di continuare a fare quel che vogliono, per poi finire in discoteca e uscire da essa con la camicia spermata alla moda della bella Rosina. Cairo continuerà a gestire la Cairese come ha sempre fatto, spendendo il minimo possibile e come sempre con incompetenza, presunzione e improvvisazione. Prima o poi i nostri pedatori imbroccheranno tre partite di fila e ciò provocherà una ripresa di torinite, che purtroppo è una malattia incurabile, salvo poi doversi rimangiare il fegato all’ennesimo ritorno all’inconcludenza. E via così all’infinito, finché non ci libereremo di Cairo.

[tags]toro, crotone, calcio, serie b, ultras, tifosi, spogliatoio[/tags]

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mercoledì 11 Novembre 2009, 12:10

Follie da stadio

Effettivamente, Toro-Lecce non è stata soltanto una partita folle per il risultato, un pareggio subito al novantanovesimo di quelli che solo il Toro può riuscire a far materializzare. Ancora più folle è stata la scena sugli spalti alla mezz’ora del primo tempo.

Infatti, dopo una prima mezz’ora di tifo gagliardo, la Maratona si è ammutolita: Paolo S. è caduto di sotto. Paolo S. è un signore che io, pur frequentando la curva opposta, conosco di vista da qualche trasferta e qualche riunione di tifo. E’ quello a destra in questa foto qui, trovata nel gruppo a lui dedicato su Facebook:

paolos.jpg

E’ uno di quelli che al calcio dedicano la vita, nel ruolo insostituibile di lanciacori della curva Maratona: la persona che, invece di godersi la partita, si mette in piedi sulla balconata, si gira verso gli altri e urlando a squarciagola dà gli attacchi per i cori. Senza queste persone, il tifo non potrebbe esistere: come farebbero migliaia di tifosi a intonare lo stesso canto tutti insieme? E senza il tifo non ci sarebbe nemmeno lo spettacolo del calcio; anche perché, nel calcio tattico muscolare e sceneggiato di oggi, se non sei in Champions League in campo c’è poco da vedere.

Per essere visibili ed udibili nel caos di una curva, queste persone devono mettersi in piedi, a cavalcioni della ringhiera: non c’è alternativa. La posizione ovviamente è precaria e pericolosa, basta vedere la foto… Da sempre si lega alla ringhiera un palo o l’asta rigida di una bandiera, spesso ricoperta di nastro da pacchi, in modo che la persona in piedi abbia qualcosa a cui tenersi mentre si agita per dare indicazioni: si vede anche nella foto, tra le due persone.

Purtroppo da qualche tempo – solo a Torino, dicono – la cosa non si può più fare: anche questo palo è stato considerato una potenziale arma contundente (non si sa per cosa, dato che il settore ospiti si trova dal lato opposto, a circa cento metri di distanza: a meno che il campione mondiale di giavellotto non sia un tifoso del Toro…). Dunque, niente palo e lanciacori in piedi a urlare e gesticolare reggendosi solo stringendo la ringhiera tra le gambe: e così, domenica Paolo è caduto di sotto.

Ancora più folle è stato quel che è accaduto dopo: mentre si soccorreva il caduto e lo si portava in ospedale (per miracolo non si è fatto niente di serio), la Digos ha ritenuto di arrestare e portar via uno dei pericolosi ultrà che stavano lì attorno… una vigilessa quarantenne del comune di Moncalieri. Non si capisce cosa sia successo: la polizia dice che la signora, che ha prestato soccorso al caduto, dopo aver accompagnato il ferito nell’antistadio ha resistito a non si sa cosa, con ciò costringendo gli agenti ad arrestarla e a diffidarla dal venire allo stadio, il che le vieterà di avere la tessera del tifoso per tutta la vita – dunque mai più partite di calcio – e magari le farà anche perdere il lavoro. Secondo la polizia, la signora era ubriaca e, perquisita, aveva in tasca un manganello da difesa personale, non si sa se portato apposta allo stadio o tenuto sempre in tasca come precauzione, dato che sia le aggressioni ai vigili che il disturbo delle donne per strada non sono certo eventi rari. Anche fosse, non pare che avesse cercato di usarlo.

Io non ho visto la scena dunque non posso esprimere giudizi, ma su Facebook girano commenti basiti: chi c’era ha detto di non aver visto alcuna ragione per arrestare questa persona, e anzi si cercano testimoni a sua difesa. Certo, o a Moncalieri le selezioni dei vigili sono molto poco serie o si fa davvero fatica a capire cosa mai possa aver fatto di tanto grave una persona con un ruolo di pubblico ufficiale, al punto da rischiare di rovinarsi la vita, soccorrendo un tizio ferito, tra tifosi tutti della stessa squadra.

Vero che allo stadio ci si sfoga e anche le persone migliori agiscono in modo inconsulto, ma al punto in cui siamo la paura di andare allo stadio te la mette non il rischio (ormai inesistente) di incidenti, ma la paura di incontrare un tutore dell’ordine un po’ esaltato.

P.S. Altrettanto folle è stata la scena di Renzo Rabellino, leader della Lega Padana Verdi Verdi Grillo Parlante No Euro Forza Toro Pensionati Democrazia Cristiana, che, davanti alla curva, raccoglieva firme “per il Filadelfia” (in realtà i presenti sospettano che le voglia usare per le elezioni regionali) fino a che un paio di ultras non sono andati a “dare il giro” al banchetto (sin dagli anni ’70, quando la cosa implicava potenziali pistolettate, tra i tifosi del Toro vige un rigido “no politica in curva”). Ha poi proseguito protetto da una ventina di poliziotti pagati da noi, con i comitati pro Stadio Filadelfia che picchettavano il banchetto spiegando alla gente perché non firmare.

Del resto, nel weekend precedente era stato avvistato davanti allo stadio per la partita della Juve, raccogliendo firme “per la restituzione degli scudetti rubati”. Io ci ho pure messo un po’ a capire che intendeva quelli rubati alla Juve dall’Inter: di primo acchito avevo pensato a quelli rubati dalla Juve al resto del mondo :-P

[tags]calcio, torino, toro, stadio, curva maratona, juve, paolo s., tifo, ultras, daspo, digos, arresto, rabellino, firme, elezioni, scudetti rubati[/tags]

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sabato 10 Ottobre 2009, 10:09

Credibilità

“Nel pasticciaccio brutto di Cannavaro positivo al betametasone c’è un particolare che consola: l’estrema plausibilità della trama. In breve. Cannavaro dopo un allenamento viene punto da una vespa e il medico della Juventus, dottor Goitre, gli somministra un corticosteroide temendo che possa morire per shock anafilattico. Il medico avvisa il Ceft (Commissione per l’Esenzione a Fini Terapeutici), Cannavaro la domenica scende in campo (domanda: ma non potevano tenerlo a riposo, visto che bene o male era dopato? Se le vespe avessero punto 11 bianconeri, la Juve avrebbe giocato contro la Roma con 11 giocatori dopati, sia pure “giustificatiâ€?), viene sottoposto a controllo e trovato positivo. Il Ceft chiede alla Juve una più completa documentazione medica, manda una raccomandata con ricevuta di ritorno, la Juve la riceve ma nessuno apre la busta, che resta sotto un plico di corrispondenza su una scrivania (così si racconta). Trascorsi 40 giorni, il Coni decide di aprire un procedimento sul caso, ne dà notizia e l’annuncio di Cannavaro positivo desta scalpore. Il capo della procura antidoping, Torri, va a Torino a interrogare Cannavaro e il dottor Goitre e all’improvviso nella sede della Juventus ricompare la busta della raccomandata, ancora intatta. Nessuno l’ha aperta. Un disguido. Una dimenticanza.

Converrete con noi: un caso che avrebbe tutto per diventare imbarazzante si sgonfia, e si squaglia, per la sostanziale credibilità dell’accaduto.”

(dal blog di Paolo Ziliani)

[tags]juventus, cannavaro, doping, sport, ziliani, ipocrisia[/tags]

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sabato 19 Settembre 2009, 14:21

Storie di calcio moderno

Barletta, domenica scorsa: è in programma l’incontro professionistico Barletta-Manfredonia, valido per la Seconda Divisione (la ex serie C2). Poco prima dell’inizio, però, quando già le formazioni sono state comunicate e i giocatori si stanno preparando, arriva una terribile notizia: la moglie e il figlio di uno dei calciatori del Manfredonia sono morti in un incidente stradale mentre stavano recandosi a Barletta per vedere la partita. Sconvolti, i giocatori del Manfredonia chiedono di rinviare l’incontro; il Barletta accetta, e la partita viene annullata pochi minuti prima dell’orario di inizio.

Nel lutto generale, però, si attiva la burocrazia. Già, perché il regolamento della Lega Pro prevede “che il rinvio di una gara, quando anche concordato dalle due società, deve essere preventivamente comunicato alla Lega, soggetto organizzatore dell’evento stesso, per la ratifica dell’accordo; che solo nella ricorrenza del predetto adempimento può parlarsi di gara rinviata, dovendosi in caso contrario considerare la stessa come «gara non disputata» con tutte le conseguenze disciplinari”. In pratica, le due società si sono accordate, ma non hanno provveduto a inviare un fax alle autorità calcistiche in tempo utile; dunque il giudice, pur valutando l’aspetto umano e quindi astenendosi da punizioni più gravi come la sconfitta a tavolino per entrambe le squadre, multa il Manfredonia di duemila euro. Non sarà molto, ma stupisce il principio, come a dire che va bene la sensibilità, ma qui, persino nelle serie inferiori, ci sono di mezzo le televisioni e le scommesse: ricordatevi che lo show deve continuare o perlomeno che dovete portarci rispetto.

Purtroppo, stanotte se ne è andato Brian Filipi, promettente attaccante ventenne del Ravenna, che doveva venire al Toro già quest’estate e forse sarebbe venuto il prossimo anno; è stato investito da un’auto mentre camminava a bordo strada. Chissà se il Ravenna si ricorderà di mandare il fax.

[tags]calcio, giustizia sportiva, lega pro, barletta, manfredonia, ravenna, filipi[/tags]

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giovedì 10 Settembre 2009, 09:15

Divieti di sicurezza

Scusate se vi stresso ancora un attimo col calcio, ma stavolta ho bisogno di una consulenza.

All’interno dello Stadio Olimpico di Roma è stato osservato il seguente cartello, apposto dalle autorità preposte per garantire la sicurezza degli spettatori:

segnaletica-olimpico.jpg

I vari divieti sono molto utili e interessanti, ma l’ultimo in basso a destra proprio non capiamo cosa voglia dire. Sono state proposte varie ipotesi e cioè:

1) Divieto di guardare le stelle.
2) Divieto di assumere droghe chimiche.
3) Vietato far entrare Roberto Stellone che spizza.
4) Non si può entrare con il mal di testa.
5) Divieto di guardare contemporaneamente una stella bianca grande e tre nere piccole. Chi lo fa sarà deportato.
6) Divieto di darsi fuoco (per analogia con il divieto accanto a sinistra).
7) E’ vietato aprire una discoteca dentro lo stadio.
8) Vietato picchiarsi da soli.
9) Vietato fare la cacca dopo avere sbattuto la testa.

Tutti questi, all’interno di uno stadio italiano, sono divieti perfettamente plausibili: dunque non riusciamo a decidere. Voi che ne dite?

[tags]stadio, calcio, roma, sicurezza, segnale, autorità, lo facciamo per voi[/tags]

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martedì 8 Settembre 2009, 18:37

Quante scene

È stata una manifestazione tranquillissima, un’oretta di slogan davanti al Municipio in cui il piatto forte era “la mamma di Maroni è una puttana / il padre di Maroni è un travestito / il figlio di Maroni è un clandestino / e il parlamentare non si tocca”. E’ inutile che adesso i giornali pubblichino le immagini degli unici trenta secondi di tensione, quando d’improvviso il gruppetto di duri e puri che stava davanti (età media vent’anni) ha spinto le transenne in là di un metro, a titolo dimostrativo, trovandosi immediatamente davanti un muro di poliziotti e carabinieri in assetto da guerra (età media vent’anni).

Son rimasti lì a guardarsi negli occhi per altri venti minuti e poi la manifestazione si è sciolta, i gobbi sono andati in “corteo” per via Garibaldi verso piazza Statuto mentre i nostri sono andati in corteo fino al Principi di Piemonte a cantarle a Lippi e alla sua nazionale di gobbi raccomandati scarsi e bolliti, svolgendo dunque ulteriore opera meritoria per conto dell’intera comunità calcistica nazionale.

I presenti erano un 100-150 del Toro e un 20-30 della Juve (ridicoli come sempre), arrivati in ritardo. I cori contro la tessera del tifoso li cantavamo tutti, quelli contro la polizia soltanto un cinquanta per cento (noi brava gente di una certa età ovviamente non li condividiamo e non abbiamo partecipato allo sfondamento, in parte anzi cercando ombra ristoratrice dall’altro lato della piazza). I cori contro Maroni li cantavano anche i passanti.

E ciò nonostante, anche oggi mi sono goduto fantastiche scene di presunta apocalisse: come le due signore che, dovendo passare sotto i portici della piazza per imboccare via Milano, giunte a venti metri dal manifestante più vicino si son messe a correre con gli occhi spiritati, come fosse in pericolo la loro vita. O come il tizio che, quando è stato acceso un banalissimo fumogeno, ha commentato “Guarda, bruciano tutto” (tipo il porfido della piazza?). Oggi era una manifestazione per i diritti civili dei tifosi di calcio, domani potrà essere una manifestazione di cassintegrati, ma ci sarà sempre un sacco di gente che a forza di ascoltare telegiornali invocherà ordine e disciplina a prescindere, spaventata da qualsiasi azione leggermente diversa dal timbrare il cartellino ogni mattina e fare la spesa all’ipermercato il sabato pomeriggio.

Può darsi anche che sia per la frustrazione di non aver mai avuto il coraggio di alzare la testa per nulla.

[tags]manifestazione, ultras, tessera del tifoso, calcio, polizia, ordine pubblico[/tags]

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venerdì 4 Settembre 2009, 20:44

Per molti, ma non per tutti

Nei paesi autoritari, i governi intervengono per far sparire i dissidenti: non solo fisicamente, ma anche dall’immaginario collettivo, impedendo di inneggiare ai loro nomi e di mostrare i loro volti nei cortei e nelle manifestazioni di piazza.

In Italia, invece, è vietato mostrare in pubblico il volto di Gabriele Sandri; o almeno questo è ciò che è successo domenica scorsa a Verona, dove la polizia ha impedito ai tifosi della Lazio di affiggere questo striscione. Mentre uno striscione più piccolo con il volto di Sandri è stato fatto entrare, quello più grosso è stato bloccato in quanto non sarebbe stata richiesta la necessaria autorizzazione via fax entro le ore 18 del settimo giorno antecedente la partita, come previsto dall’apposito regolamento.

Per esporre striscioni oltre una dimensione minima, infatti, è necessario far esaminare con una settimana d’anticipo il loro contenuto alla locale Questura, che deciderà se ammetterli o meno. Esattamente come in Cina le manifestazioni per i diritti civili finiscono con il sequestro dei cartelloni, in Italia gli striscioni con la scritta “Giustizia per Gabriele” sono stati censurati da varie questure, già ben prima della sentenza-farsa del processo, in quanto chiedere giustizia equivarrebbe ad incitare alla violenza.

Ogni esposizione di striscioni non autorizzata viene naturalmente punita con il famoso Daspo, il divieto di entrare allo stadio per un certo numero di anni. Ma ovviamente non finisce qui; sebbene non ci sia alcuna regola che definisce quali magliette siano ammesse allo stadio o come ci si debba disporre sulle gradinate, anche le soluzioni creative portano alla diffida immediata. In realtà, la diffida viene ammannita un po’ per tutto: l’anno scorso da noi sono stati diffidati due ragazzini che si erano sporti dalle barriere verso il campo per prendere al volo le magliette lanciate dai giocatori. Ci sono più telecamere di sorveglianza negli stadi che nel caveau di una banca; alle volte hai paura anche a scaccolarti, temendo che ciò possa comportare la diffida.

In questi mesi, però, il governo ha deciso di alzare lo scontro introducendo la famosa “tessera del tifoso”. Per chi non ha seguito, spiego cos’è: dovrebbe essere una forma di schedatura di tutti i tifosi di calcio d’Italia, riportante i dati personali e la fotografia. Tale tessera diventerà da gennaio obbligatoria per l’acquisto dei biglietti per le trasferte, e dall’anno prossimo anche per quelli casalinghi: in pratica, sarà impossibile acquistare un biglietto per una partita di calcio senza avere la tessera.

Tralasciando il fatto che così si va esattamente nella direzione opposta a quella che si dice di voler perseguire, rendendo sempre più difficile l’accesso allo stadio a famiglie e spettatori saltuari (per non parlare dei turisti) e riservandolo invece ai tifosi più accaniti, vi è nel decreto istitutivo una clausola che ha lasciato tutti a bocca aperta: l’articolo 9 dice sostanzialmente che è vietato il rilascio della tessera o l’emissione di biglietti a persone che in passato siano state diffidate o condannate per reati da stadio.

L’Italia, il paese dove tutti i reati vanno in prescrizione prima che possano essere puniti e dove un ex assassino uscito di prigione riceve (anche giustamente) assistenza e ricollocamento a spese della collettività, decide dunque che se tu a quattordici anni ti sei sporto dalle barriere per afferrare la maglietta di Gasbarroni (no dico Gasbarroni, avessi detto Kakà…) e ti hanno diffidato, non potrai mai più entrare in uno stadio per tutta la vita.

A questo punto ci vorrebbe coerenza: se vieni pescato oltre i limiti di velocità ti ritiriamo la patente per tutta la vita, e se una domenica ti dimentichi di andare a Messa dovrai leggere l’Osservatore Romano per l’eternità. Mi pare giusto, no? Cosa volete che siano i diritti delle persone, o l’articolo 27 della Costituzione (“le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”)?

Domani a Roma si terrà una grande manifestazione di protesta; una più piccola si terrà anche da noi a Torino, martedì alle 16 sotto il municipio. Si chiede il ritiro di questa schedatura di massa, ma più in generale la fine di questo regno del terrore, completamente anticostituzionale, imposto da qualche anno alle tifoserie di calcio; un regno del terrore che moltiplica la rabbia e la violenza anziché calmarle, tanto che nella storia del calcio italiano non c’erano mai stati così tanti morti come negli ultimi due anni.

E la rabbia spicciola si sente ovunque: lunedì sera per Toro-Empoli hanno provato ad applicare controlli ancora più stretti agli spettatori in attesa di entrare, e in più molti dei mitici tornelli non funzionavano. A cinque minuti dall’inizio della partita, fuori dai vari ingressi c’erano ancora migliaia di persone in coda; davanti alla Primavera erano talmente tante da occupare interamente via Filadelfia. Erano persone normalissime, famiglie con bambini, tanti che non vengono regolarmente allo stadio e approfittavano di una serata ancora estiva. Alla fine, davanti alla prospettiva di perdere buona parte del primo tempo dopo aver pagato il biglietto, la gente ha cominciato a spingere ed è scattata la baraonda; fortunatamente i tornelli sono stati aperti, ma si è rischiata la strage da schiacciamento, dovendo tutti infilarsi in poche aperture larghe mezzo metro. Avendo aperto i tornelli, è entrato chiunque, con o senza biglietto, senza alcun controllo. Questo è il geniale sistema con cui le questure italiane portano pace negli stadi.

Ma naturalmente, ci sarà sempre in giro un intelligentone pronto a sostenere che l’essere tifosi di calcio implica automaticamente la perdita dei diritti civili…

P.S. Naturalmente, non crederete mica che la tessera del tifoso sia stata pensata e imposta per via della sicurezza! Chi vide la puntata di Report in cui la Gabanelli indagava sul perché agli anziani avessero mandato la “social card” invece di aumentargli semplicemente la pensione avrà già capito: perché la tessera del tifoso è in realtà una carta di credito revolving che lo Stato impone a milioni di tifosi italiani (anzi, finché non si metteranno d’accordo chi va in trasferta dovrà collezionarle tutte… l’han già scoperto persino i gobbi!). Quella delle serie minori è gestita da Telecom Italia (un nome a caso) mentre le società di serie A e B si possono scegliere la banca che desiderano, tanto son tutte la stessa cosa.

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