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domenica 26 Ottobre 2008, 12:49

Ritorno

Oggi è una bella giornata: il sole splende, la temperatura è piacevole, e sto per andare a mangiare su per i bricchi parlando di politica. Sono arrivato a Caselle ieri pomeriggio tardi, sono stato riaccompagnato a casa, ho aperto la valigia, mi sono rilassato, ho cenato… poi c’è un buco di qualche ora, e non ricordo proprio cosa sia successo. Se qualcuno ricorda qualcosa di ieri sera, quindi, è pregato di non dire nulla.

Colgo invece l’occasione per dare un giudizio culinario su Cagliari: positivo ma con dei distinguo. Infatti la trattoria Lillicu in via Sardegna, zona delle trattorie tipiche, è stata davvero buona, anche se ci siamo riempiti dei soli antipasti; invece i ristoranti eleganti dove ci hanno portato per il convegno erano buoni ma troppo elaborati. Se vi piace la cucina sarda elaborata in modo elegante e costoso, sia il ristorante Flora (tradizionale) che il ristorante Pomata (nouvelle cuisine) sono molto interessanti; quest’ultimo in particolare si è riscattato con una eccezionale bistecca di tonno, cotta fuori e cruda dentro come fosse carne. Però non puoi prendere la commessa di dar da pranzo a centocinquanta persone nella pausa di un convegno e preparare un menu di cinque portate che richiede due ore e mezzo per essere servito; e nemmeno avere un cuoco giapponese e definirti “susci bar” o addirittura “scusci bar”!

[tags]cagliari, cucina, {argomento temporaneamente innominabile}[/tags]

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giovedì 23 Ottobre 2008, 16:39

Frattaglie di Internet governance

1) Il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, usa prendere e inviare appunti scrivendo sui fogli per storto.

2) O’ professore napolitano (minuscolo) in show sulla diversity (diversità culturale, uno dei temi trattati qui all’IGF Italia con un seminario dedicato alla parità tra i sessi in rete): “Io non sopporto quelli che a cinquant’anni costringono la moglie a rifarsi il culo le tette, piuttosto esco e mi faccio io la diversity una volta al mese, almeno così è più onesto!”

3) La conferenza si svolge alla Manifattura Tabacchi, un ex complesso industriale ristrutturato da poco. C’è il wi-fi solo al piano terreno, nella officina-reception, dove tutti stanno seduti ai tavoli digitando sui loro computeroni microsoftici. Solo io, avendo batteria, mi sono messo fuori, al sole e dentro un’amabile brezza, seduto su una panca cubica colorata di blu, con il mio iBook sulle gambe. Passa da dentro Anna Masera, mi vede là fuori seduto con l’unico Apple di tutta la congrega, e mi dice: “Certo che potremmo farti la foto per la pubblicità della Apple: think different!”.

4) O’ professore napolitano (sempre lui, un vero mito) sui vigili di Napoli: “Una volta ho visto due vigili in moto che giravano, poi uno di loro si fermava vicino a un semaforo pedonale dove non attraversa mai nessuno, e dalla moto premeva ripetutamente il pulsante di chiamata pedonale. E io non capivo, mi chiedevo che facesse, poi ho capito: a Napoli nessuno si ferma al rosso di un semaforo pedonale, per cui lui faceva continuamente scattare il semaforo in modo che il suo collega più avanti potesse fare più multe!”.

5) (Non-piemontese, non-falso e non-cortese): “Ma non è vero che qui la stampa non è venuta, prima a pranzo allo stesso tavolo c’era tutto il gotha del giornalismo specializzato italiano: c’era De Biase, c’era Formenti, c’era la Masera e c’ero io!”

P.S. Niente offesa per nessuno; domani scrivo qualche racconto serio…

[tags]cagliari, aneddoti[/tags]

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mercoledì 22 Ottobre 2008, 20:20

Piove, ma il titolo l’hanno già fatto su un altro blog

Il nostro arrivo a Cagliari ha portato buono: infatti stamattina sulla città si è scaricato un temporale alluvionale che ha devastato tutto, bloccando ovviamente il traffico aereo. Il nostro volo da Linate, partito già con mezz’ora di ritardo, ha passato un’altra ora a girare in tondo sulla città aspettando che l’aeroporto venisse riaperto: a un certo punto ci hanno detto che l’aeroporto prevedeva di riaprire entro quindici minuti, e che noi avevamo carburante soltanto per altri venti. Spero che intendesse dire “prima di dover girare e andare ad atterrare a Olbia”, ma per fortuna non ho dovuto scoprirlo sul serio. A noi comunque è andata bene; quelli che partivano col primo aereo da Roma sono arrivati nel primo pomeriggio, e alcuni relatori sono arrivati ora, giusto in tempo per la cena.

Comunque, all’arrivo ci hanno fatto uscire dalle partenze, perché il piano terra, quello degli arrivi, era completamente allagato; ci hanno consegnato i bagagli a mano uno per uno… La prova della situazione (e quello era il primo piano) sta sul blog di Stefano Quintarelli: io ero accanto a lui ma non ho potuto fare la stessa foto, perché il mio magico telefonino ha cominciato a insistere che prima di scattare una foto doveva assolutamente sintonizzarsi sul GPS per memorizzare la posizione in cui la facevo, però se volevo potevo fare un video da mandare in MMS. Grazie, Windows Mobile!

[tags]cagliari, igf italia, pioggia, aerei, maltempo[/tags]

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martedì 21 Ottobre 2008, 15:57

Twit-post

Non preoccupatevi, non sto male; sono solo molto molto occupato (ottobre e novembre sono mesi ad alta densità). Sto per andare a prendere un treno per Milano, poi da domani a sabato sarò a Cagliari per IGF Italia & Dialogue Forum on Internet Rights II, se qualcuno è in zona faccia pure un salto, specialmente ai miei workshop :-)

[tags]cagliari, igf, carta dei diritti della rete[/tags]

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domenica 19 Ottobre 2008, 21:43

Le nuvole d’autunno

Passare un fine settimana in montagna, d’autunno, è meglio ancora che farlo d’estate o d’inverno. D’autunno la natura è bellissima: gli alberi hanno qualsiasi colore, dal giallo al beige all’arancione al rosso, oltre naturalmente al verde e al marrone. L’aria è piena di profumi di pini e umidità, mentre gli animali si godono l’ultimo sole prima di prepararsi per l’inverno o di scendere a valle. E poi, fuori non c’è nessuno: chissà perché, le torme urbane hanno deciso che la montagna merita una visita soltanto d’estate o d’inverno. E invece, questo è uno dei periodi migliori.

Eravamo così da soli, gli unici di un intero villaggio di un centinaio di appartamenti, insieme alla vecchia Panda scassata del custode. O meglio, ieri pomeriggio c’è stata una apparizione: di colpo, nel piazzale davanti al bar, sono comparse delle Porsche Carrera. Ma non una, non due, almeno una dozzina; va a sapere cosa ci facessero lì, probabilmente un raduno. Sono sparite presto, ad ogni modo. Non appartenevano al luogo.

E così, si rimane soli, dentro il caldo della casa, a guardar salire le nuvole. Ci sono intere giornate, d’autunno, in cui la casa è immersa nelle nuvole, tanto da parer quasi il finale di Solaris. Invece, si è semplicemente isolati in una coltre di vapore che sale dalla valle, persi nel grigio e nel nulla, e quindi di fronte soltanto alla luce emessa da se stessi. Non c’è Internet, non c’è rumore di auto o di aerei, non c’è nessuna traccia di civiltà; soltanto, finalmente, natura.

E’ difficile, al giorno d’oggi, mantenere il senso della propria naturalità; allontanarsi dalla città aiuta. Anche rapportarsi con gli animali aiuta, purché non siano i cani e i gatti cittadini, nevrotici persi, che di naturale hanno ben poco; preferisco piuttosto le mucche o gli stambecchi. Entrare nel bosco è ancora meglio: si capiscono secoli di favole apparentemente inspiegabili; si capisce la magia che genera quel dedalo di alberi, dove perdersi è non solo facilissimo, ma doveroso.

Eppure, il fatto che in questo sabato d’autunno fossimo soli, là, in mezzo alle nuvole, dimostra che pochi apprezzano l’idea di trovarsi faccia a faccia con la (propria) natura. Ho come il sospetto che molti, anzi, ne abbiano paura.

[tags]montagna, bosco, autunno, natura, nuvole[/tags]

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sabato 18 Ottobre 2008, 10:12

Un fiorino

Giovedì scadeva la presentazione mensile dell’IVA: siccome a settembre ho fatturato un progetto plurimensile, l’IVA da pagare era di 823 euro. Sfortunatamente, però, ho premuto sul pulsante sbagliato e l’ordine di pagamento non è stato inserito.

Ieri mattina me ne accorgo e chiamo il commercialista: pagando con un giorno di ritardo c’è una mora, che lui mi calcola. La mora è di euro 30,87: 7 centesimi di interessi e 30,80 euro di sanzione, la quale è indipendente dal numero di giorni di ritardo purché inferiore a 30.

In sostanza, lo Stato italiano mi fa pagare la mia disattenzione con un interesse del 3,75% giornaliero: circa il 68’500’000% su base annua.

Io non ho mai evaso una lira, e attendo da oltre un anno un rimborso di circa quattromila euro che mi chiesero di pagare ingiustamente (cioè: prima mi fecero pagare e poi mi dissero “sì ma quello era un calcolo presuntivo che facciamo in modo approssimato, in effetti doveva pagare quattromila euro in meno, faccia domanda di rimborso, aspetti e speri”), che naturalmente non sarà certo rimborsato con quel genere di interesse… Insomma, comincio a capire come mai molti miei colleghi trovino l’evasione e l’elusione fiscale moralmente giustificate. D’altra parte, di fronte a un comportamento del fisco di questo genere, ve la sentite di dar loro torto?

[tags]fisco, tasse[/tags]

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venerdì 17 Ottobre 2008, 14:02

Arraffi chi può

Forse non tutti ve ne siete accorti, e quindi ve lo dico io: è cominciato l’assalto alla diligenza da parte degli enti locali. Già, perché i conti di Comuni, Province e Regioni sono in rosso, in alcuni casi tanto da portare le amministrazioni sull’orlo del fallimento (a parte Taranto, che è già fallita da un po’). E’ noto che una delle principali ragioni per cui a Torino si fa il grattacielo di Banca Intesa è incassare subito svariati milioni di euro (trenta, mi pare) di oneri di urbanizzazione: soldi che permetteranno al Comune di pagare gli stipendi anche a dicembre. Altri, invece, non sono così “creativi” e quindi utilizzano i vecchi metodi all’italiana.

Il governo Berlusconi, quindi, tra i suoi primi atti ha stanziato 500 milioni l’anno per i prossimi anni per Roma; anzi, per Roma Capitale, per compensarla cioè delle maggiori spese che le derivano dal fatto di essere la capitale… come se il fatto che l’intera economia cittadina si regga sugli stipendi delle amministrazioni centrali, pagati da tutta Italia, non costituisse già un enorme afflusso di denaro verso Roma.

Dopodiché, c’era in crisi anche Catania, la città governata fino a pochi mesi fa da Umberto Scapagnini, medico personale di Berlusconi e responsabile della sua “immortalità” (parole sue), prima che mollasse tutto a metà mandato per farsi eleggere in Parlamento, guadagnando così una opportuna immunità parlamentare; e così, zitti zitti, sono arrivati 140 milioni anche laggiù.

Nel frattempo, anche la Regione Lazio rischiava di fare bancarotta, a causa dell’immenso buco della sua sanità; e così, dopo vari nicchiamenti dovuti al fatto che la Regione è in mano al centrosinistra, è stato sbloccato anche il fondo di cinque miliardi di euro – di cui due miliardi regalati a fondo perduto – per le cliniche ciociare e vaticane.

Evitiamo di menzionare l’operazione Alitalia e i cinque miliardi di dollari regalati a Gheddafi (senza che gli italiani che furono sbattuti fuori dalla Libia dal suddetto, confiscando loro beni e denari senza alcun compenso, siano mai stati risarciti): certo che Berlusconi, quando gli serviva e quando c’erano amici da foraggiare, non si è fatto problemi a spendere.

Nel frattempo, naturalmente, lo Stato taglia di tutto e di più: è di oggi il bell’articolo di Sapegno sulla chiusura della scuola elementare di Prali. Ora, io sono assolutamente favorevole a tagliare sprechi e lussi, ma qui non stiamo parlando né dell’una né dell’altra cosa: come si può pensare che le montagne sopravvivano con una scuola ogni 40 chilometri di curve?

Capirei anche che si tagliasse se non ci fossero proprio più i soldi; ma tutti gli stanziamenti di cui sopra dimostrano che i soldi ci sono. Solo, sono dirottati senza alcuna equità verso le voci di spesa “amiche” e le zone più brave ad ottenere regali dal governo centrale.

Tutto questo si somma alla storica sperequazione per cui alcune parti d’Italia mantengono stabilmente tutte le altre: leggete quei numeri, fanno spavento. Io potrei capire sia che grandi parti del Paese avessero bisogno di stanziamenti consistenti per qualche tempo, sia che piccole parti del Paese avessero bisogno di stanziamenti regolari (per esempio le isole remote); ma non è possibile che un Paese si fondi stabilmente sul fatto che una parte mantiene tutti gli altri. Se questo metodo davvero servisse allo sviluppo, a quest’ora il Sud sarebbe la California: quanto ancora bisogna insistere per capire che non funziona, e che serve solo a prolungare le clientele e a finanziare la stessa mafia che vorremmo teoricamente combattere?

Non si tratta quindi di una questione di solidarietà: solidarietà è quando si aiuta qualcun altro per un caso speciale e non dipendente dalla sua volontà. Qui, invece, questo flusso di soldi non aiuta la gente che vive al Sud, ma solo i politici e i mafiosi che incamerano le prebende pubbliche; e non è né eccezionale né indipendente dalla volontà degli amministratori che ricevono questi soldi, e che creano buchi in maniera irresponsabile o addirittura volontaria, in modo da riceverne altri.

Finora, comunque, c’era ricchezza più o meno per tutti e la cosa è rimasta in piedi. Ma quando l’anno prossimo o al massimo quello successivo, causa debito non ripagato, a Torino cominceranno a chiudere gli asili e le biblioteche, semplicemente perché le tasse pagate dai torinesi vanno a finire negli sprechi (nazionali e locali) invece di essere spese per servizi utili, noi che faremo?

Perché si sa, uno che costruisce una situazione vantaggiosa per sé e svantaggiosa per gli altri è un furbo e merita tutto il nostro disprezzo; invece, uno che ogni tanto si sacrifica per gli altri merita tutta la nostra ammirazione… ma anche la nostra riconoscenza e il nostro aiuto, perché il sacrificio non può essere permanente e fatto sempre dalla stessa persona. Pertanto, uno che accetta passivamente e perennemente una situazione svantaggiosa per sé e vantaggiosa per gli altri, senza alcuna particolare considerazione etica a giustificarla, non può definirsi altro che un fesso.

[tags]economia, debito, federalismo, tasse, roma, catania, lazio, torino[/tags]

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giovedì 16 Ottobre 2008, 12:25

Melanzane

Ci sono cose che non sapete: almeno questo, penso che lo sappiate. L’entità effettiva di ciò che non sapete, tuttavia, è molto, molto, molto maggiore di quel che sapete di non sapere.

Purtroppo, quando ti dicono qualcosa che sulle prime sembra incredibile e ti giurano che è vero, tu non hai molti mezzi per decidere se crederci o meno; o ti fidi di chi ti sta parlando (e spesso sbagli) oppure l’unico strumento è controllare le fonti. Internet aiuta molto a trovare fonti, ma d’altra parte aiuta molto anche a creare ad arte fonti manipolate e a farle sembrare credibili. Di conseguenza, potremmo essere molto più manipolati di quello che crediamo.

Per esempio, sarà vero che gli Stati Uniti nel 1991 hanno lanciato una bomba atomica sull’Iraq, la terza della Storia? A suffragio di questa teoria, Maurizio Torrealta di RaiNews24 (giornalista ex santoriano di ferro) ci presenta un video di un veterano e alcuni dati registrati dai medici e dai sismografi. Noi non abbiamo alcun modo di sapere se il tizio nel video sia davvero un veterano, e in questo caso se sia credibile o se sia un pazzo furioso; e se i dati scientifici siano veri, e dicano veramente ciò che ci dicono che vogliono dire.

Personalmente, non ho alcun dubbio che l’esercito americano non si farebbe problemi a usare bombe atomiche se lo ritenesse necessario; ma siamo soltanto al livello della verosimiglianza, che non implica certo la verità.

E quindi, boh: io vi ho linkato la notizia, fate vobis; tanto l’unica soluzione sarebbe vedere coi vostri occhi. Ma persino in quel caso, se tornaste indietro raccontando di aver visto qualcosa di davvero inaspettato, nemmeno i vostri amici vi crederebbero.

P.S. Per completare l’atmosfera matrixiana, ho deciso di copiare Beppe Grillo e di aggiungere un P.S. che non c’entra niente, invece di fare un nuovo post. Oggi vi segnalo una delle rare – e proprio per questo meritevoli – petizioni sensate che ho visto girare (e che ho firmato) sul tema dei ricercatori precari dell’università. Ah, e attenzione: le melanzane sono appassite. Ripeto, le melanzane sono appassite.

[tags]verità, giornalismo, bomba atomica, nucleare, stati uniti, iraq, desert storm, rai, torrealta, grillo, beppegrillo, università, melanzane[/tags]

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mercoledì 15 Ottobre 2008, 11:56

Me ne frego

Commento postato ieri mattina sul blog di Flavia Amabile che denunciava i tagli alla scuola pubblica:

“Come al solito, si carica sempre + di lavoro chi gia’ fa e da’ alla scuola e chi non fa un tubo ,prendera’ solo lo stipendio, vedrete, xche’ non si fanno tante belle sezioni in cui i bambini stranieri possono imparare bene l’italiano,la storia, la cvilta’ italiana, ma so gia’ che tanti “amici del blob storceranno il naso,guai e l’integrazione? si, ma x quella i nostri figli rimangono indietro nei programmi xche’ bisogna aspettare loro,bisogna far andare alla pari loro, gli stranieri, prima loro e poi noi, anche chi ha dato un pugno al prof, chi era di origine dominicana, puo’ succedere anche con un italiano, ma li’ ci si mettono di mezzo anche i genitori,sempre a proteggere i figli ,e magari a menare loro i maestri,come e’ successo ad una maestra nostra ,assalita da una madre rumena a schiaffoni e poi ,vai a lamentarsti se riesci,e sa la signora non capisce la linua italiana, si e’ confusa, ma quando vogliono capiscono bene tutti i loro interessi, le agevolazioni che ci sono solo x loro in italia, tutti i soldi che diamo loro, tutto gratuito e io pago…. italiani scemi,dicono loro e hanno ragione, ma qualcuno non la pensa cosi’ e combattera’ finio alla fine x ideali italiani,anche se soccombera’ xche’ sono davvero troppi e si riproducono sempre +( basta guardare due mussulmane in giro,in media ci sono circa 5 o 6 figli e se li devo mantenere io ,mi girano alquanto,cioe’ li mantiene la societa’ italiana xcon tutti i giavamenti che hanno. mi direte che sono razzista ma chi se ne frega? non ho mai ammazzato nessuno io, o stuprato ,non sono mai andato a rubare ai vecchi, non ho mai guidato ubriaco e ucciso un passante ignaro. si puo’ succedere anche ad un italiano ma sembra + grave e uno straniero che ci odia puo’ noi no,noi in casa nostra, si badi bene, non possiamo +”

scritto da gio’64 14/10/2008 11:11

Che questo signore o signora di 44 anni la pensi così, scrivendolo come in un SMS, non è strano: basta girarsi un po’ attorno per accorgersi che commenti come questi sono frequentissimi, e che l’odio per gli stranieri è un sentimento diffuso, specialmente in persone abbastanza vecchie da poter rimpiangere l’era in cui “qui eravamo tutti italiani”, ma abbastanza giovani da non aver goduto dell’età in cui eravamo tutti ricchi. Quello che però mi ha colpito è l’espressione “me ne frego”: me ne frego dei giornali e delle istituzioni che dicono che il razzismo è male, me ne frego della disapprovazione sociale che mi aspetto per chi non è di sinistra o è razzista (questa confusione è aiutata dal fatto che i primi a farla sono spesso quelli di sinistra) e me ne frego persino delle leggi, in cui non credo più e anzi che vedo solo come uno strumento di vessazione al servizio di “quelli là”.

Si arriva così al caso estremo di questa signora; ma quanti in cuor loro troverebbero giusto comportarsi allo stesso modo, solo che hanno paura delle conseguenze sociali sopra esposte? Per questo il crescente “me ne frego” è preoccupante: è come se, lasciata crescere all’infinito senza mai affrontare né gli oggettivi problemi di criminalità legati all’immigrazione, né l’uso sconsiderato di termini e comportamenti razzisti da parte di politici e pubblici personaggi, la rabbia abbia ormai superato il livello sotto il quale può essere controllata grazie alla pressione sociale di chi sta attorno. Se è così, presto la vedremo scoppiare.

[tags]italia, razzismo, intolleranza[/tags]

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martedì 14 Ottobre 2008, 11:54

Demolizioni

Mi scuserete se prendo ancora una volta spunto dalla foto di Chiamparino con l’elmetto da cantiere in testa, stile presidente operaio, per commentare le ulteriori dichiarazioni rilasciate a tre giorni dalle precedenti, questa volta a La Stampa (speriamo che tra un’intervista e l’altra trovi anche il tempo per il suo doppio incarico di sindaco e di ministro-ombra dell’opposizione-ombra).

Dice stavolta Chiamparino: a che servono tutti questi consiglieri comunali, provinciali, regionali? Tagliamone la metà: così si ottengono sicuramente dei risparmi economici”. Quella sui costi della politica è una battaglia già vinta: tutti gli italiani sono stufi dei politici, e sono convinti che non servano a niente, anzi ci mangino soltanto; e, vedendo i politici che abbiamo, non gli si può dare torto.

Dall’altra parte arriva il ministro Gelmini: a cosa servono tutti questi maestri, perché non ne licenziamo 75.000? La segue a ruota Brunetta: cacciamo 2.600 precari dell’università? Tanto lo sappiamo tutti che la scuola e l’università, enti pubblici per eccellenza, sono pieni di fancazzisti, raccomandati, fagnani, parenti, incapaci di vario genere e natura. E giù gli applausi degli italiani impoveriti: finalmente risparmieremo qualche lira.

Ora, io sono sempre stato in prima linea per far cacciare gli assenteisti, tanto che sul forum di Specchio dei Tempi sono convinti che io ce l’abbia coi dipendenti pubblici. In più, la reazione standard della scuola e dell’università – è trent’anni che a qualsiasi lamentela sul servizio i professori rispondono di tacere o al massimo di aumentargli lo stipendio, e che ad ottobre cadono gli scioperi come d’autunno sugli alberi le foglie – fa sì che effettivamente venga voglia a chi assiste di prendere la mannaia, pur di convincere i lavoratori del settore che no, pretendere da tutti 40 ore di lavoro settimanale – e non solo dai santi che si immolano per i colleghi – non è una vessazione e un attacco alla cultura, ma solo una misura di banale equità; e decentrare la raccolta e la spesa dei fondi, chiedendo agli enti pubblici della formazione di gestirsi in autonomia ma di avere anche bilanci in pareggio, non è una svendita al capitalismo ma una necessità per ridurre gli sprechi e aumentare l’efficienza.

Non ci si può però esimere dal dubbio: che ne sarà della scuola e dell’università pubbliche dopo tutti questi tagli? Non sarà effettivamente che i tagli non andranno solo a ridurre gli immani sprechi e le raccomandazioni, ma finiranno per impedire che tutti abbiano un minimo di formazione decente? E questi giovani sempre più ignoranti, a che servono?

Idem per la politica: tagliare i consiglieri significa ridurre il dialogo, escludere sempre di più le minoranze, concentrare tutto il potere nelle mani di due grandi partiti. Alla fine, non finiremo per perdere la democrazia?

Vedete, il sospetto peggiore è che tutto questo non sia affatto casuale. Se ci pensate, vent’anni fa non ci sarebbe stato modo di demolire la scuola pubblica o i consigli comunali: si sarebbe sollevato il Paese. Allora, per vent’anni Berlusconi e antiberlusconiani ci hanno ammannito uno spettacolo di sprechi senza fine e di incompetenti alla ribalta, che però hanno gestito loro e hanno scelto loro: tutti questi politici incapaci che vediamo sono il frutto delle leggi che loro hanno fatto per eliminare le scelte popolari e scegliersi da soli i parlamentari, come fossero dei dipendenti. Così le raccomandazioni, così l’immigrazione fuori controllo, così l’insicurezza e l’impoverimento, che derivano sì da fenomeni mondiali che i nostri politici non capiscono e non sanno gestire, ma che sono stati anche lasciati fermentare in modo apparentemente inspiegabile.

Quindi, prima si fa in modo che il sistema vada a ramengo, poi, quando tutti sono infuriati perché il sistema non funziona, lo si demolisce tra gli applausi della folla.

E invece il problema non sono i docenti universitari e i consiglieri comunali, ma (la maggior parte di) questi docenti universitari e questi consiglieri comunali. Basterebbe sceglierseli meglio. Basterebbe poterseli scegliere.

[tags]demolizioni, chiamparino, berlusconi, politica, italia, scuola, università[/tags]

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