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martedì 5 Febbraio 2008, 21:44

Striscia il negozio

È bello vedere l’iniziativa privata in tutta la sua intraprendenza; e così vi riporto che, come da volantino trovato stasera nella buca delle lettere di casa mia, qui vicino apre un negozio denominato Striscia la bellezza, che oltre a vendere shampoo e prodotti estetici si occupa anche di “bijogotteria” e “pearcing”. Che dite, gli diamo una chance, o è la prova che la televisione ha già fatto troppi danni?

[tags]negozi[/tags]

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lunedì 4 Febbraio 2008, 15:46

Casalingo

Immaginate di essere appena arrivati a casa molto soddisfatti per avere infilato in un solo giro e in maniera ottimizzata l’accompagnamento di persone, un appuntamento, il pranzo con amici, il trasloco di vari scatoloni di libri cd e bottiglie di vino, e la spesa settimanale. Fate il giro dal cortile a scaricare il tutto, tornate giù a parcheggiare, poi tornate su nella vostra calda tiepida casa proprio mentre una nevicata incipiente comincia a imbiancare le cime dei tetti che vedete dalla finestra. In pieno trip da übercasalingo soddisfatto di un buon lavoro, che cosa fareste?

Io, dall’eccitazione, ho pulito il fornello. Compresa l’impossibile incrostazione di uova e spinaci regalatami giorni fa insieme alla cena dal dimagrente misterioso. Una soddisfazione così non ha prezzo.

[tags]casalingo[/tags]

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domenica 3 Febbraio 2008, 20:41

Pomeriggi hi-tech

Oggi pomeriggio, probabilmente sull’entusiasmo per la vittoria del Toro, mi sono messo a lavorare sulla rete di casa; e ho perso circa tre ore, senza successo, per far funzionare:
1) la Airport Express – l’access point Apple – in modalità WDS, ossia come estensione del modem-router wireless che mi collega a Internet, in modo da poter condividere la rete con altri computer via cavo dalla porta Ethernet della Airport;
2) la tanto sbandierata condivisione in rete della stampante tramite la porta USB della stessa Airport Express.

Per la prima cosa, il risultato dell’applicazione o del buon senso o delle istruzioni reperite in rete è quello di far sparire dalla rete wireless uno o entrambi gli access point, e solitamente di far finire la Airport Express in uno stato in cui da una parte non riesce a connettersi alla rete, e dall’altra non è visibile per la configurazione remota, per cui l’unica soluzione è il reset hardware per poi ricominciare da capo.

Per questa seconda cosa, le istruzioni fornite da Apple sono:
“1) Collegare la stampante alla Airport con un cavo USB;
2) Accendere la Airport;
3) Accendere la stampante;
4) Funziona! Non è meraviglioso il mondo Apple?”

Ovviamente non solo non funziona, ma non dà alcun segno di vita. Non ho ancora smanettato più di tanto, ma mi sento già preso per il culo dagli uffici marketing di almeno tre diverse multinazionali.

[tags]tecnologia, marketing, apple, airport, wi-fi[/tags]

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sabato 2 Febbraio 2008, 11:16

Bar presidenziale

Sì, avrei potuto tirare fuori argomentazioni ragionate e suffragate da fatti, come faccio di solito, per proporre la mia opinione sulla corsa presidenziale americana (quella democratica, perché di quella repubblicana si sono perse le tracce, visto che dopo il ritiro di Giuliani essa vede schierati una serie di personaggi con il carisma di un fagiolo bollito).

Ma poi ho pensato che tutto ciò sarebbe stato vecchio, superato, lento; e invece anch’io, come tutti i media e i blogger italiani, voglio essere rock. E così, ho deciso di dirvi che, dopo lunga incertezza, il mio voto virtuale andrà a Hillary Clinton.

Certo, sono stato molto insicuro, perché guardandola bene Hillary è tirata, e soprattutto ha due guance improponibili, due veri canotti, due specie di tette aggiuntive che sporgono dagli zigomi e ammiccano alla popolazione maschile con il sex appeal di una Sandra Milo della terza età. E io da una candidata femmina mi aspetterei che fosse figa, tipo la Prestigiacomo o la Brambilla: se proprio devo farmi prendere per il culo da qualcuno, almeno che sia da una bella donna.

Ma alla fine ho deciso che esiste un argomento risolutivo che mi rende impossibile sostenere Baracca Obama: vorrete mica che si possa votare per uno che è un sosia quasi perfetto di Davide Treseghe??

[tags]usa, presidenziali, clinton, obama, oggi mi sento moderno[/tags]

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venerdì 1 Febbraio 2008, 15:36

Un post antipatico

Ho capito dalle reazioni al post di ieri mattina che avete voglia di discutere del “problema dei salari”. Ho anche capito che alcuni di voi hanno già un’idea, che peraltro è quella che va per la maggiore: che in Italia ci sia una grande categoria, i lavoratori dipendenti, che si fa un mazzo tanto e manda avanti il Paese, ma in questi anni è diventata povera; e che deve poi subire le angherie di un’altra grande categoria – alle volte identificata con gli autonomi, alle volte con i padroni, alle volte con i commercianti, e più spesso come “tutti gli altri” – che sfrutta il lavoro dipendente per alzare i prezzi, fare i miliardi e andare alle Maldive.

Lo scopo del post non è tanto smentire la teoria di cui sopra, che così scritta è esagerata, ma per cui esistono comunque delle evidenti ragioni a supporto. E’ invece quello di affiancare alla spiegazione popolare altre spiegazioni più impopolari, ma che potrebbero essere altrettanto vere.

Come dicevamo ieri, innanzi tutto la sensazione di grande impoverimento dei lavoratori dipendenti non pare confermata dai fatti, che dicono – secondo Banca d’Italia – che il loro potere d’acquisto in termini reali è rimasto sostanzialmente lo stesso del 2000. Le cifre dicono se mai che i dipendenti non hanno partecipato all’arricchimento di cui invece hanno goduto i lavoratori autonomi; che è ugualmente un fenomeno spiacevole, ma ben diverso dal dire che i dipendenti sono al collasso.

La sensazione di star per finire in mezzo alla strada è appunto (con le dovute eccezioni) una sensazione, collegata al clima di sfiducia generale che è uno dei veri problemi dell’Italia, oltre che all’effetto ostentazione per cui l’aumento del numero di Cayenne per strada (dovuto all’aumento dei molto ricchi, che però è un fenomeno globale che definirei storico e sovranazionale) aumenta il bisogno percepito e insieme il desiderio di maggiore ricchezza.

Bisogna poi segnalare un’altra cosa, ossia che, trattandosi di medie, pare molto difficile generalizzare in questo modo. Sicuramente l’arricchimento degli autonomi è medio, nel senso che ci sono categorie che hanno speculato pesantemente e che probabilmente si sono arricchite non del 13%, ma del 130%; tuttavia la categoria degli autonomi contiene ormai tonnellate di giovani precari con contratto a progetto, e dubito molto che i loro salari siano cresciuti in tal modo. E tra i dipendenti, sarà veramente tutto uniforme?

A questo punto, inquadriamo il problema come “perché i dipendenti non partecipano all’arricchimento generale?”. C’è la teoria tradizionale di sinistra che sostiene che la risposta è “perché i padroni sono stronzi”, e che l’unico modo che i lavoratori hanno per ricevere una fetta di utile è la lotta di classe. In questi anni, tuttavia, abbiamo visto spuntare fenomeni fuori da queste regole; come imprenditori che al termine di una buona annata aumentano spontaneamente lo stipendio ai dipendenti (l’ultimo è Della Valle) o, più facilmente, aziende che utilizzano in misura sempre maggiore lo strumento del premio di produzione variabile legato agli utili. E’ peraltro significativo che, come successo a Della Valle, siano i sindacati i primi a contestare queste pratiche, perché – detto banalmente – privano i sindacati del loro ruolo e ne dimostrano (solo in queste situazioni, sia chiaro) l’inutilità.

C’è però una spiegazione più direttamente collegata all’economia di mercato, che sosterrebbe che gli aumenti di stipendio sarebbero direttamente proporzionali al valore della prestazione prestata. Si potrebbe quindi concludere che i dipendenti non ottengono aumenti (in termini reali) perché il valore di mercato delle loro prestazioni non aumenta, a differenza del valore di mercato delle prestazioni dei lavoratori autonomi.

In parte, ciò è facilmente verificabile: il prezzo di mercato di un idraulico, per dire, è oggettivamente aumentato di parecchio in questi anni. Probabilmente sarebbe aumentato di meno se ci fosse stata più concorrenza, e se fosse stato più facile, ad esempio, importare idraulici polacchi e turchi. Probabilmente avremmo tutti più soldi in tasca se, per esempio, si abolissero gli ordini professionali e la loro capacità di impedire la concorrenza su molti servizi magari infrequentemente utilizzati, ma che quando ti servono ti mandano il conto in banca in rosso. In generale, il fatto che l’economia sia piena di squali non è risolubile per decreto ad personam o ad pretium, ma solo tramite l’adozione di adeguati incentivi e disincentivi e di buone regole per il mercato; a meno naturalmente di non voler tornare a una economia nazionalizzata, con i prezzi fissati direttamente dallo Stato (il che però ha tutt’altri ordini di problemi).

In parte, c’è una ipotesi ancora più antipatica: che l’arricchimento riguardi principalmente i lavoratori autonomi perché la crescita stessa del PIL derivi principalmente dai lavoratori autonomi. Non so che esperienze abbiate voi, ma parlando con amici e conoscenti che lavorano da dipendenti in grandi aziende si ha la sensazione che spesso ci sia poco da fare, e anzi ce ne sia sempre di meno… con qualche solitaria eccezione di dipendenti in aziende di consulenza che lavorano 12 ore al giorno da anni, ma vi assicuro che il loro stipendio, in questi anni, è rimasto tutt’altro che fermo.

Quel po’ di crescita che ancora l’Italia mette insieme potrebbe insomma derivare prevalentemente dalla piccola impresa e dalla galassia delle partite IVA, e quindi arricchire sostanzialmente loro; mentre le nostre grandi aziende che, con poche eccezioni, paiono ferme, obsolete e preda designata di qualche acquisizione dall’estero, non crescono e di conseguenza non hanno i soldi per aumentare gli stipendi, né ne avrebbero motivo, a fronte di dipendenti il cui lavoro, anche se spesso non per colpa loro, genera sempre meno valore.

O, se preferite, se le nostre grandi aziende potessero licenziare un po’ di dipendenti improduttivi e meglio ancora un po’ di dirigenti raccomandati e incapaci, probabilmente avrebbero i capitali e il dinamismo sia per crescere che per aumentare gli stipendi.

E infine, resta sempre l’obiezione di base che, se il lavoro dipendente non è adeguatamente gratificato, nulla vieta di cambiare tipo di lavoro, specie al giorno d’oggi in cui per fondare una piccola impresa di servizi non servono capitali. In altre parole, la crisi storica di determinati modelli di rapporto di lavoro è aggravata dalla scarsa propensione degli italiani a mettersi in discussione.

Naturalmente, per mettere ordine in queste ipotesi ci vorrebbero studi statistici più approfonditi; per ora, non si può che andare a sensazione. Eppure tutto ciò, come ben vedete, non pare affatto risolubile regalando dei soldi ai dipendenti e nemmeno detassando i salari. Se il problema è che Telecom non cresce perché è gestita male, non è riducendo le tasse ai suoi dipendenti che la si farà ricominciare a crescere. Se il problema è che i distributori agroalimentari fanno cartello per alzare i prezzi, non è con cinquanta euro in più in busta paga che si eviterà il prossimo aumento del 20% della verdura e della pasta, o che se ne limiterà l’impatto.

Anzi, sono pronto a scommettere che ad un calo dell’1% delle tasse sulle buste paga, realizzato con enormi sacrifici in termini di conti pubblici, corrisponderebbe nel giro di sei mesi un aumento dei prezzi di almeno altrettanto, o probabilmente del doppio; perché, se i problemi derivano dalla struttura dell’economia, pompare soldi non sposta gli equilibri ma genera soltanto inflazione.

[tags]economia, salari, inflazione[/tags]

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giovedì 31 Gennaio 2008, 10:14

Veltrusconi

Se a Berlusconi ormai siamo abituati, in questa crisi c’è un uomo nuovo: Veltroni. Oddio, nuovo fino a un certo punto, visto che – per esempio – Blob ha malignamente passato in questi giorni un estratto di video degli anni ’80, in cui, intervistando a una tribuna elettorale uno dei notabili del PCI di quel tempo, il giornalista Rai si sente in dovere di interrompere la presentazione e far staccare una camera sul volto di un Veltroni appena ventenne, presente in qualità di “capo ufficio stampa” o qualcosa del genere, introducendolo al pubblico in pompa magna come “il figlio di” e partendo in una leccata di culo impressionante.

Io, comunque, su Veltroni sono curioso: fosse che finalmente arriva qualche idea nuova? Per questo sono rimasto pesantemente deluso dalla posizione sparsa ai quattro venti dal nuovo leader del Partito Democratico durante questa crisi.

Infatti, Veltroni dice che per non votare ora (caso che, come tutti sappiamo, vedrebbe il centrosinistra straperdente) serve un governo traghettatore per fare tre cose importantissime ed estremamente urgenti. La prima è la legge elettorale, e qui siamo tutti d’accordo, anche se noi cittadini la vogliamo cambiare per avere più governabilità e la possibilità di dare un calcio in culo ai politici peggiori tramite i collegi o le preferenze, lui la vuol cambiare per prendere più seggi per il suo partito. Le altre due, però, mi hanno fatto rizzare i capelli.

Infatti, la seconda è, papale papale, “l’aumento dei salari dei lavoratori dipendenti”. Lasciando stare per un attimo la diatriba su chi vive meglio tra dipendenti ed autonomi, siamo tutti d’accordo che il potere d’acquisto della classe media italiana non è granchè, anche se il dato che dice che gli stipendi dei dipendenti sono aumentati in termini reali dello 0,3% rispetto al 2000 vuol dire appunto che il livello di vita dei lavoratori dipendenti, rispetto al 2000, non è affatto diminuito.

Il problema però è che ci si aspetterebbe che un aspirante Presidente del Consiglio abbia capito che, nel ventunesimo secolo, i salari non si aumentano per decreto; che una riduzione fiscale significativa e insieme a pioggia, sulla massa degli italiani, è impossibile, perché non si può finanziare con altro debito e tutto ciò che si poteva tassare è già tassato al massimo; che la via per arricchire gli italiani è rendere la nostra economia di nuovo competitiva, quindi paradossalmente tagliare le tasse alle aziende e non alle famiglie, costringendo però le imprese a redistribuire gli utili anche verso i dipendenti, e allo stesso tempo tagliare le spese pubbliche inutili, quindi ridurre la presenza dello Stato con tutti gli sprechi e le clientele che comporta. Solo che sono manovre di medio-lungo periodo, non certo da governo di emergenza.

La terza, poi, è il taglio dei costi della politica. E anche questo è benvenuto, ma da qui a definirlo “urgente” ce ne passa, visto che è una questione di principio che in termini pratici non sposta niente, dato anche che gli sprechi quantitativamente significativi sono dati dai cugini cretini a cui i politici creano la municipalizzata di famiglia, e non certo dal gettone di presenza in consiglio provinciale. Però fa scena.

Insomma, stringi stringi, Veltroni debutta sul palcoscenico e che fa? Invece di fare un discorso credibile e moralmente elevato, se ne esce con due sparate demagogiche per tenere buona la folla. E siccome non è un cretino, suppongo che lo faccia coscientemente. In altre parole, si comporta esattamente come Berlusconi con quindici anni di ritardo: evviva la modernità del Partito Democratico.

Quasi quasi comincio a capire Berlusconi, che in tutta risposta fa fare (ieri) dal TG5 della sera un servizio sparato sin nei titoli sugli “incredibili sprechi” del nuovo (da cinque anni) sistema di tornelli e biglietti della metro di Roma. Sin troppo facile.

[tags]veltroni, berlusconi, politica[/tags]

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mercoledì 30 Gennaio 2008, 13:46

I computer mi odiano

Cioè no, però ogni tanto il dubbio ti viene, quando succedono cose come quelle di stamattina:

1) Collegando con un normale cavo VGA il mio server Linux, che parte in una tranquillissima modalità testo 640×480, al nuovo schermo LCD Sony, dopo aver visto apparire il BIOS lo schermo diventa nero, e si ottiene una risposta di “Segnale fuori gamma” (ovviamente attaccandolo al vecchio televisore al plasma si vede benissimo).

2) Le mie connessioni FTP dal portatile restano misteriosamente piantate per interi minuti, tipicamente nella fase di apertura connessione o in quella di richiesta dell’elenco dei file nella directory. Eppure l’FTP a riga di comando funziona perfettamente; ma capite che se avete un cliente con un rollout previsto per stasera e una pioggia di bug funzionali legati alla sicura abitudine dell’utente medio di un sistema informativo pronto da sei mesi di rimandare le prove agli ultimi due giorni (e poi diventare aggressivo perché i problemi non vengono corretti in due minuti), dover aspettare tre minuti per poter aprire qualsiasi file sul server rende idrofobi.

E infine,

3) Il mio nuovo modem-router ADSL2 Siemens (di cui ho fatto male a non parlare ancora male come meriterebbe) ha, in una posizione annurca nella configurazione, una opzione “NAT” che dispone dei due valori “attivato” e “disattivato”; nel caso lo si attivi, compare una schermata che ti chiede di inserire l’indirizzo IP privato della macchina da abilitare a fare NAT. Di conseguenza, la conclusione logica – suffragata anche dalle prove di stamattina – è che non è possibile collegarsi a Internet da casa mia con più di un computer per volta, e anzi se si vuole cambiare computer bisogna riconfigurare e riavviare il router. Ma naturalmente, una “funzionalità” del genere sarebbe talmente cretina che ancora non ci posso credere: probabilmente è solo poco intuitiva la configurazione.

Resta la sensazione, che covo da tempo, che il nostro attuale livello tecnologico – specie nella telematica – ci sia sfuggito di mano, e che il fatto che più prodotti e servizi provenienti da fonti diverse, al di là dei bachi introdotti per errore dai tecnici e delle barriere introdotte appositamente dai marchettari, riescano a funzionare insieme, sia sostanzialmente un miracolo casuale: per cui spesso tocchi riarrangiare i vari pezzetti a turno finché funzionano, senza ben sapere perché.

[tags]tecnologia, adsl, router, siemens[/tags]

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martedì 29 Gennaio 2008, 14:00

Ubriachezza modesta

Se per caso ieri sera verso le undici avete visto qualcuno aggirarsi con andatura incerta per le vie del centro di Pisa urlando a squarciagola “MOGGI, MAGARI MUORI OGGI”, non ero io.

P.S. Comunque, io sarò anche stato un po’ ubriaco, ma il piano dei sensi unici delle vie della città di Pisa sembra disegnato da M. C. Escher.

E anche stamattina, pur essendo perfettamente sobrio, mi sono trovato perso in un gigantesco ingorgo sui lungarno, dovuto alla “sperimentazione” di una nuova maxi-rotonda di raggio un chilometro costruita rendendo a senso unico gli ultimi due ponti sull’Arno. La situazione era tale da far sembrare Pisa una piccola Los Angeles, e infatti, su uno dei cartelli gialli posti ad indicare l’incomprensibile nuova sistemazione, qualcuno si era rivolto al sindaco di Pisa Fontanelli lasciandogli scritto a pennarello: “Fontanelli sei un po’ grande per giocare con le macchinine!”

[tags]moggi, ubriachezza, pisa, traffico, humour toscano[/tags]

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lunedì 28 Gennaio 2008, 08:21

Quattro minuti

I quattro minuti all’Olimpico di Torino di Rolando Bianchi – il centravanti in odore di Nazionale che dopo aver accettato le offerte del Toro si è rimangiato tutto ed è passato alla Lazio, il tutto tre giorni prima di Toro-Lazio – valgono il prezzo dell’abbonamento dell’intera stagione, anche se davvero il Toro dovesse finire in B.

Non scherzo. Chi era allo stadio mi capirà: il clima era già furioso per l’espulsione ridicola di Barone e per un paio di episodi in cui l’arbitro non ha dato ragione al Toro, oltre che per la frustrazione accumulata da tutta la settimana, sul cui fuoco hanno soffiato ampiamente i giornali.

E poi quel genio di allenatore laziale ha la bella idea di mandare in campo Bianchi. Ecco (e tra l’altro è una brutta cosa da dire, perché vuol dire che è veramente una tifoseria in parte buona solo a contestare) non ho mai sentito l’Olimpico gridare forte come in quei quattro minuti. Un rumore pazzesco, un’eco bestiale di grida e fischi da ogni settore dello stadio.

E questo che fa? Entra in campo, corre dall’altro lato, vede passare un giocatore granata e cerca di spezzargli le gambe con un intervento assurdo: ammonito in trenta secondi, in mezzo a un nugolo di giocatori imbufaliti, e già risparmiato perché per un fallo del genere spesso arriva l’espulsione diretta.

Non pago, gioca un paio di palle sempre in mezzo a fischi assordanti, si becca un inedito coro (nel senso che nessuno a memoria d’uomo è mai stato minacciato ad hominem da una curva) “Uccidete Rolando Bianchi”, e poi a centrocampo, saltando in ritardo su un pallone spiovente, allunga un braccio su Zanetti. Non si capisce cosa volesse fare, forse colpire il pallone con la mano, forse veramente dare una manata all’avversario. Il contatto c’è, anche se è lieve; Zanetti, nello psicodramma generale, finisce per terra con la faccia tra le mani. Non è un gran fallo, ma è appariscente, e mezzo cartellino giallo lo vale tutto; sommato all’uno e mezzo dell’intervento precedente, alla necessità di bilanciare la dubbia espulsione precedente, e all’aggravante di provocare bellamente circa ventimila persone che ce l’hanno con lui, arriva l’espulsione.

Così Bianchi esce quattro minuti dopo essere entrato, in un tripudio di goduria, dove persino i raccattapalle e gli steward vanno ad insultarlo mentre cammina verso lo spogliatoio, e dalle tribune gli lanciano i giornali in mancanza di oggetti contundenti. E poi tutte insieme circa ventimila persone, compresi vecchi donne e bambini, si lanciano in un corale “Ciao, ciao, ciao, ciao Bianchi – Vattela a pigliar nel culo – Vattela a pigliar nel culo”.

Alla fine finisce 0-0; fino all’espulsione di Barone il Toro stava giocando nettamente meglio, e avrebbe potuto vincere; dopo, la Lazio con un uomo in più stava per vincere a mani basse; per fortuna ci ha pensato Bianchi a rimettere la partita in pari.

Eppure, quei quattro minuti dall’intensità emotiva incredibile resteranno comunque nella storia come una leggenda, un momento di vera epica granata. Sperando prima o poi di averne anche qualcuno più in positivo.

P.S. Spero che nessuno si metta a blaterare di fair play; il tennis, il rugby, lo sci sono sport, mentre il calcio è una rappresentazione della vita; e, nella vita, ogni tanto c’è anche da farsi rispettare, e da ripagare le persone con la stessa moneta.

So che non è bello che dopo l’espulsione di Barone il presidente della Lazio Lotito si sia preso bordate di insulti dai vecchietti della tribuna, reagendo con minacce di denuncia e facendo scattare una mezza rissa, conclusa con l’intera dirigenza della Lazio scortata fuori dagli steward sotto una pioggia di sputi catarrosi.

Ma mettetevi nei panni di un distinto imprenditore piemontese della tribuna d’onore che tifa Toro, paga le tasse, usa i congiuntivi e poi si trova davanti un personaggio come Lotito, che – a parte la scarsa dimestichezza con l’italiano, che ne fa lo zimbello di tutte le trasmissioni televisive – guida una tifoseria che esibisce regolarmente croci celtiche ovunque, e una società che è stata salvata dal fallimento per motivi politici, rateizzandole in 23 anni un centinaio di milioni di euro di tasse mai pagate, e adesso si permette ancora di fare pastette e ulteriori debiti per comprare giocatori: se poi ancora sta rubando la partita per una disgraziata decisione arbitrale, davvero non vi verrebbe voglia di sputargli in un occhio?

[tags]calcio, toro, lazio, bianchi, lotito, moggi[/tags]

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domenica 27 Gennaio 2008, 12:01

Windows 2000 e ADSL

Tra le altre cose, ieri ho provato a spostare il mio server e quindi ad attaccare il vecchio modem ADSL (un Alcatel Speed Touch Home, Ethernet ovviamente), con la relativa connessione a Libero, all’altrettanto vecchio portatile di mia mamma.

E ho scoperto una cosa agghiacciante: nell’anno del signore 2007, Windows 2000 non ha ancora un supporto PPPoE nativo.

Voglio dire, capisco che il sistema operativo è vecchio e in dismissione, capisco che nel 1999 ADSL e PPPoE non erano tecnologie diffuse come oggi; ma allora questo cacchio di Windows Update con Genuine Stocacchio che ti impongono di far girare ogni cinque minuti a cosa serve?

Fatta l’agghiacciante scoperta, sono tornato al piano di sopra, ho rimesso su la rete nella vecchia configurazione, e ho cercato un po’; ho scoperto che lo strumento ubiquo per gestire la connessione – a parte quei programmi schifosetti che ti ammanniscono Alice e compagnia – è tal RasPPPoE.

Il quale si scarica e si installa con una procedura annurca, per non parlare poi della creazione della connessione, che prevede istruzioni come “Aprite un prompt dei comandi e digitate ‘raspppoe’ “, oppure “Cliccate su ‘Crea automaticamente una connessione dial-up per la scheda di rete selezionata’”: ok, io ce la posso fare, ma non vorrei essere l’utente casalingo medio.

E peraltro, alla fine non funziona: quando mi dice di cercare un servizio, io cerco e non trova nulla.

Ho provato a guardare sul sito di Libero, ma la guida online è scarsuccia: in pratica, se non hai uno dei loro modem in comodato, le istruzioni sono: 1) Accendere il modem; 2) Accendere il computer; 3) Effettuare la connessione; 4) Se non funziona, scassa le balle al produttore del modem e non a noi.

Frustrato e soprattutto privo di ulteriore tempo da perdere, ho rimesso su tutto come prima e ho scritto all’assistenza: vediamo se e quando rispondono. Ovviamente nel mio caso è per deformazione professionale, ma è ridicolo che risulti più facile metter su una banalissima connessione ADSL con Linux, a forza di file di testo e script vari, che con Windows…

[tags]adsl, libero, alcatel, raspppoe[/tags]

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