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venerdì 18 Gennaio 2008, 20:35

Cucina di svuotamento

Piatti che possono esistere soltanto quando si è in vista di un trasloco e si devono eliminare i fondi della dispensa:

Pizzoccheri della Valtellina tonno e cipolle

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venerdì 18 Gennaio 2008, 14:16

Proposta di acquisizione

L’Italia è un paese europeo di grandi dimensioni e di forte attrattiva turistica; esso quindi avrebbe tutte le caratteristiche in regola perché la sua compagnia aerea nazionale diventi uno dei leader del trasporto aereo europeo, anche visto che, per posizione geografica, la sua capitale è potenzialmente il miglior hub per i collegamenti verso l’Africa e il Medio Oriente. Peccato che questa compagnia aerea sia talmente piena di assenteisti e incompetenti da poter sopravvivere solo se tenuta in vita artificialmente, e abbia un sito web talmente ben fatto che, se mi ci collego dal secondo provider ADSL italiano, mi risponde “It seems the system you are using is in USA. Do you want to access the American site?”.

Esiste invece un altro paese europeo, di piccole dimensioni, turisticamente inutile e situato in una posizione geografica estremamente infelice: la Finlandia. Come può allora succedere che la compagnia aerea nazionale di questo piccolo paese venga a farsi pubblicità sulla home page del maggior quotidiano online del grande paese?

Succede che presumibilmente i finnici hanno un management sveglio e capace, che, posto di fronte al problema di come espandere il fatturato della compagnia, si è reso conto che esiste un solo tipo di rotta su cui un passaggio per Helsinki può essere competitivo, quello dall’Europa centro-meridionale all’Estremo Oriente; è entrato in una alleanza globale, rinunciando ad altre rotte per specializzarsi su queste; ha ottimizzato orari e prestazioni per essere particolarmente conveniente su di esse; e poi si è affidato a una agenzia di pubblicità capace e internazionale, che ha organizzato una campagna promozionale multi-canale in inglese, che conduce su di un sito molto divertente, accattivante, e che riesce effettivamente a promuovere l’immagine di una compagnia innovativa, efficiente e piacevole.

Di converso, gli italiani hanno un management selezionato in base a logiche politiche, che apparentemente non si pone affatto il problema di come far crescere la compagnia e anzi nemmeno quello di portarla in pareggio, probabilmente perché è stato ingaggiato con un contratto non legato agli obiettivi e anzi che prevede magari, quando se ne andrà, una buonuscita miliardaria come premio per l’ottimo lavoro. Di conseguenza, quando si tratta di ingaggiare una agenzia pubblicitaria o di realizzare il sito, immagino che le logiche di selezione non siano legate alla capacità del fornitore, ma a chi è amico di chi.

Dopo questa constatazione, io avrei una proposta da fare: non potremmo vendere in blocco l’Italia alla Finlandia? Sono sicuro che, se fossero liberi di cacciare il nostro attuale management e sostituirlo con uomini di loro fiducia, dopo un po’ cominceremmo ad andare decisamente meglio.

[tags]italia, alitalia, finlandia, finnair[/tags]

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giovedì 17 Gennaio 2008, 20:32

La misura della crisi

Oggi è stata una giornata pienissima, tanto che terminato l’ultimo appuntamento della giornata non ho potuto fare altro che infilarmi nel take away cinese dietro casa mia, per un mix di riso alla cantonese e pollo fritto; schivando, dal suo menu italiano, l’eccezionale offerta di un piatto di spaghetti al misto di male.

Volevo soltanto dire che la misura della crisi morale della classe politica italiana non sono soltanto le disgustose dichiarazioni di Romano Prodi a difesa di Clemente Mastella, che personalmente spero sia, in caso di colpevolezza, solo la prima vittima di una nuova e ampia rivoluzione giudiziaria sulla falsariga di Mani Pulite. Capisco la necessità di difendersi la poltrona, visto che la defezione di Mastella farebbe cadere il governo, e quindi meglio sostenuti da un indagato a capo di un partito arrestato (come lo definisce Travaglio) che a casa e privi dell’agognato potere. Dopo tale scivolone etico pro interesse personale, tuttavia, per me Prodi ha perso ogni dignità; se insiste, temo che comincerò seriamente a dubitare persino della sua onestà.

La vera misura della crisi, però, l’ho avuta stasera, passando un quarto d’ora in piazza Chironi, dove la circoscrizione organizzava un incontro con i cittadini a proposito del progettato parcheggio sotterraneo nella piazza; e dove un manipolo di cittadini allibiti, cercando con difficoltà di infilare qualche domanda pratica o qualche opinione ogni tanto, hanno dovuto assistere al teatrino di quattro consiglieri di circoscrizione che infilavano battute alla Ballarò interrompendosi a vicenda, chiamando in causa praticamente qualsiasi tema dall’immondizia di Napoli alle attitudini di Chiamparino, pur di criticarsi l’un l’altro; senza mai ascoltare nessun altro che il proprio dirimpettaio di teatrino, né dire quale fosse la loro proposta per migliorare l’impatto del parcheggio oppure per risolvere il problema della carenza di posti auto in maniera alternativa.

Se pure a questi livelli c’è una simile alienazione dei politici dal resto della società e dalla realtà delle cose, temo che non esista altra via che farne interamente pulizia.

[tags]mastella, prodi, casta, giustizia, politica, piazza chironi, pollo fritto[/tags]

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mercoledì 16 Gennaio 2008, 13:57

Un paese ridicolo

Si può non parlare oggi del Papa alla Sapienza? Forse ne avrei fatto a meno, ma più ci penso e più concludo che siamo un paese ridicolo.

Forse il meno ridicolo di tutti è proprio il rettore della Sapienza. Non sapremo mai se nell’invito al Papa ci fosse un qualche desiderio di visibilità o di acquisizione di meriti presso la Santa Sede, però resta il fatto che, da che mondo è mondo, all’inaugurazione degli anni accademici presenziano tutte le autorità locali, comprese quelle religiose. Sicuramente l’idea di invitare il vescovo può sollevare qualche dubbio, sicuramente essa è complicata dal fatto che tale vescovo è anche il Papa e che viviamo in un’era retrograda, con una espansione strisciante del clericalismo che fa davvero paura. Ma alla fin fine Ratzinger non sarebbe stato necessariamente fuori posto.

In quest’ottica, ci sta ovviamente anche che i docenti possano sollevare obiezioni, chiedendo che a parlare siano altre figure. E’ però francamente ridicolo ritirare in ballo Giordano Bruno, Galileo e dichiarazioni di vent’anni fa: il pastore tedesco lo conosciamo, ma anche esser bigotti è democraticamente permesso, e non si può addossare a questo poveruomo pure la responsabilità di duemila anni di intolleranza cattolica. Inoltre, è legittimo ma sgradevole chiederne l’allontanamento, perché comunque le idee vanno ascoltate, e soltanto dopo contestate. Sarebbe stato di gran lunga meglio far parlare il Papa, e poi riempirlo di critiche, magari anche di fischi, per le sue affermazioni.

Gli studenti okkupanti sono ridicoli di per sé; pensassero mai a studiare, o perlomeno a protestare per ragioni più concrete… Oggi su Radio Popolare intervistavano uno dei capi, che ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’annullamento della presenza del Papa è una grande vittoria, ma continuerà la lotta, perché è tuttora prevista la partecipazione di Veltroni e di Mussi, che meritano altrettanta contestazione.” Con uno che chiama alle armi contro quel noto fascio di Fabio Mussi, che discorso politico vuoi fare?

Ridicolo è ovviamente il Papa, e non soltanto per le sue dichiarazioni sui peni della persona e per la sua visione del mondo che fa sembrare il mio trisnonno un rivoluzionario. E’ ridicolo perché invece di andare a prendersi i meritati fischi si chiama fuori e fa la vittima, atteggiandosi a soggetto di censura quando il pensiero papista è tutti i giorni su tutte le televisioni e tutti i giornali; e questo è un comportamento furbo ed ipocrita che ci si aspetterebbe da un Mastella, non certo dal Papa. Così, certo, ottiene la solidarietà generale e non dovrà rendere conto di quel che dice in un ambiente non sdraiato verso di lui, ma allo stesso modo si sottrae al confronto delle idee. Pare che persino al Vaticano scuotano la testa e constatino ancora una volta come, a differenza del precedente, questo Papa magari passerà alla storia come un buon politico di affari italiani, ma certo non come un leader spirituale su scala planetaria.

Il più ridicolo di tutti, comunque, è – con tutto il rispetto – il Presidente della Repubblica Napolitano, seguito peraltro da tutti i politici grandi e piccini del centrosinistra (e del centrodestra, ma quelli nemmeno li contiamo). Invece di ribadire che l’Italia è un paese laico – una affermazione di cui ci sarebbe moltissimo bisogno – e che la scelta di chi invitare a una propria cerimonia può essere al massimo un affare privato della Sapienza, Napolitano fa dichiarazioni di prostrazione totale verso il Vaticano. Invece di ripetere il fatto che comunque il Papa avrebbe potuto tranquillamente parlare, salvo poi – come s’usa in democrazia – sottoporsi al rischio che altri non fossero d’accordo, blatera di “manifestazioni di intolleranza”, come se gli studenti e i docenti di una Università non avessero diritto di esprimere una opinione sull’opportunità di invitare qualcuno a casa loro.

Triste, molto triste; ma del resto, da una parte politica che esprime totale solidarietà al ministro della Giustizia a cui hanno “solo” indagato la moglie per concussione – invece di cacciarlo a pedate – che ci vogliamo aspettare?

[tags]papa, ratzinger, sapienza, università, mastella, napolitano, centrosinistra[/tags]

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martedì 15 Gennaio 2008, 17:58

Una franca opinione sul corriere Bartolini

Proseguo nella mia sequenza di avvisi ai naviganti per lanciare un appello: diffidate, se potete, del corriere Bartolini. Certo, può darsi che io sia stato particolarmente sfortunato, ma a giudicare dalle esperienze di amici e da storie ritrovate in rete pare che questo corriere sia sinonimo di inefficienza; che per qualcuno che si occupa di logistica è un peccato mortale.

Nel mio caso, il martedì mattina mi è arrivata la mail dal negozio online dove ho acquistato il frigorifero, con il link per l’interfaccia di tracking; io però ero in giro, per cui ci clicco sopra nel pomeriggio. Entro così in un sito scarno, dalla navigazione confusa e pieno di sigle incomprensibili, e perdipiù tutto in un inglese scolastico; sulla sinistra, guardando bene, c’è un minuscolo drop-down che ti permette di cambiare l’interfaccia in italiano, in “français” o in “deutsche” (misteriosamente femminile).

Dall’interfaccia risulta non solo che il mio frigo è partito già lunedì pomeriggio da Milano, ma che quella mattina alle 8 è stato messo in consegna, e alle 12 è stato rimesso in “delivery prevented”. Terrorizzato all’idea che questi siano già arrivati sotto casa mia con il frigo prima ancora che io aprissi la mail di inizio spedizione, chiamo subito la filiale di Torino Pescarito: difatti sul sito è ben specificato che ogni filiale vive di vita propria e non si coordina assolutamente con le altre. Peccato che siano già le sei, e quindi i telefoni siano staccati: il corriere è raggiungibile solo in orari postali (con tanto di pausa pranzo dalle 12,30 alle 14).

Riprovo subito la mattina dopo alle nove; dopo un paio di chiamate a occupato, finalmente parte il disco e dopo un po’ arriva l’operatrice. Le dico nome e mittente, lei trova la spedizione e mi spiega che in realtà ieri il frigo non è mai uscito dal deposito, e che è invece in consegna quel giorno stesso. Le chiedo se è possibile concordare un orario: mi dà come alternative “dalle 10 alle 13” o “dalle 14 alle 18”. Siccome, sapete com’è, lavoro e alle 14,30 ho appuntamento da un cliente, scelgo la prima alternativa e mi precipito presso la casa nuova – vuota – ad aspettare.

Ammazzo l’attesa pulendo e montando il biustel (un nome così, insomma è quel suono che indica sia un tipo di pizza da Roma in giù, sia un modello di tavolo Ikea). Peccato che l’attesa si prolunghi, e insomma, girandomi i pollici in una casa vuota, si fanno le 13; datagli una mezz’ora accademica, chiamo il numero di Bartolini e ovviamente risponde il disco: sono tutti a mangiare (pizza ai biustel, immagino).

Dovendo ancora tornare a casa, mangiare, cambiarmi ed essere dal cliente in meno di un’ora, mollo tutto di corsa riempiendo Bartolini di bestemmioni. Arrivato a casa trovo pure lo schiaffo della concorrenza: nei sette minuti in cui sono in casa suona il corriere Executive, che mi sta portando la mia nuova stampante ordinata da Punto Informatica di Sala Consilina (SA). Ecco un’esperienza di e-commerce che funziona: il negozio è economico ed efficiente, il corriere arriva a casa all’ora di pranzo (cioè quando c’è speranza che qualcuno ci sia), ed è un ragazzo slavo gentilissimo che non sbatte il pacco, me lo porta di sua iniziativa fino all’ascensore invece di lasciarlo sul cancello, sorride, saluta e ringrazia.

Io invece sono ancora alle prese con Bartolini: scattate le 14, li richiamo per sapere cosa sta succedendo: sono in giro per Torino con il mio frigo o cos’altro? Risponde un altro operatore, che nega tutto: il pacco non è mai stato in consegna oggi, ci mancherebbe; sarà consegnato domani. Mentre li ringrazio per avermi fatto perdere una mattinata così, spiego che il giorno dopo sono a Roma e che bisogna fare venerdì. Nessun problema, mi dice, concordiamo l’ora: dalle 10 alle 13 o dalle 14 alle 18? Stavolta l’appuntamento ce l’ho al mattino, per cui scelgo la seconda.

Arriviamo dunque a venerdì mattina, quando mi arriva un SMS da mia mamma, che mi dice che il giorno prima ha chiamato un corriere dicendo che deve consegnarmi un frigo, e che lei ha fissato per le 15. Io mi meraviglio, visto che non ho mai lasciato al corriere il numero di casa di mia mamma, anzi ho scritto esplicitamente di cercarmi sul cellulare; quel numero l’ho messo nella registrazione del negozio, giusto perché un fisso era obbligatorio e io non ce l’ho. Ho il serio sospetto che anche in questo caso non fosse rimasta traccia dell’accordo sull’ora che io avevo preso con l’operatore mercoledì, tanto da richiamare una ulteriore volta per fissare di nuovo l’appuntamento (probabilmente cancellano il database tutte le sere per risparmiare spazio sul disco).

Mi avvio quindi lì verso le 15, quando succede un piccolo inconveniente: io e mia mamma rimaniamo chiusi nell’ascensore. Ma non importa, perché tanto Bartolini chiama e dice che si sono sbagliati: arriveranno alle 17.

Effettivamente poi alle 17 sono arrivati; insomma, al quarto appuntamento si sono presentati, sotto forma di due ragazzi italiani, anche simpatici, ma di cui almeno uno non pareva particolarmente portato per gestire spostamenti di pacchi, o per qualsiasi altra attività che richiedesse pianificazione spaziotemporale. Dopo che hanno tentato per dieci minuti di far entrare un pacco alto 205 cm in un ascensore con la porta da 195 cm, ho fatto l’ingegnere: ho suggerito che forse si poteva eliminare la parte alta dell’imballaggio… E poi al piano gli ho suggerito anche che caricando l’angolo basso del frigo sullo zerbino lo si sarebbe potuto fare scorrere…

Insomma, il corriere è sempre il punto debole di qualsiasi esperienza di acquisto online, però Bartolini si è rivelato veramente scarso, tanto da farmi ripromettere di scartare i negozi che usino questo corriere: magari spenderò dieci euro in più, ma non passerò le giornate in attesa.

[tags]corriere, bartolini, executive, consegne, e-commerce[/tags]

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lunedì 14 Gennaio 2008, 11:07

Skyfo (2)

La seconda parte del mio racconto su Sky rappresenta secondo me un utile esempio di come sopravvivere da utente in Italia.

Tutto comincia quando, nel bel mezzo della ristrutturazione della casa nuova, comincio a preoccuparmi dell’impianto satellitare: la casa nuova non ce l’ha, ed è uno di quei casi in cui da anni i condomini discutono se mettere l’impianto condominiale o no, senza mai accordarsi, per cui nel frattempo ci si arrangia. In più, c’è il problema che a sud della mia casa ce n’è una di due piani più alta, per cui non ci sarebbe visibilità del satellite.

Passo da un “punto Sky” vicino a casa mia per chiedere se possono fare un sopralluogo; mi rispondono che senza autorizzazione di Sky non possono muoversi, ma che Sky paga lo spostamento dell’impianto, basta chiederlo. Tutto contento, chiamo il solito 199 da 15 centesimi al minuto dove mi dicono che l’installatore si è bevuto il cervello. Ritorno al punto Sky e mi spiegano che a seconda dell’operatore si deve insistere, ma che insistendo lo devono fare perché “a mio cugino l’hanno fatto”. Richiamo due o tre volte ma gli operatori sono uniformi nel dirmi che non se ne parla nemmeno, che Sky mica può inseguire i propri utenti e che l’impianto gratis lo fanno solo ai nuovi clienti, il che peraltro sembra – in puri termini di business – piuttosto credibile.

A questo punto, prima di spendere venti euro in chiamate all’199, decido che tanto vale aprire un nuovo abbonamento, intestandolo a me: infatti quello della casa vecchia è di mia mamma. C’è oltretutto una promozione “presenta un amico” tramite la quale io potrei avere un mese di abbonamento gratis, che andrebbe a compensare il mese di doppio abbonamento nel caso in cui mia mamma decida di disdire quello vecchio via legge Bersani. Per usufruire della promozione, dice il sito, basta chiamare un altro 199 a cui ti daranno un codice da riportare sul sito quando si apre il nuovo abbonamento (vuoi mica che lo sconto te lo diano gratis?).

Pertanto, prevedendo di cambiare a gennaio, a inizio dicembre chiamo, così tanto per portarmi avanti. Peccato che si scopra che l’199 dedicato redirige a quello generico – tanto che l’operatore a un certo punto mi chiede “ma lei che numero ha chiamato?” – e in pratica che non ti dicono nulla se non gli dai i dati del nuovo abbonato, e che quando glieli hai dati ti dicano “Allora apriamo subito il nuovo abbonamento, va bene?”. Ok, era una trappola, ma contando che i tempi sono stretti decido che vale comunque la pena di far partire subito la pratica.

Dopo qualche giorno mi arriva la chiamata dell’installatore che agisce per conto di Sky, e fissiamo l’appuntamento per l’installazione. Quel giorno si presentano due ragazzotti con un parabolone in braccio, e facciamo per andare sul tetto; chiedo le chiavi al custode, che mi risponde che l’amministratore – a cui pure io avevo comunicato che avrei fatto il lavoro – gli ha dato ordine di non darci le chiavi per accedere al tetto, perché “mica ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto”.

Al che io chiamo l’amministratore e gli spiego che sì, se il condominio non ha l’impianto centralizzato e se il comune (come per Torino) vieta l’installazione sul balcone, ogni proprietario può mettersi la parabola sul tetto, indipendentemente dalla volontà del condominio e dell’amministratore, basta che non lo danneggi; ci sono tonnellate di giurisprudenza in merito. L’amministratore insiste e mi chiede due o tre giorni per pensarci e capire come gestire il problema; non volendo litigare col condominio prima ancora di essermici trasferito, accetto la transazione e rimando via gli operai (sul modulo Sky “permesso negato da condominio” è la prima casellina nell’elenco “motivo della mancata installazione”; penso ci siano abituati).

Passa quindi una settimana in cui l’amministratore ci pensa, e parla con l’unico condomino nonché rappresentante di scala che ha già messo la parabola, visto che, tecnicamente, io potrei attaccarmi alla sua ed evitare di metterne una seconda. Io chiamo un paio di volte e mi sento snocciolare ulteriori problemi, e se bucano il muro, e se poi ci sono infiltrazioni, e poi è brutto, e così via.

Poi arrivano le vacanze; al ritorno richiamo e l’amministratore mi dice che si è risolto tutto, basta che io chiami l’antennista tal dei tali che è tanto di fiducia e sa già tutto. Ovviamente rispondo che non ho nessuna intenzione di pagare di tasca mia il lavoro ad un’altra ditta visto che Sky me lo fa gratis e che ho fatto tutto questo giro proprio per questo; lui mi risponde di chiamarlo.

Lo chiamo, e l’antennista mi spiega che naturalmente possiamo attaccarci alla parabola dell’altro condomino, ma solo se il lavoro lo fa lui, perché se no “il condomino non si fida”. Al che sollevo il problema del costo, e lui mi spiega che non c’è problema, perché anche lui è autorizzato Sky: basta che io parli con Sky e li convinca ad affidare il lavoro a lui.

Insomma, la morale è che ci sono sì un sacco di problemi se io voglio fare l’impianto di testa mia, ma affidando i lavori alla ditta amica dell’amministratore i problemi magicamente svaniscono.

Non solo: io provo a fare la richiesta a Sky aspettandomi resistenza, e invece loro rispondono “certo, non c’è problema, abbiamo aggiornato la pratica”; in sostanza salta fuori che questa è, se non la regola, perlomeno una situazione frequente.

Alla fine va meglio così: in effetti l’antennista conosceva già il palazzo, quindi ha trovato il modo di far passare il cavo nelle canaline, sostituendo anche il cavo del terrestre per farcene stare due. Mi ha lasciato il cavo penzolante fuori dalla presa sostenendo che il frutto nella scatola non ci stava, e non saprò mai se era una scusa per risparmiarne il costo, o se è vero (o meglio, lo saprò chiamando il mio elettricista). Io ho il mio decoder nuovo e attivato da qualche giorno, e visto che l’altro abbonamento finisce a fine mese, anche i tempi sono perfetti.

Certo però che in Italia bisogna faticare – e accettare compromessi – per qualsiasi cosa.

[tags]sky, satellite, installazione, antennista[/tags]

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domenica 13 Gennaio 2008, 14:29

Buoni e cattivi

Oggi è domenica e quindi vi do requie sulle mie lamentazioni ed esperienze organizzative: vorrei invece linkare, via Fabbrone, un post su Craigslist che espone una teoria molto popolare tra i maschi, e in particolare tra i maschi che con le donne combinano poco; ossia quella secondo cui le donne sfruttano i bravi ragazzi, spesso consapevolmente, ma si concedono solo a quelli cattivi.

Inseguire solo ciò che non si ha, senza accorgersi di ciò che si può avere, è un tipico comportamento immaturo, per quanto naturale. Tuttavia, con il tempo ho imparato a vedere anche l’altro lato della questione, ossia il fatto che un uomo che dispone soltanto del proprio lato arrendevole è biologicamente un partner debole e con buone probabilità di soccombere, e questo è il motivo per cui viene istintivamente scartato da un esemplare femmina in cerca di accoppiamento riproduttivo. Ciò detto, è effettivamente vero che uno dei fenomeni più difficili da capire per gli uomini è come molte donne tendano non solo a perdere la testa per emeriti stronzi, ma a continuare a farlo ben oltre la soglia di naturale apprendimento dei 20-25 anni.

[tags]psicologia, coppia, amore, uomini e donne[/tags]

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sabato 12 Gennaio 2008, 19:21

Skyfo

In quest’ultimo paio di mesi ho avuto parecchio a che fare con Sky, per vari motivi: prima si è rotto il decoder di casa, poi ho dovuto attivare un nuovo abbonamento per la mia casa nuova, e poi disdire quello di mia mamma. Tutte e tre le operazioni sono andate meravigliosamente avanti all’italiana, per cui vorrei raccontarvele un po’, cominciando dalla prima e dall’ultima.

La prima è stata in buona parte colpa mia: dopo aver provato a resettare il decoder un paio di volte (di solito togliere e rimettere la spina fa meraviglie) e controllato diligentemente tutte le connessioni, mi sono rassegnato a chiamare il servizio clienti, il quale è ovviamente raggiungibile solo mediante un numero 199 da 15 centesimi al minuto (perché loro ai clienti ci tengono, non li considerano mica limoni da spremere). O meglio, c’è anche – ben nascosto e solo per utenti registrati – un modulo web per contattarli via mail, per poi ricevere dopo due giorni una risposta che dice “Non siamo autorizzati a dare assistenza via mail, chiami l’199.”

Bene, chiamando l’199 risponde una gentile signorina che ti fa effettuare alcune lunghissime prove (e tu paghi) per poi farsi dire i codici d’errore, e concludere che c’è bisogno di sostituire il decoder. Essendo in attesa di disdirlo, ho deciso di lasciar perdere… è solo un paio di giorni dopo che, per caso, ho scoperto che durante le pulizie si era piegato l’allacciamento del cavo del segnale dentro la spina nel muro, non abbastanza da far smettere completamente il decoder di funzionare, ma abbastanza da confonderlo e farlo comportare come un ubriaco.

L’altra operazione è stata invece divertente come una corsa nei sacchi: difatti sul sito ci sono abbondanti istruzioni per richiedere qualsiasi opzione aggiuntiva, ma neanche una riga su come chiuderlo. Chiamo l’199 (ma come farò adesso, che non avrò più il fisso e ho il cellulare disabilitato ai numeri premium?), seleziono l’assistenza commerciale, risponde la signorina e dico: “Vorrei disdire l’abbonamento.” La signorina, senza dire nulla, mi riattacca bellamente in faccia: riparte la musichina d’attesa. Dopo dieci secondi, risponde un signorino; ridico la fatidica frase, e lui risponde deluso “Attenda”, e riattacca pure lui.

Al terzo tentativo, risponde finalmente una gentile samaritana – sarà la responsabile dei casi scottanti – che mi degna di attenzione, e mi spiega che l’abbonamento può essere chiuso soltanto alla scadenza annuale, dopo parecchi mesi. Io rispondo “Ma scusi, ma non c’era la legge Bersani, che…” A quel punto, pronunciata la fatidica parola Bersani, suona il cicalino: e la signorina mi dice “Ah, certo, se vuole avvalersi della legge Bersani allora può disdirlo subito, bastano 30 giorni di preavviso e ci deve pagare i costi tecnici.” Se non l’avessi già saputo, me l’avrebbero detto?

In effetti, come ho poi scoperto, in un angolino di una pagina al quarto livello del sito c’è un minuscolo link che recita “Adeguamento delle condizioni contrattuali satellite a partire dal 15 giugno 2007”, che fa aprire un popup con una pagina che spiega che Sky deve sostenere dei costi, poveri loro, per premere un bottone e rimuovere la tua smart card da quelle abilitate a vedere i programmi. Il bottone, però, deve essere ben complicato, visto che il costo varia a seconda del tipo di contratto e addirittura del numero di anni da cui sei cliente. Immagino che sia che devono trasmetterti dalle profondità della galassia una martellata virtuale, e quindi, visto che notoriamente le smart card si usurano col tempo, disabilitarne una più vecchia deve essere più facile. E quindi, il costo di premere il bottone è di 30 euro se sia l’impianto che il decoder sono tuoi, ma arriva magicamente a 225 euro (un anno e tre mesi di contratto, cioè più della durata del contratto stesso) se sei un cliente recente e se ti hanno dato un decoder in alta definizione… che peraltro sei tenuto a restituire a tue spese!

Insomma, io ho mandato la raccomandata a fine anno, rientrando fortunatamente nella categoria dei 30 euro, e attendo la disdetta per fine mese: e sono curioso di vedere se la staccheranno veramente o se si inventeranno ancora qualcosa. E’ però evidente che, almeno in questo caso, la legge Bersani è una grande presa per i fondelli: e vorrei ringraziare per questo i profumatamente pagati superburocrati dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato – che perlomeno ha un numero verde, attivo ben quattro ore a settimana, che cercherò volentieri di usare – e soprattutto dell’AGCOM, quella che emerge dai cumuli di monnezza napoletana soltanto per difendere i cartelli delle telecomunicazioni ai danni dei cittadini, sventolando la trita scusa di milioni di posti di lavoro in pericolo (in realtà ad essere in pericolo sono i milioni di euro annualmente sottratti agli italiani dagli operatori con trucchetti di vario genere).

Sky, oltre a non trasmettere un film decente manco a pagarlo (nel senso che fanno pietà pure quelli in pay per view), è un orrido monopolio autorizzato dalla politica italiana, che ha peraltro investito centinaia di milioni di euro nel digitale terrestre, ma mica per creare concorrenza a Murdoch: per costringerlo a spartire la torta con Mediaset e Laset. Certo, in Las Vegas si vedono un sacco di bei culi, ma sono contento di aver deciso di prendere un abbonamento meno ricco da Sky, e spendere i soldi risparmiati in una ADSL più veloce.

[tags]sky, bersani, tv, digitale terrestre, agcom, concorrenza[/tags]

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venerdì 11 Gennaio 2008, 19:31

Dolce casa

Se vi chiedete il perché di un relativo silenzio, ecco qui la pianificazione di attività preparatorie al trasloco che ho smaltito in settimana, pur continuando a lavorare:

Lun 7/1: Installazione linea telefonica (rimandata).
Mar 8/1: Installazione linea telefonica.
Mar 8/1: Consegna e installazione lavatrice.
Mar 8/1: Montaggio tavolo Ikea (parte 1).
Mer 9/1: Montaggio tavolo Ikea (parte 2).
Mer 9/1: Consegna e installazione frigorifero (rimandata).
Mer 9/1: Consegna stampante multifunzione.
Mer 9/1: Acquisto modem/router ADSL.
(Gio 10/1: Roma in giornata)
Ven 11/1: Smaltimento di tre mesi di imballaggi accumulati.
Ven 11/1: Installazione impianto satellitare.
Ven 11/1: Consegna e installazione frigorifero.
Ven 11/1: Attivazione e configurazione ADSL.

Alcuni di questi task sono diventati una vera e propria saga. Raramente ho tirato tante bestemmie come questa settimana, però è una gran scuola di management organizzativo!

[tags]trasloco, consegna, adsl[/tags]

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giovedì 10 Gennaio 2008, 11:49

Wi-Valter

Vi scrivo questo post da Roma, seduto su una panchina nel bel mezzo del meraviglioso parco di Villa Borghese. Sono infatti quaggiù per una riunione del Comitato Consultivo sulla Internet Governance, che inizierà tra un’oretta, e ho colto l’occasione – avendo tutta la mattinata da perdere, causa scarsa sincronia tra i voli da Torino e l’orario della riunione – per fare due cose.

La prima è una passeggiata attraverso il parco, visto che non ci ero mai stato, e che l’ultima volta l’avevo appena sfiorato: il luogo della riunione è in via Isonzo, sopra la collina dietro il parco, e avevo giusto avuto mezz’oretta per fare una capatina.

La seconda è provare il tanto decantato servizio wi-fi gratuito del comune di Roma… ed eccomi qui.

Devo dire che ho vinto un po’ di resistenza: già altre due volte avevo pensato di registrarmi ed ero stato scoraggiato dall’assurda procedura. Per darti accesso, Veltroni vuole sapere tutto di te: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero della carta d’identità, e persino il numero di cellulare, che viene addirittura verificato facendoti telefonare ad un numero fisso, sul quale viene verificata la caller ID, quindi non puoi nemmeno oscurare il tuo numero (tra l’altro, questa tecnica mi ricorda qualcosa…). Alla fine, mi sono rassegnato ai modi da stato di polizia dei nostri politici, e oggi mi sono registrato.

Il successivo problema è stato trovare un hot spot: è vero che nel parco, con un po’ di fortuna, si trovano delle mappe sulla quale sono indicate le zone coperte; è anche vero che raramente si trova la rete dove la si aspetta, e generalmente il segnale è parecchio debole. Ho così messo in scena un po’ di wardriving, camminando per il parco con il portatile aperto in mano, tra gli sguardi stupiti dei carabinieri di stanza (ci fosse a Porta Palazzo tutta la polizia che c’è in questo parco semideserto…) e di qualche raro jogger o turista americano.

Alla fine, ho trovato un buon posto: se uscite dalla metro di Piazza di Spagna seguendo le indicazioni per Villa Borghese, potete poi camminare dritto dall’uscita delle scale, tenendovi sulla destra, e seguendo poi un lungo viale in cima a una piccola riva; arrivate così a una piazza circolare nella quale sfrecciano torme di taxi circondati da camionette dei carabinieri. Sull’altro lato della piazza, all’inizio di via Canonica, si apre sulla sinistra un sottoparco recintato; camminando per un centinaio di metri, accanto a un museo di non so cosa, c’è un cluster formato da una toilette, una cabina telefonica e un po’ di panchine, dove il segnale è decente (attorno al 40% della scala, sul mio iBook).

E così, mi sono collegato e mi sono registrato dal browser, e ora ho un account che – riloggandosi ogni due minuti, perché la sessione viene chiusa in fretta se non trasmetti – mi permette un’ora di uso al giorno per un anno, in cinque diversi parchi cittadini e prossimamente altrove; ma devo fare in fretta, perché fa freschino (una dozzina di gradi), il cielo è coperto e minaccia pioggia!

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