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mercoledì 3 Maggio 2006, 23:01

[[Mario Venuti – Un altro posto nel mondo]]

Stasera è una bella serata, per molti motivi e nessuno in particolare. Tornando a casa stanco e contento dopo l’attività fisica, Radiodue mi ha sparato senza preavviso questa canzone, e mi è piaciuta; non tanto per l’inizio (per il quale non resta altro che aspettare fiduciosi), ma per il modo in cui trasmette il senso delle infinite e sorprendenti possibilità con cui le nostre vite si intrecciano, si scontrano e si reincontrano – ma anche di come siano molte anche le possibilità che ci sfuggono, per paura, per pigrizia, per sfortuna o semplicemente per caso.

Però su una cosa non concordo: possiamo cogliere tutte le possibilità che il caso ci porge, se solo non abbiamo paura di provare, vedere che succede, e prendere e dare quel che c’è.

(Oh, lo so che è una canzone di Sanremo, ma io sulla musica non sono snob…)

lo stupore che mi colse
quando lei mi disse “sono innamorata di te”

dura troppo poco la vanità di sentirsi amati
un po’ di gratitudine poi voglia di fuggire via

non riesco a immaginare qualcuno, qualcosa che inizi
ho più dimestichezza con la fine
e non c’è niente che mi riporta indietro

ci sarà un altro posto nel mondo
una strada che riparte da qui
ci sarà un altro istante nel tempo
per vivere tutte le vite possibili che volevo io

un’auto in lontananza sfocata dal sole
viene verso di me
il caso ci porge infinite possibilità
che non possiamo cogliere e si perdono
non serve a niente ormai guardarsi indietro

ci sarà un altro posto nel mondo
una strada che riparte da qui
ci sarà un altro istante nel tempo
per vivere tutte le vite possibili

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martedì 2 Maggio 2006, 14:11

Sapessi com’è strano cercare un cesso pubblico a Milano

Avevo promesso il racconto del mio primo maggio milanese; per non tediarvi troppo, comunque, lo farò a spizzichi e bocconi.

Chiacchierando a metà pomeriggio con Fiorello Cortiana (che è candidato alle comunali, e su cui vi farò una testa tanta: votatelo) gli dicevo appunto che Milano mi sembra una città in crisi di identità, visto che molti di coloro che ci vivono non si sentono milanesi, ma torinesi, bolognesi, veneti, romani prestati temporaneamente a Milano per motivi di lavoro; e che in generale i suoi stessi abitanti sono troppo persi dietro allo stress per far caso anche solo un po’ allo stato della loro città.

Credo di aver avuto una prova di tutto questo al mattino, quando, arrivato via autostrada e dopo aver atteso per mezz’oretta ulteriori istruzioni in piazzale Lotto, verso mezzogiorno mi sono dovuto confrontare con il problema urgente di trovare un bagno pubblico.

Non che a Torino sia facile trovare un bagno pubblico; non ce ne sono molti, specie in periferia, e sono quasi invisibili. Tuttavia, ci sono una serie di luoghi dove ci si aspetterebbe di trovare con una certa probabilità perlomeno un orinatoio; i giardini e i parchi di una certa dimensione, ad esempio, o le fermate della metropolitana, o i viali alberati, o i parcheggi, o i mercati.

Peraltro so perfettamente che la soluzione italiana al problema – a differenza delle città di mezzo mondo, dove i bagni pubblici sono gratuiti, abbondanti e sempre ben tenuti – è quella di andare in un bar ed ordinare un caffè; peccato che, essendo il primo maggio, la città apparisse completamente deserta: tutto completamente chiuso.

E così, il mio primo tentativo è stato in piazzale Lotto, zona con tanto di giardini e luoghi di attrazione pubblica; nulla.

Di lì, dovendo andare a Porta Ticinese, mi sono diretto verso piazza Amendola, davanti all’ingresso della Fiera (ormai “fieramilanocity”, per distinguerla da quella nuova a Rho). Mi son detto: figurati se non c’è un bagno pubblico tra la metro e la fiera, dove in certe giornate passeranno centomila persone. E invece no: c’è un gabinetto dentro la fermata della metro, ma era fuori servizio; fuori non ho trovato nulla.

Con lo stimolo crescente, ho ripreso l’auto, ho tirato diritto e mi sono fermato alla stazione della metro di Pagano, altra zona potenzialmente interessante: c’è la stazione, un grande parcheggio, e un bel giardino. Ma in nessuno di questi luoghi c’era un gabinetto, e non ho voluto fare come un signore che, nel mezzo del giardino pienissimo di mamme e bambinetti, si è messo tranquillamente a orinare su un albero (e nessuno sembrava farci caso…).

Così ho ripreso l’auto e ho avuto l’illuminazione: certamente ci sarà un bagno alla stazione FS di Porta Genova, praticamente attaccata alla mia destinazione! Così, sgommando per le deserte vie milanesi, ho tirato dritto fino a girare a destra in via Colombo e mollare l’auto davanti alla stazione.

Entro, nel deserto generale, seguo la freccia per le sale d’attesa, ma… non porta da nessuna parte. Allora sbuco sul binario, vedo l’insegna, vado là e… entrambi i bagni di una delle stazioni più frequentate di Milano sono “fuori servizio per otturazione scarichi”.

A quel punto, piegato in due dallo stimolo, mi sono rotto le scatole e ho pensato: milanesi, volete che la vostra città sia un cesso? E cesso sia. E così, ho fatto pipì a bordo dei binari, in un angolo dove già decine e decine di persone parevano averlo fatto, nell’indifferenza generale.

Ma la mia già pessima impressione del livello di civiltà di Milano è peggiorata ulteriormente.

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lunedì 1 Maggio 2006, 09:37

Viva San Precario

Quest’anno, da buon lavoratore precario senza certezze e dallo stipendio irregolare, il mio primo maggio è all’EuroMayday a Milano (no, non è lì che la Moratti si farà fischiare per conquistare altri voti).

Non credo di condividere completamente il programma dei promotori della manifestazione (il concetto di reddito di cittadinanza, per esempio, non mi convince per nulla). Ma, insomma, ci sono motivi contingenti; e comunque è meglio errare dal lato dei deboli che da quello dei forti.

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lunedì 1 Maggio 2006, 01:34

Lessons learned

#1: Non uscire mai più con un gruppo di dodici persone formato esclusivamente da coppie.

#2: Non uscire con persone che a metà serata, vedendoti triste in un angolo, intonano Creep dei Radiohead per prenderti per il culo.

#3: Cedere alle antiche abitudini, e fare il fenomeno scolandoti direttamente la caraffa di vino da cima a fondo in un solo sorso, è Male.

#4: Comunque la mia macchina, al fondo della discesa di San Giorgio, fa i 210 senza una piega.

(oh, comunque è stato meno peggio di quel che sembra)

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domenica 30 Aprile 2006, 14:04

Non perdetelo

Dal 5 maggio al cine, il film a cartoni animati su Padre Pio.

E pensare che c’è gente che sostiene che il cinema italiano è in crisi.

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sabato 29 Aprile 2006, 22:58

Silenzio

Io non sono un fan dei minuti di silenzio. Spesso, anzi, mi fanno arrabbiare, quando sono chiamati in modo parziale, quando si sceglie di onorare certi morti e non altri, quando sono imbevuti di vuota retorica paternalista, quando vogliono imporci di onorare persone che forse, in vita, non erano poi così onorabili. Tuttavia, non mi permetterei mai di offendere un lutto e chi ne è straziato, solo per via del giudizio che della persona avevo quando era in vita.

Per questo io, come moltissime altre persone, sono rimasto allibito quando oggi allo stadio, subito prima di Toro-Avellino, gli Ultras e gli altri gruppi organizzati a centro curva hanno scelto di ignorare il minuto di silenzio per le nuove vittime di Nassiriya, proseguendo imperterriti a cantare i soliti cori da stadio. C’è stato qualche secondo di smarrimento anche in Maratona, quando il resto dello stadio ha cercato di coprire quei cori con gli applausi, ma (pare anche in seguito ad esortazioni un po’ accese da parte dei capi curva) i cori sono ripresi subito.

Pare che la cosa sia stata premeditata, perchè “agli sbirri nessun onore”, o anche, come dice uno dei motti ultrà più diffusi, ereditato dagli hooligans inglesi, “all cops are bastard”; o in alternativa – visto che, si sa, la curva del Toro, pur avendo anche i suoi bravi gruppi con la croce celtica, è prevalentemente anarchica – “nessun onore per chi imbraccia le armi e va in guerra”.

Nella successiva discussione su Toronews, ci è addirittura stato detto che bisognava apprezzare il fatto che si fossero fatti solo cori di incitamento per la squadra, e nessuno dei tradizionali cori contro le forze dell’ordine.

A me i morti di Nassiriya, lo dico chiaramente, non stanno particolarmente simpatici. Capisco tutte le osservazioni sul fatto che ci sarebbero tanti altri morti da onorare, a cominciare da quelli che i nostri alleati (noi, non mi risulta) hanno fatto in Iraq, o da quelli che hanno fatto, per deviazioni varie, le forze dell’ordine stesse. Eppure, una morte è una morte, trascina nel lutto e nello strazio tutte le persone care, e merita rispetto anche solo per questo.

Perdipiù, una persona morta servendo le nostre istituzioni, servendo insomma noi tutti, merita il rispetto dovuto a chi si è sacrificato anche per noi; perchè potremo anche non condividere le scelte del nostro governo in materia di missioni di pace internazionali, ma, una volta che esse sono state democraticamente prese, sono le scelte di tutto il Paese.

Forse è meglio lasciar perdere; forse il silenzio dovrebbe coprire allora una scelta infelice da parte di questi tifosi. Ma dovremmo chiederci com’è che l’Italia ha fallito nel creare in tutti i propri cittadini, di qualsiasi classe sociale e di qualsiasi idea politica, la mentalità di appartenenza civica, di rispetto per le istituzioni comuni, di accettazione dei diritti e dei doveri che vengono dal fatto di vivere insieme in un sistema democratico.

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sabato 29 Aprile 2006, 14:56

Quei geni di Aruba

Questo è un post di servizio, e pure tecnico: se non siete ingegneri d’Internette, probabilmente non vi è molto utile e nemmeno comprensibile.

Dunque, quando voi registrate un dominio con Aruba, loro lo fanno indicando al registro i propri name server come autoritativi per il dominio. Se però voi volete usare i vostri, cosa fate? Li configurate, e poi andate su Aruba, entrate nel vostro account, selezionate “gestione dominio”, “cambio DNS”, e scegliete di usare “Tuoi NS”; indicate il nome di uno dei vostri server, e Aruba ricava da esso l’elenco completo.

Bene, ora che cosa hanno fatto i geni di Aruba? Semplice: da qualche tempo, quando cliccate su “gestione dominio”, invece di continuare su hosting.aruba.it venite rimandati su una loro pagina specifica, che risponde all’URL http://admin.vostrodominio.it/, un indirizzo Web che loro definiscono automaticamente sui loro name server. Peccato che se voi avete già configurato il dominio sui vostri name server per poter fare il cambio, a casa vostra admin.vostrodominio.it è un nome inesistente, e quindi non riuscirete mai ad arrivare sulla pagina in questione, nè a gestire mai più il vostro dominio!

La soluzione è che voi inseriate nella vostra zona, sui vostri server, un record per il nome “admin”, facendolo puntare all’indirizzo 62.149.128.26. Almeno, spero che non cambino indirizzo a seconda del dominio… per sicurezza, potete controllare a quale indirizzo IP corrisponda admin.vostrodominio.it prima di cominciare tutta la procedura. In questo modo, potrete continuare a gestire il vostro dominio su Aruba anche dopo aver girato il dominio sui vostri name server. Ma che fatica!

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venerdì 28 Aprile 2006, 21:01

Sarò Franco

Mentre scrivo questo post, sono le otto e mezza di sera ed è appena andato in onda, sugli schermi italiani, l’ennesimo spettacolo indecoroso offerto dai nostri politici (tutti, di qualsiasi colore).

Come saprete, oggi si è votato due volte per il presidente del Senato; per due volte, i 162 senatori (compresi italianiesteri, ex presidenti, vecchi bacucchi e disallineati vari) che si riconoscono nel centrosinistra – esattamente quanti ne servono per l’elezione – sono stati chiamati a scrivere sulla scheda “Franco Marini”: nome e cognome, visto che esiste anche un senator Giulio Marini di Forza Italia, oltretutto la sintesi perfetta dei due candidati.

La prima volta, ci sono state un po’ di schede bianche, uno ha scritto “Mariti”, e uno “Marino”; però, si sa, la prima votazione è quella in cui ci si diverte, la Lega vota Calderoli (no, dico seriamente: l’hanno fatto e non si sono nemmeno messi troppo a ridere), e poi si serrano le fila per la seconda.

La seconda pareva essere andata bene: 162 voti, applauso finale, festeggiamenti, Marini che stringe la mano ad Andreotti… sennonchè, si arriva al grottesco: il centrodestra fa notare che tre persone, invece di “Franco Marini”, hanno scritto “Francesco Marini”; si rifiuta di riconoscere quei voti; a norma di regolamento, che prevede l’unanimità dei sei senatori chiamati a giudicare la cosa o altrimenti l’annullamento, i voti vengono cancellati; tutto da rifare.

Ora, le cose indecorose sono parecchie. Per quanto riguarda il centrodestra, ci si chiede quand’è che supereranno la maturità mentale di un seienne; si sa, per l’interpretazione delle schede elettorali conta che sia chiara la volontà dell’elettore, e mi sembra evidente chi quei tre votanti volessero sostenere. Attaccarsi a quello pur di non ammettere una sconfitta sa di una pochezza di spirito istituzionale veramente deludente.

Ma per quanto riguarda il centrosinistra… ora, Franco Marini non sarà il più noto politico d’Italia, ma è del mestiere da una vita, ed è stato segretario generale della CISL, e segretario del Partito Popolare; non esattamente uno che chi fa politica possa non conoscere. Ma anche non l’avessi mai sentito nominare, se ti fanno senatore (mica bidello), e poi ti chiamano a votare un candidato, in una elezione importante, tesissima, sul filo di lana… e porca miseria, ma imparati sto nome, no? Ma dove li ha trovati i senatori il centrosinistra, al CEPU?

Poi, naturalmente, ci sono le cattiverie, di cui l’altro candidato, l’uomo a L rovesciata, è peraltro un maestro. Quei tre voti potrebbero essere senatori del centrosinistra prezzolati dal centrodestra per mandare a monte l’elezione un’altra volta, senza scoprirsi troppo, così tanto per fare saltare i nervi a Prodi. Oppure, potrebbero essere senatori del centrodestra prezzolati dal centrosinistra, a cui hanno detto di scrivere Francesco in modo da controllare che votassero davvero, non pensando che qualcuno si sarebbe appigliato alla cosa. Quest’ultima è la teoria di Buttiglione, quindi non è molto credibile; ma non si sa mai.

Resta il fatto che, se anche stanotte finalmente dovessero farcela a eleggere questo grande statista alla presidenza del Senato, pare non esserci limite al degrado delle nostre istituzioni. Così facendo, quando tra un annetto si andrà a rivotare, vincerà certamente il terzo partito: quello che vorrebbe mandarli tutti affanculo.

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giovedì 27 Aprile 2006, 22:30

April showers bring May flowers

Era il subject di un messaggio di spam che ho visto due minuti fa, e il cui contenuto poi ovviamente non c’entrava nulla. Ma mi sembra un ottimo programma per le prossime settimane.

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giovedì 27 Aprile 2006, 22:06

Urbani chi?

Come sottofondo alla serata di smazzamento mail e varie, ho il televisore acceso su AXN (Sky canale 134), rete della Sony Entertainment che alle 21 di ogni sera trasmette nientepopodimenochè Andromeda, la serie-di-Roddenberry-per-finta (protagonista il mitico Kevin Sorbo, aka Hercules televisivo).

Ebbene, finita la puntata, il televisore va avanti da solo finchè non compare una cosa molto strana: uno spot antipirateria audiovisiva, che però ha la qualità audio e video inconfondibile degli anni ’80, tanto che come esempio di film da “guardare solo su videocassette di qualità con il marchio SIAE” passano immagini del mitico Grosso Guaio a Chinatown di Carpenter (1986), un mito dei miei quattordici anni.

Subito dopo, parte un’altra musichina sintetica di tastierone fine anni ’80, e, nel bel mezzo di un canale Sky, compare la classica sovrimpressione: “Questa videocassetta è destinata solo all’uso privato. E’ vietato il noleggio, la diffusione, la riproduzione in luoghi pubblici in qualsiasi forma…”. Vabbe’, è il salotto di casa mia, però…

Infine parte il film (Hamburger Hill). Occhèi, magari avevano i diritti lo stesso, magari la VHS di vent’anni fa era davvero l’unico supporto disponibile, però non potevano almeno, per ritegno, tagliare il messaggio iniziale?

E scommettiamo che se io facessi la stessa identica cosa a una festa di paese, mi troverei la Finanza addosso dopo cinque minuti?

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