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domenica 2 Dicembre 2012, 23:11

Lettera ai votanti a cinque stelle

Caro cittadino a cinque stelle,

tra poco inizieranno le “parlamentarie” del Movimento, tramite le quali tutti noi sceglieremo ogni singolo candidato al Parlamento.

Sappiamo tutti che questo è un esperimento mai tentato prima. Sicuramente ci sono persone che non hanno potuto iscriversi come votanti o candidarsi per via di problemi tecnici o di mancanza di informazioni: ti chiediamo di scusarci e di non dimenticare che l’importante non è il voto o la candidatura del singolo, ma il progetto collettivo che portiamo avanti.

Dozzine di candidati nella tua circoscrizione elettorale hanno speso molto tempo a preparare le proprie presentazioni e i propri video sul portale nazionale. Ti chiediamo di premiare il loro sforzo dedicando un po’ di tempo a leggere almeno qualcosa su ognuno di loro. Molte persone, giustamente, promuoveranno dei candidati o ti suggeriranno di votare per chi conosci già o per chi ti è più vicino, ma magari il candidato più interessante per te è uno che non hai mai sentito nominare, magari in un paesino di provincia o in una città lontana. Hai tre voti a disposizione, crea il tuo personale mix di competenze, età, provenienze, professioni! C’è tempo fino a giovedì per esprimere il voto, prenditi il tuo tempo e fallo a ragion veduta; e non aver paura di usare la rete per fare domande ai candidati o chiedere informazioni su di loro.

Ogni candidato cercherà di presentare al meglio le proprie capacità, che sono importanti; tuttavia, se i curriculum dei singoli fossero stati fondamentali, avremmo magari candidato professori universitari o personaggi già famosi. L’obiettivo del Movimento è portare in Parlamento innanzi tutto persone che abbiano l’umiltà di porsi al servizio dei cittadini invece di volerli comandare, che ascoltino prima di parlare e non pensino di sapere già tutto, che sappiano resistere alle lusinghe del potere e della visibilità, che prendano la candidatura come un’offerta di disponibilità e non come un obiettivo personale da raggiungere a qualunque costo. Non è facile, siamo tutti umani, ma dal modo di porsi, da quanto uno pensa a se stesso e quanto agli altri, si può capire molto.

E poi, qualunque sarà il risultato, saremo tutti chiamati a sostenere le persone che finiranno nelle liste, e a giudicarle solo per i loro comportamenti e non per quanto le avremo sostenute noi in queste votazioni.

Buona scelta, e grazie per la tua partecipazione!

P.S.: in questa pagina raccogliamo le informazioni utili per i votanti di Torino e provincia.

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sabato 1 Dicembre 2012, 11:06

Un impegno etico per i candidati a 5 stelle

Come avrete letto, è giunto il momento delle primarie del Movimento 5 Stelle: appena possibile saranno pubblicati gli elenchi dei candidati, e da lunedì a giovedì sceglieremo insieme in rete non la faccia del candidato premier, ma ogni singolo componente di ogni lista a cinque stelle per il Parlamento. E’ un grande esperimento, sia politicamente che tecnicamente, e per questo sono state scelte modalità restrittive: abbiate pazienza (faremo il possibile per migliorarle ancora) e sappiate che la cosa importante non è la candidatura o il voto del singolo, ma il risultato collettivo.

Abbiamo anche preparato una pagina di riferimento per le primarie, sia per i votanti che per i candidati di Torino e provincia, che verrà costantemente aggiornata e che vi invitiamo a far circolare.

Nel frattempo, ieri sera abbiamo fatto un primo incontro tra i candidati. Tra gli argomenti della serata, abbiamo proposto ai candidati un impegno etico simile a quello già firmato dai candidati per le elezioni comunali del 2011.

Difatti, un gruppo di attivisti che si è riunito dal basso nelle scorse settimane aveva segnalato alcuni punti su cui si sarebbe gradito un impegno più preciso da parte dei candidati rispetto a quanto già scritto a livello nazionale: la retribuzione economica, le modalità di selezione dello staff, il rimanere nel Movimento una volta eletti, e – aggiungo io – il contatto col territorio, l’assiduità nelle presenze, la fedeltà al programma…

Così abbiamo avuto l’idea di stendere un impegno etico aggiuntivo che ogni candidato potesse firmare, opzionalmente e su base volontaria, fissando da solo anche la penale a cui si impegna in caso di violazione; si tratta di un impegno morale, difficile da far valere in sede legale, ma comunque che resta scritto a futura memoria. L’abbiamo proposto in sala ed è stato un successo: praticamente tutti i candidati presenti l’hanno firmato.

Pubblichiamo l’impegno invitando tutti i candidati a firmarlo e farcelo avere entro domenica sera (i dettagli sono nella pagina di riferimento); lunedì pubblicheremo l’elenco di chi l’ha firmato e chi no. Starà poi ai votanti decidere se privilegiare chi ha assunto l’impegno oppure no: io, di mio, lo farò senz’altro.

[tags]elezioni, primarie, politiche, movimento 5 stelle, candidati, politica[/tags]

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venerdì 30 Novembre 2012, 16:38

I conti della Continassa

Ha suscitato un certo scalpore, ieri, la contestazione al Comune di qualche centinaio di tifosi del Toro, che in occasione dell’intitolazione al Grande Torino della piazza davanti allo stadio Olimpico hanno rumorosamente criticato l’operazione di cessione alla Juventus dell’area Continassa, esibendo cartelli con la scritta “0,58 € sul campo”, con riferimento al prezzo dell’area al mq e all’anno, praticato dal Comune alla Juventus, che noi per primi avevamo calcolato nella nostra analisi dell’operazione e che ha poi fatto il giro dei media anche nazionali.

In serata, e poi stamattina, si sono scatenati tutti i media: TGR Piemonte, La Stampa, Repubblica, persino Tuttosport hanno riportato con evidenza i conti secondo l’amministrazione, la quale dice: i 10,5 milioni di euro vanno divisi non per i 180.000 mq di superficie dell’area ma per i 33.000 mq degli edifici che saranno costruiti; così facendo, viene 318 euro al mq. Vorrei allora spiegare un po’ più approfonditamente le cifre in gioco, così ognuno potrà decidere se preferisce il conto fatto da Fassino e dall’assessore Curti oppure quello che ho fatto io.

Intanto, l’idea di dividere solo per i mq costruiti è un po’ strana: è come dire che se io voglio un terreno pubblico per un uso che non prevede di costruirci sopra, ad esempio per giardino o parcheggio privato, il Comune me lo deve dare gratis. Intorno agli edifici non ci saranno solo, come dice l’amministrazione, “strade e piazze” – anche perché riempire 180.000 mq di strade e piazze è un po’ duro – ma ci saranno giardini e spazi a diretto servizio della sede sociale, dei palazzi e delle attività commerciali della Juventus, su terreni che per i prossimi 99 anni saranno in possesso della Juventus. Non si capisce perché il terreno per costruire tutto questo dovrebbe essere gratis.

Ma anche seguendo questa linea, l’assessore arriva a cifre che in realtà sono simili alle mie, ma le presenta in modo diverso. In sostanza, dire che uno paghi 318 euro al mq per avere un terreno in concessione per 100 anni, o che paghi 3,18 euro all’anno al mq, è la stessa cosa. Se dividiamo per tutta la superficie, si può dire che la Juventus pagherà 0,58 euro all’anno al mq, oppure che pagherà 58 euro al mq nel complesso dei 100 anni.

A dimostrare che il prezzo praticato alla Juventus è sottodimensionato di diverse volte ci sono però altri confronti possibili. Per esempio, la stessa amministrazione soltanto due anni fa ha deciso di concedere a privati per 50 anni un lotto di 14.352 mq nella stessa identica area, tra via Traves e corso Ferrara, con una superficie costruibile di 6000 mq e con un vincolo a una destinazione decisamente meno lucrosa dei palazzi e dei negozi, ovvero a impianti sportivi privati.

In quel caso, la richiesta della Città è stata di 2.700.000 euro, il che vuol dire con il mio metodo 3,76 €/mq/anno (oltre sei volte quanto chiesto alla Juventus) e con il metodo dell’assessore Curti 450 euro per 50 anni, ovvero 9 €/mq/anno (il triplo di quanto chiesto alla Juventus). L’asta è andata più volte deserta, dunque si può pensare che il prezzo fosse troppo alto; ma la differenza con il prezzo praticato alla Juventus è clamorosa, e comunque non si capisce perché con la Juventus si sia partiti direttamente dal prezzo stracciato, facendolo anzi fissare direttamente alla Juventus, mentre con l’altra area (che, ci dissero, interessava alle palestre Virgin) si sia partiti da un prezzo così più alto, nonostante la destinazione d’uso meno lucrosa.

Crediamo dunque di avere spiegato concretamente perché il prezzo praticato alla Juventus è di grande favore, senza scomodare paragoni ancora più imbarazzanti ma meno pertinenti (per esempio, la tariffa richiesta per affittare il suolo pubblico per attività temporanee è di 0,28 € al mq al giorno, che diventa 0,70 € al mq al giorno per le attività commerciali e 2,80 € al mq al giorno per i parcheggi; anche per le attività più grandi e stabili di tutte, come i grandi circhi, la tariffa è di circa 10 €/mq/anno). E anche le giustificazioni sull’incasso degli oneri di urbanizzazione non reggono, dato che a fronte dell’incasso la Città dovrà fare almeno altrettante spese: per esempio, la Juve verserà un milione di euro aggiuntivo per la sistemazione dell’area circostante, ma la Città dovrà abbattere l’ex Palastampa, spostare i giostrai, fare il parco…

Ribadisco comunque che non ci importa se l’operazione la fa la Juve, il Toro o una società che fa tutt’altro (non è questione di tifo) e che siamo ben contenti di accogliere investimenti privati per risanare un’area semiabbandonata (anche se poi c’è sempre da discutere se negozi e palazzi siano una riqualificazione), ma che il punto è che le aree, beni di tutti noi, vengano pagate alla Città un prezzo giusto. Su 10,5 milioni di euro, anche un piccolo sconto vale milioni di euro; se poi la tariffa è, a seconda dei metodi di calcolo, da un terzo a un sesto di quella praticata ad altri, lo sconto comincia a diventare astronomico.

[tags]continassa, juventus, torino, fassino, calcio, urbanistica[/tags]

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mercoledì 28 Novembre 2012, 19:16

La televisione che uccide

Un paio di milioni di persone, tra Torino e il Monferrato, ricevono quotidianamente la radio e la televisione, ignari del come e del perché. Eppure basta indagare per scoprire una situazione agghiacciante, raccontata nel video che vedete.

I segnali di quasi tutte le radio e le televisioni private partono da alcuni giganteschi tralicci vicino alla vetta del Colle della Maddalena, il cuore del parco più alto di Torino, consacrato al ricordo dei milioni di morti della prima guerra mondiale. I due tralicci principali sono posizionati sull’edificio del Bar Faro, un bar-ristorante sito nel Comune di Moncalieri ma di proprietà della Città di Torino, che sin dal 1961 lo affida in gestione alla stessa famiglia.

A partire dalla fine degli anni ’70, le antenne al Colle hanno iniziato a spuntare come funghi; e con esse i problemi. Uno dei paesaggi più belli di Torino è stato devastato da piloni, cavi, cabine di cemento. L’accavallarsi di segnali ha reso le vicinanze della vetta totalmente insalubri; i limiti di legge per l’inquinamento elettromagnetico sono superati in permanenza e di parecchio.

Gli abitanti della zona ne ricevono gravi danni; nel cosiddetto “condominio della morte” si è verificato un numero abnorme di malati e morti per leucemia e linfoma di Hodgkin. Nel video vedete le condizioni di chi è costretto a chiudersi in casa dopo averla protetta con reti metalliche, mentre sul balcone vi sono in permanenza le apparecchiature dell’Arpa, che registrano la continua inabitabilità.

La cosa incredibile è che nessuno ha mai dato alcuna autorizzazione alla costruzione di questi tralicci: semplicemente, un giorno sono arrivate le televisioni e hanno chiesto ai gestori del bar se potessero mettere le antenne sul retro. Nessun permesso di costruzione è mai stato rilasciato; esistono autorizzazioni del Ministero delle Comunicazioni, ma nessun Comune ha mai rilasciato il permesso per costruire apparecchiature industriali in una zona residenziale e ambientale con vincolo paesaggistico, semplicemente perché non potrebbe.

Da trent’anni dunque le antenne sono abusive, ma nessuno interviene. Quando la Procura della Repubblica di Torino ha aperto una indagine, l’ha conclusa ordinando lo smantellamento non delle antenne abusive, ma del parco giochi frequentato dai bambini che si sono ammalati.

Nessuno sa quanto abbiano incassato in trent’anni i gestori del bar dai consorzi radiotelevisivi, anche se i comitati ipotizzano anche decine di migliaia di euro al mese. Per il Comune di Torino, quello è solo un bar e i gestori continuano a pagare il normale canone di circa duemila euro al mese, come qualsiasi altro bar. Per queste antenne messe sul terreno pubblico, il Comune ha incassato in tutto un milione di lire nel 1994, mentre le televisioni hanno fatto affari per miliardi. Peraltro, anche i gestori del bar hanno smesso da tempo di pagare anche quel po’ di affitto e sono morosi.

Le istituzioni competenti hanno sempre consentito che questa situazione andasse avanti, trincerandosi dietro infinite attese di “piani di risanamento” in discussione dal 2001. Se possibile l’hanno favorita; la Regione Piemonte, ad esempio, ha recepito la normativa nazionale vietando però di depotenziare gli impianti che oltrepassano i limiti di inquinamento nel caso in cui ciò sia necessario per garantire la qualità del segnale radiotelevisivo. In altre parole, è legittimo ammazzare la gente nel caso in cui serva affinché la TV si veda bene.

Lo scorso aprile le istituzioni si sono infine messe d’accordo per risolvere la situazione. Come? Abbattendo i tralicci abusivi di cinquanta metri che esistono adesso e… dando il permesso di ricostruirli regolari, alti oltre il doppio, 100 metri di altezza e 9×9 metri di base, a costo di abbattere anche alcuni alberi del parco. Secondo loro, questo ridurrà le emissioni elettromagnetiche sotto i livelli di legge… almeno sulla carta.

Peccato che le rilevazioni Arpa dimostrino come le radio usino “pompare” la potenza nelle ore di punta, tanto che in alcune occasioni persino nella sede Arpa del Lingotto, ad alcuni chilometri di distanza, sono stati rilevati valori di campo pari al quintuplo del limite di legge. E che succederà se poi nella realtà l’inquinamento continuasse?

Una vera soluzione ci sarebbe: già che tanto bisogna demolirle, si potrebbero spostare le antenne su vette disabitate, dove non farebbero ammalare nessuno. Ma per coprire tutto il Piemonte occidentale non basterebbe più una sola antenna; bisognerebbe metterne due o tre, con conseguente aumento dei costi per le radio e le televisioni. E siccome le radio e le televisioni sono amiche dei politici – anzi, spesso ne determinano le fortune elettorali – e se i piemontesi restassero senza televisione si rischierebbe una sommossa popolare, va tutto bene così.

La prossima volta che accendete la radio o la televisione, pensateci.

[tags]elettrosmog, inquinamento, radio, televisione, media, salute, colle della maddalena, torino[/tags]

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mercoledì 21 Novembre 2012, 13:46

Della povertà e di Fabrizio Biolé

Qualche giorno fa abbiamo ascoltato in commissione il presidente della Caritas piemontese, che ci ha tracciato un quadro terribile della nuova povertà di Torino. Tanto per darvi qualche dato:

  • il numero di persone che nel 2012 si rivolgono alla Caritas, rispetto al 2008, è quasi quadruplicato;
  • il 90% di coloro che chiedono un aiuto economico per i propri ragazzi lo fa per pagare libri e attrezzature scolastiche imposte dagli insegnanti (fino a 300 euro a studente);
  • sono in forte crescita gli anziani che fanno la cessione del quinto della pensione per permettere ai figli adulti di avere un prestito per far fronte alle spese;
  • 45.000 famiglie a Torino e cintura mangiano grazie agli aiuti del Banco Alimentare;
  • i servizi sociali hanno avuto indicazione di non inserire in comunità i minori perché costa troppo alle casse pubbliche, anche quando il problema è che i minori restando in famiglia vengono maltrattati;
  • vi sono numerosi posti vuoti nelle case di riposo, sia convenzionate che private, perché le istituzioni e le famiglie non hanno i soldi per pagare le rette, ma vi sono anche 2000 anziani in lista d’attesa per la casa di riposo e 8000 in lista d’attesa per l’assistenza domiciliare;
  • a fine anno finiranno i fondi nazionali per i 1700 profughi libici sistemati a Torino da metà 2011, dunque saranno in mezzo a una strada (come già i somali di corso Chieri) e nessuno sa cosa ne succederà;
  • si stima che a gennaio 1500 famiglie potrebbero essere sfrattate dalle case popolari in quanto non in grado di pagare la quota minima di affitto prevista dal regolamento regionale;
  • il 40% delle richieste di aiuto per problemi economici menziona Equitalia e simili come causa primaria dei propri problemi;
  • oltre il 50% delle persone che chiedono aiuto fa stabilmente uso di psicofarmaci;
  • un richiedente di aiuto su tre minaccia esplicitamente il suicidio o racconta di avere già tentato il suicidio.

Una situazione del genere dovrebbe essere una emergenza per tutti, e la prima preoccupazione di chi amministra le istituzioni. Invece, passa drammaticamente sotto silenzio; si fa finta il più possibile di non vedere, e anche la vita amministrativa scorre tra altri discorsi e altre priorità (ieri il nostro sindaco si è sentito in dovere di organizzare in Sala Rossa una irrinunciabile celebrazione per i cento anni delle attività atletiche della Guardia di Finanza).

Non ho mai ben capito se questa indifferenza sia dovuta a mancanza di solidarietà, oppure a una presunzione di impotenza; non sapendo bene come ridurre la povertà, né dove trovare i soldi per assisterla, la politica si gira dall’altra parte e la prende come un fattore immanente, come il fatto che ogni tanto piove. Eppure la povertà è almeno in parte il risultato dell’organizzazione sociale che noi scegliamo, delle regole che diamo all’economia e allo Stato; con regole diverse, le risorse di cui tutti disponiamo potrebbero essere distribuite diversamente, in modo più equo e solidale.

Siamo una società basata sulla sacralità della proprietà privata, e per carità, ci sono ottimi motivi per difendere la proprietà privata. Alla fine, però, l’idea che nella società noi possiamo essere felici con le nostre cose a fronte della diffusa infelicità degli altri è una triste illusione… Magari qualcun altro ci riesce, tappandosi gli occhi, le orecchie, e anche il cuore. Eppure anche chi pensa di potersi chiudere in un’isola felice dovrà rendersi conto nel modo più spiacevole che oltre un certo livello nessuna società caratterizzata da grandi disuguaglianze è sostenibile, perché anche la minaccia del manganello non vale verso chi non ha più niente da perdere.

P.S. E Fabrizio Biolé? Scusate se l’ho messo nel titolo, sapevo che facendolo avrei attirato l’attenzione di molte più persone – se avessi semplicemente scritto che parlavo dei poveri, quasi nessuno avrebbe letto. Così funziona la pubblica opinione, ma spero che questo possa indurvi a riflettere su quali siano gli argomenti su cui varrebbe veramente la pena di accapigliarsi.

[tags]povertà, welfare, solidarietà, equità[/tags]

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venerdì 9 Novembre 2012, 14:19

Ricominciare a volare

È un po’ che volevo scrivere qualche riga su quello che sta succedendo nel Movimento in queste settimane – se non altro perché la discussione si sofferma generalmente su questioni importanti ma superficiali, come quella di come e quanto apparire in televisione o quella delle regole per le candidature nazionali, senza scendere al cuore del problema. Naturalmente le mie osservazioni sono personali e può darsi che altrove la situazione sia diversa, ma sono due i problemi di cui mi piacerebbe discutere con voi.

Il primo è il cambiamento del clima interno. Chiunque sia attivo nel Movimento da più di un paio d’anni ricorda com’era una volta: eravamo gruppetti di persone senza risorse e senza esperienza ma con tanta voglia di fare e tanta amicizia; imparavamo tra noi a vicenda e ci concentravamo sul capire il mondo e sul modificare di conseguenza, prima ancora che la politica, gli stili di vita e i meccanismi sociali ed economici. La sensazione dominante era la speranza, l’energia.

Da qualche tempo, il vento è cambiato e il sentimento è un altro: è la rabbia, è la paura. Basta aprire Facebook o il blog di Grillo per trovare quasi soltanto litigi interni, ragionamenti di tattica politica e di leggi elettorali, attacchi ai giornalisti e ai politici, racconti di tragedie personali e di timori per il futuro. L’attività costruttiva dei gruppi locali finisce sempre più in secondo piano, dato che l’attenzione si concentra sulle questioni politiche nazionali. Il programma c’è, ma a parte linkarlo ossessivamente non c’è più spazio per approfondirlo, per raccontare nel dettaglio la visione di un mondo migliore che pure avremmo dentro.

La rabbia e la paura rischiano di diventare una ideologia e tracimano in comportamenti politici. La paura impedisce il dialogo, interno ed esterno, e porta a sospettare di tutti; qualsiasi comportamento non perfettamente allineato agli slogan porta subito alla crocifissione in piazza, da parte della rete prima ancora che di Grillo. La paura è alla base delle scelte sulle candidature al Parlamento, scelte legittime e senza tante alternative ma che hanno privilegiato l’assicurarsi di mandare a Roma persone fidate piuttosto che l’assicurarsi di mandare a Roma persone capaci, scompigliando al contempo l’umore e gli equilibri di molti gruppi locali.

Questo mi porta al secondo problema: il fattore umano. Il Movimento ha sempre voluto combattere il personalismo della politica, cercando di mettere le idee e il progetto collettivo prima dei singoli; e questo è sacrosanto. Tuttavia, è in atto una estremizzazione di questo concetto per cui anche solo esprimere una qualsiasi aspettativa o desiderio personale (non parliamo poi di candidature) diventa per una parte del Movimento un sintomo di corruzione morale; e le capacità e le attitudini dei singoli vengono sminuite come un fattore ininfluente, come se “ognuno vale uno” volesse dire “l’uno vale l’altro”.

Ho sentito dire che “deve andare avanti il Movimento, non le persone”; il problema è che il Movimento senza persone non esiste. Nella società della comunicazione e dei beni immateriali, il successo di una qualsiasi organizzazione umana – sia un’azienda o un movimento – dipende dalla qualità di chi vi partecipa e dal modo in cui si scelgono, si organizzano e si motivano le persone. Una organizzazione che non usa la meritocrazia per mettere in ogni posizione la persona ad essa più adatta è destinata a fallire o a diventare un problema e un ostacolo allo sviluppo generale.

Essendo io in origine uno di quegli ingegneri spettinati che trovano i computer molto più affidabili e sinceri degli umani, capisco il desiderio di concepire il Movimento come una macchina perfetta in cui ogni ingranaggio sia sostituibile a piacere. Il problema è che gli umani non sono perfetti e non sono ingranaggi; un ingranaggio non sbaglia, non tradisce e non lascia per stanchezza, ma una persona – se offesa, sfinita, delusa, trascurata – facilmente lo farà; e questo sarà la rovina del Movimento.

Le elezioni non sono poi così vicine e c’è ancora tempo per correggere l’approccio; io vorrei che il Movimento presentasse all’Italia una proposta positiva e convincente per un nuovo corso nazionale, basata su progetti concreti e su persone (tante) credibili e capaci di realizzarli. Vorrei che si ignorassero le polemiche, le provocazioni e l’aria fritta mediatica e che ci si concentrasse sulle cose da fare per salvare l’Italia. E vorrei un Movimento in cui possono coesistere opinioni diverse nell’ambito di un programma comune. Che dite, ce la faremo?

[tags]movimento 5 stelle, grillo, politica[/tags]

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venerdì 2 Novembre 2012, 12:35

I soldi nel pallone

Quando si parla di stadi e delle squadre di calcio cittadine è difficile intavolare una discussione razionale; subito buona parte dei partecipanti cominciano a ragionare per tifo. Noi in ufficio siamo ben assortiti, dato che io sono attivo nei club del tifo granata da molto prima di fare politica mentre Chiara in passato ha lavorato per la Juventus; per questo motivo vi possiamo rassicurare sul fatto che le posizioni che prende il Movimento 5 Stelle sono ragionate e valutate come consiglieri comunali, nell’interesse della città, e non in base al proprio tifo calcistico.

Detto questo, l’argomento del giorno è l’ultima grande operazione immobiliare che piomba sui tavoli del consiglio comunale: la concessione alla Juventus dell’area della cascina Continassa, adiacente a quella del nuovo stadio.

Già l’operazione stadio Juventus, dal punto di vista del pubblico interesse, lasciava molto a desiderare: alla Juventus la Città ha chiesto, in cambio della proprietà di fatto per 99 anni di un’area di 350.000 mq, 20 milioni di euro, ovvero € 0,58 (58 centesimi di euro) al metro quadro all’anno! Non contenta, la Città ha anche fatto una variante al piano regolatore che permettesse alla Juventus, oltre allo stadio, di realizzare un centro commerciale Conad (le solite cooperative) da 37.000 mq e 90 milioni di euro. Con il cambio di campo, gli incassi da stadio della Juventus sono passati in un anno da 11,6 a 34,6 milioni di euro, triplicando, e grazie alla Champions League quest’anno saranno ancora superiori.

Insieme allo stadio, la Juventus aveva presentato un progetto di massima per l’area adiacente, quella di cui si parla oggi, prevedendo di realizzarvi la propria “club house”. Il progetto copriva l’area immediatamente a ovest dello stadio, escludendo però l’area dell’Arena Rock, all’angolo tra via Druento e via Traves.

L’Arena Rock è uno dei paradigmi della spoliazione delle casse torinesi che porterà questa città al fallimento. Nel momento in cui lo stadio delle Alpi fu dato alla Juventus, sembrò ovvio ai sessantenni che comandano Torino che, per non perdere l’immancabile un concerto l’anno del Delle Alpi e dimenticandosi di possedere tuttora lo stadio Olimpico, servisse una nuova area concerti come quelle a cui loro erano abituati nei lontani anni ’60, ovvero una spianata di fango con un palco, due cessi e due biglietterie. Questo generò un bell’appalto da cinque milioni di euro che furono totalmente buttati, in quanto mai nessun concerto si è svolto in tale spianata di fango; un anno, per tamponare la figuraccia, chiesero alle aziende pubbliche del territorio di mettere dei soldi per farci una specie di festa dell’Unità latinoamericana.

Lo spreco di soldi pubblici per l’Arena Rock è stato ingente, ma chi l’ha costruita ringrazia ancora adesso; dopodiché, dato che la Juventus non la voleva, un paio d’anni fa trovarono infine qualcuno a cui rifilarla. Per ben 27.000 euro di affitto annuo, un privato si impegnò a realizzare e gestire al suo interno una pista di kart, che è ormai pronta e finita.

Che succede però adesso? Che la Juventus si sveglia, rifà i conti e scopre che, nonostante le condizioni di favore ottenute in passato, i margini non sono abbastanza alti; dunque presenta un nuovo progetto che prevede oltre alla “club house” e al centro allenamenti un cinema multisala, un albergo da 120 stanze e dei sani palazzi residenziali. Ovviamente per realizzare tutto questo serve più spazio, e dunque alla Juventus farebbe tanto comodo che anche la pista di kart, nemmeno ancora inaugurata, venisse demolita per dare l’area a loro.

La reazione dell’amministrazione Fassino è la solita: genuflettendosi a chiunque sia vagamente legato a Marchionne, presenta al consiglio comunale una nuova variante al piano regolatore per permettere tutto quanto richiesto dalla Juventus, in cambio del solito prezzo di 0,58 € al metro quadro all’anno per 99 anni. E chi se ne frega se il tizio del kart ha investito una bella somma (secondo i giornali 1,2 milioni di euro): con le buone o con le cattive, verrà fatto smammare con una compensazione che in commissione è stata quantificata tra i 500.000 e i 700.000 euro. In questa città è un’abitudine che ubi maior minor translocat a spese proprie: ricordate Scubatica?

Ovviamente, la città deve anche impegnarsi a liberare l’area dagli altri occupanti e a sistemare la parte che resterà pubblica, quella più a sud. In corso Ferrara c’è l’area dei giostrai, ovvero un piazzale che ospita famiglie nomadi stanziali che viaggiano qualche mese l’anno e per il resto hanno costruito capanne e casette: pare che i costi siano di un milione di euro per il trasloco e di oltre tre milioni per costruire da qualche altra parte una nuova area (a me sfugge perché uno che vive a Torino otto mesi l’anno non possa preoccuparsi da solo della propria residenza senza che gliela costruiamo noi, ma questa è un’altra storia). Poi c’è il Palastampa da demolire (non lo vuole più nessuno) e trasformare in un parco che a sua volta costerà di manutenzione ogni anno. Infine, alla cascina Continassa vivono circa 80 rom accampati abusivamente, quelli vittima dell’orrendo pogrom di un anno fa (guidato, per una strana coincidenza, da alcuni ultrà della Juve), a cui la Città troverà un’altra sistemazione.

In pratica, la Città incasserà una tantum 10,5 milioni di euro per l’area, un milione di gentile contributo aggiuntivo, e circa 7-8 milioni di oneri di urbanizzazione, che però dovranno coprire anche le relative spese (strade, parcheggi, trasporti, fognature ecc.) per le nuove costruzioni. Alla fine in cassa resterà poco o niente, ma in compenso la Città avrà dato via una enorme area che nei prossimi 99 anni avrebbe potuto essere messa a frutto.

Perché allora si fa il tutto? L’operazione viene giustificata dicendo che quell’area è un problema, che la Juventus è l’unica interessata (ma come si fa a saperlo se non si fa una gara?) e che almeno qualcuno investe e ci fa qualcosa, risanando e creando posti di lavoro. Tutto vero, ma questo non giustifica il fatto di darla via per così poco, non per attività di pubblico interesse ma per una società privata a fine di lucro. Se io voglio costruire un cinema, un palazzo e un albergo, mi compro a prezzi di mercato il terreno su cui costruirli: perché devo averlo a prezzo stracciato da un ente pubblico?

E siamo sicuri che alla fine il saldo per il pubblico sia positivo? Per esempio il costruendo cinema non ha la licenza, anche se la Juventus si è detta sicura di riuscire a ottenerla in qualche modo dalla Regione; ma che fine farà il cinema di Venaria una volta che lì aprirà una megamultisala? Per i posti di lavoro guadagnati nelle nuove attività commerciali, in una città in crisi come Torino, non ce ne saranno altrettanti persi in quelle vecchie?

La vera ragione per cui si fa il tutto, oltre alla sudditanza ai padroni di Torino, è puramente finanziaria: è vero che le casse pubbliche dovranno sostenere le spese di cui sopra, ma lo faranno nei prossimi anni; in compenso, 11,5 milioni di euro verranno incassati subito. Il vicesindaco ha detto chiaramente che la delibera è urgente perché bisogna incassare questi soldi entro fine anno, altrimenti non si riesce a rientrare nel patto di stabilità, il Comune sarà commissariato e Fassino andrà a casa. L’orizzonte amministrativo si ferma al 31/12; il dopo, adesso, non importa.

Concludendo, vengo comunque alle questioni di tifo. Se siete juventini, vorrei dirvi che a fronte di regali di queste dimensioni alla società della Fiat che si occupa del business del calcio non si spiegano, se non con la manipolazione mediatica del giornale della Fiat, le polemiche per lo stanziamento di uno (1) milione di euro per la sistemazione a centro sportivo dell’area Filadelfia, soldi peraltro non di origine pubblica ma già precedentemente incassati dalle operazioni commerciali legate a quell’area, e su cui peraltro potete stare tranquilli perché, nonostante le grandi promesse, le cerimonie solenni e la residenza stabile di alcuni esponenti della maggioranza sulle pagine di Tuttosport, né la Regione né il Comune hanno ancora tirato fuori una lira.

Ma se invece siete granata e siete tra quelli che amano contestare una presunta differenza di trattamento del Comune tra le due squadre di calcio cittadine, ci tengo a farvi notare una cosa: che non è possibile documentarla in quanto il Torino FC, in termini di progetti di sviluppo, è totalmente non pervenuto. La Juventus ragiona da azienda, progetta, investe; il Torino vivacchia cercando di spendere il meno possibile e di arrivare a fine mese avendo incassato più di quel che è uscito, e non ha mai presentato in Comune nulla del genere. Da cittadini, contestiamo al Comune i trattamenti di favore alla Juventus; da tifosi, citofonare Cairo.

[tags]torino, fassino, juventus, fiat, torino, calcio, stadio, speculazioni, cementificazione, continassa[/tags]

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giovedì 18 Ottobre 2012, 09:43

Due minuti per i diritti LGBT

Chi ci attacca dice spesso che il Movimento 5 Stelle sa solo protestare, che non ha una visione etica e politica del mondo, che non è attento ai diritti e alle pari opportunità. Per questo lunedì scorso, quando il Consiglio Comunale, ancora provato dall’ennesima lunga discussione sugli scandali del momento, ha dovuto discutere tre atti relativi al diritto al matrimonio delle coppie omosessuali, molti si aspettavano che non sapessimo cosa dire.

Invece il Movimento ha affrontato da tempo la questione, sia a livello comunale, sia a livello regionale, sia a livello nazionale; e dunque abbiamo impiegato soltanto due minuti per dichiarare il nostro voto favorevole alle tre proposte sul tavolo. Nel video trovate ciò che abbiamo detto, e ci sembrano parole di normalità, di libertà e di rispetto.

Eppure, così non è secondo gli altri; il resto del Consiglio Comunale si è perso nelle contorsioni della politica, riuscendo infine ad approvare solo l’atto che chiede al Parlamento di “allineare l’Italia agli altri Paesi dell’Unione Europea”, una formula che non vuol dire granché dato che le nazioni europee hanno tuttora posizioni molto diverse tra loro. L’atto che chiedeva la possibilità per le coppie omosessuali di svolgere una cerimonia simbolica in Municipio e quello che chiedeva direttamente al Parlamento di permettere il matrimonio tra omosessuali sono stati entrambi bocciati, con la maggioranza spaccata e incapace di esprimere una posizione chiara. Evidentemente, in Italia i diritti delle persone possono ancora aspettare.

[tags]movimento 5 stelle, torino, fassino, diritti, gay, matrimonio[/tags]

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lunedì 15 Ottobre 2012, 11:11

Sugli affidamenti facili alle cooperative sociali

Come avrete letto sui giornali, sabato abbiamo segnalato un’altra vicenda emersa dal CD degli affidamenti diretti e che ci ha lasciato perplessi. Il primo a riprenderla è stato Il Fatto Quotidiano, che ci ha subito fatto l’intervista che vedete nel video.

In pratica, insospettiti da alcune cifre clamorose contenute nel CD (e che si sono rivelate con tre zeri di troppo…), abbiamo scoperto che il servizio di assistenza familiare, appaltato inizialmente nel 1998 per quattro anni a cinque cooperative con una normale gara, è stato prorogato direttamente senza più gare per più e più volte, fino al 31 marzo 2006, per cifre variabili tra 250.000 e 350.000 euro circa ogni mese; se le prime proroghe rientrano tra quanto normalmente previsto negli appalti, le ultime sono state fatte aggrappandosi a cavilli di legge e a motivazioni che lasciano francamente perplessi. Dopo il 2006 il servizio passa in capo alle ASL e quindi alla Regione: di qui il coinvolgimento del nostro gruppo regionale, in cui Ivan Della Valle sta seguendo la questione (segnalazioni benvenute).

Al di là del fatto che la procedura sia stata regolare o meno, comunque, ci ha colpiti un fatto politico: una di queste cooperative è attualmente presieduta dalla moglie del deputato PD Mimmo Lucà, che è stata nel consiglio d’amministrazione per tutto il periodo indicato. Lucà è il deputato che fu intercettato mentre telefonava al capo della locale di Rivoli della ndrangheta, chiedendo voti perché Fassino vincesse le primarie da sindaco del centrosinistra.

La telefonata non era reato, ma il punto che volevamo sollevare è un altro: l’esistenza di un sistema per cui appalti comunali vengono continuamente dati a fornitori politicamente vicini o addirittura imparentati con gli esponenti dei partiti che governano Torino, spesso evitando le gare d’appalto (anche il fatto che un contratto si possa prorogare senza gara non vuol dire che si sia obbligati a non fare la gara: è una scelta politica), mentre questi fornitori procurano voti per la rielezione dell’amministrazione e addirittura delle correnti dei partiti di centrosinistra che rivendicano la continuità (come Fassino con Chiamparino) invece che il rinnovamento. E di potenziali casi di questo genere ne stanno saltando fuori sempre di nuovi.

Io vorrei essere chiaro su una cosa: non vogliamo incitare al linciaggio delle cooperative sociali, che svolgono con questi soldi un lavoro meritorio (è un anno e mezzo che giro per comunità e gruppi meravigliosi) e i cui operatori peraltro da mesi in molti casi non ricevono lo stipendio. Non è nemmeno in sé sbagliato che un parente di un esponente politico, o l’esponente politico stesso, lavori per un fornitore del Comune, se le forniture sono regolari e trasparenti; sui giornali di oggi ho visto apparire nomi di consiglieri comunali della maggioranza tirati in ballo a sproposito.

Vogliamo tuttavia capire se questo sistema di gestione dei soldi pubblici è meritocratico oppure no, se è efficiente oppure no, se il Comune sceglie i fornitori per capacità o perché ci sono dentro amici e parenti in posizioni importanti e se ogni euro speso viene destinato ai lavoratori e ai cittadini oppure se una parte si perde in questa rete di amicizie, magari con assunzioni pilotate, magari con subappalti, magari con sponsorizzazioni o chissà che altro.

Lucà ha risposto minacciando querele: che possiamo rispondere? Quereli pure se si ritiene diffamato, ma ciò che abbiamo scritto nel nostro comunicato è vero. Il tentativo del potere cittadino adesso sarà quello di mettere tutto a tacere, di intimidire chi parla, di scaricare la colpa sui singoli dirigenti che hanno firmato gli affidamenti e di insabbiare lo scandalo in “porti delle nebbie”. Non è un caso che queste vicende comincino in alcuni casi anche più di dieci anni fa, ma che la cosiddetta “opposizione” di PDL e Lega non ne abbia mai tirata fuori una che sia una.

Noi, in compenso, crediamo di avere dimostrato tutta l’utilità del Movimento 5 Stelle: anche per chi ancora non ci vota.

[tags]torino, fassino, affidamenti, appalti, scandalo, cooperative, lucà, movimento 5 stelle[/tags]

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venerdì 12 Ottobre 2012, 13:13

C’è lavoro e lavoro

Spesso si dice che di questi tempi è importante dare lavoro, e che il Tav Torino-Lione porta lavoro, e che dunque il Tav Torino-Lione è un progetto importante. La realtà è ben diversa: quale lavoro porta il Tav, e a chi?

Se ne sono occupati i No Tav, andando ad analizzare in un corposo dossier alcune delle aziende che hanno già avuto appalti per il Tav, quelli per il “cantiere” di Chiomonte (ricorderete dalle foto dell’ultima visita che dentro non ci sono quasi lavori, solo tanta polizia). E ovviamente hanno scoperto inquietanti legami tra Tav, politica e criminalità organizzata.

Nel dossier sono infatti descritti e provati tutti gli elementi che gravano su diverse aziende che lavorano nel cantiere di Chiomonte e sui loro soci, a cominciare dalle famiglie Martina e Lazzaro, già coinvolte nell’inchiesta Minotauro e anche in altri problemucci, per venire al Consorzio Valsusa-Piemonte Imprese per lo Sviluppo, presieduto dall’ex parlamentare DS Luigi Massa, che comprende – oltre alla nuova impresa dei Lazzaro denominata Italcostruzioni – diverse aziende riconducibili a persone già in passato arrestate o condannate in inchieste relative ad appalti per lavori pubblici in Piemonte, come i casi in cui furono coinvolti l’allora viceministro Martinat e l’imprenditore Gavio.

La risposta del partito del cemento non si è fatta attendere. Un mesetto fa è stata organizzato un incontro della Commissione Antimafia del Comune di Torino con Mario Virano, che ha presentato le misure antimafia che saranno introdotte negli appalti del Tav: difatti, le gare d’appalto vengono fatte non in Italia ma in Francia, paese che non dispone di una legislazione antimafia. Peccato che, in questa riunione a porte chiuse di autorità incravattate, ci fossi anch’io: dunque ho potuto alzare la mano e cominciare a snocciolare in faccia a Virano & friends una serie di nomi, dati e condanne penali.

La cosa più divertente è stata quando un megadirigente delle ferrovie ha replicato sdegnato “ma questi nomi non li conosco, non hanno mai lavorato con noi!”, salvo poi beccarsi un colpetto di gomito da Virano, seguito da comunicazione all’orecchio e da successiva rettifica: “ah, mi dicono che forse hanno vinto delle gare in Francia…”. Ma anche quando ho fatto a voce alta il nome di uno dei vari condannati e diversi presenti hanno cominciato a discuterne: “chi?” “ah ma quello là” “ah già è vero, me lo ricordo…”. Addirittura il TGR ha voluto riprendere le mie dichiarazioni: come risultato, abbiamo fatto un po’ di rumore ma devo essermi fatto altri nemici.

Qualche settimana fa, tra gli ospiti della nostra festa alla Falchera, abbiamo avuto il piacere di ospitare Alberto Perino che ha raccontato al pubblico queste vicende. Siamo lieti di presentarvi ora un estratto video: perché queste verità continuino a circolare.

Nel frattempo, siete tutti invitati alla manifestazione No Cmc – una delle cooperative rosse che spargono cemento – che si terrà domani a Ravenna: qui trovate le informazioni.

[tags]tav, torino, lione, mafia, cemento, criminalità, perino, movimento 5 stelle[/tags]

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