Silenzio
Io non sono un fan dei minuti di silenzio. Spesso, anzi, mi fanno arrabbiare, quando sono chiamati in modo parziale, quando si sceglie di onorare certi morti e non altri, quando sono imbevuti di vuota retorica paternalista, quando vogliono imporci di onorare persone che forse, in vita, non erano poi così onorabili. Tuttavia, non mi permetterei mai di offendere un lutto e chi ne è straziato, solo per via del giudizio che della persona avevo quando era in vita.
Per questo io, come moltissime altre persone, sono rimasto allibito quando oggi allo stadio, subito prima di Toro-Avellino, gli Ultras e gli altri gruppi organizzati a centro curva hanno scelto di ignorare il minuto di silenzio per le nuove vittime di Nassiriya, proseguendo imperterriti a cantare i soliti cori da stadio. C’è stato qualche secondo di smarrimento anche in Maratona, quando il resto dello stadio ha cercato di coprire quei cori con gli applausi, ma (pare anche in seguito ad esortazioni un po’ accese da parte dei capi curva) i cori sono ripresi subito.
Pare che la cosa sia stata premeditata, perchè “agli sbirri nessun onore”, o anche, come dice uno dei motti ultrà più diffusi, ereditato dagli hooligans inglesi, “all cops are bastard”; o in alternativa – visto che, si sa, la curva del Toro, pur avendo anche i suoi bravi gruppi con la croce celtica, è prevalentemente anarchica – “nessun onore per chi imbraccia le armi e va in guerra”.
Nella successiva discussione su Toronews, ci è addirittura stato detto che bisognava apprezzare il fatto che si fossero fatti solo cori di incitamento per la squadra, e nessuno dei tradizionali cori contro le forze dell’ordine.
A me i morti di Nassiriya, lo dico chiaramente, non stanno particolarmente simpatici. Capisco tutte le osservazioni sul fatto che ci sarebbero tanti altri morti da onorare, a cominciare da quelli che i nostri alleati (noi, non mi risulta) hanno fatto in Iraq, o da quelli che hanno fatto, per deviazioni varie, le forze dell’ordine stesse. Eppure, una morte è una morte, trascina nel lutto e nello strazio tutte le persone care, e merita rispetto anche solo per questo.
Perdipiù, una persona morta servendo le nostre istituzioni, servendo insomma noi tutti, merita il rispetto dovuto a chi si è sacrificato anche per noi; perchè potremo anche non condividere le scelte del nostro governo in materia di missioni di pace internazionali, ma, una volta che esse sono state democraticamente prese, sono le scelte di tutto il Paese.
Forse è meglio lasciar perdere; forse il silenzio dovrebbe coprire allora una scelta infelice da parte di questi tifosi. Ma dovremmo chiederci com’è che l’Italia ha fallito nel creare in tutti i propri cittadini, di qualsiasi classe sociale e di qualsiasi idea politica, la mentalità di appartenenza civica, di rispetto per le istituzioni comuni, di accettazione dei diritti e dei doveri che vengono dal fatto di vivere insieme in un sistema democratico.