Chi ci terrorizza
Intendiamoci, sono assolutamente sicuro che questi tentati attentati con l’idraulico liquido esplosivo esistano veramente. Però c’è qualcosa che proprio non quadra.
Mettetevi nei panni del capo di un governo o di un servizio segreto: avete appena sventato degli attentati, state rastrellando i presunti terroristi nelle loro case, e insomma stavolta è finita bene. Dovete decidere cosa dire al pubblico; e non sarebbe naturale minimizzare, tenere le cose sotto silenzio, evitare una ondata di panico?
Certo che lo è, tanto è vero che, a bassa voce, si dice apertamente che di episodi simili ce ne sono stati oltre una decina, quasi sempre passati sotto silenzio. A meno che l’ondata di panico, abilmente rilanciata da tutti i mass-media, non sia un effetto collaterale ampiamente desiderato, forse lo scopo dell’intera operazione mediatica.
Del resto, eravamo nel mezzo di una crisi internazionale difficile. In cui Israele dopo vent’anni aveva invaso il Libano, bombardando bambini e funerali, e (giusto o sbagliato che sia) il suo governo era considerato dalla maggior parte dell’opinione pubblica, almeno in Europa, più o meno alla stregua di Bin Laden. In cui la popolarità di Bush era la più bassa di un Presidente americano da sempre. In cui l’unico serio alleato degli angloamericani, l’Italia, aveva cambiato governo e fatto enorme fatica a decidere di prolungare di sei mesi la missione in Afghanistan, figurarsi quella in Iraq. In cui alle Nazioni Unite si stava riproponendo la spaccatura tra USA/UK da una parte e Francia dall’altra, rendendo impossibile approvare risoluzioni favorevoli al “blocco del bene”. In cui diventava sempre più difficile, insomma, continuare in quel clima di guerra espansionistica premeditata all’estero, e di restrizione delle libertà civili in casa, che ha caratterizzato il mondo occidentale dopo l’11 settembre, a tutto vantaggio di chi vi detiene il potere.
E allora, guarda caso, salta fuori proprio l’unica notizia che può ribaltare la situazione: un altro mega-attentato. Sventato, eh: perchè siamo stati tanto bravi che nessuno ha visto niente, se non le immagini in TV di bivacchi all’aeroporto e pakistani arrestati. Ma un mega-attentato terribile, zilioni e zilioni di cattivissimi islamici carichi di esplosivo invisibile, alla faccia di tutte le misure di sicurezza, tutti attorno a noi pronti ad ucciderci perchè ci odiano. E’ proprio quel che serve per zittire il dissenso, distrarre l’audience e riportare l’ordine.
Quindi, manda il Libano in sesta pagina, e vai con la lotta al terrorismo; perchè se le nostre severissime, costosissime, durissime misure di sicurezza e guerre preventive si dimostrano platealmente incapaci sia di fiaccare la voglia degli estremisti di farci saltare in aria, sia di impedirglielo a forza, la soluzione è farne ancora di più. Elementare, Watson.
Ma io, alla lotta al terrorismo, non credo più. Non perchè non creda all’esistenza o alla pericolosità del terrorismo, ma perchè se il prezzo da pagare è farci dominare dalla paura, smettere di vivere, legittimare i nostri stessi atti di guerra, e cedere tutti i poteri a chi ci governa, penso che sia un prezzo troppo, troppo alto. E quindi, non credendo alla lotta al terrorismo, perdonatemi se divento anche sospettoso, quasi paranoico, di fronte ai suoi presunti “episodi”, e soprattutto a come vengono presentati dai media.
Del resto, la fine della civiltà occidentale (e sottolineo il termine civiltà ), chiusa a morsa tra il panico verso nemici invisibili e la sorveglianza globale, è l’obiettivo dei terroristi, termine che indica coloro che volontariamente ci terrorizzano. Certo che, guardando solo ai fatti e a quel che ci propinano oggi i telegiornali, viene da chiedersi chi siano.