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Archivio per il mese di Dicembre 2006


mercoledì 13 Dicembre 2006, 23:51

Una casa vera

Non pensavo che sarebbe successo, eppure lo è stato: sono finito a cena da amici che non vedevo da un po’, per salutare, e sono stato coinvolto in una doppia presentazione casalinga, quella del Vorwerk Bimby e quella dei contenitori Tupperware; e così, da stasera (anche se la riceverò solo tra qualche giorno) sono l’orgoglioso possessore di una formaggiera Tupperware con coperchio a membrana traspirante. Adesso sì che la mia casa è una casa vera, e io sono un vero massaio di casa!

Separatamente, ci tengo ad esprimere un apprezzamento per la situazione complessiva degli ospiti: la logistica di una casa con due bimbi piccoli, due gatti, un gruppo di dieci persone e due dimostrazioni commerciali in corso è talmente complicata che chiunque riesca a gestirla potrebbe mandare avanti la catena di montaggio di Mirafiori con la mano sinistra. Io, invece, ci ho messo dieci minuti solo per decidere se volevo la formaggiera quadrata o quella rettangolare…

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martedì 12 Dicembre 2006, 23:14

ICT a Torino

Stamattina sono andato a parlare a questo convegno, non come guru della rete (ammesso che io lo possa essere…) ma come responsabile di uno dei progetti. La prima metà della mattinata è stata durissima, essendo andato a dormire tardi; dopo il coffee break però mi sono ripreso, e anche il mio intervento è andato bene.

Ho ascoltato con piacere la presentazione del direttore del CSP, Claudio Inguaggiato, non solo per l’insistenza sui modelli di condivisione libera del software prodotto dalle piccole aziende ICT torinesi, ma per la nota sull’importanza di costruire reti non solo di condivisione ma anche di competizione: in un ambiente dove girano proposte di legge che prevedono di dare soldi pubblici alle università e alle associazioni no profit per scrivere software, non fa mai male ricordare che è almeno da quindici anni che le industrie di servizi nazionalizzate sono (per fortuna) un ricordo del passato.

E’ stato più preoccupante, invece, vedere la slide con le povere aziende in mezzo e una pletora infinita di organismi pubblici e parapubblici che in teoria dovrebbero aiutarle a crescere, ma di cui in pratica, a naso, la gran parte si limita ad autoperpetuarsi (considerato anche che i pagamenti dei finanziamenti per i nostri progetti sono in ritardo di un anno, a differenza di quelli dei dirigenti dei vari enti…). Così come è stato preoccupante sentire aziende di ICT selezionate tra le eccellenze cittadine dichiarare che il progetto è stato bello perchè ha permesso loro di scoprire questo coso di cui avevano sentito parlare ma che non avevano mai usato, “Linux”. E per finire, per l’intero corso del convegno (nonostante avessi già fatto notare la cosa in passato) si è usato il termine “open source” per indicare il software libero, con allegra incoscienza della differenza.

Ad ogni modo, è stata una esperienza piacevole, e vorrei che a Torino si facessero più progetti così; magari meno focalizzati sullo sviluppo di tecnologia – che ormai si reperisce facilmente in rete – e più sullo sviluppo di reti di aziende, e di canali commerciali collettivi per tutti quei servizi informatici che Torino produce, ma che non è attrezzata per vendere in modo sistematico e di massa.

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lunedì 11 Dicembre 2006, 23:23

Pacchi

Sono riuscito a tornare solo ieri sera, e il mio lunedì è stato totalmente invaso da appuntamenti e questioni avanzate dalla settimana di assenza. Tra le cose da fare, c’è stata anche quella di andare a ritirare un pacco presso l’interporto di Pescarito, tra Settimo e San Mauro; mi avevano detto che l’ufficio chiudeva alle 19:30, e io sono entrato in macchina, a casa mia, alle 19:09. Eppure, questi logistici sanno bene dove piazzare le proprie sedi: l’ufficio in questione è situato proprio di fianco all’uscita Settimo / San Mauro (da non confondere con l’uscita Abbadia di Stura / strada Settimo) dell’“anello della morte” ex SS11 (da non confondere con la “autostrada della morte” Torino – Savona). E così, grazie alla tangenziale, sono arrivato là in tredici minuti netti: penso sia un record.

Arrivato allo sportello, comunque, ho notato un tizio che stava cercando di spedire un pacco a base quadrata, segnalando che era molto importante che non congelasse nè venisse esposto a calore eccessivo. In effetti sembrava un pacco da quattro bottiglie di vino, e ho pensato che fosse un regalo natalizio; sennonché, poco dopo, ho notato la scritta sulla scatola che diceva “SWISS STEM CELLS BANK”.

Certo che, se per trovare uno che spedisce cellule staminali all’estero basta andare da un qualsiasi spedizioniere all’ora di cena, la nostra legge che ne vieta uso e ricerca in Italia deve fare proprio schifo.

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sabato 9 Dicembre 2006, 16:52

Efficienza aziendale

Oggi sono qui, piantato in questo Marriott d’aeroporto, passando pigramente la giornata tra Internet, il letto e il buffet. Il tempo è grigio, e soprattutto non avevo nessuna intenzione di smazzarmi la faticaccia di tornare in centro città (come minimo quaranta minuti di taxi più mezz’ora di metro) con il rischio magari di rimanere di nuovo ingorgato; così ho chiesto gentilmente all’albergo di poter fare il check-out alle tre del pomeriggio, ricevendo un’altrettanto gentile assenso (ho specificato “gratis”, speriamo bene…).

Tra le pigre attività di questa mattinata, c’è stato il notare sul comodino un libro intitolato Marriott’s Way: oltre alla bibbia, la generosa catena che conta oltre duemila alberghi in giro per il mondo ti fornisce anche la propria bibbia corporate. Si tratta ovviamente di uno di quei libri che i vecchi tycoon sulla via della pensione fanno scrivere a qualche ghost writer, per magnificare i grandi risultati della loro vita manageriale e della loro azienda; tempo fa ne avevo ricevuto in omaggio uno del capo di McDonald’s Italia, che poneva le cose in umili termini come “Sono partito dalla mia città con una valigia di cartone comprata all’Upim, ci sono tornato vent’anni dopo e mi sono comprato l’Upim”. Eppure, c’è sempre qualcosa di interessante in questi racconti, se li si depura dell’agiografia gratuita.

Nel caso del signor Marriott, della trentina di pagine che ho letto distrattamente mi ha colpito l’insistenza sul farsi da sè – e vabbe’, so’ americani – con i racconti di lui che attacca i quadri negli alberghi, aiuta a incollare il pavimento e va personalmente a fare il servizio in camera per imparare come funziona. Però mi ha colpito anche un’altra cosa, cioè la visione paternalistica ma anche molto umana del rapporto con i propri dipendenti.

In pratica, dice lui, in un albergo o in un ristorante gli impiegati determinano la gran parte della qualità del servizio; non si può quindi pensare che se gli impiegati sono infelici o scontenti il servizio possa essere buono, e questo anche se l’infelicità è dovuta alla vita privata. E quindi, negli Stati Uniti la Marriott ha messo in piedi un numero verde riservato ai dipendenti, chiamabile in qualsiasi momento, a cui rispondono psicologi che danno supporto su qualsiasi cosa.

Noi cresciamo con l’idea che l’assistenza sociale sia sempre a carico dello Stato, ma è interessante notare come ogni tanto, per puri fini utilitaristici, possa anche non essere così, eppure funzionare lo stesso.

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sabato 9 Dicembre 2006, 04:17

Mai parlare troppo presto

Naturalmente, grazie alla disorganizzazione di ICANN, a un tassista poco avvezzo, e alla geniale Air France, sono rimasto a terra per overbooking. Il mio prossimo atterraggio a Torino è previsto per domenica sera, a meno che non riesca a prendere un treno da Parigi domenica mattina per risparmiarmi una giornata a CDG (detto anche che non ho dietro alcunchè di invernale…).

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venerdì 8 Dicembre 2006, 20:16

Ri-in partenza

Tra mezz’ora scarsa mi aspetta il taxi che mi porterà all’aeroporto (è ora di punta e spero che due ore nel traffico saranno sufficienti) per poi ritornare in Italia: se tutto va bene, dovrei essere a casa domani a metà pomeriggio.

Ho ancora molte cose da raccontare sul Brasile, e proverò magari a scrivere qualcosa sull’aereo, vista la lunghezza del volo (quasi dodici ore). Oppure cercherò di guardare qualche film – dovrebbe esserci Carros, la versione portoghese di Cars – e di lavorare un po’. E magari, di rilassarmi: stamattina ho fatto la mia prima apparizione sul palco di ICANN, anche se solo per mezz’oretta, che però è stata sufficiente per l’elezione a vicepresidente di Roberto Gaetano, che diventa così un autorevole candidato a sostituire Vint Cerf come presidente di ICANN l’anno prossimo. Poi, naturalmente, abbiamo avuto un paio di meeting e mi sono arrivate un paio di coltellate nella schiena da parte di colleghi che non hanno preso benissimo il risultato del voto di ieri… ma insomma, fa parte del gioco quando si svolge a certi livelli.

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giovedì 7 Dicembre 2006, 20:11

Italia 2 – Resto d’Europa 0

Ebbene sì, dopo tre giorni frenetici di discussioni, molte delle quali nel corridoio, l’Italia ha ottenuto il suo secondo membro del Board di ICANN, nella persona del sottoscritto, che ha appena vinto un tiratissimo voto (8 – 6) per diventare il rappresentante nel Board dell’At Large (senza diritto di voto) per il 2007, contro Wendy Seltzer di EFF. Mi aggiungo a Roberto Gaetano, che poche settimane fa era stato promosso a membro effettivo; e noto che, per il momento, non ci sono altri europei nel Board… nè tedeschi, nè francesi, nè inglesi (anche se forse ne arriverà qualcuno tra le altre liaison).

Questo vuol dire almeno un altro anno di meeting in giro per il mondo, però stavolta nell’albergo a cinque stelle invece che a quattro. Più significativamente, vuol dire trovarsi proprio al centro dell’azione, nella stessa stanza di Vint Cerf, Paul Twomey e un sacco di altra gente interessante, da Joi Ito a Janis Karklins, discutendo al massimo livello tutti i problemi di cui ICANN si occupa. E’ un’esperienza eccezionale, e spero che ne farò buon uso.

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giovedì 7 Dicembre 2006, 12:36

Dal Brasile

No, non sono sparito, e in effetti ho varie cose da raccontare, ma i meeting di ICANN hanno un andamento divergente: a un certo punto la quantità in arrivo di questioni, mail, eventi vari, documenti e discussioni da corridoio supera il tempo disponibile, e tutto ciò che non è essenziale viene tagliato dal sistema, incluso il blog. Oggi pomeriggio abbiamo la nostra riunione più importante, e dopo di essa, domani mattina, spero di avere tempo per portare un resoconto più dettagliato – ma potrebbe succedere anche solo tra qualche ora, se il Public Forum che è ora in corso (e in cui prenderò la parola alla prima pausa microfono…) si dovesse rivelare più noioso del solito.

Devo però dire che ogni tanto, in quei dieci minuti tra la fine di una riunione e l’inizio dell’evento sociale, si ha anche bisogno di staccare completamente… e così, ieri sera, sono finito per qualche minuto a chattare con Alessandro Rosina sul suo forum. Ammiro il fatto che, pur avendo vent’anni, sia già perfettamente in grado di gestire un dialogo del genere, con risposte diplomatiche quando devono esserlo, scherzose altrimenti, sempre simpatiche nonostante l’afflusso di tifosi. Questo ragazzo ha tutti i numeri per fare molta strada, se la sorte lo assisterà.

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martedì 5 Dicembre 2006, 12:42

Piovve

Piovve… orca vacca se piovve! Un gruppo di rappresentanti delle associazioni di utenti sudamericane, in gita-shopping per la città, è rimasto bloccato su un autobus impantanato in mezzo a una via che si è trasformata in un fiume, inondando mezzo quartiere. Più prosaicamente, noi stasera avremmo il torneo di calcio – il vero motivo per cui siamo qui – e il campo è da strizzare, anche se stamattina, pur essendo il cielo grigio scuro, non piove. Saremo coraggiosi abbastanza? E avrò fatto bene a non portarmi dietro la roba, contando di riuscire a fare avanti e indietro dal mio albergo (cinque chilometri che nelle ore di punta sono completamente intasati) nelle due ore di buco che ho a fine pomeriggio?

Ieri, in compenso, mi sono visto l’approvazione definitiva dello Statuto della organizzazione At Large latino-americana, la prima organizzazione At Large che viene ufficialmente istituita. Oggi a mezzogiorno ci sarà la cerimonia della firma, con Vint e Paul sorridenti davanti ai fotografi! Nel frattempo, ieri hanno eletto i due nuovi membri sudamericani dell’ALAC, per rimpiazzare i miei colleghi di quattro anni di Comitato, l’argentino Sebastian Ricciardi e il peruviano Erick Iriarte Ahon (che tipo). Per sei voti a cinque, sono usciti fuori l’argentino Carlos Aguirre e il venezuelano José Ovidio Salgueiro; quest’ultimo, eletto in contumacia in quanto attualmente impegnato nello scrutinio elettronico della rielezione di Chavez, è noto per aver giocato in porta nella nostra squadra al precedente torneo di calcio di Mar del Plata 2005. Tuttavia, a fine riunione sono arrivati quelli che erano rimasti bloccati dalla pioggia, che ovviamente hanno chiesto di rifare la votazione; e stamattina si stanno scannando per decidere che fare.

Dal punto di vista sociale, va invece segnalata la mia cena al ristorante italiano del centro commerciale di fronte all’albergo, io e la Chair tedesca del comitato, soli come due piccioni. Il clou è stato quando mi hanno portato un bel vassoio pieno dei vari dessert, per farmi scegliere; io ne ho individuato uno e l’ho preso. Il cameriere mi guarda, e fa: “Nao come!” Ok, non mangio, penso io, ma perchè? Noto che le guarnizioni di panna sono in realtà di plastica, e penso: ah, deve togliere le guarnizioni, per farmi mangiare il gelato che sta in mezzo. E invece no, anche il gelato era di plastica: praticamente, sul carrello dei dolci portano delle perfette riproduzioni in plastica di tutti i dessert!

Per fortuna che mi sono tirato su con la TV via cavo, e in particolare con i canali di cartoni animati, dove ho potuto non solo vedere qualche puntata in portoghese dei Fairly Oddparents, un cartone americano buffissimo sulle avventure di un bambino e della sua coppia di pseudogenitori fatati (peccato che in italiano il gioco di parole non si possa rendere, e quindi su Sky è diventato banalmente Due fantagenitori); ma anche guardare due minuti dei Gigimon, la versione dei Digimon per un popolo che non riesce a pronunciare la D.

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lunedì 4 Dicembre 2006, 18:27

Un blog per ogni cosa

Purtroppo, qui a San Paolo manca Jacqueline Morris, di Trinidad & Tobago – una delle persone più intelligenti e gentili che conosco – che rappresenta l’America Latina nell’ALAC. Suo padre ha avuto un serio incidente d’auto poco prima che lei dovesse partire, e così ha dovuto annullare il viaggio per assisterlo in ospedale, in condizioni critiche.

Quel che volevo raccontare, però, è ciò che ha fatto dopo: i Caraibi sono una delle parti del mondo dove le persone sono ancora veramente interessate l’una all’altra, e le richieste di informazioni erano abbondanti e incessanti. E così, Jackie ha aperto un blog su cui possiamo leggere gli aggiornamenti sulle condizioni di suo padre, con tanto di bollettini medici e resoconti dettagliati, senza costringerla a ripeterle mille volte.

A prima vista può sembrare una cosa strana, forse inappropriata per informazioni così private, e invece è una grande idea: una dimostrazione del modo creativo in cui, anche in casi così particolari e tristi, si può usare la rete.

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