Isteria d’Italia
Sono tornato a casa da mezz’ora, prendo per caso il giornale mentre arrivo, lo apro e che scopro? Che nei tre giorni che sono stato via l’Italia è entrata in crisi isterica per la violenza nel calcio.
Come al solito, in Italia non si riesce a trattare nessun argomento con un po’ di equilibrio e raziocinio; e quindi, in un quarto d’ora ho già letto assurdità e ipocrisie di ogni genere, come la proposta di giocare il campionato a porte chiuse o di vietare le trasferte. Di punto in bianco, sembra che chiunque vada allo stadio sia diventato un criminale assetato di sangue, alla faccia del fatto che la responsabilità penale è personale.
Un problema è proprio la mancanza del coraggio di capire e di cercare le responsabilità individuali dei singoli, preferendo parlare di “ultras” e “sbirri” e riducendo tutto a un conflitto di parti. E allora, non si fa niente per anni e poi d’improvviso si colpisce nel mucchio, magari diffidando tutti i millecento tifosi che sono andati in una trasferta, comprese donne e vecchietti (successe a Samp-Toro anni fa), per non andare a colpire quei dieci di cui tutti, Digos compresa, sanno perfettamente nome cognome e indirizzo; quei dieci che non vanno allo stadio per tifare, ma solo perchè è una zona franca di canne e di violenza dove fare i bulli… e stanno sulle scatole innanzi tutto alle migliaia di tifosi veri, quelli che fanno le notti a montar bandierine e preparare i cori e magari devono pure subirne i soprusi in curva.
E però, se è ora di reprimere i violenti – ma quelli veri, non colpendo a caso -, non si può pensare di uccidere il calcio eliminando i colori, gli sfottò, le rivalità di campanile, le coreografie, gli striscioni (quelli ironici, non quelli beceri). Su questo, io concordo persino con il doroteo Matarrese: il calcio è un patrimonio culturale, prima ancora che industriale, dell’Italia, e solo l’altra estate abbiamo ricevuto gli omaggi di tutto il mondo. Un calcio senza colori e senza calori morirebbe presto; per cui basta ai violenti, basta ai maltrattamenti – vale anche per i carri bestiame in cui i tifosi in viaggio vengono stipati e le manganellate gratuite che gli arrivano, però, visto che è noto che trattando un uomo da bestia lo si riduce a bestia -, ma basta anche alle generalizzazioni.
Nello specifico, come frequentatore dell’unico stadio italiano a norma con il decreto Pisanu, mi limito ad aggiungere che da quando c’è tale decreto lo stadio è enormemente più insicuro proprio per i tifosi normali, visto che i poliziotti se ne fregano e non perquisiscono in alcun modo la tifoseria ospite, che entra nello stadio con pietre, razzi e bombe carta che poi riversa contro i tifosi di casa, perdipiù nella curva “tranquilla” e non in quella degli ultras. Quest’anno c’è stato già un tifoso morto di infarto in curva Primavera allo scoppio di una bomba carta (peccato che sia passato sotto silenzio), mentre i famosi steward sono dei ragazzotti in pettorina gialla che non hanno nè la voglia nè i mezzi di fare alcunchè se non starsene a guardare gratis la partita. Non oso pensare cosa può succedere se d’improvviso davvero applicassero il decreto Pisanu dappertutto, perdipiù in modo raccogliticcio, all’italiana.
Questo detto, non è che i giornali potrebbero ricominciare a occuparsi del fatto che abbiamo un governo che non ha una maggioranza e si rende ridicolo ogni due giorni, invece di ammannirci il solito diversivo?