Addirittura
Pochi giorni dopo la tragedia degli italiani costretti a due giorni di vacanza extra alle Maldive, è di nuovo dramma: un’altra tragedia di italiani costretti dalla rottura di un aereo a due giorni di vacanza extra in Kenya.
So che stare dall’altra parte del mondo controvoglia non è piacevole, però non credo di potermi abituare alle lamentele che emanano dalle interviste di questi romani o veneti in crisi d’astinenza da Italia. Arrivano all’aeroporto e il giornalista gli chiede: allora, è stato pesante? E loro: un dramma, una tragedia. Addirittura, ci hanno messo per una notte in un villaggio vacanze diverso da quello che avevamo prenotato. Addirittura, ci hanno messo sei ore a riparare un aereo. Addirittura, non c’era una presa elettrica per ricaricare il telefonino e la nonna è stata in pensiero. Addirittura, all’aeroporto non ci hanno dato bottiglie d’acqua minerale ma solo quella del rubinetto. Addirittura, il mio bambino (questo di solito è detto da quelle mamme che dicono “il mio bambino” e poi fanno una pausa per permettere al mondo di fermarsi e riverire il suddetto) è rimasto due ore su una seggiola dell’aeroporto. Ah, ma gli faremo causa, è uno scandalo, è indecente!
Io, per tutta questa gente che va in Kenya per lamentarsi che non è Riccione, privata per due giorni addirittura della propria scorta di “yogurt limone e meringhe” e della puntata settimanale di Carabinieri 6, proporrei una cosa: gli farei passare i due giorni nelle stesse condizioni di vita dei camerieri e delle cuoche locali che hanno lavorato per loro nel villaggio vacanze. Vediamo poi se si lamentano. Addirittura.