Emergenze
Poco fa, il mio televisore, casualmente rimasto acceso su Rai Tre, ha rimandato l’apertura del telegiornale. In video si è presentata una attempata signorina che, invece di dirci che cosa è successo oggi, ha attaccato un pippone infinito per spiegare che oggi i servizi andranno in onda senza i nomi dei giornalisti, in solidarietà con lo sciopero di Repubblica; e ha chiuso con toni da tragedia, paventando “l’emergenza democratica per la mancanza di un tavolo per il rinnovo del contratto”. In pratica, la democrazia in Italia sarebbe in pericolo perchè non si aumenta lo stipendio ai giornalisti.
Ad essere sinceri, però, l’emergenza democratica in Italia c’è tutta: è data da cinquant’anni di giornalismo italiano che, con poche gloriose eccezioni, si è distinto per servilismo e per la scarsissima attitudine a occuparsi di questioni scomode per i potenti di turno. Se avessimo dei media che parlano davvero e senza peli sulla lingua di come viene malgestito e depredato questo paese – invece di propinarci voyeurismi su bambini sgozzati e infiniti servizi su come combattere la canicola d’aprile – forse la gente sarebbe più attenta e più capace di accorgersi di come viene quotidianamente gabbata.
E invece, subito prima del pippone – durante il TGR Piemonte, una delle testate più servili che esistano in giro – mi sono dovuto subire un allucinante servizio di cinque minuti sulla “tangenziale verde di Torino”: le famose aree Borsetto (tra Borgaro, Settimo e Torino) che vanno dalla Falchera al parco Chico Mendes. Per cinque minuti mi sono dovuto subire le scene del sindaco di Borgaro e dell’ex senatore Vallone che, ripresi davanti a un vialetto sterrato circondato da quattro alberelli striminziti, magnificavano i loro risultati nel preservare queste aree dall’edificazione; nel contempo chiedendomi quale mai notizia fosse questa, visto che tali aree sono verdi e non edificabili da sempre. La risposta è arrivata negli ultimi dieci secondi del servizio, in cui, en passant, si diceva che tutto ciò si sta concretizzando nella firma di un accordo con il gruppo Ligresti, proprietario di molte di queste aree, che avrebbe permesso a quest’ultimo di costruire 270.000 (duecentosettantamila) metri quadri di nuove case ed uffici a Mappano e persino attorno ai laghetti della Falchera, “nonostante la preoccupazione di alcuni gruppi ambientalisti”.
Noi, per fortuna, abbiamo Internet; e se la mette in questo modo persino l’allineatissima Busiarda, qualche dubbio sull’operazione viene per forza. Tuttavia, dopo il servizietto di oggi, certamente l’anonimo giornalista che ne è stato responsabile meriterà l’aumento per il quale la categoria duramente combatte. Anzi, chissà che non glielo allunghi direttamente Ligresti!