Referendum
Ieri pomeriggio ero in giro in centro per commissioni, e mi sono imbattuto in uno dei banchetti per la raccolta delle firme per il referendum elettorale, a cui ho prontamente aderito.
Per chi non lo sapesse, si tratta di tre quesiti; i primi due vogliono abolire la possibilità di formare coalizioni di liste nelle elezioni per la Camera e per il Senato, con la conseguenza di forzare i gruppi di partiti a presentare liste uniche – e quindi, tendenzialmente, a fondersi – e di elevare gli sbarramenti minimi rispettivamente al quattro e all’otto per cento. Il terzo vuole vietare il malcostume delle candidature multiple, quello per cui Berlusconi o D’Alema sono candidati praticamente in tutta Italia, e poi, scegliendo per quale seggio optare, decidono autonomamente chi far entrare tra i primi dei non eletti.
Non so quanta fiducia avere nel fatto che questo referendum possa curare davvero la malattia terminale della democrazia italiana, anche visto lo stringato comitato promotore, composto da soli 179 membri, tra cui molti dei politici che hanno abusato del sistema; però tentare non nuoce. Si può firmare presso le circoscrizioni e i municipi dove siano stati depositati i moduli, oppure, oggi e domani, presso banchetti speciali (a Torino in via Cesare Battisti, dietro piazza Castello, e al mercato di corso Racconigi).