I germi del terrore
Oltre a vedere un po’ di film, in montagna ho visto anche parecchi telegiornali. Il primo di cui vi voglio parlare è il TG5, edizione di sabato sera.
Sabato sera, infatti, il TG del Biscione ha aperto con un servizio a sensazione sull’arresto dell’Imam di una moschea alla periferia di Perugia; immagini di paciosi contadini umbri e di un cartello con la scritta “Frazione di Perugia” coperta da un adesivo del Che, mescolate a sequenze di gente vestita di nero, circondata da fucili e con scritte in arabo che corrono (ovviamente di repertorio, ma bisogna pur giustificare l’allarmismo).
Fin qui, tutto normale; però, subito dopo, sono partite le immagini dell’inviato che urlacchiava “E ora vi parlo proprio dall’interno della moschea!”, mentre camminava nell’esatto centro di quello che sembrava essere stato in origine un garage rettangolare, ma che era stato dipinto di bianco, riempito di scaffali pieni di libri (compresi alcuni sulla vita di Gesù) e, ovviamente, ricoperto con i tappeti. Su cui l’inviato stava camminando tutto eccitato, con le sue belle scarpe da ginnastica.
Ora, forse non tutti si rendono conto di cosa voglia dire questo per un musulmano di qualsiasi genere. La prescrizione di togliersi le scarpe entrando in moschea, o perlomeno di infilarle in un sacchetto pulito (come fanno i turisti alla Moschea Blu di Istanbul), è uno degli elementi base dei luoghi di culto islamici; è una forma di rispetto verso la divinità e verso gli altri fedeli, che non saranno costretti a inginocchiarsi e pregare su tappeti sporchi della merda lasciata giù dalle tue scarpe. E’ come se, all’arresto di un prete in una delle migliaia di parrocchie italiane, l’inviato fosse entrato nella chiesa in pantaloncini corti e maglietta strappata, e poi, un po’ accaldato, si fosse lavato la faccia con l’acqua dell’acquasantiera. Non si fa, anche se quella non è la tua religione.
Che l’inviato possa non essersi reso conto di ciò che stava facendo, può essere. Che però una cosa del genere vada in onda nel servizio di apertura, senza che nessuno la faccia perlomeno tagliare dal montaggio, vuol dire che o al TG5 sono una manica di ignoranti, o l’hanno fatto apposta.
Purtroppo, è da un po’ di tempo che il TG5 prende di mira il mondo arabo con lo zelo e l’odio razziale di un crociato dell’anno Mille. Ciò è dimostrato anche da quel che è successo sabato dopo il servizio: passata una decina di minuti, la conduttrice annuncia che loro desiderano tornare sulla notizia. Va quindi in onda un ulteriore servizio di immagini di repertorio di uomini neri con fucile, che racconta tutti gli innumerevoli casi di moschee italiane dove si preparavano attentati. (C’è da chiedersi com’è che, se c’è tutta questa folla di aspiranti attentatori islamici in Italia, di attentato non ce ne sia ancora stato mezzo; ma lasciamo perdere.)
Dopodiché, appare in video Magdi Allam. Per chi non lo conosce, Magdi Allam – egiziano di origine – è per il mondo arabo ciò che Giuliano Ferrara è per i comunisti: uno che a un certo punto, per qualche motivo imperscrutabile, ha deciso di rinnegare le proprie radici e diventarne anzi il più zelante e onnipresente castigatore. Grazie a ciò (oltre che alla propria indiscutibile intelligenza), Ferrara divenne direttore di giornali e conduttore di trasmissioni; Allam è diventato vicedirettore del Corriere della Sera (potere fortissimo) e opinionista fisso del TG5. Su cui, come anche sabato, spara un giorno sì e l’altro pure dure filippiche sui tremendi pericoli dell’Islam e sulla necessità che l’Italia si mobiliti a difesa di Israele e del cristianesimo, e si metta a controllare le attività dei terribili saraceni.
Allam – e non sono l’unico a pensarlo, vedi qui o qui – lo dice con un fuoco negli occhi che fa paura. Fa più paura, però, che il più visto telegiornale italiano diventi un bollettino che soffia sull’odio verso l’Islam e che non perde occasione per provocarlo a sua volta, persino insudiciando i suoi luoghi sacri; perchè l’effetto che quelle immagini possono avere, riprodotte milioni di volte, è imponderabile.
Qualsiasi faida non nasce mai da una parte sola. Se prima o poi davvero in Italia si svilupperà un serio movimento terrorista di matrice islamica, mentre lo combatteremo, sapremo chi ringraziare.