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martedì 24 Luglio 2007, 20:31

I germi del terrore

Oltre a vedere un po’ di film, in montagna ho visto anche parecchi telegiornali. Il primo di cui vi voglio parlare è il TG5, edizione di sabato sera.

Sabato sera, infatti, il TG del Biscione ha aperto con un servizio a sensazione sull’arresto dell’Imam di una moschea alla periferia di Perugia; immagini di paciosi contadini umbri e di un cartello con la scritta “Frazione di Perugia” coperta da un adesivo del Che, mescolate a sequenze di gente vestita di nero, circondata da fucili e con scritte in arabo che corrono (ovviamente di repertorio, ma bisogna pur giustificare l’allarmismo).

Fin qui, tutto normale; però, subito dopo, sono partite le immagini dell’inviato che urlacchiava “E ora vi parlo proprio dall’interno della moschea!”, mentre camminava nell’esatto centro di quello che sembrava essere stato in origine un garage rettangolare, ma che era stato dipinto di bianco, riempito di scaffali pieni di libri (compresi alcuni sulla vita di Gesù) e, ovviamente, ricoperto con i tappeti. Su cui l’inviato stava camminando tutto eccitato, con le sue belle scarpe da ginnastica.

Ora, forse non tutti si rendono conto di cosa voglia dire questo per un musulmano di qualsiasi genere. La prescrizione di togliersi le scarpe entrando in moschea, o perlomeno di infilarle in un sacchetto pulito (come fanno i turisti alla Moschea Blu di Istanbul), è uno degli elementi base dei luoghi di culto islamici; è una forma di rispetto verso la divinità e verso gli altri fedeli, che non saranno costretti a inginocchiarsi e pregare su tappeti sporchi della merda lasciata giù dalle tue scarpe. E’ come se, all’arresto di un prete in una delle migliaia di parrocchie italiane, l’inviato fosse entrato nella chiesa in pantaloncini corti e maglietta strappata, e poi, un po’ accaldato, si fosse lavato la faccia con l’acqua dell’acquasantiera. Non si fa, anche se quella non è la tua religione.

Che l’inviato possa non essersi reso conto di ciò che stava facendo, può essere. Che però una cosa del genere vada in onda nel servizio di apertura, senza che nessuno la faccia perlomeno tagliare dal montaggio, vuol dire che o al TG5 sono una manica di ignoranti, o l’hanno fatto apposta.

Purtroppo, è da un po’ di tempo che il TG5 prende di mira il mondo arabo con lo zelo e l’odio razziale di un crociato dell’anno Mille. Ciò è dimostrato anche da quel che è successo sabato dopo il servizio: passata una decina di minuti, la conduttrice annuncia che loro desiderano tornare sulla notizia. Va quindi in onda un ulteriore servizio di immagini di repertorio di uomini neri con fucile, che racconta tutti gli innumerevoli casi di moschee italiane dove si preparavano attentati. (C’è da chiedersi com’è che, se c’è tutta questa folla di aspiranti attentatori islamici in Italia, di attentato non ce ne sia ancora stato mezzo; ma lasciamo perdere.)

Dopodiché, appare in video Magdi Allam. Per chi non lo conosce, Magdi Allam – egiziano di origine – è per il mondo arabo ciò che Giuliano Ferrara è per i comunisti: uno che a un certo punto, per qualche motivo imperscrutabile, ha deciso di rinnegare le proprie radici e diventarne anzi il più zelante e onnipresente castigatore. Grazie a ciò (oltre che alla propria indiscutibile intelligenza), Ferrara divenne direttore di giornali e conduttore di trasmissioni; Allam è diventato vicedirettore del Corriere della Sera (potere fortissimo) e opinionista fisso del TG5. Su cui, come anche sabato, spara un giorno sì e l’altro pure dure filippiche sui tremendi pericoli dell’Islam e sulla necessità che l’Italia si mobiliti a difesa di Israele e del cristianesimo, e si metta a controllare le attività dei terribili saraceni.

Allam – e non sono l’unico a pensarlo, vedi qui o qui – lo dice con un fuoco negli occhi che fa paura. Fa più paura, però, che il più visto telegiornale italiano diventi un bollettino che soffia sull’odio verso l’Islam e che non perde occasione per provocarlo a sua volta, persino insudiciando i suoi luoghi sacri; perchè l’effetto che quelle immagini possono avere, riprodotte milioni di volte, è imponderabile.

Qualsiasi faida non nasce mai da una parte sola. Se prima o poi davvero in Italia si svilupperà un serio movimento terrorista di matrice islamica, mentre lo combatteremo, sapremo chi ringraziare.

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19 commenti a “I germi del terrore”

  1. Mir:

    Ringrazieremo i soliti imbecilli. Da millenni ormai hanno le madri sempre incinte.

  2. sciasbat:

    Fammi capire, se quelli avevano un arsenale in casa e predicavano un certo tipo di “converrsione” è colpa del TG5? Finché verso l’immigrazione avremo l’atteggiamento del “poverini”, lasciamoli in pace che sono già sfigati per conto loro o del “dobbiamo imparare a capire le loro tradizioni” non faremo altro che scavarci la fossa, allo stesso modo del daje all’immigrato. E qui in mezzo ci sta la parola chiave più sbagliata della della storia: “tolleranza”, che tanto piace alla sinistra veltroniana. Se io “tollero” parto da un pregiudizio razzista, in quanto implicitamente gli do dell’inferiore… Quello che voglio, da entrambe le parti è rispetto (delle persone, delle leggi) e, se non si parte da questa base, io sono uno di quelli che non ha paura ad iniziare la faida.

  3. simonecaldana:

    Faida non e’ giustizia, ne’ equita’. Ne’ rispetto.

  4. BlindWolf:

    No, non è colpa del TG5 se dei fanatici preparano degli atti di violenza.
    Ma è colpa del TG5 strumentalizzare l’accaduto e provocare persone particolarmente sensibili su certi temi.

  5. elena:

    Uhm… se sento la parola “tolleranza” a me viene in mente Voltaire e il suo “Trattato”, non Veltroni. Mi rattrista pensare che le persone possano associare “tolleranza” a “Veltroni”. Tolleranza non è “la parola chiave più sbagliata della storia”. Ragionare così significa dimenticarsi di certi risultati ottenuti proprio grazie alla “tolleranza”, uno dei più importanti dei quali è avere la consapevolezza che “le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle” (ringrazio l’anonimo redattore di Wikipedia di avermi regalato codesta citazione).

    E divento ancora più triste quando mi guardo attorno e mi rendo conto che lo spirito illuminista sta soffocando poco per volta (un po’ dappertutto, ma in Italia più che altrove). Cerchiamo di mantenerlo vivo e vivace, invece di cadere in certi trappoloni mediatici populistici e sballati.

    Recentemente il vice direttore del Corriere è stato al centro di un caso giornalistico che ancora deve trovare la sua soluzione in sede penale. Onde giustificare delle sue posizioni ideologiche in tema di “divorzio islamico” e “poligamia” ha pubblicato stralci di messaggi di posta elettronica privata senza l’autorizzazione del mittente delle mail. Il caso è noto ai più e non mi sto a dilungare, voglio solo evidenziare che pur di far scalpore il nostro non ha esitato a violare uno dei principi basilari della Costituzione italiana, cioè la segretezza della corrispondenza. Mi piacerebbe sapere quale sarebbe stata la sua reazione se questa violazione fosse stata fatta nei suoi confronti.

  6. sciasbat:

    simone: faida per usare lo stesso termine usato da vb, ma il concetto è se c’è da usare la forza per difendere la legalità va usata e non ho paura di dirlo/farlo.
    elena: non mi convinci, quando io ti tollero ti sto dicendo: “mi fai schifo, ma dall’alto della mia posizione di sopporto”, come con un minorato o con un cagnolino. Ma in fondo questa è l’immigrazione che vogliamo: mentre Google e tutte le aziende americane high tech fanno lobbying sul congresso per reclutare più ricercatori, noi vogliamo disperati da sfruttare e a cui lasciare le briciole. Non stupitevi poi se il la metà dei crimini sono fatti da un 10% della popolazione, gli immigrati, e, soprattutto, se le nostre aziende falliscono, perché da qualche parte in Asia c’è sempre un disperato più disperato dei nostri.

  7. elena:

    Sciasbat, io non ti voglio convincere, non sono in nessun caso favorevole al proselitismo, tanto meno alle mie idee :P al massimo ti posso contestare il senso di cui riempi la parola “tolleranza” (uhm.. non mi ricordo chi è che diceva che “le parole sono vuote, siamo noi a riempirle di sostanza”, Pirandello, probabilmente :)
    Il fenomeno da te descritto non è “tolleranza”, è “sfruttamento”, altro concetto, purtroppo viene sempre più mascherato e infiocchettato, ma ciò non ne cambia la sostanza, sfruttamento rimane.

  8. sciasbat:

    E siccome li sfruttiamo li dobbiamo tollerare…

  9. vb:

    Continuo a pensare che possiamo accogliere gli immigrati islamici che lavorano e respingere quelli che delinquono senza necessariamente dover insultare la loro religione…

  10. Mir:

    Si d’accordo, accettiamo quelli che lavorano e respingiamo quelli che delinquono. Ho la sensazione pero’ che molti di loro non tendano col tempo a integrarsi realmente nel nuovo ambiente quanto a riprodurre dei micro-ambienti dove e’ preservato il loro stile di vita (musulmano) e gli infedeli (noi) restino fuori a meno di ABBRACCIARE il loro credo e il loro stile di vita e allora tutto va bene.
    E lo so che sembra un discorso alla Fallaci, che poi avra’ anche detto delle cazzate, ma secondo me del tutto rincoglionita non era.
    Tutto questo per dire che a mio parere ci vorra’ del tempo prima che “loro” si integrino nel senso pieno del termine, semplicemente perche’ la matrice della nostra societa’ e’ prevalentemente laica, mentre la loro no.
    E questo provoca e provochera’ sicuramente problemi di convivenza, che saranno direttamente proporzionali al numero di imbecilli da una parte e dall’altra che verseranno la benzina sul fuoco.

  11. Alberto:

    Purtroppo non stiamo vedendo nulla di nuovo. La storia dell’umanità ed anche questi ultimi decenni sono pieni di casi nei quali la necessità di scatenare un conflitto porta il potere a fomentare l’odio verso una categoria, un’etnia, un gruppo politico o religioso. Il nazi-fascismo lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle ma più recentemente abbiamo avuto le dittature cilena ed argentina, il Ruanda, la Jugoslavia. Quando il potere decide di scatenare un conflitto identifica un nemico e comincia ad addebitarvi ogni genere di nequizia: in fondo non è difficile, non c’è nemmeno bisogno di mentire. Sarebbe forse difficile, avendo in mano i mezzi di comunicazione, iniziare una campagna di odio verso i biondi, o quelli con il naso aquilino? Direi di no… E così che, manipolando le menti più semplici, si riesce a creare conflitti devastanti come quelli che ho citato sopra.
    Difficile dire chi abbia interesse oggi ad alimentare l’odio nei confronti dei musulmani: una tesi è che lo scenario di una democratizzazione del mondo islamico spaventi assai coloro i quali temono il momento nel quale il petrolio arabo facesse la fine di quello venezuelano, ovvero sfuggisse ai governi fantoccio che attualmente popolano il mondo arabo, scappando così, al controllo delle multinazionali del greggio. Mantenere un solco tra occidente ed oriente, tra cristiani e musulmani, rendere difficile l’integrazione tra occidente ed oriente non può che facilitare la conservazione dello status quo.
    E’ un’ipotesi che può sembrare azzardata, ma certo che è strano sentire l’entusiasmo con cui buona parte degli organi di stampa, che incitano all’odio verso l’Islam, hanno salutato il trionfo, nelle elezioni turche, del partito Islamico di Erdogan.
    Ciao ciao

  12. Alberto:

    @Mir: La difficoltà di integrazione con un modello sociale è tipico di ogni comunità, non certo solo di quella musulmana. A Torino abbiamo ben presente la difficoltà di integrazione che gli immigrati meridionali hanno avuto negli anni ’50 e ’60…
    In ogni caso, venendo all’oggi, mi pare che i cinesi abbiano molte più difficoltà di integrazione dei musulmani, eppure non hanno le stesse attenzioni mediatiche. Non ti pare?
    Ciao ciao

  13. .mau.:

    @Alberto: perché non sei a Milano.

  14. Alberto:

    @.mau.: Non mi è chiara la tua osservazione. Forse a Milano va in onda un TG5 diverso da quello che riceviamo a Torino oppure i giornali che si stampano a Milano sono completamente diversi da quelli che si stampano a Torino?

  15. Brurino:

    Credo che .mau. volesse dire che a Milano è sentito più che altrove il problema dell’integrazione dei cinesi. Mi risulta che stiano incoraggiando le aziende di import/export nella zona di via Niccolini a spostarsi ad Arese, dove ci sono capannoni liberi a iosa.

  16. Alberto:

    E’ quello che avevo intuito anch’io ma visto che avevo scritto: “mi pare che i cinesi abbiano molte più difficoltà di integrazione dei musulmani” non mi era chiaro in cosa il mio punto di vista sarebbe cambiato se fossi a Milano…

  17. Mir:

    @tutti: non so, c’e’ qualcosa che non mi convince; questa blandezza nel cacciar fuori chi delinque da parte dei nostri governanti. E lo sanno bene che una discreta percentuale degli immigrati (specie islamici) che vengono qui non son laureati ne diplomati e avran difficolta’ a trovare un lavoro. Sanno anche bene che andranno a ingrossare le file degli spacciatori o quelle dei delinquenti comuni, o peggio ancora quelle dei futuri terroristi. E se lo sanno ma non li fermano, se sanno che questi signori sono un costo sociale e un problema sociale perche’ vanno a esacerbare gli animi delle classi “italiche” piu’ deboli, allora mi pare che qualcuno stia mettendo in atto una lurida manovra per creare odio, tensione, casino, che consenta poi di…
    E come sempre, in ogni conflitto (guerra, guerra civile, terrorismo) , c’e’ chi ci guadagna alle spalle di quei coglioni degli onesti. Per dirla in termini da Forze Armate, questi signori con la Bandiera italiana ci si stanno pulendo il sedere! Ci vogliono iniziative pesanti, per evitare che monti il terrorismo (= repressione e nuovi casini, rigurgiti totalitari e fascisti). Bisogna fermarli subito con tutti i mezzi mediatici disponibili, levare le mele marce dal Parlamento prima che leggano questo messaggio e mi facciano fuori. Il Vaffanculo Day! Non lasciamo cadere Grillo! Avra’ dei difetti, fara’ degli errori ma veramente e’ forse l’ultimo dei baluardi intorno a cui render coesa la barriera popolare per impedire alla merda di sommergere questo Paese. Che’ secondo me se continuiamo cosi’ nel giro di 2 anni avremo tutti SERI problemi. Non e’ allarmismo, tutti vediamo come proliferano i casini e come viene fomentato l’odio. E non e’ lo sfascismo o l’allarmismo delle televisioni. Basta andare per strada per vedere cosa succede.. sul serio!

  18. .mau.:

    @Alberto: avevi finito con “eppure non hanno le stesse attenzioni mediatiche”.
    D’altra parte non è che i cinesi abbiano difficoltà di integrazione, banalmente non interessa loro.

  19. Brurino:

    Ormai la parola “terrorista” ha in Italia lo stesso significato che aveva “controrivoluzionario” nell’URSS, “comunista” negli USA anni ’50, “ebreo” nella Germania anni ’30.
    La cosa non fa presagire buoni sviluppi.

 
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