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venerdì 21 Settembre 2007, 10:06

Folgorati sulla via di Bologna

Ieri sera, senza volerlo, mi sono ritrovato davanti alla nuova puntata di Annozero, che, ho scoperto, era interamente dedicata al V-Day; in pratica, mandati a letto i bambini, hanno mandato in onda quasi per intero il discorso di Beppe Grillo a Bologna, accompagnato dai commenti nello studio, dove buona parte degli ospiti – Travaglio e Sabina Guzzanti – erano figure ormai arruolate nel grillismo.

Sapete che di Grillo ho spesso pensato male: che – oltre a farsi un mucchio di soldi – mescoli temi ottimi a demagogia d’accatto, che critichi tutto e tutti indistintamente e con scarsa propensione alle proposte, e che ultimamente abbia anche avuto una svolta violenta, almeno a parole, che rischia di essere la scintilla in una polveriera molto più estesa di quel che ci immaginiamo.

Tutta questa impressione però è cambiata ieri, dopo che ho potuto sentire il discorso quasi per intero proprio grazie a Santoro (che per averlo trasmesso, credo, sarà presto fucilato). Vi raccomando di farlo anche voi: lo trovate a pezzetti su Youtube, ad esempio, qui, qui, qui e qui; basta una mezz’oretta. Mi sono reso conto di come l’immagine che di Grillo diano i media sia molto più distorta di quel che dovrebbe. Alla fine, le cose che ha detto Grillo a Bologna mi sembrano ampiamente condivisibili.

Persino il presunto “attacco a Marco Biagi” (o meglio, alla legge Biagi, una legge scritta da Maroni e Berlusconi su cui poi è stato appiccicato il santino per difenderla dalle critiche) si è rivelato essere una semplice osservazione sul fatto che la legge vada cambiata in modo da scoraggiare il precariato; e qui, anche i sostenitori di una sana (ma non sregolata) economia di mercato, come il sottoscritto, non possono che essere d’accordo.

Ma la cosa più importante è come Grillo inquadri la crisi nel modo giusto: come una crisi generazionale, un problema di vecchiaia. Fa gli stessi esempi, su Sgarbi che non sa cosa sia un indirizzo email e sui computer paleolitici dei palazzi romani, che potrei fare io, per la mia esperienza diretta. Ha capito che il problema, più ancora dell’atteggiamento da casta, è la vecchiaia intrinseca, l’obsolescenza della nostra classe dirigente. Più di tutti, ha capito che Internet è la risposta, non in quanto strumento tecnologico, ma in quanto piattaforma che permette alle persone di parlarsi e di organizzarsi autonomamente, senza passare da controlli centrali. In pratica, pensa le stesse cose che penso io.

Certo, resta il problema di dove porti tutto questo. In un certo senso, Grillo lancia il sasso ma nasconde la mano, non volendo diventare un soggetto politico. Grillo, però, non crea la crisi, ne è solo il messaggero; e la crisi c’è, è sempre più evidente, non si trova più un solo italiano, a parte Prodi e Napolitano, che pensino che l’Italia non sia in un momento di totale emergenza.

Io credo proprio che siamo vicini a un punto di svolta, se persino un’algida ventenne altoborghese come Beatrice Borromeo, di fronte al solito inguardabile giovane sinistrogiovanile che propone il Partito Democratico come fonte di democrazia e che sarà cugino chissà a chi, perde la pazienza e lo aggredisce ruggendo, dicendogli in pratica “ma chi cazzo sei e cosa stai a dire”. Il tutto chiosato da Vauro con la seguente vignetta:

Politico: “Non basta un Vaffanculo day!”
Cittadino: “Allora andate affanculo every day!”

Il clima questo è; un clima di rivolta che sta diventando aperta. Ora, è vero che il populismo di un Grillo può aprire la strada a svolte autoritarie? Forse. E’ vero che l’ultima volta che c’è stata una crisi del genere si è aperta la strada a vent’anni di P2 al potere? Vero. E’ vero che la penultima volta è arrivato Mussolini? Vero.

Tutto questo, però, significa soltanto che alle piazze di Grillo si debba dare una risposta credibile, la quale però non può arrivare dalla classe politica attuale, che – pur con tante ma marginali eccezioni – non è più in grado di uscire dal palazzo, nè di capire l’Italia e il mondo, nè di comprendere anche solo il concetto di etica pubblica. Sta a tutte quelle persone che sono ancora nel mezzo, che vedono il limite del populismo ma anche la marcescenza delle istituzioni italiane, spingere questa crisi verso un esito positivo; trasformarla da protesta violenta, a parole se non nei fatti, in proposta rinnovatrice.

Io però rimetto l’accento sul fattore nuovo: Internet. L’esclamazione di Grillo di voler distruggere i partiti è figlia della rete: perché in rete le forme di aggregazione sono nuove e tante e dirette, e anche l’intermediazione dei partiti – che peraltro hanno già da trent’anni perso la funzione di creatori del pensiero politico, trasformandosi in macchine di marketing e controllo – diventa in buona misura superflua. Solo uno che non ha capito la rete può pensare che l’eliminazione dei partiti sia necessariamente una proposta fascista; e difatti, proprio così l’hanno interpretata i commentatori perbene, da Scalfari in giù. Tutti da sessant’anni in su, tutti probabilmente incapaci di accendere un computer, figuriamoci capire cosa sia un meetup.

Invece, la politica in futuro sarà glocale e virtuale come tutto il resto; centrata in azioni locali su problemi concreti, e coordinata online; fatta di masse sotterranee che si manifestano improvvisamente attorno a un sito, a una campagna, a una raccolta di firme; una flash mob elettorale che colpisce duro quando meno te l’aspetti, ma che non è disposta a delegare niente a nessuno, tantomeno a un proprio dipendente come appunto dovrebbero essere i politici. Questo, credo, è lo scenario che ha in mente Grillo; ed è molto più moderno di qualsiasi altra cosa sia mai stata pensata per il futuro dell’Italia.

Resta però il problema di come riuscire a trasformare la crisi di rabbia collettiva di Bologna – per ora centrata su una serie di no, santissimi ma pur sempre distruttivi: no ai pregiudicati, no ai politici di professione, no alle liste bloccate – in una proposta costruttiva, facendola evolvere secondo le regole della democrazia, prima che si possa trasformare in una protesta di piazza incontrollabile, da cui chiunque, Grillo compreso, sarebbe disarcionato.

Bene, Beppe Grillo è un fenomeno creato dalla rete; è anche lui un nostro dipendente. Usiamolo. Perché alla fine il messaggio fondamentale di tutto questo – che Grillo peraltro ha capito, e ha lanciato esplicitamente – è che è ora che ognuno di noi si riprenda un pezzo importante della propria vita: quello pubblico. Ciascuno di noi fa politica tutti i giorni, nelle scelte economiche, nello stile di vita, nelle cose che dice agli amici o che scrive sul proprio blog. La fa ancora di più se sceglie di non farla.

E quindi, in prima persona, riprendiamoci l’Italia.

divider

26 commenti a “Folgorati sulla via di Bologna”

  1. .mau.:

    Executive Summary del pippone di cui sopra:
    vb ha finalmente scelto con quale partito presentarsi alle elezioni.
    (il vantaggio di essere concisi :-) )

  2. elena:

    P2 e Mussolini arrivarono in contesti storici completamente differenti, credo sia alquanto difficile che la cosa si ripeta.
    Concordo con te per analisi e proposte, mi limiterei solo ad un ulteriore passaggio: l’italiano medio, di solito, è restio a far proposte concrete perchè queste spesso cozzano con il suo interesse personale immediato. Quindi va bene la protesta, anche veemente, ma poi ci si ferma li, le cose restano come prima. Perchè puoi sapere cosa ci perdi, ma non sai quanto ci guadagni o puoi guadagnare. Ciò è evidente se si considera proprio il mancato passaggio generazionale. Da più parti si critica la gerontocrazia, ma secondo recenti sondaggi, quale è il metodo più efficace per venire reclutati nel mondo del lavoro, delle professioni, dell’università? la raccomandazione! e quindi attraverso la cooptazione di quella gerontocrazia che si critica. La recente vicenda dei test truccati per l’accesso alla facoltà di medicina ne è esempio lampante: tutti abbiamo letto, ovviamente disgustati, di quel candidato universitario (quindi ventenne) che dice, in sintesi: è vero che ho pagato per il test, ma questo è il paese dei furbi. Sottintendendo quindi che è giusto che pure lui faccia il furbo.

    Ma allora è questa la voglia di cambiamento?

  3. sciasbat:

    Io credo che finirà così: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=332&ID_sezione=56&sezione=
    ;)

  4. BlindWolf:

    Più che Travaglio arruolato nel grillismo direi che è Grillo ad essere la cassa di risonanza di Travaglio: il giornalista torinese è bravo nel raccogliere ed organizzare la documentazione, il comico genovese lo diffonde ad un pubblico più ampio con il proprio stile più “popolare”.addirittura scavalcate :-)
    E’ naturale inoltre che ci sia solidarietà tra Santoro, Grillo e Travaglio dato che i primi due sono stati allontanati dalla Rai per motivi politici, il terzo ha provocato l’allontanamento di Luttazzi.

    Per quanto riguarda l’uso della Rete, inoltre, Grillo è (relativamente all’Italia) all’avanguardia nel social networking e relative tecnologie (trackback, tagging e via dicendo… in questa nazione gli utenti della rete spessissimo non sanno neanche cosa sia il RSS!), evidentemente è stato ben consigliato.

    Per concludere: vb, a quanto pare non solo ti sei avvicinato alle mie posizioni su Grillo ma le hai addirittura scavalcate :-)

  5. vb:

    Non so, diciamo che mi sono incuriosito: è vero che la forma non è sostanza, però in questo fenomeno, in mezzo al populismo, ci sono anche delle radici oggettivamente molto innovative. Il mio dubbio è se prevarrà il populismo, magari con deviazione da partitino come dice Gramellini, o se l’innovazione si concretizzerà.

    Perché se fosse vero che Grillo non fonderà un partito, cosa succederà?

  6. BlindWolf:

    La sua intenzione è quella di sostenere delle liste locali. Lui, se ha un minimo di coerenza, non può entrare in politica dato che ha una condanna per omicidio colposo sulle spalle (un incidente d’auto, per la cronaca).

    Personalmente il mio auspicio è che la classe politica esistente capisca la situazione e che vengano rinnovate persone ed idee, anche se ora come ora questa cosa mi sembra improbabile.

  7. Yari:

    Sul fatto di riprendersi l’Italia sono pienamente d’accordo, tra l’altro sono in parola per rilevare la riviera romagnola, contattarmi solo se interessati, no mercenari o perditempo, gradita pulizia.

  8. simonecaldana:

    La sostanza di Grillo mi pare molto qualunquistica: e’ facile trovare i problemi, meno facile proporre (e sostenere) soluzioni. Un politico non e’ (solo) un tecnico delle leggi (ma non dovrebbe neanche essere (solo) un teleimbonitore come molti ce ne sono oggi).
    La forma che vb condensa in questo post e’ da un lato innovativa, dall’altro soltanto una gemma: mi vengono in mente una dozzina di modi per cui una struttura “civico/politica” di questo tipo e’ facilmente attaccabile da tecniche di viral marketing.

  9. MCP:

    Mah, l’aneddoto del Telegraph citato da Gramellini gira da almeno vent’anni in varie salse, aggiornato secondo la moda e la tecnologia del momento – e’ chiaramente una leggenda urbana del setore pecoreccio, un banale riempitivo ripescato quando i giornali sono fiacchi e non sanno che scrivere, tipicamente d’estate. A parte questo, anche Gramellini sembra aver scoperto la rete l’altro ieri: il suo discorso sulle illusioni poteva andar bene a meta’ anni ’90, poteva andar bene nel 2000, ma oggi, se non si e’ neofiti totali, non c’e’ nessun particolare motivo per “illudersi” e “deludersi” delle conoscenze fatte via rete, non piu’ di quanto non ci sia per conoscenze fatte in qualsiasi altro ambito e con qualsiasi altro mezzo.

  10. Mir:

    Penso che quella di Grillo (pur con tutte le sue limitazioni) sia l’ultima possibilita’ per la classe politica italiana di aprirsi al vero rinnovamento.
    Non e’ Grillo che deve entrare in politica per esser fatto a pezzi dalle porcherie di qualche abile Sun Tzu di quell’ambiente dove ormai un buon 30% mette “politica e legalita’” su due piani totalmente diversi (sembra una percentuale bassa, ma il 30% di cosca basta a far marcire la mela).
    Sono i politici che devono DIALOGARE con lui PUBBLICAMENTE
    per accogliere o confutare (con buoni motivi) cio’ che viene suggerito. Altro che divide et impera!
    E questo sarebbe di grande aiuto alla democrazia.
    Ma sono pessimista. “Ha offeso la memoria di Biagi..”
    Si attaccano ormai all’elastico delle braghe..
    Qualcuno pensa ancora di poter continuare a vedere, distrutto mediaticamente Grillo e il suo movimento, l’incompetenza e la corruzione in parlamento per altri 10 o 15 anni. Ma si sbagliano e di grosso. Ho il sospetto che se lui finisce male questo paese vedra’ una stagione parecchio violenta.
    E spero di sbagliarmi.

  11. mousse:

    In realta’ non penso che rischiamo di finire nella lotta armata. Gli italiani sono troppo pantofolai per farlo. Piuttosto continueremo a lamentarci, coi giornali che ci bombardano con le notizie sulla politica, notizie di cui non frega niente a nessuno e che vengono dimenticate subito dopo essere state lette, altrimenti non continueremmo a rivotare le stesse persone… già perchè il Grillo e i vari suoi sostenitori dimenticano un paio di cosette.
    Ovvero, che i politici che occupano i posti non per fare cose ma per avere privilegi ce li abbiamo messi lì noi mettendo la crocetta (direi completamente a caso, visti i risultati) sulla scheda elettorale.
    Non ce li hanno messi “il sistema” / “la mafia” o il capro espiatorio di turno. Ce li abbiamo messi NOI. E ora ci rode perchè ci siamo resi conto che siamo stati presi per il culo.

  12. sciasbat:

    MCP: adoro quelli che colgono il senso delle metafore.

  13. garethjax:

    Bella analisi che condivido, ma temo che tu lasci fuori un dato :( La maggior parte della popolazione sta invecchiando e si porta dietro le stesse lacune della classe politica “anziana” (in senso anagrafico). Se da un lato è bello sperare che ci sia un ritorno alla politica dei giovani, anche solo a livello di liste civiche, dall’altra parte temo che il peso delle persone “conscie di internet” sia sempre un numero esiguo rispetto alle persone che non lo sono. Quindi, secondo me, non si può fare a meno di uscire e parlare alle altre persone: la rete da sola non basta se si vuole cambiare le cose.

  14. BlindWolf:

    @mousse: c’è anche da dire il seguente dettaglio: alle ultime elezioni i cittadini non votavano il candidato, ma il partito. Il quale partito, per mandare in Parlamento il candidato che preferiva, lo metteva in alto nella lista. Con il “maggioritario” non avevi ugualmente scelta all’interno del tuo schieramento preferito, ma almeno sapevi a chi andava il tuo voto.

    La terza proposta del V-Day verteva su questo problema.

  15. MCP:

    Sciasbat: oh, anche io li trovo adorabili.

  16. Luciano Mollea:

    vb, a me grillo non piace. Perchè è l’incarnazione di quelli che fanno “politica” con la pancia e non con il cervello. Anche se le proposte che fa sono in parte condivisibili – pur con un discreto numero di “se” e “ma” che personalmente mi sento di apporre – il suo modo di aizzare le folle contro il palazzo non mi piace.
    Piaccia o no, i bolsi politici che dicono “la soluzione non è il vaffanculo, la soluzione è il ritorno alla politica” non hanno torto. Anche se li detesto, questa volta (e sottolineo questa volta), hanno ragione.
    In primis perchè sono i primi a non fare politica loro stessi, secondo perchè politica deve essere fatta dai cittadini tutti e non solo dai loro delegati/dipendenti.
    Mi dirai che Grillo “fa” politica, vero, non lo nego. Da misantropo resto sempre diffidente delle grandi folle oceaniche. Le hanno usate anche i grandi dittatori del XX secolo per dimostrare di avere ragione.
    La politica non la si fa con lo stomaco, la si fa con il cervello. Siamo ingozzati e rimbecilliti da troppi anni di “tifo” politico (contornato da una bella dose di ignavia di noi elettori [1]) per riuscire a pensare con un minimo di distacco per capire cosa bisogna fare, i sedicenti politici non fanno altro che gettare indizi al popolo perchè poi loro possano farsi paladini delle “istanze” del popolo, senza contare quei camaleontici politici che non perdono occasione per “seguire” il popolo e soprattutto la sua pancia pur di avere un po’ di consenso – e potere.

    [1] Già, perchè purtroppo, seppur votando ogni 10′, noi Italiani ci fermiamo alla X sulla scheda elettorale. Mentre invece la X è solo l’inizio. Per fare un esempio, dove erano i cittadini che hanno votato al 75% sì al referendum per la responsabilità civile dei magistrati, quando il risultato (e la volontà popolare) sono stati derisi dal parlamento? E’ inutile recriminare su questi politici quando questi politici siamo noi a votarli ad ogni elezione perchè altrimenti “vincono quelli di là”. Non ce lo siamo mai posti questo problema? Abbiamo cambiato 10 leggi elettorali in 20 anni e non è cambiato nulla. Non è che forse abbiamo sbagliato ad analizzare il problema? Quando un politico non va, non lo si vota. Quando non si hanno scelte, perchè quella che oggi si chiama “casta” e ieri “partitocrazia” ha talmente paura che non ti dà la possibilità di scegliere, beh, non si vota. In USA vota il 50% degli aventi diritto, per me non è un bel segno, ma perchè da noi invece continuiamo a fare lo stesso errore? Se votare è un dovere, non è un dovere quando si è costretti a scegliere tra la cicuta o la pistola, preferisco vivere.

  17. sciasbat:

    Luciamo Mollea: infatti l’unica proposta di Grillo che condivido (ma sulla quantità qualcosa di buono hanno tutti) è quella della riforma della legge elettorale con l’elezione diretta (ovvero uninominale secco). So benissimo che il problema non è solo lì, ma sapessi esattamente chi ho eletto nel mio collegio e lui si ripresentasse lì, alle elezioni successive saprei se riconfermarlo o meno. Tra tutte le leggi elettorali che si sono fatte, è l’unica che non abbiamo mai provato ed è l’unica che, a ben vedere, non consente ripescaggi manovrati dai partiti. E vero che dopo il referendum di Segni, quando abbiamo avuto per un po’ la cosa che si avvicinava di più, si sono inventati subito l’escamotage della desistenza, ma questo era anche permesso da quel famigerato 25% proporzianale che faceva rientrare in gioco tutti. Non risolverebbe i problemi, ma di sicuro favorirebbe un po’ di riciclo, che male non fa.

  18. vb:

    Come scrivevo, penso anch’io che il problema sia come trasformare questa ondata di protesta in qualcosa di costruttivo; in questo senso, Grillo potrebbe essere persino sincero, quando dice che non vuole fare un partito e che il suo scopo è solo che sia la gente a ricominciare a muoversi direttamente.

    Tuttavia, dopo aver ascoltato il discorso di prima mano, ho capito che buona parte di questo insopportabile populismo gli è effettivamente cucito addosso dai media controllati dalla “casta”, proprio con l’intento di screditarlo.

  19. Thomas Jefferson:

    Tutt’a un tratto, un movimento straordinario cominciato a una estremità, si propaga per la folla, una voce si sparge, viene avanti di bocca in bocca: – Grillo! Grillo! – Una maraviglia, una gioia, una rabbia, un’inclinazione, una ripugnanza, scoppiano per tutto dove arriva quel nome; chi lo grida, chi vuol soffogarlo; chi afferma, chi nega, chi benedice, chi bestemmia.
    – È qui Grillo! – Non è vero, non è vero! – Sì, sì; viva Grillo! quello che ha messo il pane a buon mercato. – No, no! – E qui, è qui in carrozza. – Cosa importa? che c’entra lui? non vogliamo nessuno! – Grillo! viva Grillo! l’amico della povera gente! viene per condurre in prigione il vicario. – No, no: vogliamo far giustizia noi: indietro, indietro! – Sì, sì: Grillo! venga Grillo! in prigione il vicario!

    Vabbé, forse non era esattamente così. Ma questo è quanto mi ha ricordato :-P

  20. .mau.:

    @Sciasbat: Grillo non propone affatto l’uninominale secco.

  21. sciasbat:

    Allora ho frainteso quell'”elezione diretta” e ciò mi rinfranca: non ho niente in comune :D

  22. .mau.:

    puoi leggere tu stesso qua:
    Articolo 3. Introduzione del voto di preferenza per le elezioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica
    Articolo 4. Disciplina del voto di preferenza per le elezioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
    BTW, personalmente sono agnostico tra l’uninominale secco e il voto di preferenza.

  23. sciasbat:

    Premetto che la legge elettorale per me risolve poco nell’immediato, noi italiani siamo portati a trovare l’inghippo che la raggira (se non inserirlo direttamente come s’è fatto sinora: una legge chiara non c’è mai, c’è sempre qualche tarocco con un po’ di qualcosa e qualcos’altro). Io tendo a preferire l’uninominale secco per tre motivi:
    – niente liste, niente ricicli o scarti, ma testa a testa sul territorio; questo sistema permette anche a chi non ha un partito nazionale alle spalle di essere eletto, quindi favorisce il riciclo, in un molto immensamente più furbo del limite dei due mandati (che è una cavolata)
    – per essere rieletto devi spiegare al tuo collegio che hai fatto nella legislazione precendete, con le preferenze questo rapporto diretto viene a mancare
    – fanno così in Inghilterra, perciò va bene ;)

  24. Luciano Mollea:

    Cmq il problema più grosso – IMHO – non è la legge elettorale, ma il “senza vincolo di mandato” della nostra Costituzione.
    Perchè questo permette:
    – al parlamentare di prendere i voti e fare ciò che vuole
    – tanto alle prossime elezioni cambio collegio (ed è difficile – ancora – che tra i collegi si passino informazioni)

    Senza contare gli problemi secondo me molto più importanti:
    * il bicameralismo perfetto
    * il divieto di indire referendum abrogativi in materia fiscale (ossia caro cittadino, tu ci eleggi, noi decidiamo cosa fare dei tuoi soldi e tu non puoi metterci becco)

    Come scrisse Witko (sciasbat sa chi è): “Non odio i politici, odio la politica. La detesto. E’ una forma stupida, inutile, dannosa e insignificante di pensare a come risolvere problemi altrui nel modo sbagliato. Governare non significa fare politica. Governare significa governare. E basta. “

  25. vb:

    Beh, quest’ultima mi sembra una cosa esagerata, figlia del tempo privo di idee in cui viviamo… Certo se tu non ti poni il problema di quale sia la società che vuoi costruire, quali ne siano i valori, dove sia il giusto punto medio tra individuo e collettività, resta soltanto lo scegliere spicciolo su dove costruire la discarica e quanto mettere di ICI. Ma io credo che ci sia una dimensione ideale molto più ampia, fa parte della nostra sfera intellettuale che ci separa dalle bestie…

  26. Alberto:

    Per capire se sia il caso di distruggere o eliminare i partiti bisogna forse prima chiedersi a cosa servano i partiti. Al di là di usi accessori vari, i partiti sono contenitori di aggregazione del pensiero politico atti a semplificare la composizione degli organi legislativi (parlamento), distruggerli significa indiscutibilmente indebolire quelle istituzioni che ad oggi sono il luogo dove si formano le leggi e sono anche l’unica concreta voce in capitolo (pur mediata da leggi elettorali orribili come quella attuale) che noi abbiamo nella formazione delle leggi e quindi del nostro futuro. Il fatto che le idee circolino oggi veloci in rete va benissimo ed è il motivo probabilmente per il quale oggi abbiamo uno spirito critico più spiccato di ieri nei confronti delle nostre istituzioni, ma fintanto che le leggi che guidano il nostro quotidiano saranno fatte in parlamento servirà uno strumento di aggregazione che ci aiuti a scegliere i componenti di quel parlamento e che si chiami partito o in un altro modo resterà uno strumento necessario.
    Indebolire o eliminare questo strumento significa indebolire il controllo che noi abbiamo sulla politica e non credo sia nell’interesse di nessuno di noi. Il prodotto finale sarebbe probabilmente una società non necessariamente fascista quanto piuttosto dominata dai grandi gruppi economici (che spesso infatti cavalcano l’anti-politica) e certamente non dai cittadini.
    Una volta d’accordo sulla necessità dello strumento va capito come renderlo funzionante, ovvero meno autoreferenziale e più capace di raccogliere le istanze dei cittadini, magari anche tramite gli strumenti che oggi la tecnologia ci offre. Per questo trovo molto più interessanti le primarie del PD (pur non essendo entusiasmato da certi personaggi che lo popolano) che il V-day e trovo Adinolfi un personaggio molto più affascinante di Grillo (che pure mi fa morire dal ridere…)
    Ciao

 
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