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lunedì 19 Novembre 2007, 20:48

I maxischermi non bastano mai

Uno tra i tanti tifosi ha prodotto uno tra i tanti video sullo stato di abbandono in cui versa lo stadio Filadelfia, di cui abbiamo già tante volte parlato. Non è nemmeno uno dei più toccanti, e certamente non rimanda l’impressione che fa lo stadio dal vivo. Eppure, ci si continua a chiedere il perché di tante difficoltà nel ricostruirlo, o meglio nel ricostruirlo senza che cada preda di una delle tante speculazioni edilizie.

Qualche settimana fa, su Specchio dei Tempi, era persino comparsa una lettera (in prima posizione!) che si lamentava di come la città stesse per stanziare 3,5 milioni di euro per il Filadelfia. Dato che Specchio dei Tempi è il più potente strumento di orientamento dell’opinione pubblica torinese, una lettera del genere non era certo uscita per caso; sarà stata l’Evelina, nonostante la Juve sia di nuovo in attesa di qualche decina di milioni di euro a tasso agevolato per farsi lo stadio supermercato alla Continassa.

I 3,5 milioni di euro, peraltro, finirebbero per uno stadio di proprietà della città, e non di una società per azioni privata; e a ben vedere non sono nemmeno soldi pubblici, trattandosi di parte di quanto ottenuto come penale da Cimminelli dopo il fallimento, proprio per la sua incapacità di ricostruire il Filadelfia dopo aver incassato in cambio lucrose concessioni edilizie.

Ma se avete ancora il dubbio che i problemi sul Filadelfia siano relativi alla carenza di fondi pubblici, vorrei dissiparvelo raccontandovi della vicenda dei maxischermi.

Già, perché spulciando le delibere comunali, si è scoperto che il Comune ha recentemente deciso di acquistare un maxischermo; non per l’Olimpico, ma per lo stadio Primo Nebiolo del parco Ruffini. Pare infatti che la Federazione Internazionale di Atletica richieda un maxischermo per poter svolgere gli eventi sportivi internazionali (uno all’anno) che sono ospitati al Ruffini. Certo, il maxischermo si può affittare per l’occasione, al costo di alcune migliaia di euro; ma è certamente più conveniente acquistarne uno nuovo dalla Panasonic, da installare lì a marcire per 364 giorni l’anno, per la modica cifra di 487.000 (quattrocentoottantasettemila) euro. Più IVA.

E dire che l’affitto non era una idea nuova: tre mesi prima, ad esempio, il Comune ne aveva affittati due – sempre dalla Panasonic – per far vedere i mondiali di scherma in piazza, per 9.200 euro l’uno.

I due maxischermi per l’Olimpico, comunque, erano già stati acquistati cinque mesi prima: nel luglio 2006, con appalto all’AEM Torino, per l’importo di 1.092.000 (un milione e novantaduemila) euro – stavolta IVA compresa, per fortuna. Certo, ci si chiede se essi non potessero essere compresi nei costi dell’allestimento olimpico: durante le Olimpiadi di febbraio, all’Olimpico i maxischermi c’erano, ma erano poi spariti, tanto che durante le prime partite di calcio dell’autunno seguente i tifosi guardarono invano le impalcature vuote. Chi si sia imboscato i maxischermi olimpici, non è dato sapere; così come non è dato sapere da chi l’AEM abbia comprato i due schermi (sarà mica la Panasonic?).

Tutto questo però assume un contorno un po’ preoccupante quando si scopre un’altra vicenda. In previsione delle Olimpiadi, Turismo Torino – l’azienda di promozione turistica della città – decide di affittare due maxischermi da mettere nelle piazze, per far vedere le gare ai cittadini. Non potendo sopportarne il costo, però, chiede aiuto al Comune, che dice: ma perché buttare i soldi dell’affitto? Compriamoli! E così, il Comune sgancia a Turismo Torino 800.000 (ottocentomila) euro, che vengono prontamente usati per acquistare due maxischermi, ovviamente dalla Panasonic.

Gli schermi vengono usati per il periodo olimpico, e poi ci si pone il problema di che farne. Bene, direte voi, avendo bisogno di altri schermi e avendone due di proprietà in casa, potevano usarli per l’Olimpico? Ma no, dai, mettiamoli nuovi, almeno allo stadio… Per far vedere i mondiali di scherma in piazza? No, che diamine, poi bisogna spostarli fino in piazza San Carlo… E al parco Ruffini? Ma no, vuoi mica riciclare uno schermo vecchio di un anno e mezzo, poi magari si rompe proprio nel mezzo di un fondamentale incontro di badminton tra scapoli e ammogliati…

E così, non sapendo che farne, si dà l’appalto a una ulteriore ditta, pagando, perché ne gestisca la custodia; e perché ne permetta al proprietario l’utilizzo, naturalmente ogni volta dietro compenso di 3000 euro per il montaggio, più 360 euro al giorno per la sorveglianza, più 25 euro l’ora per l’assistenza… cioè più o meno il costo che si avrebbe per affittarne uno di volta in volta, senza però aver prima speso ottocentomila euro per comprarlo.

Insomma, mentre immagino il signor Panasonic che prende il largo sul suo nuovo yacht appropriatamente denominato Ciao Turin, intimo a chiunque sostenga che la giunta Chiamparino non ha soldi da spendere per le attrezzature sportive di andare gentilmente al diavolo.

[tags]torino, maxischermi, filadelfia, chiamparino, panasonic[/tags]

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5 commenti a “I maxischermi non bastano mai”

  1. Alberto:

    Vb, da un lato mandi al diavolo chi si infuria perché il Comune sta per spendere 3 milioni e mezzo per restaurare un vecchio stadio per farne il museo del Toro, dall’altro però tu stesso scendesti in trincea contro il Comune quando dette il nulla osta per un finanziamento (erogato dal Ministero senza costi per il Comune) per la ristrutturazioine del Delle Alpi, prima che Polonia e Ucraina ci soffiassero gli Europei 2012. Pare che alla fine la ristrutturazione si farà lo stesso e a breve dovrebbe essere definito il progetto… A breve mi aspetto quindi un tuo post indignato contro il ritorno degli odiati palazzinari bianconeri.
    Mi ricorderò della tua affermazione “intimo a chiunque sostenga che la giunta Chiamparino non ha soldi da spendere per le attrezzature sportive di andare gentilmente al diavolo” ;-))

  2. vb:

    Continua a sfuggirti che il Delle Alpi è della società privata Juventus S.p.A., che voleva diverse decine di milioni di euro pubblici per fare un enorme centro commerciale con lo stadietto in mezzo; mentre il Filadelfia è del Comune di Torino, e si sta cercando di ricostruirlo il più possibile privo di attività e speculazioni commerciali ed edilizie, utilizzando soldi che il Comune ha semplicemente incassato dal precedente proprietario all’atto del fallimento (quindi senza alcun vero esborso per la collettività).

  3. Alberto:

    Vb, sono cose che mi pare aver già scritto su questo blog ma per amore di verità e all’insegna di “repetita iuvant” ricordo che:
    – le “decine di milioni di euro pubblici” a cui ti riferisci, che erano la parte destinata a Torino di quanto il CONI aveva destinato alla ristrutturazione degli stadi per l’Euro 2012 (poi morto in fasce), non erano affatto destinate alla costruzione di un centro commerciale ma alla ristrutturazione di uno stadio di calcio (a meno che tu non sia a conoscenza di una maxitruffa ordita da Blanc e Cobolli al CONI ed al Credito Sportivo, nel qual caso ti invito a recarti in Procura e sporgere denuncia). Che poi la Juventus, su un’area di cui gode del diritto di superficie, abbia intenzione di costruirci (a sue spese) un centro commerciale fa parte della libertà imprenditoriale di una Spa che non credo tu voglia contestare.
    – l’area del Filadelfia è in gestione ad una Fondazione la partecipazione alla quale è aperta a soggetti privati.
    – i 3 milioni e mezzo destinati al Filadelfia corrispondono ai crediti che il Comune aveva con Cimminelli e quindi sono a tutti gli effetti soldi del Comune. Se la tua idea di crediti e debiti ti fa ritenere che destinare quei soldi al Filadelfia non abbia costi per la collettività vuol dire che mi devo ricordare di non prestarti mai dei soldi… ;-)

    Al di là di ciò la considerazione di fondo però è che, ti piaccia o non ti piaccia, (e mi pare di capire che non ti piace) a Torino ci sono due squadre di calcio professionistiche e due tifoserie che le sostengono. La richiesta dell’una tifoseria è che gli venga restituito un pezzo della sua storia, ovvero lo Stadio Filadelfia, la richiesta dell’altra è di poter giocare in uno Stadio all’altezza delle sue rinnovate ambizioni, e di non rischiare, in caso di qualificazione alla Coppa dei Campioni, di dover giocare fuori Torino i suoi incontri interni (d’altra parte mi pare che neanche Cairo sia molto contento della capienza dell’Olimpico). Come juventino sono del tutto indifferente alla prima esigenza ed immagino che tu lo sia da granata alla seconda, ma come cittadino mi aspetto che gli amministratori di questa città diano ascolto ad entrambe le esigenze. Se poi quest’esigenza non ha costi per il Comune stesso troverei singolare che il Comune se ne infischiasse o addirittura si opponesse… O no?

  4. Marina (Marat):

    Ciao Vb.
    Forse hai tratto spunto da un mio post su Forza Toro.
    Volevo segnalarti però che ci sono alcune imprecisioni in quello che hai scritto.
    Per i Mondaiali della Scherma i due maxischermi non sono stati affittati. Panasonic ha chiesto 9.200 euro cad schermo per spostare i due schermi acquistati per le Olimpiadi con il contrbuto di 800.000 euro del Comune a favore di Turismo Torino. Questo spostamento è deliberato in data 22 Settembre 2006.
    L’acquisto dello schermo per il Parco Ruffini è di dicembre 2006.
    Quindi quando è stato deliberato l’acquisto per il Ruffini lo stesso assessorato (Sport) era perfettamente a conoscenza della possibilità di usare gli schermi già di proprietà del Comune.

    Un’altra piccola imprecisione è che la società che ha vinto l’appalto per la custodia dei due maxischermi di proprietà Comunale ha già compreso nel capitolato 20 spostamenti degli schermi a discrezione del Comune: quindi spostarli al Ruffini non sarebbe stato un costo aggiuntivo.

  5. vb:

    Grazie per le precisazioni, e per le informazioni che mi hanno dato lo spunto per cercare le varie delibere; probabilmente ho interpretato male quella dell’affitto per i mondiali di scherma. Direi comunque che purtroppo non spostano la sostanza del discorso.

 
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