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Archivio per il mese di Novembre 2007


mercoledì 21 Novembre 2007, 17:37

Pubblicità colte

Sentito ieri su Radio Flash, in una pubblicità di libri di ibs.it: “Approfitta dello sconto del 20% su tutte le novità 2007!”.

Che detto così – senza far caso al numero dell’anno – sembra che ti stiano facendo un bello sconto sui libri che usciranno per Natale, e invece stanno semplicemente cercando di liberarsi dei fondi di magazzino dell’annata.

E poi il circuito di Radio Popolare passa per essere alternativo…

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mercoledì 21 Novembre 2007, 08:43

Teoria e realtà

Per una volta, parlo di ciò che so, e vi segnalo l’articolo del professore Stefano Rodotà su Repubblica di ieri, che racconta per bene l’idea e le vicende della Carta dei Diritti di Internet.

E’ un po’ straniante leggere su Repubblica di vicende che si è contribuito a realizzare in prima persona, e persino un po’ buffo, quando si parla della dichiarazione italo-brasiliana – che io e altri due o tre giovanotti abbiamo scritto di corsa in una stanzetta, scambiandocene millanta versioni grazie alla mia chiavetta USB – e persino dell’elenco di argomenti che sta nella dichiarazione stessa: aoh, m’hanno chiesto di produrre un elenco in cinque minuti, per la maggior parte ho fatto copia e incolla da una lista precedente e per il resto ho improvvisato; tanto è messo lì a titolo esemplificativo, non rappresenta certo un risultato scientifico.

Però il post mi permette anche di parlare, anche se sottovoce, di quella persona eccezionale che è Rodotà; uno che ha ricoperto le massime cariche istituzionali e che è amico personale di chiunque dal Presidente della Repubblica in giù, ma che, dopo un’ora e mezza di meeting con me e altri illustri sconosciuti, doveva andare ad un appuntamento con i parlamentari europei, eppure non accennava ad uscire perché io non avevo dichiarato chiusa la sessione, considerando maleducato andarsene prima; e che, quando ci siamo trovati in dodici in un pulmino da undici, dopo aver dato un passaggio a un aggregato, insisteva nell’essere lui quello che restava in piedi. Ho appreso da lui molte lezioni di buona educazione, prima ancora che scientifiche e politiche; mi sono un po’ vergognato, ma ne farò tesoro.

[tags]diritti, internet bill of rights, internet governance, rodotà, buona educazione[/tags]

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martedì 20 Novembre 2007, 15:30

Sportivi italiani

Non voglio parlare sempre di ultrà; parliamo quindi anche della cultura sportiva degli italiani.

Oggi pranzavo davanti al Politecnico, in mezzo agli studenti, quando ho sentito uno di essi prodursi in un soliloquio a proposito dei tifosi scozzesi che, dopo aver perso la partita con l’Italia ed essere stati eliminati dall’Europeo, sono rimasti per mezz’ora dentro lo stadio ad applaudire ugualmente la squadra. Ecco, questo tizio sui vent’anni ha definito gli scozzesi come “minchioni”, concludendo con una risata di scherno “ma questi cosa cavolo festeggiano, che hanno perso?”.

Avendolo visto in faccia, escludo categoricamente che il tizio fosse un ultrà; anzi, se gli avessero chiesto un parere credo che si sarebbe unito al coro di sdegno contro i tifosi violenti. Riflette invece il pensiero dell’italiano medio: quello per cui lo sport consiste nel sedersi in pantofole davanti alla televisione e sperare che la propria squadra vinca con un mezzo qualsiasi, compreso barare.

[tags]sport, scozia, tifosi, ultras[/tags]

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lunedì 19 Novembre 2007, 20:48

I maxischermi non bastano mai

Uno tra i tanti tifosi ha prodotto uno tra i tanti video sullo stato di abbandono in cui versa lo stadio Filadelfia, di cui abbiamo già tante volte parlato. Non è nemmeno uno dei più toccanti, e certamente non rimanda l’impressione che fa lo stadio dal vivo. Eppure, ci si continua a chiedere il perché di tante difficoltà nel ricostruirlo, o meglio nel ricostruirlo senza che cada preda di una delle tante speculazioni edilizie.

Qualche settimana fa, su Specchio dei Tempi, era persino comparsa una lettera (in prima posizione!) che si lamentava di come la città stesse per stanziare 3,5 milioni di euro per il Filadelfia. Dato che Specchio dei Tempi è il più potente strumento di orientamento dell’opinione pubblica torinese, una lettera del genere non era certo uscita per caso; sarà stata l’Evelina, nonostante la Juve sia di nuovo in attesa di qualche decina di milioni di euro a tasso agevolato per farsi lo stadio supermercato alla Continassa.

I 3,5 milioni di euro, peraltro, finirebbero per uno stadio di proprietà della città, e non di una società per azioni privata; e a ben vedere non sono nemmeno soldi pubblici, trattandosi di parte di quanto ottenuto come penale da Cimminelli dopo il fallimento, proprio per la sua incapacità di ricostruire il Filadelfia dopo aver incassato in cambio lucrose concessioni edilizie.

Ma se avete ancora il dubbio che i problemi sul Filadelfia siano relativi alla carenza di fondi pubblici, vorrei dissiparvelo raccontandovi della vicenda dei maxischermi.

Già, perché spulciando le delibere comunali, si è scoperto che il Comune ha recentemente deciso di acquistare un maxischermo; non per l’Olimpico, ma per lo stadio Primo Nebiolo del parco Ruffini. Pare infatti che la Federazione Internazionale di Atletica richieda un maxischermo per poter svolgere gli eventi sportivi internazionali (uno all’anno) che sono ospitati al Ruffini. Certo, il maxischermo si può affittare per l’occasione, al costo di alcune migliaia di euro; ma è certamente più conveniente acquistarne uno nuovo dalla Panasonic, da installare lì a marcire per 364 giorni l’anno, per la modica cifra di 487.000 (quattrocentoottantasettemila) euro. Più IVA.

E dire che l’affitto non era una idea nuova: tre mesi prima, ad esempio, il Comune ne aveva affittati due – sempre dalla Panasonic – per far vedere i mondiali di scherma in piazza, per 9.200 euro l’uno.

I due maxischermi per l’Olimpico, comunque, erano già stati acquistati cinque mesi prima: nel luglio 2006, con appalto all’AEM Torino, per l’importo di 1.092.000 (un milione e novantaduemila) euro – stavolta IVA compresa, per fortuna. Certo, ci si chiede se essi non potessero essere compresi nei costi dell’allestimento olimpico: durante le Olimpiadi di febbraio, all’Olimpico i maxischermi c’erano, ma erano poi spariti, tanto che durante le prime partite di calcio dell’autunno seguente i tifosi guardarono invano le impalcature vuote. Chi si sia imboscato i maxischermi olimpici, non è dato sapere; così come non è dato sapere da chi l’AEM abbia comprato i due schermi (sarà mica la Panasonic?).

Tutto questo però assume un contorno un po’ preoccupante quando si scopre un’altra vicenda. In previsione delle Olimpiadi, Turismo Torino – l’azienda di promozione turistica della città – decide di affittare due maxischermi da mettere nelle piazze, per far vedere le gare ai cittadini. Non potendo sopportarne il costo, però, chiede aiuto al Comune, che dice: ma perché buttare i soldi dell’affitto? Compriamoli! E così, il Comune sgancia a Turismo Torino 800.000 (ottocentomila) euro, che vengono prontamente usati per acquistare due maxischermi, ovviamente dalla Panasonic.

Gli schermi vengono usati per il periodo olimpico, e poi ci si pone il problema di che farne. Bene, direte voi, avendo bisogno di altri schermi e avendone due di proprietà in casa, potevano usarli per l’Olimpico? Ma no, dai, mettiamoli nuovi, almeno allo stadio… Per far vedere i mondiali di scherma in piazza? No, che diamine, poi bisogna spostarli fino in piazza San Carlo… E al parco Ruffini? Ma no, vuoi mica riciclare uno schermo vecchio di un anno e mezzo, poi magari si rompe proprio nel mezzo di un fondamentale incontro di badminton tra scapoli e ammogliati…

E così, non sapendo che farne, si dà l’appalto a una ulteriore ditta, pagando, perché ne gestisca la custodia; e perché ne permetta al proprietario l’utilizzo, naturalmente ogni volta dietro compenso di 3000 euro per il montaggio, più 360 euro al giorno per la sorveglianza, più 25 euro l’ora per l’assistenza… cioè più o meno il costo che si avrebbe per affittarne uno di volta in volta, senza però aver prima speso ottocentomila euro per comprarlo.

Insomma, mentre immagino il signor Panasonic che prende il largo sul suo nuovo yacht appropriatamente denominato Ciao Turin, intimo a chiunque sostenga che la giunta Chiamparino non ha soldi da spendere per le attrezzature sportive di andare gentilmente al diavolo.

[tags]torino, maxischermi, filadelfia, chiamparino, panasonic[/tags]

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domenica 18 Novembre 2007, 19:59

Milioni di terroristi

Sono tornato, e, nonostante abbia passato tutta la domenica a dormire, ho avuto modo di leggere una interessante coppia di commenti alla vicenda del tifoso ucciso all’autogrill.

Qui trovate il sondaggista Diamanti: uno dei membri di quella elite che analizza e insieme plasma l’opinione in Italia, e che contribuisce in modo significativo a determinare l’azione dei politici, che ormai, perduto ogni contatto con la realtà, vivono di giornali, televisioni e sondaggi. Bene, egli dichiara apertamente di non capirci più niente – in particolare, di non sapersi spiegare come gli stessi italiani che chiedono sicurezza poi si siano preponderantemente infuriati con la polizia invece che con gli ultras, nonostante la campagna di stampa che i media conducono da anni contro questi ultimi – e, pertanto, si incazza con gli italiani stessi, che si permettono di disobbedire al suo modello. Questa, peraltro, sembra la reazione prevalente anche nel mondo politico e nei fini pensatori dei quotidiani.

Sul blog di Grillo, invece, trovate la lettera di tal Cristian T., sgrammaticata e anche discutibile in varie affermazioni. Eppure è una lettera perfetta, perché spiega come una parte crescente degli italiani, pur chiedendo allo Stato sicurezza, odi lo Stato e soprattutto le divise che lo rappresentano; perché invece di vedere gli eroi che lottano per loro contro la mafia e la criminalità, osserva quello che oggi è l’aspetto molto più visibile dello Stato, ossia le ingiustizie, i privilegi, le raccomandazioni, la burocrazia, le mille leggi assurde di cui le forze dell’ordine, volenti o nolenti, sono il braccio armato.

C’è sicuramente nell’animo italiano una renitenza alla responsabilità, acuita dal permissivismo post-sessantottino come dal buonismo cattolico. Ma io non sottovaluterei la pericolosissima deriva secondo cui, per una quantità crescente di persone, se questo è lo Stato è meglio che ce ne sia il meno possibile e anzi che prima o poi non ci sia più.

Probabilmente è esagerato pensare che gli ultras violenti (che, non dimentichiamolo, sono un sottoinsieme degli ultras, che a loro volta sono un sottoinsieme dei tifosi) siano veramente terroristi, con un piano per rovesciare l’ordine attuale: la maggior parte vuole fare essenzialmente casino. Anche in quelli non politicizzati, però, c’è spesso ben chiara una aspirazione libertaria e anarchica, che, a seconda della città, può diventare culturalmente molto evidente. In altre parole, forse gli ultras non vogliono rovesciare lo Stato, ma certamente vogliono rivendicare un’isola di autonomia da esso. Che ciò sia ora quello che, magari embrionalmente, pensano anche milioni di italiani, stufi di sentirsi vessati dall’ordine costituito, è una novità preoccupante.

[tags]ultras, stato, forze dell’ordine, diamanti, grillo, terrorismo[/tags]

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sabato 17 Novembre 2007, 10:17

Stranded

Lo sapevo che una coincidenza di un’ora scarsa in Portogallo era molto a rischio, e ovviamente siamo rimasti a terra; ora aspetteremo per mezza giornata il prossimo volo per Malpensa, e arriverò a Torino attorno alle undici di stasera, non so in che condizioni.

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giovedì 15 Novembre 2007, 23:11

In breve

L’IGF è finito da un paio d’ore, ed è stato un vero delirio: soltanto oggi ho dovuto alzarmi alle 7 per presenziare a un workshop alle 8,30, lasciandolo alle 10 per andare a fare il rapporto in sessione plenaria sul workshop della Carta dei Diritti, per poi seguire la sessione cruciale sui piani per il prossimo IGF, che finiva alle 13, ora in cui sono entrato nel meeting preparatorio per la plenaria del pomeriggio, nella quale ero sul palco – con, tra gli altri, Vint Cerf e Bob Kahn, nonché il tizio che ha scritto The Cult of The Amateur e che per esso è stato preso a pesci in faccia da chiunque da Lessig in giù – e in cui ho dovuto esprimermi più o meno su qualsiasi campo dello scibile internettiano; come intervento di partenza, ho segnalato il coinvolgimento di Cisco nel campo dell’intercettazione dei contenuti in rete, più nolente che volente ed essenzialmente per la mancanza di principi globalmente condivisi su come debbano comportarsi le aziende occidentali in presenza di richieste di intercettazione per motivi politici, e vista la reazione incacchiata dei megamanager Cisco presenti sul palco credo che sia meglio che non compri più alcun oggetto Cisco per le mie reti. Nel frattempo abbiamo dovuto premere per riuscire a fare un intervento a nome dell’Italia e per far sì che la Carta dei Diritti venisse menzionata nelle conclusioni del panel (missione compiuta); e poi, dopo la cerimonia di chiusura, abbiamo ancora dovuto fare un’oretta di meeting della coalizione, cercando di controllare i vari entusiasmi e accordarci su alcune mosse pratiche. Insomma, capite perché è un paio di giorni che non bloggo…

A margine di tutto ciò, qui sembra novembre – cioè, so che è novembre, ma da questa parte del mondo dovrebbe essere maggio, e invece è novembre: piove a dirotto da quattro giorni, con la sola eccezione del pomeriggio di ieri, in cui però ero talmente stanco che sono tornato in albergo in anticipo (attraverso soli 50 minuti di ingorgo) e sono crollato con la faccia sul letto per due ore prima di cena.

Ah, e non venite a Rio in vacanza, stare qui è uno stress unico… ne parleremo meglio in futuro.

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martedì 13 Novembre 2007, 17:52

Mistero

In questi due giorni ho avuto modo di conoscere ancora un altro sottosegretario del presente governo – e non di un ministero qualsiasi, ma del ministero delle Comunicazioni – e anche di chiacchierarci un po’. E ancora una volta ne ho ricavato una impressione decisamente positiva, di persona capace e ben disposta.

Non resta quindi che dedicarsi ad analizzare il mistero di come sia possibile che, nel ceto politico italiano, un insieme di persone singolarmente di valore combini così tanti casini.

[tags]governo, politica, mistero[/tags]

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lunedì 12 Novembre 2007, 16:51

Un tragico errore

Così il sempreverde Amato ha definito l’incidente dell’autogrill: un tragico errore.

Eppure, non riesco a immaginare alcuna dinamica dei fatti per cui una cosa del genere possa essere un tragico errore. Una persona con una pistola in mano che prende la mira e spara ad altezza uomo verso una macchina, da un lato all’altro di un’autostrada, non è un tragico errore, ma un tentato omicidio che purtroppo ha avuto successo; e ciò indipendentemente da chi ci sia nell’auto e che cosa abbia fatto.

Perdipiù, piano piano è emersa la verità: che il tifoso ucciso non era un ultras ma un ragazzo di 26 anni che faceva il DJ in una famosa discoteca romana e lavorava in un negozio di abbigliamento, e che la “pericolosa rissa tra violenti ultrà” che i poliziotti erano intervenuti a sedare era in realtà uno scambio di insulti di trenta secondi, e che il poliziotto aveva sparato freddamente a una macchina che non poteva scappare.

E allora, parliamo di quali sono veramente i tragici errori.

Un tragico errore è avere soffiato sul fuoco per mesi, fino a creare un clima di criminalizzazione generalizzata dei tifosi di calcio, che nella mente di un poliziotto esaltato può costituire l’autorizzazione a sparare come in un western.

Un tragico errore è non avere applicato regole serie e fermato i violenti uno per uno, preferendo invece i provvedimenti arbitrari a seconda di come gira, e le diffide sparate nel mucchio compresi i vecchietti, salvo poi ritrovarsi ostaggi della piazza organizzata.

Un tragico errore è non fermare il campionato, dicendo in faccia a tutti, in un momento di animi tesi, che se muore un poliziotto si ferma tutto e se muore un tifoso chi se ne frega, che le televisioni reclamano i gol. E poi stupirsi se i violenti reagiscono mettendo a fuoco le città.

Un tragico errore è avere una classe politica e un corpo di amministratori pubblici e forze dell’ordine che, pur con molte eroiche eccezioni, non è in grado di amministrare nemmeno un condominio; figuriamoci l’ordine pubblico di un Paese cupo e turbato come l’Italia.

In un paese civile, dopo un disastro del genere, si dimetterebbero tutti: l’Osservatorio del Viminale, magari pure il ministro. Ma naturalmente, si preferisce cercare di scaricare il barile di un poliziotto assassino – che avrebbe potuto ammazzare chiunque – sul comodo capro espiatorio dei tifosi violenti, coprendo un atto ingiustificabile e proteggendo il giro di soldi, potere politico, immoralità, faciloneria e incompetenza che ruota attorno al calcio.

Arriveranno altre restrizioni generalizzate, altri slogan criminalizzanti, altre punizioni sparate nel mucchio, che provocheranno solo ulteriore rabbia e ulteriore violenza, spingendo i tifosi normali a simpatizzare con i violenti invece che con le forze dell’ordine. Ma ciò non cancella la vergogna collettiva per quello che tutto il mondo sta vedendo dell’Italia.

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domenica 11 Novembre 2007, 09:21

Ecofobia

Anche a Rio, come a San Paolo, il traffico è formidabile. Già pensavo di essere stato fortunato, perché pur essendo venerdì sera la superstrada dall’aeroporto era sgombra, e il tunnel – quello che collega il retro del centro con la laguna, tagliando fuori Flamengo, Botafogo e Copacabana – era piuttosto scorrevole. Eppure, l’autista poi ha scelto il lato est della laguna, e io mi sono stupito, perché avrei fatto il lato ovest, e ho fatto bene a dolermi perché anche il lato est era bloccato, e di lì sono stati quarantacinque minuti a passo d’uomo.

I brasiliani sono l’unico popolo che possa competere con gli italiani quanto a scioltezza di guida. Ci si sportella, ci si infila, ci si lascia passare con regole non scritte – immissione a traffico fermo, la precedenza non conta: uno da destra e uno da sinistra, uno da destra e uno da sinistra… Poi si scopre che il lungomare è un’unica enorme fila di auto strombazzanti, e perché? Perché alla fine di Ipanema e Leblon il vialone a mare a tre corsie lascia il posto a curva e controcurva in salita, una corsia per senso di marcia a picco sul mare, e l’imbuto crea code infinite.

E’ l’Avenida Niemeyer, ed è spiccicata uguale identica all’Aurelia di Capo Noli, che attornia la montagna a strapiombo e strapiomba sul mare. E anche qui, dopo un po’ di curve, si doppia il capo e c’è la baietta, ed è una baietta bellissima, perché qui non sono liguri, e non l’avranno certo sfigurata, e…

…e proprio in mezzo alla baietta, nel centro esatto dell’arco, spunta un parallelepipedo di cemento grigio alto ventisei piani. Non due, non tre, ma ventisei, con i piedi nell’acqua e la schiena contro la montagna, separata solo dalla strada. Una roba che disturberebbe il senso estetico persino a un babbuino cieco, che fa sembrare ecologicamente corretto persino l’ecomostro del Fuenti, che riabilita intere generazioni di geometri di Pietra Ligure.

E c’è di peggio: quello è il mio albergo.

Naturalmente, dall’interno la vista è magnifica, e la mia stanza al vigesimo segundo andàr ha una prospettiva notevole (anche se è scrostata, sporca e con la vernice data male – ve l’ho detto che per i brasiliani fare le cose bene per intero è impossibile). Ma non mancherò di sentirmi in colpa, anzi sognerò Lisa Simpson che mi fa un cazziatone. Quando ci vuole ci vuole.

[tags]rio, brasile, ipanema, traffico, ecomostro, geometri di pietra ligure, lisa simpson, cazziatone[/tags]

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