Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Mer 4 - 22:59
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per il giorno 2 Gennaio 2008


mercoledì 2 Gennaio 2008, 11:09

UPPB (Un portatile per bambino)

Un paio di mesi fa, al meeting ICANN di Los Angeles, ebbi occasione di vedere Vint Cerf esibire davanti a tutti il suo nuovo fiammante XO – che, per chi non lo sapesse, è il primo modello di portatile prodotto da One Laptop Per Child, il progetto messo in piedi da Negroponte e sponsorizzato da grandi nomi come AMD, Google e Intel per produrre un portatile a basso costo e con le caratteristiche adatte per essere utilizzato dai bambini del terzo mondo.

Ne sono rimasto subito molto colpito: l’oggetto è molto bello e soprattutto molto innovativo, perché ridefinisce vari parametri costruttivi dei PC attuali, sia nell’hardware che nell’interfaccia utente, e non è detto che tra un po’ anche i portatili “normali” non comincino ad adottarli. Avrei quindi voluto procurarmene uno, ma – detto che andare per conoscenze personali a me non piace – il programma Give One Get One, che permetteva di averne uno donandone un altro, era aperto soltanto agli americani.

In questi giorni però si comincia a parlare di una estensione del programma (che nel frattempo è stato chiuso, in mezzo a grandi polemiche per i ritardi nelle consegne del portatile) all’Italia, prendendo spunto dalla dichiarazione che Romano Prodi ha fatto incontrando Negroponte a Reggio Emilia: l’Italia si impegna a donare 50000 portatili all’Etiopia. Si ipotizza così che, per aumentare l’entità della donazione, si possa aprire una raccolta di fondi tra i privati e le aziende italiane.

Detto che noi italiani siamo a buon diritto abituati a diffidare delle promesse fatte da un politico nostrano davanti a una platea, l’operazione – del costo di circa 7 milioni di euro – potrebbe anche avere un senso, se fatta bene. Il senso non è soltanto quello umanitario, che pure è fondamentale; è anche, a certe condizioni, industriale.

Difatti, l’operazione OLPC è sostenuta dalle grandi aziende non solo per la voglia di far bene, ma anche perché – come ben sa Bill Gates, che da tempo regala la prima copia di Windows a governi e istituzioni in varie parti del mondo, sperando poi di farsi pagare quelle successive – riempire il terzo mondo di propria tecnologia è un modo di costruirsi un mercato a lungo termine. Dare in mano a milioni di bambini un portatile americano che ti porta automaticamente su Google vuol dire condizionare milioni di persone che, tra vent’anni e ad un livello di sviluppo sperabilmente diverso, utilizzeranno pesantemente le tecnologie dell’informazione in ambito professionale e personale; vuol dire crearsi un mercato dall’enorme potenziale.

Per questo motivo, esistono due modi di fare questa operazione per l’Italia. Il primo è fare una bella dichiarazione stampa, staccare l’assegno da qualche piega del bilancio della cooperazione, e dimenticarsene, contribuendo quindi a diffondere in Africa la tecnologia americana. La seconda è fare la stessa cosa, ma ponendo una condizione: che la donazione serva a promuovere anche la cultura, la lingua e l’industria italiane. Ad esempio, con uno stanziamento aggiuntivo di uno o due ordini di grandezza inferiore da dedicare alla copertura dei costi, si può porre come condizione che tutto il software sia in italiano, e magari finanziare un progetto di sviluppo di software libero italiano da aggiungere al sistema, che poi magari possa venire tradotto in inglese e utilizzato su tutti gli OLPC del mondo, mettendoci insomma sopra un po’ di Italia.

Questo discorso potrà sembrare cinico; eppure questa è una occasione in cui, con un po’ di lungimiranza, cuore e portafoglio possono andare d’amore e d’accordo. Non sfruttarla sarebbe, banalmente, stupido.

[tags]olpc, xo, prodi, negroponte[/tags]

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike