Wi-Valter
Vi scrivo questo post da Roma, seduto su una panchina nel bel mezzo del meraviglioso parco di Villa Borghese. Sono infatti quaggiù per una riunione del Comitato Consultivo sulla Internet Governance, che inizierà tra un’oretta, e ho colto l’occasione – avendo tutta la mattinata da perdere, causa scarsa sincronia tra i voli da Torino e l’orario della riunione – per fare due cose.
La prima è una passeggiata attraverso il parco, visto che non ci ero mai stato, e che l’ultima volta l’avevo appena sfiorato: il luogo della riunione è in via Isonzo, sopra la collina dietro il parco, e avevo giusto avuto mezz’oretta per fare una capatina.
La seconda è provare il tanto decantato servizio wi-fi gratuito del comune di Roma… ed eccomi qui.
Devo dire che ho vinto un po’ di resistenza: già altre due volte avevo pensato di registrarmi ed ero stato scoraggiato dall’assurda procedura. Per darti accesso, Veltroni vuole sapere tutto di te: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero della carta d’identità , e persino il numero di cellulare, che viene addirittura verificato facendoti telefonare ad un numero fisso, sul quale viene verificata la caller ID, quindi non puoi nemmeno oscurare il tuo numero (tra l’altro, questa tecnica mi ricorda qualcosa…). Alla fine, mi sono rassegnato ai modi da stato di polizia dei nostri politici, e oggi mi sono registrato.
Il successivo problema è stato trovare un hot spot: è vero che nel parco, con un po’ di fortuna, si trovano delle mappe sulla quale sono indicate le zone coperte; è anche vero che raramente si trova la rete dove la si aspetta, e generalmente il segnale è parecchio debole. Ho così messo in scena un po’ di wardriving, camminando per il parco con il portatile aperto in mano, tra gli sguardi stupiti dei carabinieri di stanza (ci fosse a Porta Palazzo tutta la polizia che c’è in questo parco semideserto…) e di qualche raro jogger o turista americano.
Alla fine, ho trovato un buon posto: se uscite dalla metro di Piazza di Spagna seguendo le indicazioni per Villa Borghese, potete poi camminare dritto dall’uscita delle scale, tenendovi sulla destra, e seguendo poi un lungo viale in cima a una piccola riva; arrivate così a una piazza circolare nella quale sfrecciano torme di taxi circondati da camionette dei carabinieri. Sull’altro lato della piazza, all’inizio di via Canonica, si apre sulla sinistra un sottoparco recintato; camminando per un centinaio di metri, accanto a un museo di non so cosa, c’è un cluster formato da una toilette, una cabina telefonica e un po’ di panchine, dove il segnale è decente (attorno al 40% della scala, sul mio iBook).
E così, mi sono collegato e mi sono registrato dal browser, e ora ho un account che – riloggandosi ogni due minuti, perché la sessione viene chiusa in fretta se non trasmetti – mi permette un’ora di uso al giorno per un anno, in cinque diversi parchi cittadini e prossimamente altrove; ma devo fare in fretta, perché fa freschino (una dozzina di gradi), il cielo è coperto e minaccia pioggia!
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