Il fascino del fascio
Poco fa, mentre tornavo a casa, ho ascoltato per caso il giornale radio su Radio Uno. Mi sono così beccato un pippone micidiale sotto forma di servizio, che decantava l’operazione di recupero svolta dalla Rai su di un brano televisivo scritto cinquant’anni fa da tal Tommaso Landolfi.
A fine servizio, parte a tal proposito una intervista a Giorgio Albertazzi, che alla domanda di cosa pensi di Landolfi risponde innanzi tutto che secondo lui è il più grande scrittore italiano del Novecento. Mentre io immagino Pavese, Montale, e una dozzina abbondante di altri letterati del secolo scorso che si rivoltano nelle proprie tombe, mi chiedo anche – conoscendo sia l’Italia, sia le simpatie politiche di Albertazzi – se questo Landolfi sia per caso parente di Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni per Alleanza Nazionale nell’ultimo governo Berlusconi.
Nel frattempo, però, Albertazzi si supera, completando a tono il ridicolo dell’affermazione iniziale: difatti, la frase, infilati un paio di altri superlativi di circostanza, si conclude con “…e poi Landolfi era un grande tombeur de femmes, e questo è qualcosa che ci unisce: difatti nel mio caso non sono io ad aver successo con le donne, sono le donne ad aver successo con me!”.
Per quanto ammiri la capacità e la voglia di Albertazzi, a 84 anni suonati, di rigirare una intervista su un argomento qualsiasi per baccagliare in diretta qualche centinaio di migliaia di donne italiane, non posso non commentare: “Bum!”
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21 Gennaio 2008, 21:51
Ma e’ quello che ha ispirato i versi “Mi piacciono le scelte radicali (..) La vita cinica ed interessante di Landolfi, opposto ma vicino a un monaco birmano.”
in Mesopotamia, naturalmente dello zio Franco