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mercoledì 27 Febbraio 2008, 12:59

Evasori fiscali

Adesso che vivo da solo, da bravo cittadino, sto facendo le pratiche per aprire l’abbonamento alla Rai: è la tassa più odiata dagli italiani, nonché pagata quasi solo da Roma in su, ma alla fine s’ha da pagare (chiunque ne prometta l’abolizione avrà il mio voto, e comunque questo da solo è un buon motivo per andare al V2-day di Grillo).

In questo processo, dato che per la Rai anche i PC sono televisori in quanto possono visualizzare i programmi Rai dal sito (e a questo punto attendo che chiedano il canone anche agli utenti Internet non italiani), ho scoperto una cosa inquietante, per quanto ovvia: che il canone è previsto non solo per i televisori ad uso privato, ma anche per i televisori utilizzati in ambienti non privati. Unite la legge e l’interpretazione che ne dà la Rai e scoprirete – come peraltro è ben chiaro da questa pagina – che tutte le aziende italiane che abbiano un ufficio contenente almeno un PC connesso a Internet sono tenute a pagare il canone di abbonamento speciale, categoria D, pari a 379,40 euro annui (du’ lirette…).

Naturalmente non conosco alcuna azienda che lo faccia: evasori! Però sarebbe interessante scoprire se la Rai abbia pagato il canone per i PC che certamente ha nei propri uffici…

[tags]rai, canone, beppe grillo, leggi del cazzo[/tags]

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22 commenti a “Evasori fiscali”

  1. BlindWolf:

    Su Punto Informatico qualche mese fa si parlava di quanti soldi le Poste Italiane dovrebbero pagare…

    Il canone, di per sè, non è una cosa così ingiusta. C’è in tante altre nazioni e spesso è più caro. Il problema è che l’applicazione della legge è nello stato di delirio più totale.
    Innanzitutto il canone non è “della RAI” ma è sul possesso di un apparecchio atto o adattabile alla ricezione del segnale televisivo (una volta anche radio) sulla base di una legge del ’38. Qui l’interpretazione è estremamente confusa: c’è chi considera anche i videocitofoni! Ovviamente dei PC si parla da tempo, in quanto con una semplice schedina si può ricevere il segnale televisivo.
    L’evasione del canone è altissima, ma gli addetti della RAI incaricati di rompere le scatole a chi non è abbonato usano i metodi più truffaldini (tipo far firmare un documento “per formalità” quando in realtà il documento è un’ammissione di colpevolezza).

    Consiglio una rapida ricerca su Punto Informatico o Zeus News per scoprire il mondo kafkiano dietro il canone radiotelevisivo.

  2. cinpa:

    desso che vivo da solo, da bravo cittadino, sto facendo le pratiche per aprire l’abbonamento alla Rai: è la tassa più odiata dagli italiani, nonché pagata quasi solo da Roma in su, ma alla fine s’ha da pagare (chiunque ne prometta l’abolizione avrà il mio voto, e comunque questo da solo è un buon motivo per andare al V2-day di Grillo).

    In questo processo, dato che per la Rai anche i PC sono televisori in quanto possono visualizzare i programmi Rai dal sito (e a questo punto attendo che chiedano il canone anche agli utenti Internet non italiani), ho scoperto una cosa inquietante, per quanto ovvia: che il canone è previsto non solo per i televisori ad uso privato, ma anche per i televisori utilizzati in ambienti non privati. Unite la legge e l’interpretazione che ne dà la Rai e scoprirete – come peraltro è ben chiaro da questa pagina – che tutte le aziende italiane che abbiano un ufficio contenente almeno un PC connesso a Internet sono tenute a pagare il canone di abbonamento speciale, categoria D, pari a 379,40 euro annui (du’ lirette…).

    Naturalmente non conosco alcuna azienda che lo faccia: evasori! Però sarebbe interessante scoprire se la Rai abbia pagato il canone per i PC che certamente ha nei propri uffici… Sei forte! Hai già dato la risposta più consona. A buon intenditor.poche parole…!

  3. Marco:

    Se interessa, la situazione in Svizzera: il canone radio-tv ammonta a circa 250 EU l’anno. Pagano anche le imprese, compresi bar e ristoranti che pagano di piu’ in quanto posti pubblici.
    I ricavati del canone vengono ripartiti tra la televisione di stato (la fetta piu’ grossa) e radio e tv private (pur essendo una fetta piccolissima, molte radio e tv private non sopravviverebbero senza questi soldi).

    http://www.billag.ch/web/it/home.html

  4. Thomas Jefferson:

    Mah, comunque non capisco i tentativi di giustificarne la bontà specialmente guardando ad altri paesi. Intanto bisogna vedere se negli altri paesi dove c’è una tale tassa c’è un servizio pubblico schifoso come il nostro (perché uno deve pagare Santoro, ad esempio? Perché deve pagare l’Isola dei Famosi?).

    Sarò noiso ma trovo che, come al solito, il mercato sia la risposta moralmente più corretta. Infatti una rete privata deve rispondere alle mie esigenze affinché io la guardi e se non mi piace non la guardo. Da noi, invece c’è Santoro, c’è tutta RaiTRE che uno deve pagare anche se non la guarda e gli fa schifo. Se Santoro si mantenesse con una sua rete non avrei alcun problema. Semplicemente, non lo guarderei.

    Adesso mi aspetto che qualcuno tiri fuori la democrazia o il cosiddetto pluralismo dell’informazione……

  5. vb:

    Non so, io riporto quel che scrive oggi Repubblica a proposito del “pacco” che la Rai si è presa comprando per una cifra esorbitante gli Europei di calcio, senza poterne rivendere una parte a Sky per rientrare delle spese:

    Con la Rai, la pay tv potrebbe aprire una trattativa. Non sugli Europei di calcio di quest’estate: i dirigenti di Viale Mazzini, quando firmarono il contratto con l’Uefa, per la cifra-record di 115 milioni, infatti garantirono all’Ente calcistico europeo di dare tutte le gare in chiaro. In diretta o differita, cambia poco: ma nessuna possibilità di cederne una parte ad una tv criptata. La colpa, spiegarono i dirigenti Rai, era dato dal fatto che non capirono bene il contratto scritto in inglese.

  6. Tizio:

    No, nessuna democrazia, nessun pluralismo dell’informazione c’entrano nella questione sul “canone RAI”. Il vero destinatario dei proventi è il ministero delle finanze. Si tratta di un’imposta sul possesso dell’apparecchio “atto o adattabile alla ricezione radioaudizioni” (così si esprime regio decreto legge n. 246 del 2 febbraio 1938 e tale decreto venne emanato per finanziare la propaganda…)
    Il fatto è lampante: questo decreto è più vecchio della RAI (in quanto questa ha iniziato a trasmettere le sue immagini nel 1950, per dire, all’epoca c’era la radio e l’EIAR) e nessuno, ma nessun governo di ogni orientamento o colore ha mai pensato di abolire l’odioso balzello.
    Chiediamoci perchè, piuttosto…

  7. BlindWolf:

    @TJ (mi stavi aspettando?):
    premetto che il canone non finanzia solo la RAI (anche se presumo che le altre emittenti prendano pochino se non si prendono la briga di ricordare in continuazione gli spettatori a Gennaio di rinnovare l’abbonamento).

    Comunque presumo che anche se tu andassi in Svizzera o in Inghilterra troveresti programmi non di tuo gradimento.

    L’anomalia della RAI è che somma i difetti della televisione pubblica (il canone obbligatorio) a quelli della televisione privata (molta pubblicità e trasmissioni squallide). Tu reputi “schifoso” Santoro (personalmente non lo guardo – anzi, guardo pochissima televisione – e lo reputo un giornalista che vuole imporre troppo il proprio punto di vista, ma almeno è uno dei pochi giornalisti che non leccano i piedi) mentre io non sopporto i reality, Sanremo, i troppi soldi al calcio, i preti ovunque e la tv idiota, ma quasi ovunque il sistema radiotelevisivo è nato come servizio pubblico ed in quanto tale deve dare trasmissioni in modo che quasi ogni spettatore trovi qualcosa che gli piaccia (se una trasmissione non gli piace può cambiare canale). E un canale privato in chiaro lo paghi lo stesso quando acquisti i prodotti che pagano per i suoi spazi pubblicitari.

    Parli di mercato, ma Rai2 (giusto?) trasmette l’isola dei fumosi (non è un refuso) perchè fa audience e questo è mercato. Ma se una tv pubblica dovesse agire solo per questioni di mercato sarebbe solo una tv commerciale con l’aiutino statale. E che un programma sia “schifoso” o no non possiamo stabilirlo nè io nè te.

    Penso di comprendere, dagli altri post, le tue idee politiche ed economiche e penso di poterle riassumere (scusa la semplificazione) con “voglio un servizio? lo pago! non voglio la possibilità di avere un servizio? non voglio pagarlo!”, le mie idee sono differenti e penso che uno Stato debba ammortizzare un po’ il servizio pay-per-use tramite il servizio pubblico (ergo: prendere un po’ di soldi da tutti i cittadini per dare un servizio base, più economico, a tutti). Che in Italia i soldi che servirebbero per i servizi pubblici vengano usati male e sprecati è un altro discorso.

    P.S.: ho un amico (politicamente di destra) che ritiene che Rai3 faccia le migliori trasmissioni di giornalismo.

  8. vb:

    Io penso che farebbero prima ad abolire il canone e a prendere questi soldi dalla fiscalità generale, o a farti pagare la tassa in sede di dichiarazione dei redditi (anche se sarei contrario a trasformarli in una tassazione progressiva, visto che l’utenza della Rai, e in generale quella della TV generalista in chiaro, è composta principalmente di pensionati e sempliciotti, con qualche eccezione limitata a certi programmi di Rai 3 e di Italia 1). Perlomeno ci si risparmierebbe la fatica extra e i soldi spesi in accertamenti e inseguimenti, nonché un sacco di evasione.

  9. Thomas Jefferson:

    BlindWolf: da un certo punto di vista mi verrebbe da dirti che sono parzialmente d’accordo con te. Ed è vero, la RAI è anomala perché riceve il canone ed insegue l’auditel.
    Il mio punto però è che trovo ingiusto imporre a chiunque di pagare per qualcosa cui magari non è minimamente interessato. E trovo più gravi i programmi che pretendono di fare informazione rispetto alle cose più leggere come l’Isola dei famosi (per carità, è ingiusto in ambo i casi). Nel primo tipo di programmi ci vedo un che di sovietico (a prescindere dall’orientamento, sia chiaro): preferisco emilio fede. Emilio Fede è smaccatamente di parte ma non lo fa con i miei soldi. Pretenderà anche di rieducarmi, ma non lo guardo e non mi costa. Santoro pretende di rieducarmi, ma lo fa a spese dei contribuenti.

    La questione del mercato e della pubblicità, beh, non sono d’accordo. Nessuno ti obbliga a comprare niente, così come nessuno ti obbliga a guardare niente.

    P.S. (attendo un altro ma non si è fatto vivo :-P)

    P.P.S. non è questione di destra o sinistra: alla fine sono ambedue stataliste……

  10. simonecaldana:

    Emilio Fede è smaccatamente di parte ma non lo fa con i miei soldi.

    Tu ce l’hai un cellulare? Ecco, e’ gia’ ampiamente sufficiente a pagare emiliofede.
    Se vuoi puoi aggiungere alla lista una buona meta’ dei prodotti venduti dalla GDO. E pure il LIDL.

  11. BlindWolf:

    Nessuno mi obbliga a comprare niente, ma se preferisco una pasta di buona marca a quella del discount che non mi tiene la cottura preferisco pagare (indirettamente) Fede che mangiare le tagliatelle scotte. L’unico modo di evadere il “canone pubblicitario” è fare la spesa di prodotti non pubblicizzati: in quanti lo fanno?

    Neanche a me piace che il canone vada a finire nello stipendio di Vespa e Mimun, ma nella mia concezione di “Stato” non lo considero una cosa inammissibile. E c’è di peggio che essere “smaccatamente di parte”: è l’essere “mellifluamente di parte”.

    P.S.: aspetti Alberto, vero?

  12. Thomas Jefferson:

    Nessuno mi obbliga a comprare niente, ma se preferisco una pasta di buona marca a quella del discount che non mi tiene la cottura preferisco pagare (indirettamente) Fede che mangiare le tagliatelle scotte. L’unico modo di evadere il “canone pubblicitario†è fare la spesa di prodotti non pubblicizzati: in quanti lo fanno?

    Vedi, è una tua scelta. Ti darà fastidio comprare una pasta di buona marca e pagare fede, ma sei tu che scegli. Con Santoro puoi anche non comprare la pasta, ma il canone lo paghi lo stesso.

    P.S. Evabbé ho qualche tratto infantile :-P

  13. bruno:

    Quoto Blindwolf per quanto riguarda i preti ovunque.

  14. BlindWolf:

    (oggi non ho proprio niente di meglio da fare)

    TJ, ti ripeto che accetto anche di pagare Vespa. E che c’è molta più gente che evade il canone che gente che non compra il prodotto di marca.

    (e quando compro un prodotto penso che la maggior parte dei soldi spesi potrebbero finire in tasca ad una ditta “fetente”, più che allo stipendio di Fede o di Mengacci. E magari la marca del discount – o il discount stesso – è più fetente della marca famosa. Ma qui siamo sempre più OT).

  15. Bruno:

    Siamo ormai in piena campagna elettorale.

    Sarà per questo

    http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=6937

    > Secondo ambienti milanesi di Forza Italia, Berlusconi vorrebbe promettere l’abolizione del canone Rai, sempre
    > più contestato, a causa della pretesa della Tv di Stato di imporlo anche a Pc e videofonini.

    che ultimamente si parla tanto della vecchissima questione del canone RAI?

  16. Bruno:

    >chiunque ne prometta l’abolizione avrà il mio voto

    Quindi, Berlusconi avrà il voto di VB?

  17. vb:

    Non credo proprio (nel senso che prima ci sono comunque dei requisiti di base che il candidato deve possedere…), ma nel caso, ci sarebbe qualcosa di male?
    Anzi, facciamo che in pausa pranzo bloggo sulle elezioni, va’ :-)

  18. Tizio:

    A me fanno un po’ sorridere le promesse elettorali di questo tipo.. Come quella di abolire l’ICI… Anche se l’ICI (imposta comunale immobili) non è stata abolita, di certo sono stati tagliati i finanziamenti ai comuni e agli enti periferici. Come è stata risolta la cosa da parte degli affamatissimi comuni? (per lo meno, da buona parte di essi, specie dai comuni minuscoli). Con l’incremento esponenziale della presenza di autovelox sulle strade di competenza! Questo perchè i comuni necessitano di risorse per garantire servizi che i cittadini ormai considerano (giustamente) essenziali, ecco che allora saltano fuori strumenti alternativi come gli autovelox un po’ ovunque, con la conseguente, e provvidenziale per le casse comunali, pioggia di multe per infrazioni dei limiti di velocità etc. I servizi necessitano di risorse e da qualche parte bisogna pur trovarle…

    Anche qualora venisse abolito il canone RAI, proprio perchè l’ente destinatario principale delle risorse provenienti dall’esazione del canone di abbonamento è il ministero delle finanze che fa la parte del leone nell’accaparrarsi i proventi e non la RAI (che comunque ne prende una quota minore, meno del 10% se non ricordo male) cerco di indovinare già ora quale sarà la voce di entrata sostitutiva in caso di abolizione.

  19. Thomas Jefferson:

    Tizio: infatti la soluzione corretta sarebbe abolire la RAI, o privatizzarla sul serio (come d’altro canto, se non ricordo male chiesero gli italiani).

  20. Tizio:

    non mi pare che privatizzare tutto il settore pubblico sia la soluzione migliore, anche nelle telecomunicazioni (ultimo esempio l’asta per Wimax, e mi fermo qui): la televisione pubblica dovrebbe essere sinonimo di trasparenza e qualità (vedi bbc qualche tempo fa e ancora oggi ZDF e ARD). Io mi farei un’altra domanda: quanto influisce l’esclusivo criterio di spartizione politica nella gestione delle risorse pubbliche?
    ….
    E siamo alle solite, solo che la privatizzazione non è l’unica nè la sola soluzione. Bisognerebbe utilizzare un criterio di responsabilità, ma alle nostre latitudini è assolutamente impensabile.

  21. Alberto:

    Acclamato a gran voce, eccomi partecipe…
    Mi vien da ricordare che la teoria economica dice che il mercato alloca in modo efficiente le risorse laddove i costi ed i benefici di quanto si mette sul mercato sono tenuti in conto nella determinazione del prezzo da parte del produttore e nella scelta da parte del consumatore. Laddove ci sono esternalità, ovvero costi o benefici collocati al di fuori di questi due attori, il mercato per conservare efficienza deve essere aiutato dalle istituzioni politiche a far rientrare questi elementi nel giro. Nella fattispecie l’utilità sociale prodotta da un programma culturale non è tenuta in considerazione da una paytv commerciale né spesso dal suo cliente e questo falsa l’effettivo bilanciamento costi-benefici facendo pendere la bilancia verso programmi di minore livello culturale. E’ quindi indubbio che generi efficienza l’avere meccanismi di compensazione quali finanziamenti per programmi culturali (ma qui nasce la difficoltà di assegnare un bollino ai programmi “di qualità”) oppure avere una televisione di stato che trasmette tali programmi (tra i quali naturalmente non è compresa “L’isola dei famosi”).
    Mi viene quindi da concludere che è assolutamente corretto che ci possa essere una rete televisiva finanziata con soldi pubblici ma a patto che trasmetta solo programmi di utilità sociale. Il dubbio che mi viene è solo che una rete televisiva abbia dei costi fissi così alti che rischia di costare troppo ai contribuenti se non ha una sua componente commerciale che, facendo utili tramite le entrate pubbliciarie, le consenta di rientrare in quei costi. Ovvero una RAI che faccia programmi puramente culturali rischia di costarci molto più di quanto costi alla collettività la RAI attuale, ma questo è un dubbio che ho senza aver mai letto i dati di bilancio di una rete pubblica.
    Per quanto riguarda il dilemma canone o fiscalità generale, penso che il canone potesse aver senso quando solo un sottinsieme di famiglie guardavano i programmi tv, ma oggi che la televisione ha una diffusione quasi totale il solo fatto che la RAI spenda soldi per fare controlli su chi paga il canone e chi no, mi fa pensare che prelevare lo stesso finanziamento dalla fiscalità generale avrebbe solo vantaggi.
    Ciao

  22. D# AKA BlindWolf:

    Concordo sostanzialmente con Alberto (come spesso accade quando si discute di economia, molto di meno quando si parla di calcio :-D ) ed aggiungo alcuni dubbi:
    1) il prezzo attuale del canone sconta già (almeno in parte) il costo dell’evasione?
    2) una volta (neanche troppo tempo fa) si pagava il canone anche sulla radio o sull’autoradio. Che sia l’effetto “tanto la radio ce l’hanno tutti”? A quando l’applicazione di tale principio al televisore?
    3) l’abbandono del segnale televisivo analogico potrà portare alla smart card RAI in sostituzione del canone?

    Quiz: abbiamo 4 studenti non imparentati tra di loro che coabitano in un appartamento. Uno di loro ha un televisore, magari nella sua camera singola. A rigor di legge quanti abbonamenti al servizio radiotelevisivo dovrebbero avere tali studenti?
    Risposta: uno a testa.

 
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