Eurotamarri
Sabato sera sono stato invitato a casa di amici, a piazzarmi davanti a RTR Planeta per seguire la finale 2008 dell’Eurovision Song Contest. Voi probabilmente non ne avrete mai sentito parlare; in pratica, è la versione europea del Festival di Sanremo, in cui gareggia una canzone per ciascuna delle nazioni dell’Eurovisione che scelgono di partecipare. In Italia, un festival canoro basta e avanza, per cui – nonostante la vittoria di Toto Cutugno nel 1990 – ormai da quindici anni non partecipiamo nemmeno; per il resto d’Europa però è un evento che incolla decine di milioni di persone davanti alla TV.
In apparenza, ci si potrebbe chiedere quale sia il senso di mettere in competizione la musica inglese con le tamarrate del resto del continente; la teoria dice che il Regno Unito dovrebbe vincere a mani basse. La realtà , invece, è che – dato che il sistema di voto prevede che ogni nazione, mediante un televoto via SMS, assegni punti alla propria top 10, con il divieto di votare per la propria canzone – nella maggior parte dei casi i maggiori punteggi vanno alle nazioni confinanti o a quelle da cui proviene una folta comunità di emigranti; tanto che durante l’annuncio finale dei voti da ciascun Paese ho cominciato a indovinare in anticipo a quali nazioni sarebbero andati i punteggi più alti, azzeccandoci nell’80% dei casi.
Aggiungeteci che esistono uno zilione di repubbliche ex sovietiche piene di minoranze russe nazionaliste, e capirete come mai quest’anno ha vinto la Russia; l’anno scorso la Russia era arrivata terza, e aveva vinto la Serbia, raccogliendo i voti dello zilione di repubbliche balcaniche; due anni fa aveva vinto la Finlandia, raccogliendo i voti di tutta la Scandinavia e degli inglesi, e la Russia era arrivata seconda. Altre nazioni che causa emigrazione e amicizie politiche non possono non arrivare nei primi posti sono l’Ucraina, la Grecia, la Turchia e l’Armenia; si prevede una forte ascesa della Romania non appena gli emigranti romeni si saranno sufficientemente stabilizzati da avere un televisore e un cellulare con credito da sprecare.
La conclusione che si raggiunge guardando questo festival è che se noi con Giò di Tonno pensavamo di aver toccato il fondo, in realtà c’è ancora molto da scavare. Per buon cuore, comincio dal meglio; siccome però la canzone russa di quest’anno non era male ma era un po’ una lagna – per quanto nobilitata dall’esibizione coreografica del naso che fende il vento – la sostituisco con quella finnica del 2006, un fenomeno che sconvolse il festival come La terra dei cachi da noi:
Ma non fatevi ingannare; a parte un paio di canzoni rockettare, il grosso è musica da discoteca oppure melassa sanremese. E infatti, il resto del podio ci è arrivato grazie alla carta del pop + fregna, che paga sempre; potete quindi scegliere tra la Britney Spears greca:
e la Shakira ucraina:
Gli studenti di terza media di tutta Europa si sono duramente impegnati per scrivere i testi di questi capolavori!
E il resto? Il resto è tamarraggine: potete quindi provare gli Aqua lettoni (tamarri da leggenda) o le Spice Girls tedesche (tamarre da marciapiede); i tamarri islandesi o i tamarri bosniaci. Oppure, potete scegliere tra un disadattato francese senza voce (io i francesi proprio non li capisco) e un disadattato spagnolo in cerca di disco per l’estate.
Insomma, nota di merito per l’azero castrato alla nascita e per gli Heroes del Silencio turchi, ma le uniche performance che assomigliassero a una canzone – cosa che, ricordiamo, richiede sia della musica che un interprete dotato di voce e di carisma – erano Georgia e Portogallo. Ovviamente arrivati fanculesimi, e arrivederci all’anno prossimo; anche se sto pensando di ripubblicare i video in pillole nei prossimi giorni. Per non dimenticare.
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