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martedì 13 Maggio 2008, 13:23

Empatia

Si potrebbe parlare di Travaglio, di Fazio, di come questo Paese stia lentamente scivolando verso una dittatura molle e melensa, anzi forse lo è già, visto che certe cose non si possono dire e comunque vengono fatte passare per normali, e che l’aspirazione principale di moltissimi italiani, anche quelli più acculturati, non è rovesciare la casta ma entrare a farne parte. Ma forse è meglio parlar d’altro.

Infatti, anche in una situazione così grigia c’è per fortuna qualcosa da cui si può ripartire: l’umanità. In mezzo a tante discussioni per questioni pubbliche, fa bene ogni tanto leggere le storie private, che poi non sono così diverse tra loro. Ad esempio, fa bene leggere la rubrica di cuori solitari di Gramellini, su Specchio; saranno spesso banalità, ma importa poco, perché lo scopo non è trarne buoni consigli per se stessi, che tanto i buoni consigli servono a poco fino a che le cose non si maturano da soli. Fa bene, invece, per sviluppare empatia; per imparare a mettersi nei panni degli altri, soprattutto emotivi.

Ecco, l’empatia è una cosa che va sempre più svanendo, nella nostra società. Siamo tutti presi a recitare una funzione, anzi esistono precise direttive contro l’essere comprensivi per gli altri, a partire dal concetto che esprimere emozioni durante lo svolgimento del proprio lavoro sarebbe “poco professionale”. Si arriva al caso limite dell’uomo macchinetta, peggio dell’operaio di Tempi moderni; per esempio, l’uomo macchinetta che ti vende i biglietti del tram all’edicola di Milano Centrale, a cui vorresti dire fermati, aspetta, come ti chiami, di che umore sei oggi, dove vai quest’estate in vacanza, e invece lui è lì che spara biglietti come carte di poker, ritirando le fiche dalle mani di una folla anonima, e guai ad inceppare il suo funzionamento.

Dev’essere un trucco; eliminare le emozioni dalla società ne aumenta l’efficienza. Ma l’efficienza per cosa? Non per la felicità; per quella, soddisfatte due o tre esigenze materiali primarie, è appunto questione di beni immateriali; di empatia e di rapporti con gli altri e prima ancora con se stessi. Oggi, la naturalezza dei nostri scambi emotivi è sotterrata sotto una pila di vincoli e costruzioni e pressioni di vario genere; per questo, ogni tanto, è bene ritirarla fuori, meditarci, e condividerla con gli altri.

[tags]stampa, gramellini, cuori, specchio, amore, empatia[/tags]

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5 commenti a “Empatia”

  1. .mau.:

    Una cosa che non c’entra nulla con il post: è da quando Specchio è diventato mensile che la rubrica di Gramellini è stata spostata all’interno del quotidiano e la si trova la domenica, e non più il sabato. Capisco che tu la guardi solo via internette, ma correggi il testo :-)

  2. .mau.:

    (anzi, il forum sembra non venir più aggiornato da novembre 2006)

  3. vb:

    Beh, perché correggere il testo, bastano i commenti… in effetti io l’ho letta domenica in bus andando a Livorno, ora che ci penso. Il forum però è aggiornato, e la lettera che c’era sul domenica sul giornale è quella che c’è ora sul web.

  4. piero:

    Non ci sono trucchi nei sentimenti, ma forse artifici (trucchi) matematici. Le emozioni non sono trucchi, ma realtà, verità artificiose dello spirito umano, parte immaginaria di quel numero complesso che è l’uomo, perché la parte reale è quella carnale. Non ci sono inganni. Le emozioni non ti ingannano, perché servono per capire la matematica dell’amore. Semmai sono gli uomini che ingannano e si ingannano quando qualcuno li priva della loro parte immaginaria, escludendoli dal piano complesso.

    Però tu vedi trucchi dove non ci sono. Del resto i numeri complessi sono usati dagli ingegneri e dai matematici per fare voli pindarici nel regno del nulla, se non per spiegare la realtà fisica di questo mondo ancora difficile da comprendere.

    Il termine empatia dice tutto e dice niente e io non so cosa intendi tu per “empatia”.

    Dici bene: “che tanto i buoni consigli servono a poco fino a che le cose non si maturano da soli”.

  5. Mir:

    Quoto il post, poi devo aggiungere che mi e’ venuto il sospetto che gran parte della violenza camuffata all’interno delle persone tutti i giorni, e che vediamo esplodere in gesti inconsulti riportati sempre piu’ spesso dai telegiornali sia legata in qualche modo alla forte volonta’ “dall’alto” di imporre l’uomo macchinetta.
    Certo, quelli meno equilibrati “saltano” prima, ma la tendenza pare sia quella di un aumento di questi casi.
    Siamo oggetti di una potentissima pressione dall’alto, ma la pentola ha pur sempre il coperchio che alla fine salta.

 
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