Tema: Alessandria
L’altra sera io e un gruppo di amici ci siamo ritrovati ad Alessandria. Eravamo lì per un motivo troppo nerd per essere spiegato, ma ciò che conta è che erano quasi le otto e volevamo trovare un bel posto per mangiare; Osterie d’Italia alla mano, abbiamo mirato al ristorante Cappelverde, via San Pio V.
Il problema è che nessuno di noi aveva un navigatore; quello di Simone era finto, nel senso che sul cellulare compariva soltanto l’ingrandimento di uno screenshot di Google Maps relativo al posto dove eravamo andati prima. Cosa fanno allora quattro amici per trovare via San Pio V ad Alessandria?
Per prima cosa abbiamo consultato l’atlante del Touring, che ha una cartina della città , ma sfortunatamente non riporta tale via. Allora il sottoscritto ha pensato di individuare una centrale operativa fissa – un amico, un parente, chiunque fosse davanti a un computer – a cui telefonare per chiedere di collegarsi a Google, cercare l’indirizzo e dare indicazioni. Certo, c’era anche la possibilità di fermarsi e chiedere, come ha sottolineato l’unica donna del gruppo, ma noi siamo uomini e non dobbiamo chiedere mai. E così anche la centrale operativa è stata rimandata: ci siamo dati la sfida di percorrere sistematicamente in auto tutto il centro di Alessandria fino ad incocciare per caso nella via in questione.
Dopo venti minuti di giro, abbiamo realizzato che Alessandria ha una peculiarità : non solo tutte le vie sono intitolate per qualche misterioso motivo a città venete o emiliane, ma sono anche vie strette e piene di auto abbandonate a caso. Siamo così sbucati di nuovo sulla circonvallazione, e dato che la fame premeva stava per scattare lo scaricamento di barile con conseguente rissa, quando io ho esclamato: “là !”. Effettivamente, c’era un cartello con scritto “via San Pio V”, e con la fame che avevo l’ho visto senza fallo da un centinaio di metri.
Trovata la via, abbiamo parcheggiato e siamo arrivati a piedi al ristorante: peccato fosse in ferie. Abbiamo così deciso di allargare la ricerca, e percorrere il centro fino a trovare un locale di nostro gradimento. Ecco, non è che non l’abbiamo trovato: semplicemente, in centro ad Alessandria non esistono locali. Non esistono nemmeno abitanti, direi: è un’unica sequenza di basse cascine e condomini, trasformati in una conurbazione che alle otto di sera di un mercoledì di giugno risulta deserta. L’unica cosa aperta erano i negozi cinesi; per il resto, nulla di nulla, nemmeno nelle piazze più centrali: sembrava la città fantasma di Chernobyl.
Alla fine, comunque, è andata bene: Fabbrone c’era già stato ed ha individuato l’unico ristorante aperto nel raggio di chilometri, il ristorante giapponese Zen, che si è pure rivelato ottimo, niente affatto caro e pieno di belle ragazze. La serata così è finita in gloria, però siamo rimasti con l’inquietante dubbio di cosa facciano i mandrogni la sera: c’è chi suggerisce che rimangano chiusi in casa con le belle ragazze, e se è così, siamo contenti per loro.
[tags]alessandria, cibo, fame, san pio v, ristoranti giapponesi, deserto[/tags]