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mercoledì 18 Giugno 2008, 09:52

Cicli e ricicli

Ieri pomeriggio sono andato in ufficio; una volta ci andavo tutti i giorni, poi ho cominciato a diversificare le mie attività e a lavorare da casa, e ora ci capito un paio di volte al mese. Causa piogge, era parecchio tempo che non ci andavo in bici; in questi giorni però ho deciso di ignorare il problema, e quindi ieri ero in giro per la città in bicicletta nonostante il rischio dell’acqua.

Sono arrivato in ufficio verso le 14, tutto bene; ho fatto la mia riunione; circa alle 17,30 ho reinforcato il mezzo per tornare indietro, proprio mentre iniziavano a cadere timide ma insistenti gocce di pioggia. Mi era già capitato un paio di anni fa di prendermi la pioggia su questo percorso; non era stato poi così male, ma preferivo non ripetere l’esperimento. Così ho preso le vie a tutta velocità, cercando di fare il percorso più diretto e rapido per arrivare a casa, anzi visualizzandomelo in anticipo per farlo sembrare più corto.

E’ stato solo quando sono arrivato su corso Cincinnato all’altezza di via Pianezza, praticamente alla Pellerina, che ho realizzato: sì, ma quale casa? Ecco, forte di anni di abitudine, avevo preso in automatico il percorso che portava alla casa vecchia, e che per la casa nuova costituisce un significativo allungamento.

E così, divertito sotto la pioggia dai cicli della vita, ho dovuto riparare; ma non tutto vien per nuocere, perché la situazione mi ha regalato un attraversamento diagonale della Pellerina, verde, bagnata e deserta a parte qualche residuo jogger e qualche cane, fino all’ardita struttura elicoidale che supera le pendici di corso Monte Grappa. Proprio in cima al primo GPM, il ponte ad arco sulla Dora, mi sono fermato un attimo: da lì, messere, si domina la valle.

Il fiume non è più al livello di guardia, ma è lo stesso enormemente alto, solo un metro sotto il bordo delle pareti di pietra, quasi a invadere il declivio dell’erba. Sotto il cielo grigio, in mezzo al verde lucido dei prati e a quello più scuro degli alberi, un enorme flusso forzato di acqua altrettanto grigia sforza lo stretto letto del fiume per arrivare a valle. Sembra effettivamente che debba prima o poi rompere le costrizioni, e strabordare per tutto lo spazio visibile, fino a sommergere le terre. Non succederà, ma è lo stesso uno spettacolo magnifico.

[tags]torino, pioggia, pellerina, dora, abitudini[/tags]

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21 commenti a “Cicli e ricicli”

  1. Bruno:

    Il problema è la credenza, falsa quanto radicatissima nelle popolazioni urbane, di vivere nell’universo di Space Invaders: quello che cade dall’alto uccide e l’unica possibilità è rifugiarsi sotto qualcosa in attesa che cessi. La pioggia è solo acqua, non c’è da temerla… Sono lieto che tu abbia scelto di ignorare il problema, e presto ti renderai conto che il problema non esiste. Se vuoi evitare di bagnarti, sappi che da millenni l’umanità dispone della tecnologia necessaria per ripararsi dalla pioggia. Se la tua bici ha dei parafanghi basta un k-way, altrimenti potresti ricorrere ad un paio di pantaloni di cerata, o a dei pantavento. Esistono dei comodissimi berretti a tesa larga pieghevoli che ti saranno di grande aiuto. Un salto in un negozio di articoli sportivi e poche decine di euro ti metteranno in grado di servirti della tua bici in ogni situazione atmosferica, credimi!

  2. automobilista:

    si ma in auto è meglio basta avere i tergicristalli funzionanti

  3. Bruno:

    E voglia di far coda per il parcheggio.

  4. automobilista:

    ma figurati, la lascio in seconda fila se non c’è parcheggio

  5. Bruno:

    Ma no! Automobilista, ti rendi conto che commetti una violazione del codice della strada e sei per questo sanzionabile? Ti invito non parcheggiare più in doppia fila, ad essere sensibile alle esigenze dei pedoni, ad andare in bicicletta e a mangiare più verdura.

  6. italo losero:

    ciò che si vede, è.

    Ed è l’unica cosa importante.

  7. Mantopelo:

    Auto-forzato e nauseato, ciclista per diletto la sera e nei weekend (mi alleno con costanza)…
    a chi parcheggia in doppia fila, magari davanti allo scivolo handicappati o nell’incrocio solo perchè la porta del bar o del tabaccaio è proprio lì… auguro di vedersi sradicati con costanza gli specchietti, rigate le portiere e magari sfondati i deflettori…. così, in simpatia e per memoria.

  8. automobilista:

    ma si rosicate pure, tanto ci ho la kasko e mi ripaga tutto l’assicurazione

  9. Bruno:

    Hey, automobilista, hai mica fatto caso se, così per dire, ti è aumentato un po’ il premio negli ultimi anni? Se no, mi dici con che compagnia sei assicurato?

  10. Massimo:

    Quoto Mantopelo.
    Però contemporaneamente auguro al ciclista che percorre ai due all’ora e rigorosamente in mezzo alla strada il controviale di corso Vittorio costeggiando la pista ciclabile deserta, che gli si stacchi il sellino mentre sta poggiandoci sopra il suo prezioso deretano.

  11. .mau.:

    @Massimo: hanno chiuso la carreggiata centrale di corso Vittorio?

  12. D# AKA BlindWolf:

    @automobilista: a Giovannone tale frase non ha portato molto bene… (a parte il fatto che la macchina non era la sua)

  13. vb:

    Massimo: Io percorro corso Vittorio in bici almeno tre volte a settimana. Usavo la pista ciclabile, anche se è praticamente impossibile da imboccare (in piazza Rivoli devi inchiodare sperando che le auto dietro non ti stendano, infilarti tra due panettoni di cemento sul passaggio pedonale e poi centrare i 40 cm di larghezza della pista svoltandoci di botto), è spesso ostruita dai musi delle auto parcheggiate, ti costringe a un’altra curva cieca pericolosissima per aggirare un’edicola che ci si affaccia sopra (!), e poi ti butta in mezzo a una fermata del bus che la costeggia (!!), finendo poi in piazza Adriano contro un gradino da cui puoi uscire solo passando sulle strisce pedonali schivando i pedoni.
    Inoltre, è regolarmente bloccata da qualche pedone che la usa come passeggio, o che porta a pisciare il cane (tipicamente col guinzaglio steso a ghigliottina attraverso la pista) o ci si muove col passeggino; siccome è larga 40 centimetri, basta un ostacolo di questo genere ed è finita. Qualche settimana fa poi c’era un’intera famigliola, nonna mamma e nipote, che si godevano il fresco degli alberi in uno dei rari giorni di non-pioggia; ho suonato, mi hanno visto e sono andati avanti imperterriti; ho risuonato, e si sono “stretti” per farmi passare, occupando solo 25 dei 40 cm (mettere un piede sulla terra mai). Ho inchiodato e sono riuscito a evitarli per un pelo, mancando di cinque centimetri un bambino di sei anni, e cadendo io giù dalla pista contro i musi delle auto. Allora la signora anziana fa “scusi scusi, è che lì c’è la terra e non volevamo sporcarci, e poi so che qui è per le bici ma non ci passa mai nessuno…”.

    Da allora percorro il controviale, e se un automobilista prova a dirmi qualcosa gli spiego gentilmente la situazione…

  14. Massimo:

    Capisco. La solita soluzione. Visto che intralciano la strada a me, allora la intralcio io a qualcun altro.
    Anch’io devo quotidianamente lottare contro automobilisti che si piazzano in mezzo alle due corsie come se avessero una macchinina polistil, pedoni che attraversano la strada fuori dalle strisce senza preoccuparsi che arrivi qualcuno, gente che si ferma in doppia fila esattamente in corrispondenza di un posto vuoto o, peggio ancora, di un altro fenomeno che ha parcheggiato in doppia fila sul lato opposto della strada (con il risultato di bliccare il passaggio)e via dicendo, ma non mi sogno per questo di andare in macchina sul marciapiede o sotto i portici e pretendere che la gente non si incazzi :)

    @.mau.: non hanno chiuso il viale centrale (dove sarebbe vietato andare in bici, ma ogni tanto trovi qualche ciclista pure li’). Hanno fatto una pista ciclabile doppia sull’aiuola spartitraffico tra viale centrale e controviale, una per un senso di marcia ed una per il senso inverso. Praticamente nessuno la usa. Tutti continuano ad ingombrare il controviale (che ora e’ anche piu’ stretto perche’ ci hanno fatto la pista ciclabile), ed i pochi ciclisti che incontri sulla pista ciclabile viaggiano spesso contromano.

  15. vb:

    Non credo che andare in bici su un controviale (tra l’altro senza bisogno di stare in mezzo, si può anche accostare a destra e farsi superare) sia paragonabile ad andare in auto sotto i portici… (però i ciclisti nel viale centrale sono terribili, quello sì che è pericoloso oltre che vietato)

  16. Bruno:

    Ho fatto per la bici una polizza RC del tutto analoga a quella della macchina: dovessi mai per sbaglio travolgere qualcuno sulla pista ciclabile (mi è accaduto), la persona sarebbe in questo modo tutelata e risarcita. La consiglio a tutti: si spende pochissimo e si va in giro più tranquilli…

  17. .mau.:

    @massimo: ma allora perché non usi la carreggiata centrale? il controviale dovrebbe servire solo a chi vuole girare in una via interna oppure parcheggiare, e quindi non dovrebbe avere fretta.

  18. Massimo:

    @.mau.: Dipende dai punti di vista. Quando percorro il controviale per parcheggiare posso anche essere d’accordo con te che non dovrei avere fretta (ma magari sono in ritardo per entrare in ufficio…). Pero’ poi, uscendo dal parcheggio, il controviale lo devo fare per forza fino al primo incrocio.
    Inoltre il controviale te lo devi cuccare anche quando ti immetti da una via interna. Ovvio che per la normale marcia tendo a mettermi sul viale centrale non appena possibile.

    @vb: l’esempio dei portici era chiaramente provocatorio, pero’ il controviale di corso vittorio da quando hanno rifatto la banchina e’ davvero stretto, ed un ciclista e’ purtroppo un intralcio anche se si mette tutto a destra.
    Poi sono pienamente d’accordo che la pista ciclabile sia fatta male. Io stesso, da pedone, “rischio” la pelle tutte le mattine, poichè mi servo in quell’edicola che sta proprio in mezzo alla pista. La carreggiata opposta e’ decisamente meglio. Almeno non ha ostacoli da aggirare, mi sembra.

  19. vb:

    Come no: passa proprio nel mezzo di un benzinaio, con le auto che ti stringono per fermarsi…

  20. FRANK:

    Ma la cosa più bella di quella pista, è che nessuno capisce che è una pista ciclabile. Gli anziano vi passeggiano allegramente, chi parcheggia la attraversa (senza guardare) per poi attraversare la carreggiata centrale, i padroni di cani portano il loro Fido a cagarci sopra.
    Gli ultimi sono molto simpatici: usano stare sul lato destro della pista mentre Fido scagazza oltre il lato sinistro, verso la carreggiata centrale, dove c’è un po’ di terra. Il guinzaglio allungabile, esteso al massimo (5/6 metri almeno) taglia la pista.
    E poi ci sono i menzionati slalom tra i clienti dell’edicola all’andata e le auto che vanno a far benzina al ritorno. Vorrei tanto conoscere l’ingegnere dell’ufficio tecnico che l’ha progettata per abbracciarlo forte forte….

  21. simonecaldana:

    L’abbraccio della morte!

 
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