Delirio
Ieri sera sono andato a vedere Delirio, lo spettacolo di Beppe Grillo, e non posso quindi che offrirvene prontamente una recensione.
Nonostante la neve, il Mazdapalace era pieno in ogni ordine di posti, completamente esaurito: infatti noi, che avevamo preso i biglietti abbastanza tardi, eravamo relegati quasi in cima e praticamente contro le pareti laterali. Nonostante questo, lo spettacolo è godibile lo stesso: Grillo gira per la parte bassa della platea, viene comunque ripreso anche dai maxischermi, e non si perde nulla.
Mentre aspettavo fuori per consegnare i biglietti ai ritardatari del gruppo, si è formata una codona epica che ha assorbito e travolto i banchetti più vari: infatti chiunque abbia una causa più o meno meritevole si presenta davanti agli spettacoli di Grillo in caccia del suo pubblico. Ieri c’erano persino quelli di Sinistra Critica – “ecologista comunista femminista”, come recita il loro motto – che raccoglievano firme per aumentare i salari per legge: credo che fosse possibile soltanto grazie all’abbondante ghiaccio che permetteva loro di essere lì pur continuando a rimanere congelati negli anni ’70.
Lo spettacolo, comunque, è stato molto divertente: la cosa più importante da dire è che merita assolutamente di essere visto come spettacolo teatrale comico, al di là di quel che potete pensare di Grillo. Temevo infatti di trovarmi di fronte a un comizio a pagamento, e invece l’esperienza è stata decisamente migliore di quanto temessi.
Certo, c’è stato qualche momento un po’ pesantuccio, come qualche minuto dedicato a difendersi dalle accuse di essere ricco o di insultare il Presidente Napolitano, o a raccontare – in modo peraltro molto divertente – la scena del giudice Carnevale che lo accoglie in Cassazione per comunicare l’esito della verifica delle firme del referendum (che Grillo, sarcasticamente, spiega così: “quando le ho contate le firme erano 1.650.000, loro ne hanno trovate 1.250.000, evidentemente mi saranno caduti degli scatoloni sull’autostrada”). Per il resto, però, lo spettacolo – pur essendo centrato sulla critica alla politica e all’economia – è assolutamente la cosa più divertente a cui abbia assistito negli ultimi anni.
Grillo, in particolare, ha una capacità assolutamente eccezionale: quella di fermarsi nel bel mezzo del testo preparato, anche a metà di una frase, e di improvvisare gag assurde con il pubblico, che viene strapazzato in ogni modo. Trova una pozza d’acqua per terra mentre cammina? Interrompe la frase e comincia a chiedersi che razza di pubblico ha, che piscia per terra. Sbatte una porta in cima all’impianto? Si ferma e dice “Ecco, c’è qualcuno che a sentire queste cose si è appena suicidato”. Saranno anche improvvisazioni preparate, visto che in trent’anni di carriera le avrà già viste tutte, però sono sempre perfette nei tempi e fanno ridere.
Lo spettacolo dura due ore e mezza, e ha davvero pochi momenti di stanca, quasi sempre dovuti agli ospiti, che difatti Grillo cerca di limitare in ogni modo. Fa vedere il video di Rivoli che già vi mostrai io, ma lo sfuma per non allungare troppo il brodo. Presenta i ragazzi del Meetup (il 13, quello storico di Torino), ma quando una di questi si lancia in un discorso senza capo né coda sulla propria condizione di insegnante (e vabbe’, mica tutti hanno la presenza scenica) la argina appena possibile. Sfodera comunque ospiti interessanti: non il prevedibile Travaglio, che viene appena salutato insieme a Caselli, ma un architetto che racconta come con pochi accorgimenti sarebbe possibile costruire case che consumano un decimo dell’energia delle nostre; e Luca Mercalli che spiega come la presunta notizia dei ghiacci che non si sarebbero più sciogliendo e sarebbero tornati ai livelli di oltre trenta anni fa sia una bufala completa, dovuta al fatto che a fine anni ’70 hanno cambiato il sistema di misurazione introducendo una discontinuità nei dati (Grillo lo saluta ringraziandolo ma invitandolo a cambiare trasmissione e a mandare affanculo Fabio Fazio da parte sua).
Dal punto di vista politico, dunque, lo spettacolo non dice quasi nulla: Grillo presenta di sfuggita il simbolo delle sue liste civiche, ma l’intero progetto è ancora abbastanza allo stato di farsa, senza chiarezza, senza alcun piano d’azione e insomma senza alcuna sostanza, e non è chiaro se decollerà mai. In compenso, lo spettacolo dice molto dal punto di vista dell’informazione, intesa come il proporre dati e messaggi che altrove non trovate (dopodiché, ognuno decide cosa farne).
C’è la Biowashball, sulla quale Grillo – che pure fa un vero lavaggio durante lo spettacolo, chiamando le signore del pubblico a controllare il risultato – conclude dicendo “boh, io la uso e per me funziona, se voi non ci credete andate affanculo”. C’è il giochino matematico per far capire quanto gli interessi composti su venti o trent’anni portino i debiti della gente a cifre astronomiche. Ci sono le questioni locali, non solo quelle scontate come la Tav e il grattacielo di Banca Intesa (“le banche ormai sono numeri, sono un algoritmo, cosa ci devono mettere in un grattacielo? è solo speculazione edilizia”), ma la storiella sulla nevicata, con la scenetta di Chiamparino e Moratti che si rimpallano il sale da una città all’altra, e la conclusione che “Chiamparino ha stanziato sei milioni di euro per sciogliere la neve, e l’unica cosa che si è sciolta sono i sei milioni di euro”. C’è il racconto tristemente preciso della storia dei mutui subprime, con le banche americane che cagano lo stronzo prestando i soldi a chi non potrà mai restituirli, i fondi internazionali che nascondono lo stronzo in una bella torta decorata con lo zucchero a velo, le banche italiane che ne tagliano una fetta e la vendono a te che dici “mah, puzza un po’ di merda ma vabbe’”. C’è la storia dei distributori di latte crudo, che costano meno e tagliano fuori sia le Parmalat (private o municipali che siano) che le Tetrapak del pianeta: da quando hanno cominciato a diffondersi anche da noi, i nostri giornali scientifici e non hanno cominciato a riempirsi di allarmi e storie su bambini infettati dal latte crudo.
Ecco, questo è un esempio illuminante: si parla improvvisamente male del latte crudo perché prima non era più diffuso e non c’erano casi di infezione, oppure si parla improvvisamente male del latte crudo per difendere gli interessi economici che ruotano attorno al latte industriale? Su queste cose il pubblico si frattura: o credi alla verità ufficiale – quella dei telegiornali, dei quotidiani, dei baroni accademici, dei politici – o credi alla verità alternativa, quella che circola sotterraneamente grazie alla rete, ai blog grandi e piccoli, ai filoni di pensiero scientifici e politici innovativi che da noi non vengono nemmeno pubblicati (Grillo mostra anche interviste a Rifkin e a Lester Brown).
Alla fine, molti di coloro che denigrano Grillo – spesso senza mai averlo sentito parlare per più di venti secondi – sembrano farlo per quella implicita ma grande paura che ti prende quando ti viene richiesto di considerare l’idea che molto di ciò che hai sempre pensato e conosciuto potrebbe non essere vero o perlomeno potrebbe non essere la soluzione ottimale ai problemi del mondo: è la paura della pillola rossa. E tra pillola rossa e pillola blu non c’è dialogo, non c’è intersezione: o scegli una, o scegli l’altra.
Tuttavia, anche se non siete ancora pronti per la pillola rossa, lo spettacolo è divertente lo stesso; a meno che non andiate là già prevenuti.
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