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venerdì 16 Gennaio 2009, 15:48

Il viaggiatore razionale

Ieri ho preso il treno da Milano a Torino – peraltro partito già con venti minuti di ritardo – e ho avuto occasione di fare esercizi di logica.

Cominciamo dalla fine: arriviamo a Porta Susa e c’è la folla assiepata in attesa che il treno fermi e si possa scendere (tra l’altro, a Porta Susa la gente si affretta perché le scale verso il sottopasso si intasano subito in un gigantesco grumo di gente, e se scendi per ultimo aspetti dieci minuti prima di poter uscire). Davanti alla porta ci sono due anziani; mentre il treno sta ancora finendo di fermarsi la signora preme il pulsante della porta. Ovviamente non succede niente. Due secondi dopo, non di più, il treno è fermo e il pulsante si accende. La signora sta lì e non fa niente. Tutti gli altri idem. La porta non si apre e alcuni cominciano a bestemmiare contro le porte sempre rotte. Lascio passare una decina di secondi poi, da dietro, grido alla signora che deve schiacciare di nuovo: schiaccia e usciamo, ma lei ribadisce ad alta voce che “la porta è rotta, io avevo già schiacciato”.

Voi potete prendervela con la signora, dato che la logica dell’ingegnere prevede che l’umano si accorga che il pulsante non è ancora acceso, e aspetti a premerlo; peccato che tale pratica sia tutto meno che uno standard, visto che tra tram e treni ci sono pulsanti che si accendono solo quando sono attivi, pulsanti che all’attivazione cambiano colore, pulsanti che sono sempre accesi e pulsanti che non si accendono mai, nonché porte la cui apertura è prenotabile e porte la cui apertura non è prenotabile. Insomma, lamentarsi sul fatto che i viaggiatori non conoscano gli standard mi sembra ingeneroso, visto che l’industria del ferro non è stata in grado di adottarne uno.

Piuttosto, è così difficile programmare questo pulsante in modo che se viene schiacciato nei dieci-quindici secondi precedenti allo sblocco delle porte la porta si apra automaticamente al momento dello sblocco? Non so se sia gestito via hardware o via software, ma è una di quelle modifiche da cinque minuti di lavoro che eviterebbe furie e ritardi.

L’ultima cosa riguarda me: sono arrivato in stazione, nella nuova Milano Centrale appena restaurata dove l’architetto imbecille è riuscito a triplicare la lunghezza del percorso metropolitana -> biglietteria -> treno (complimenti davvero). Ero in giro da un po’ e dovevo far pipì, così salendo dalla biglietteria ai binari vedo l’indicazione delle toilette: vado lì e scopro che far pipì a Milano Centrale costa un euro. Non 10, 20 e nemmeno 50 centesimi: un euro! Allora, essendo una persona razionale, cosa faccio?

La soluzione razionale, elaborati gli incentivi e le necessità prospettatemi, è la seguente: proseguo, arrivo al treno, salgo, me ne frego della lucetta che dice “fuori servizio”, prendo un bel respiro perché dentro il WC c’era una pozza di liquido colore del té che non era té e non veniva scaricato da ore, e faccio pipì gratis nel treno, in stazione. Non scarico, perché tanto non scarica: era tutto rotto e intasato (comunque i Vivalto hanno gli scarichi a circuito chiuso, non sui binari). Ma ammetto che se anche avesse scaricato sui binari l’avrei fatto ugualmente.

D’altra parte, a fronte degli incentivi economici introdotti nel sistema-stazione da Trenitalia, la mia non è forse la scelta più razionale?

[tags]ferrovie, trenitalia, logica, standard, interfacce, pipì[/tags]

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20 commenti a “Il viaggiatore razionale”

  1. Mantopelo:

    ‘na bbbbestia!!!!!!!!!
    ante restyling, orde di commuters hanno pisciato allegramente nel giro scala di raccordo metro/stazione sul limite della cancellata di chiusura notturna (memo per la prossima tua disavventura)

  2. simonecaldana:

    La persona razionale ottimizza e piscia prima di scendere dal treno.

  3. vb:

    Ma io partivo, mica arrivavo…

  4. simonecaldana:

    ah ops. comunque e’ una indecenza che si debba pagare per pisciare.

  5. Piero:

    http://it.youtube.com/watch?v=dVinKKxcHSc

  6. Hayabusa:

    Mah… magari pagare per pisciare è una indecenza, ma pagare per trovare dei servizi igienici puliti e funzionanti forse non lo è.

    Certo, è possibile obiettare che i soldi per il servizio di pulizia si potrebbero ottenere in altro modo che non facendo pagare un obolo a chi utilizza il servizio stesso, ma non la vedo poi così fuori dal mondo come idea.

  7. simonecaldana:

    Hayabusa: dici? perche’ tutti i locali pubblici devono avere un bagno usabile dalla clientela? si potrebbe obiettare che se uno entra in un locale la consumazione sia obbligatoria ma non e’ cosi’ per legge e se lo e’ deve essere chiaramente indicato. In questi posti l’uso del bagno e’ comunque gratuito o incluso nel prezzo della consumazione. Le stazioni non solo sono un locale pubblico ma sono anche un servizio pubblico (sebbene gestito da un “privato”). Che nella stazione principale della piu’ grossa area urbana della nazione si debba pagare per pisciare e’ proprio la summa della grettezza dell’italiano medio, il quale purtroppo pervade la classe dirigente della nazione.

  8. vb:

    Ma il problema è proprio quello pratico: ok, in teoria ci dovrebbero essere delle regole e un’etica che ti impone di rispettarle, quindi di pagare un euro invece di pisciare sul muro subito fuori. La pratica però dimostra che l’unico incentivo che funziona è quello economico: dunque, quanto incasserà Trenitalia da questo euro, e quanto spenderà di pulizie extra per la gente che piscia dove capita, o quanto perderà per la gente che non usa più il treno perché stazioni e carrozze sono sempre sporche?

  9. Paolo:

    Pagare per fare pipì è una cosa degna nemmeno del terzo mondo, ma di una repubblica delle banane. A Roma Termini siamo arrivati ad 80 centesimi, e non credo vadano espresse le difficoltà che possono sorgere anche solo semplicemente se questi 80 centesimi non ce li hai o non li hai spiccioli (non è che ti presenti con una banconota da 5 euro e qualcuno miserevolmente te la cambia, no no, devi comprare qualcosa in qualche bar o simili, poi cambiare il resto, poi sperare di non essere morto nel frattempo).
    E’ vero che i bagni hanno un costo perchè rimangano puliti, ma non mi sembrerebbe ingiusto che ce ne fossero di due tipi, quelli pubblici e gratuiti pagati da chi gestisce il centro commerciale (a Roma Termini c’è un centro commerciale nella stazione) e quelli a pagamento per chi preferisce pagare. Invece al solito, si privatizzano i profitti e si socializzano i costi (stavo per dire perdite, poi pareva brutto).

  10. Bruno:

    L’attuale sistemazione di Milano Centrale è ottima se ci arrivi avendo già comprato il biglietto: accedi direttamente ai binari senza dover passare attraverso la gente in coda alla biglietteria. Sui cessi a pagamento hai assolutamente ragione: mi sono regolato allo stesso tuo identico modo la scorsa settimana. Un’euro per pisciare? Assurdo.

  11. bruno:

    Un euro.

  12. Elena:

    Che vi lamentate, a Monaco di Baviera, stazione alquanto vetusta (si parla da anni di rimodernarla, ma ancora non se ne è fatto nulla), accedere ai servizi igienici costa euro 1,50 e se non sbaglio, con sette euro, mi pare, si può fare anche la doccia.

    Personalmente non trovo così fastidioso pagare per trovare un servizio pulito, possibilmente caldo, con acqua calda, sapone e magari phon o salviette di carta. Del resto fattori di genere mi impediscono di accontentarmi di demarcare il territorio dietro l’angolo di una parete nascosta

    Se poi non ricordo male, pure nelle toilettes degli autogrill delle autostrade prima di accedere al servizio ci sta un tavolino con annessa signora (generalmente, ma esistono anche inservienti maschi) e cestino della mancia, l’offerta è libera ma gradita, e anche nei locali pubblici è molto molto gradito consumare qualcosa prima di accedere al bagno. Si tratta di una questione di tatto, educazione, consuetudine, chiamatela come volete, ma la pretesa di un bagno pulito andrebbe, a mio parere, comunque ricompensata.

    Oppure mettetevi nei panni di chi deve pulire e non dite che si tratta del “suo lavoro”, del resto per quanto riguarda i bagni dei locali aperti al pubblico il lavoro che si retribuisce è somministrare alimenti e bevande, mica pulire cessi.

  13. Hayabusa:

    Ribadisco: io non so se sia giusto o meno pagare un euro per andare in bagno E trovarlo in uno stato decente.

    Qualcuno può scandalizzarsi per aver dovuto pagare addirittura un euro per pisciare, qualcun’altro invece non dico debba essere contento, ma almeno apprezzare il fatto che con solo un euro può entrare in un servizio igienico e non in una stalla frequentata da suini.

    Io appartengo alla seconda categoria, altri alla prima.

    Naturalmente preferirei appartenere alla categoria di quelli che trovano un bagno pulito e gratuito: siccome però grazie all’inciviltà di molti fai fatica a trovarlo talvolta anche al ristorante, scelgo il compromesso che mi aggrada di più, o disturba di meno.

    Incidentalmente: a Termini (e credo in qualsiasi altro posto dove i servizi sono a pagamento) ci sono le macchinette cambiamonete vicino ai servizi, scongiurando il pericolo di farsela addosso perché alla mattina si è usciti con solo in tasca biglietti da 20.

  14. FRANK:

    Mah, e far pisciare gratuitamente chi ha il biglietto, ed a pagamento gli altri?
    Rimane il problema della divisione dei costi di pulizia del cesso: i cessi sono di Grandi Stazioni, i treni di Trenitalia (e prossimamente NTV) i binari di RFI.

    FRANK

  15. Bruno:

    Io penso che si diano due differenti possibilità. Se l’utente delle ferrovie centra il buco, sia che faccia la pipì o la cacca, il problema non si pone. Se invece la mira dell’utente, per difetto organico o poca voglia, non basta a centrare il buco, le ferrovie devono in qualche modo rientrare nei costi di pulizia. Certo, si potrebbero installare dei sensori che rilevano la quantita di contaminazione generata dall’utente, ma ci sarebbero un’infinità di polemiche sulla privacy, senza contare il costo di installazione dei sensori… Finché in Italia prevarrà la mentalità di rifiuto della tecnologia (per il problema dei sensori) e quella legalitaria (non solo per la corruzione dei nostri amministratori pubblici, ma anche per quanto riguarda l’illusoria tutela della privacy), il problema rimarrà irrisolto. Le ferrovie dovranno dunque continuare a rivalersi sui più onesti che, a differenza di me e VB, pagheranno l’iniquo euro ai bagni di Milano Centrale. Ma si sa, in Italia le cose vanno sempre così…

  16. Lollo:

    Smorzando per un attimo la polemica sul pisciogettone, vorrei fare una piccola osservazione sulla questione del pulsante per le porte: già venti anni fa i primi vagoni a due piani montavano un sistema simile (e ce l’hanno ancora!), dove però invece del pulsante c’era (e c’è) al centro delle porte una piccola maniglia a molla azionabile sia da dentro che da fuori: tu puoi anche girare la maniglia in aperta campagna, tanto le porte non si aprono perchè il comando elettrico è disattivato. Quando lasci la maniglia, essa ritorna orizzontale grazie alla sua prodigiosa molla interna.
    Quello che succede normalmente è che, mentre il treno sta ultimando la frenata in stazione, il passeggero in arrivo (ma talvolta anche quelli in partenza, particolarmente ansiosi) aziona la maniglia, e se il comando non è ancora sbloccato istintivamente la tiene girata fin quando le porte si aprono. Con il trucco mirabolante della maniglia a molla non c’è bisogno di pulsanti che si accendono, pulsanti già schiacciati, pulsanti da premere a ripetizione.
    Lo capirebbe anche la signora: la maniglia è giù? La tiro su. Le porte non si aprono? La tengo su. Qualcosa accadrà.

  17. D# AKA BlindWolf:

    @Bruno: 2 anni fa sono stato in Germania ed in una stazione di servizio la ciambella non era sollevabile. Con alcuni dubbi inizio quindi la minzione in postura eretta con la ciambella abbassata. Con mio grande stupore, al primo deposito di una goccia sulla ciambella un motorino elettrico inizia a far ruotare la ciambella facendola passare sotto un rullo pulente. (A proposito: in Germania svuotarsi costa 50 centesimi, ma viene rilasciato un ticket che vale come buono dello stesso valore per gli acquisti nelle aree di servizio).

    Anyway: anche supponendo che nessuno si metta a spisciolare a mo’ di pompiere impazzito presumo che l’impresa di pulizie passi lo stesso. E dubito che si faccia pagare per quantità di sporco rimosso.

  18. vb:

    Riguardo al pulsante, pare che i nostri treni abbiano quasi tutti il controllo del blocco porte in locomotiva, ma solo bilaterale: in altre parole, quando il macchinista sblocca le porte, sblocca anche quelle dal lato sbagliato…

  19. .mau.:

    Confermo D#: ho ancora uno di quei buoni (ormai scaduto) delle aree di servizio tedeschi.

  20. raccoss:

    Credo che la prenotabilità del bottone di apertura della porta sia più complicato di quanto si pensi. Il controllo avviene per lo più via hw.
    C’è una parte sw che in genere viene utilizzata solo per segnalazione in cabina.
    E in ogni caso l’apertura di una porta comporta il blocco immediato del treno (come tirare il freno di emergenza), per cui si preferisce creare più vincoli contro l’apertura indebita delle porte.
    Che sia necessaria una migliore segnalazione dell’abilitazione del bottone di apertura, è una critica corretta.

 
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