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Archivio per il mese di Giugno 2009


sabato 20 Giugno 2009, 15:21

Pescara

Uscire dall’autostrada a Pescara Nord è come atterrare su Marte: si viene proiettati in un universo parallelo che assomiglia al nostro, ma si evolve secondo regole talmente misteriose da rassomigliare, ai nostri occhi di terrestri, all’assenza totale di logica.

Per esempio, la statale adriatica che porta dall’uscita al centro città è costellata di semafori; ma sono tutti spenti. Tutti! Non che servirebbero a qualcosa, perché il traffico è un caos calmo di auto, camion, motorini, pedoni, biciclette, carretti, animali e apipiaggio che scivola secondo la legge del più forte; le precedenze sono un optional, e questo potrebbe anche essere un bene, dato che ti costringe ad andare piano come ogni esploratore dell’ignoto. In parte sono spenti perché è arrivata anche qui la moda delle rotonde, e però non l’hanno ancora capita, e vedi macchine targate PE ferme all’infinito perché dalla via di destra ne arrivano altre, il tutto sotto lo sguardo del semaforo che c’era prima, che però, in questo caso di ormai palese inutilità, non è affatto spento, ma giallo lampeggiante; giallo lampeggiante per una corsia di svolta a sinistra che non esiste più, e la cui esecuzione provocherebbe l’imbocco contromano della rotonda, e ho il sospetto che non capiti di rado.

Anche l’albergo è così: sta sul lungomare vicino al centro, un lungomare che hanno appena ristrutturato per trasformarlo in un budello, con una corsia per senso di marcia ciascuna larga come un apepiaggio, in modo da permettere finalmente il parcheggio su entrambi i lati. L’idea di imporre un senso unico, di mettere la sosta a pagamento o anche solo il disco orario, non sfiora minimamente i locali; da noi la sosta è a pagamento pure nei paesini, ma qui finora non ho visto mezza striscia blu, nemmeno nelle piazze centrali. Del resto ieri, per andare a cenare, abbiamo dovuto attraversare il vialone principale su cui sfrecciano le auto; c’è un semaforo pedonale, che però non solo è ovviamente spento, ma è anche stato privato dei pulsanti per chiamare il verde: ci sono le scatole aperte, appese al palo con i fili penzolanti (probabilmente qualcuno s’è fottuto il pulsante). In mezzo, a dividere le due corsie, c’è un divisorio giallo continuo di quelli che si usano per delimitare le corsie preferenziali, che però serve a poco perché le auto si divertono a prenderlo come rampetta per fare la svolta a sinistra vietata pure col salto, tipo Hazzard.

Lo stesso albergo sembra fluire per regole misteriose, nel senso che nessuno di quelli che vi lavorano sembra essere mai stato in un albergo, nemmeno da cliente; la reception è generalmente deserta e si stupiscono se gli chiedi un caffelatte a colazione (“abbiamo solo il cappuccino”), e comunque il bar serve la colazione in ordine casuale, o più probabilmente secondo qualche implicita e non verbale raccomandazione. Sembrano tutti passanti che, entrati per un attimo, si sono messi la divisa per giocare a fare gli albergatori per mezz’oretta. Lo stesso albergo è in ristrutturazione pare perenne, per arrivare alle camere attraversi il cantiere il quale è aperto al vento sulla strada, e la camera è organizzata in modo casuale, il pulsante per accendere la luce in bagno è sistemato in un posto impossibile dietro la porta, la luce dello specchio non funziona, il water è posizionato nell’unico punto dove è praticamente impossibile sedervisi, e così via.

Ma il vero trionfo di questa città è la sua superstrada, pardon l’asse attrezzato. Sapete, sono anni che giro e sfotto le città americane, dove è normale tirare giù gli edifici storici in pieno centro per farci passare un’autostrada sopraelevata: ecco, è quello che hanno fatto qui. Hanno preso il fiume-porto-canale che costituisce il centro della città, e quarant’anni fa ci hanno costruito sopra una superstrada di cemento già sgretolato e cadente con tanto di ragnatela di svincoli a cavallo del fiume, una delle cose più squallide che abbia mai visto in vita mia, che porta Pescara al livello di città d’arte come Cincinnati e Minneapolis. E’ come se a Torino tirassimo su una autostrada a sei corsie nel mezzo del Po, e già che ci siamo facessimo una rotonda sopraelevata attorno alla cupola della Gran Madre e due begli svincoli per via Po all’altezza del secondo piano delle case di piazza Vittorio, con la possibilità di installare un McDrive sul balcone; e poi lasciassimo il tutto in uno stato di incuria totale. A piedi, anche solo trovare il modo di attraversare il fiume è stato complicato: abbiamo rischiato di immetterci da pedoni sulla A25 per Roma.

E nonostante questo, sapete che vi dico? Che per qualche imperscrutabile motivo questa sembra una città interessante. Cioè, di monumentale non c’è niente, però ieri sera siamo andati a cena nelle due vie parallele della vita notturna, via delle Caserme e corso Manthonè, due stradine pedonali piene di localini. Avevamo prenotato all’Osteria La Lumaca, temendo di non trovare posto, e la risposta in sostanza è stata “ma se venite presto presto non c’è problema, va bene alle 20:30?”. In pratica il locale ha cominciato a riempirsi verso le 22, e così abbiamo capito perché il museo etnografico che si trova proprio lì il venerdì e il sabato apre dalle 22 alle 3 del mattino (attenzione, non in aggiunta all’orario diurno: è proprio il suo orario del venerdì e del sabato). E tra l’altro la cena è stata davvero eccellente: ok, abbiamo speso 83 euro in due (prendendo ognuno mezzo antipasto, un primo, un secondo e un dolce, più 20 euro di ottimo Montepulciano 2005 da 14 gradi e mezzo) ma è stata veramente una delle migliori cene della mia vita.

Sembra insomma che sia una città comunque viva, non solo per le ampie spiagge, ma anche in termini culturali; che per qualche motivo questo flusso creativo ed anarchico produca i vari D’Annunzio, Flaiano e Cascella e così via. E poi a sud del centro c’è una bellissima pineta, prontamente denominata “dannunziana” (ho visto almeno tre vie D’Annunzio, credo abbiano intitolato vie a tutti i suoi parenti fino al secondo grado), nella quale andrò presto a fare una passeggiata. E’ proprio di fronte allo stadio Adriatico: faccio prove per gli anni prossimi.

[tags]pescara, traffico, ristoranti, d’annunzio[/tags]

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venerdì 19 Giugno 2009, 11:34

Ballottaggio e referendum

Mi avete chiesto in parecchi cosa voterò io al ballottaggio per le provinciali e ai referendum.

Intanto avrete saputo che Saitta, confermando la sua anima progressista, si è apparentato con l’UDC; del resto i loro programmi erano sostanzialmente uguali, grandi opere e grandi appalti ovunque. Ciò ha innanzi tutto offerto a quel poveretto di Emanuele Filiberto (trombatissimo candidato UDC alle Europee) l’ennesima occasione per rendersi ridicolo, dichiarando che i Savoia non avrebbero mai appoggiato un pericolosissimo comunista come Antonio, e che lui vota Porchietto; ci risulta che alle segreterie cittadine di PD e UDC se la siano fatta sotto.

Se mai, è chiaro che il PD, almeno in Piemonte, ha concluso la sua parabola di avvicinamento al suo padre spirituale, Ciriaco De Mita: ormai è chiaro come di sinistra lì dentro ci sia rimasto poco o nulla, anche perché la geniale decisione di piazzare tutti i candidati ex DS nei collegi di Torino nord, dove domina la Lega, ha fatto sì che la maggior parte dei consiglieri provinciali eletti nel PD siano di area Ratzinger (e qui ci stanno i complimenti al neo eletto Davide Fazzone, candidato PD nel collegio di casa mia nonché animatore della locale parrocchia e regista del Grease in cui ho suonato per anni: sappi però che se voti a favore dell’inceneritore… so dove abiti).

Ai meno esperti di politica può sorprendere che in una parabola del genere caschi anche la trionfante IDV di Di Pietro: questo perché probabilmente non avete ancora capito che una cosa è Di Pietro, una cosa il suo partito, che normalmente esprime a livello locale delle dirigenze francamente imbarazzanti, spesso colluse con affaristi di ogni genere, e comunque sempre pronte a vendere un rene per una qualsiasi poltrona di sottogoverno. Tutta la sceneggiata della grande e unica opposizione è riuscita a spostare voti dal PD all’IDV, con l’unico scopo di permettere all’IDV di chiedere più poltrone a tutti i livelli; certo non quello di rompere e sostenere idee realmente alternative al veltrusconismo dominante.

E il futuro non promette nulla di buono: un accordo del genere, probabilmente legato ad accordi economici sulla torta della TAV e su altre del genere, ha l’aria di essere un programma operativo anche per le prossime regionali e comunali. Del resto il Chiampa, sempre in anticipo sui tempi, ha già buttato fuori Rifondazione (anche a loro avrà detto “non mi servite più”?) e si appresta a viettizzare anche il Comune, con tanti auguri a chi non arriva a fine mese. Capite quindi che entrambe le alleanze, centrodestra o centrosinistra che sia, presentano lo stesso inguardabile programma e la stessa attitudine al maneggio del potere; francamente mi sembra impossibile votare per alcuna delle due, e nessuna delle due mi sembra qualificabile nemmeno come “meno peggio” dell’altra.

In questo quadretto si collocano i referendum, che sono un’altra squallida manovra; in pratica ne hanno messo uno sacrosanto ma irrilevante (il terzo, quello per impedire la candidatura in collegi multipli) come specchietto per noi allodole, per convincerci ad andare a votare anche gli altri due. L’effetto della vittoria del sì agli altri due referendum sarebbe che il partito più votato, fosse anche col 25%, otterrebbe il 55% dei seggi, naturalmente assegnati tramite liste bloccate decise dal partito, e senza poter esprimere preferenze. Pensate a un Parlamento fatto per il 55% dall’avvocato Ghedini: ecco, questo è ciò che ci attende se vinceranno i sì.

Naturalmente il PDL, che non può dire ufficialmente di essere a favore del sì perché se no arriva Bossi col fucile, spera in una vittoria del sì; in pratica, una vera propaganda per il sì la fa solo il PD, perché gli piace farsela mettere nel culo da Berlusconi. Ovviamente tutti i partiti minori invitano a non votare.

E così farò anch’io: me ne starò ben lontano dalle urne. Oppure, proprio volendo essere ligi, andrò alle urne, annullerò la scheda del ballottaggio (mi raccomando annullatela, se la lasciate bianca è possibile che qualche scrutatore ci faccia su una croce per errore), rifiuterò le schede dei primi due referendum, e ritirerò solo quella del terzo per votare sì… sperando che non trovino il modo di farmi risultare votante anche sui primi due referendum. Forse è proprio meglio andare al mare.

[tags]elezioni, ballottaggio, provincia, torino, pd, udc, saitta, chiamparino, berlusconi, emanuele filiberto, ghedini, tav, referendum[/tags]

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giovedì 18 Giugno 2009, 22:13

Curiosità da Urbino

Urbino è una città universitaria: l’intera economia della città si regge sulle fotocopie. Ci sono più copisterie che bar per turisti!

Dietro l’agriturismo in cui stiamo, sul fianco di una collina, qualcuno ha scritto una enorme M con dei tratti di sassi bianchi. Non sono riuscito a controllare se sia visibile su Google Maps, per cui ci chiediamo dov’è che hanno poi scritto “USSOLINI”.

E’ apparentemente incomprensibile come mai abbiano deciso di costruire la grandiosa facciata del Palazzo Ducale, con tanto di torri e balconi, verso il nulla; al momento si affaccia sul teatro e poi su un parcheggio e un dirupo; sotto, l’inutile strada piena di curve che porta verso Sansepolcro, ma che nessuno fa più, perché conviene piuttosto tornare indietro e prendere la via della valle. In realtà, ho il sospetto che all’epoca dei duchi di lì arrivasse la strada per Roma.

A Urbino i locali ti prendono per il culo con la toponomastica: non solo ci sono da una parte via Balcone della Vita e dall’altra via Volta della Morte, ma quando riesci a farti la mostruosa salita che ti accoglie dal lato occidentale del centro, più o meno ripida come una pista da sci, la traversa che trovi in cima si chiama via Meta del Salire

Lo sport nazionale, da queste parti, è l’esibizione in cinquantino. L’altro giorno però ho visto una disciplina speciale: buttarsi giù su un cinquantino per una discesa ripida in mezzo agli alberi, verso uno strapiombo, senza casco, portando dietro la fidanzatina ancora senza casco. E’ chiaro che quelli che sopravvivono diventano Valentino Rossi!

[tags]urbino[/tags]

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mercoledì 17 Giugno 2009, 23:55

Spostamenti

Ieri mi sono seriamente preoccupato: ci ho messo meno tempo ad attraversare in macchina Milano dallo svincolo di viale Certosa fino a viale Argonne che a circumnavigare un quarto di Torino da casa mia fino all’imbocco dell’autostrada di corso Vercelli. E’ vero che a Torino erano le 19:15 mentre a Milano erano quasi le 21, però è preoccupante lo stesso: cosa succede al traffico torinese?

In compenso il viaggio fino a Urbino è stato relativamente privo di eventi, se si esclude il mistero di come – all’area di servizio Bevano Sud sull’A14 – io sia riuscito a mettere 47 litri di gasolio nel serbatoio quando non ero nemmeno ancora entrato in riserva: probabilmente ad alcuni benzinai si applicano leggi della fisica dei liquidi diverse da quelle comuni.

Siamo qui per una conferenza, ospitata dalla locale università, che è intitolata a un signore di cui si sa solo il nome (Carlo Boh). La conferenza inizia domani, così nel pomeriggio abbiamo visitato il Palazzo Ducale e la mostra su Raffaello (un tizio che dipingeva piuttosto bene) e poi ci siamo concentrati sul punto principale, ossia decidere dove cenare.

Il primo posto provato (dopo dieci minuti di curve) ci ha mandati via, e così siamo andati fino a Urbania, un paesone in mezzo alle colline misterioso ma pieno di storia. Abbiamo mangiato all’Osteria del Cucco, segnalata da Osterie d’Italia; in apparenza, se vi parlassi di un posto dove il servizio è lento e alla buona (tipo un bicchiere solo per acqua e vino, tovaglia di carta ecc.), dove siedi con altri allo stesso tavolo e dove spendi 35 euro a testa per giro di antipasti, assaggio di tre primi e dolce, potreste pensare che non è un granché; invece, la cucina era davvero ottima oltre che molto interessante, con pasta fatta a mano e ricette piene di verdure locali, per chiudere poi con gelato e visciole (le ciliegine del posto) e un buon liquore sempre di ciliegie. Siamo usciti più che soddisfatti; quanto al servizio, stasera erano evidentemente in sofferenza per casini loro, ma la signora è stata molto simpatica.

C’è però un mistero; tornando indietro per curve e statali, ho visto un distributore automatico presso un benzinaio; mi sono fermato sperando che vendesse da bere, e invece vendeva profilattici e DVD porno. Dopo qualche chilometro, altro distributore e stessa cosa. Eppure non è una strada da camionisti: boh?

[tags]milano, torino, traffico, turismo, urbino, urbania, osterie, ristoranti[/tags]

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martedì 16 Giugno 2009, 17:13

Io e l’ENEA

Nel bel mezzo della campagna elettorale, nonostante il caos che imperava, ho portato a termine un’altra impresa: cambiare le finestre di casa per sostituirle con infissi a risparmio energetico. Prima, infatti, c’erano le finestre originarie del 1967, e negli spifferi ci entrava un dito: effettivamente non era un uso molto efficiente del riscaldamento, e d’inverno c’erano comunque 17 gradi stabili.

Dopo aver fatto tutti i lavori, avete 90 (mi pare) giorni di tempo per comunicare i vostri dati all’ENEA, che è responsabile di certificare il vostro diritto alle relative agevolazioni fiscali. Dunque voi andate sulla home page dell’ente, che naturalmente è tesa a magnificare quanto è figo l’ente stesso; comunque, scorrendo un po’, si nota sulla sinistra un giffone che parla delle agevolazioni, seguito da un minuscolo link “Registrazione e invio della documentazione”, che porta sull’apposito sito.

Qui già cascate peggio: vi accoglie la paginetta del “GdL Efficienza Energetica”, una roba in Times New Roman che sembra fatta nel 1998. Bene, direte voi, ora mi spiegheranno cosa fare… e invece no: il testo della pagina è costituito da una lunga serie di scuse, che dicono che l’applicativo (un complicatissimo sistema che deve permettervi di inserire i vostri contatti e quattro dati catastali in un database) è sperimentale, che c’è solo da un paio d’anni, che è ancora in rodaggio. Bene, ok, prendo atto: un po’ di rodaggio serve sempre, vi scuso. Solo che… adesso che devo fare? Nel testo ci sono tre link belli evidenti, in grassetto, ma portano soltanto alle form di contatto o al manuale; nel menu di sinistra c’è un sacco di roba, tra cui gli immancabili riferimenti legalesi, ma non c’è “invia la documentazione”.

Alla fine, svelato l’arcano: dovete scrollare la pagina fino in fondo e cliccare sulla scritta “Invia la documentazione” in Times New Roman rosso non sottolineato. Ovvio, no? Chiunque sa che su Internet il rosso non sottolineato indica i link da visitare.

Ma non è mica finita qui! Il link porta a una pagina di login che a occhio risale al 1995: il webmaster ha appena scoperto l’uso delle tabelle (sì, la pagina è fatta con N livelli di tabelle una dentro l’altra) e della tag IMG, divertendosi a piazzare un po’ ovunque foto a caso e prive di senso per far vedere che si può fare, bullandosi poi davanti a tutti col suo nuovo fiammante Netscape 1.2. Eppure dev’essere stata una faticaccia, visto che in basso c’è scritto “DEM VERSION: v 2.51 (last update: 06 Maggio 2009) – Buon Lavoro – EUROFLASH GROUP ©” (mi raccomando il copyright, non sia mai che qualcuno voglia rubare una simile opera d’ingegno). Insomma, l’hanno aggiornato lo zerosei maggio: nuova fiammante!

Dunque voi effettuate la registrazione, in cui vi chiedono tonnellate di dati personali impaginati a caso e senza alcun aiuto che vi semplifichi l’inserimento. E poi arrivate nel magico menu, di cui ho pronto per voi uno screenshot:

screenshot_enea_750.png

Guardatelo bene (anche perché il font utilizzato è corpo 6, se non lo guardate bene non leggete nulla). Questa pagina, signori, è un capolavoro di servizio Web. Dunque voi vi siete registrati, e senza farvi distrarre dalla scritta “Ministero dello Sviluppo Economico” scritta col font dell’Amiga 500 (ovviamente è una GIF che immagino si tramandi di padre in figlio), volete chiedere il vostro rimborso: come fate?

Siccome non si legge bene, vi riassumo quello che trovate percorrendo la pagina. In alto, sotto la scritta ENEA, ci sono opzioni misteriose come “Accounting > My Profile” (ok, sarà qualcosa su di me, ma non pare atta allo scopo). Poi ci sono tre pulsanti di testo: “Home”, “back” e “next”. Dopo lunghe ricerche ho pensato che questo fosse un wizard e io dovessi premere “next”, e invece… i due link usano javascript per riprodurre la funzionalità dei pulsanti “avanti” e “indietro” del browser: qualcosa di cui tutti sentivamo la mancanza.

Ok, allora il mio link sarà in bella evidenza nella sezione principale, esplicativamente intitolata “Homepage – Web User” (almeno si sono risparmiati il camelcase che invece trovate nel titolo della pagina, che ancor più esplicativamente è “HomePage WebUser – Start”). Cominciamo dal primo: sotto il titolo “Links”, è circondato di stelline, freccine che ruotano… sarà lui? Certo che no: l’intuitivo testo “Flusso Applicativo (Veloce)” porta al manuale del sistema, che vi raccomando di leggere: vi spiega tutti i passi per presentare una dichiarazione, ma non vi dice assolutamente dove cliccare e che cosa fare. Dopo il classico pippone su quanto è fico l’applicativo, le istruzioni “pratiche” sono le seguenti:

– Esempio Pratico:

1) Inserire Mario Rossi o Pippo Srl o Condominio X.
2) Inserire gli edifici/immobili di a).
3) Aprire una Nuova Attività di intervento selezionando il comma di riferimento (34x o 35x).
4) Compilare gli allegati generati automaticamente, salvarli e controllari nuovamente.
5) Chiudere/Inviare l’attività ed annotare/stampare il CPID e Detraibilità Effettiva riportati nella pagina di sommario finale.

Tutto chiaro no? Chiunque di noi sa fin da bambino come “aprire una nuova attività di intervento selezionando il comma di riferimento”: con delle istruzioni così, sicuramente il numero verde di supporto sarà sempre silenzioso. E tra l’altro, ma chi è “a)” che possiede gli immobili??

Torniamo a perquisire la home page: sotto i fantastici “links”, trovate ancora: faq, supporto, normativa di riferimento… ok la solita roba inutile. Poi, l’ennesimo “Mio profilo” e infine “Questionario” (potevano rinominarlo “PER INSULTI QUI”).

Bene, alllora sarà nella parte in mezzo, quella più in vista? No. La parte in mezzo è interamente dedicata a fornirvi una informazione importantissima: l’applicativo funziona. State tranquilli, è tutto ok: la pagina che avete caricato vi dice che la pagina è stata caricata correttamente. Grazie dell’informazione.

Sotto c’è un link: “Contatti”. Cliccate e viene fuori una pagina intitolata “Contatti: Lista (Contact List)”. Dentro c’è una riga con il vostro nome e i vostri dati. Probabilmente, se volete, potete aggiungere anche i numeri di telefono dei vostri parenti. Una funzione utilissima. Grazie, ENEA.

Infine, però, trovate qualcosa che sembra utile: “Nuova attività”. Ok, questo era il passo 3 delle istruzioni, quindi proviamo: viene fuori una lista di attività con un altro pulsante “nuova attività”. Confermo… e mi compare la seguente scritta: “Cliente non selezionato o non presente in sessione. Per procedere selezionare un cliente, o rieseguire il login, per riabilitare la sessione scaduta.” Voi vi guardate: assumendo che il cliente siate voi, vi sembra di essere lì davanti al computer, ben presente in sessione; non è chiaro come possiate selezionarvi da soli, ma tanto siete l’unico che sta usando quell’account. E comunque, dov’è che carico i dati di casa mia?

Insomma, la faccio breve: dopo mezz’ora di perquisizione ho scoperto che per inserire i dati di casa propria (passo 2) bisogna andare nel profilo del proprio account, scrollare oltre le tonnellate di dati anagrafici, e notare un drop-down che dice “Nuovo: (Select)”; selezionare l’unica opzione possibile cioè “immobile” (i famosi drop-down monoscelta, un classico delle interfacce utente), e finalmente potete inserire i vostri dati catastali, cominciando da un “nome mnemonico”, un “indirizzo mnemonico” e una “descrizione (sintesi)” che servono tutti e tre a identificare il vostro alloggio (uno non bastava?).

Non è meraviglioso? Per fortuna che è arrivata Internet nella pubblica amministrazione: ora sì che ci siamo liberati delle pastoie burocratiche… Comunque, avendo usato un po’ questo sito non mi meraviglio delle scuse iniziali: immagino che la “Direzione Progettazione e Sviluppo per l’Applicativo Telematico” che firma il manuale – già perché, data la complicazione di realizzare quattro pagine di data entry, per realizzare questa perla c’è voluta una intera direzione indipendente, sicuramente dotata di direttori, vicedirettori, segretarie, tecnici, ingegneri, project manager e facenti caffé – avrà certamente ricevuto i calorosi complimenti di tutti gli utenti… Ma immagino già la risposta: noi l’applicativo l’abbiamo fatto, se poi voi non leggete il flusso applicativo veloc… il manuale, sono problemi vostri!
[tags]enea, risparmio energetico, agevolazioni fiscali, pubblica amministrazione, internet, web[/tags]

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lunedì 15 Giugno 2009, 23:34

Buoni consigli

Oggi è stata una giornata densa, per cui non ho avuto tempo di bloggare. Vi lascio però con le slide del mio intervento di stasera al Politecnico, davanti agli studenti di Ingegneria delle Telecomunicazioni (che però sono cambiati molto rispetto ai miei tempi: per metà erano cinesi e tra gli altri c’erano africani e arabi, gli italiani erano una piccola minoranza). L’argomento era “come si mette in piedi una azienda ICT”: si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio, e dato che in questo momento non sto fondando né gestendo alcuna azienda mi sono sentito pienamente titolato a parlare.

[tags]ict, startup, aziende, economia, incubatori, politecnico di torino[/tags]

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domenica 14 Giugno 2009, 11:06

Primavera in montagna

Ci sarebbero tanti fatti di cronaca e di politica da commentare anche oggi. Ma è domenica; e vorrei invece dirvi che quest’anno la primavera in montagna è davvero bellissima.

La quantità spropositata di neve che è venuta ha portato due grossi vantaggi. Intanto, la montagna è rimasta in pace e irraggiungibile fino a poche settimane fa; anzi, alcuni punti classici del turismo montano piemontese, come il Nivolet, sono ancora irraggiungibili (ho letto un articolo che diceva che sul colle sono arrivati in tutto undici metri di neve, e che questo weekend forse sarebbero riusciti a liberare la strada fino al Serrù, tra muri di neve tuttora alti parecchi metri). E poi, la vegetazione è cresciuta in modo incredibile, e quelli che normalmente sono comode carrarecce o ampi sentieri sono ora pieni di erba alta. I prati e le rocce sono coperti di fiori di ogni genere e di ogni colore, e la foresta sembra antica, incontaminata.

Ieri, facendo una passeggiata lungo il percorso del Ru Cortot (ufficialmente chiuso perché finalmente hanno stanziato i soldi per riaprire le vecchie gallerie), sembrava di essere in un gioco fantasy o in una foresta canadese, non certo in val d’Aosta. Anzi, sembrava quasi come quando al Kruger Park penetravamo in silenzio nella savana; e infatti a un certo punto è pure apparso un cerbiatto, piuttosto vicino. Era quasi il tramonto, le ombre erano già lunghe e la luce che penetrava tra gli alberi, dopo che la neve ha portato via quel che non era saldo e ripulito il bosco, aveva un effetto magico.

Presto arriverà l’alta stagione estiva, boschi e prati saranno invasi di turisti e molto sarà tagliato, ripristinato, riumanizzato. Questi sono i giorni migliori per godersi la montagna in santa pace: approfittatene.

[tags]montagna, turismo, val d’aosta, piemonte[/tags]

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sabato 13 Giugno 2009, 14:44

La grande opera

Dopo le impressionanti immagini del rogo nella costruenda stazione della metropolitana di corso Spezia, oggi un lettore si chiede su Specchio dei Tempi:

Un lettore scrive:
«Ho letto del rogo nel cantiere della metropolitana. Mi chiedo: che materiali impiegano? Se fosse successo con i treni in servizio, quanti morti avremmo avuto? Perché non usano materiali ignifughi? Costano?».
URBANO BERT”

La domanda mi sembra legittima: del resto basta guardare le foto del cantiere che ha fatto il dottor Topino per capire com’è la situazione. Ha senso isolare una metropolitana col poliuretano, che se brucia produce cianuro?

Anche qui, prima che parliate di allarmismo ingiustificato (anche se l’altro giorno hanno dovuto evacuare tutte le case circostanti perché la gente stava soffocando…), è chiaro che magari è tutto in regola e si è trattato solo di un disgraziato incidente. Eppure, ho come il dubbio che tutte queste “grandi opere” vengano sempre più fatte al risparmio… non per far risparmiare noi, ma per aumentare gli utili dei costruttori. Sarebbe bello avere delle risposte.

[tags]torino, metropolitana, incendio, incidente, poliuretano, foto, topino, grandi opere[/tags]

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venerdì 12 Giugno 2009, 19:23

L’uovo oggi

Ebbene sì, ci sono cascato anch’io: ieri pomeriggio, partendo per la montagna (perché un weekend lungo di sonno dopo la campagna elettorale era assolutamente necessario…), ho ricaricato lo storico telefonino TIM che uso solo per la connessione in remoto via cellulare, pensando “poi attivo l’offerta con l’SMS al 4916 subito prima di cominciare a usarlo”. E invece, mentre io dormivo Elena si è collegata pensando che l’offerta fosse già attiva: morale, oltre 12 euro di spesa per mandare due mail, e credito insufficiente per attivare l’offerta.

Stamattina quindi siamo scesi in paese, abbiamo ricaricato ulteriormente il cellulare e attivato l’offerta, e ora è tutto a posto e posso anche bloggare. Però quanto sopra non è successo solo a me; so di tanti altri a cui, pur scafati, è successo di dimenticarsi che l’offerta di turno era scaduta o non era ancora cominciata e di venire quindi prontamente ripuliti di tutto il credito disponibile o quasi, anche solo per scaricare due pagine. Sicuramente è calcolato: gli operatori sanno che prima o poi tutti si dimenticano o sbagliano, e lì fanno festa. Ma certo c’è da chiedersi quanto questo contribuisca alla mancata crescita di Internet in Italia: ricordiamo che siamo l’unico Paese europeo dove la penetrazione della rete ha smesso di aumentare.

Purtroppo questa è l’attitudine di tutte le grandi imprese italiane: invece di badare ad offrire sempre un prodotto concorrenziale al prezzo migliore possibile, la strategia è quella di cercare di gabbare il cliente ad ogni occasione, cercando nel contempo di garantirsi posizioni di monopolio o oligopolio (spesso grazie ad agganci politici ben oliati da propri contributi e sponsorizzazioni) in modo che tanto il cliente abbia poco da scegliere. Peccato che questa attitudine possa funzionare solo fino a che si vive in un mercato chiuso, controllato e maneggiabile: e infatti, appena vanno all’estero, le nostre aziende o cambiano strategia (arrivando a casi incredibili di prodotti italiani offerti agli stranieri a condizioni molto più vantaggiose di quelle riservate agli italiani, nonostante i costi di esportazione) o affondano senza ritegno. Sono pochi gli imprenditori italiani che riescono ancora a competere sul mercato globale, e in genere lo fanno nonostante il loro essere italiani, e pagando il pegno di venire marginalizzati sul mercato nazionale a favore di loro concorrenti meno bravi ma più ammanicati.

A penalizzarci, a spingerci senza ritorno nella crisi, è anche e soprattutto l’idea italiana che, in un modo o nell’altro, ci si possa sempre “arrangiare”; che l’organizzazione, la formazione, la competenza, la strategia, l’investimento a lungo termine, la cura per il cliente siano aspetti secondari del fare affari. Forse hanno ragione, visto che in un modo o nell’altro io continuo ad essere cliente di tante di queste aziende, anzi non sono nemmeno andato a lamentarmi (ho sbagliato io). Eppure, siamo ridotti a sperare che ci comprino gli stranieri: ci colonizzeranno, ma poi almeno sapranno come si tratta un cliente per costruire con lui un rapporto di lungo termine, invece che per pelarlo nell’immediato e poi si vedrà.

[tags]tim, cellulare, internet, telefonia, aziende, concorrenza[/tags]

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mercoledì 10 Giugno 2009, 16:11

L’ennesimo trionfo di Papi Silvio

Scusatemi se, preso dai dettagli sul nostro risultato elettorale, non ho ancora avuto modo di prestare il dovuto omaggio al clamoroso trionfo politico di Berlusconi. Come? Quale trionfo? Non mi dite che voi leggete ancora i giornali comunisti come il Financial Times; per avere una informazione libera e obiettiva basta accendere il televisore sul TG1, che ieri commentava le elezioni titolando “trionfo per il centrodestra” e sottotitolando “schiacciante vittoria di PDL e Lega”.

Credo si riferissero al fatto che, dato che il PDL a questo giro sta insieme alla Lega, è riuscito ad andare al governo in più province che nel 2004; che i suoi risultati siano peggiorati rispetto al 2008 è un dettaglio trascurabile. Non che ce ne freghi qualcosa, dato che le province governate dal PD adottano esattamente le stesse politiche di quelle governate dal PDL, però spiega bene come una parte consistente dell’Italia viva tuttora in una realtà alternativa in cui un 72enne che va con una 17enne è un gagliardo latin lover (lei indubbiamente lo fa per amore) e perdere milioni di voti è una “schiacciante vittoria”.

Comunque Papi Silvio, dopo aver accuratamente evitato di apparire in qualsiasi modo durante i resoconti elettorali, è riapparso oggi in splendida forma, per accogliere l’ennesima visita di uno dei tanti capi di Stato che dimostrano la stima che il mondo prova per lui e per l’Italia. Vediamo, chi arriva oggi? Ieri c’era Putin, l’altro ieri c’era Putin e il giorno prima c’era Schifani che va da Putin e Putin cerca di ammazzarlo per lo scazzo, insomma uno aveva un po’ il sospetto che a parte una ex spia del KGB che sfrutta Berlusconi per le vacanze come un animatore di villaggio Valtur (ben sapendo di potergli spezzare in qualsiasi momento il collo con un dito, sia in senso figurato che in senso letterale) non ci fosse più nessun leader di un Paese presentabile disposto a farsi vedere in pubblico con Papi (del resto già frequentarlo in privato è sufficiente per la rovina sicura, vedi Topolanek sorpreso col pisello di fuori).

E così, chi ha tirato fuori Papi dal cilindro? Ma l’amico Gheddafi, ovvio: uno dei maggiori e più stimati leader del mondo moderno, tanto che Silvio era un po’ incerto perché ha paura che il Nobel per la Pace lo diano a Gheddafi invece che a lui. Quindi, ecco lo storico scatto dell’incontro all’aeroporto:

papi_gheddafi.jpg

Noi, però, abbiamo uno scoop: il portamento dignitoso e l’abbigliamento inappuntabile di Gheddafi mentre abbraccia Papi Silvio ci danno un indizio sul fatto che in realtà pure il leader libico abbia snobbato Berlusconi, e che egli abbia rimediato chiamando in azione uno dei suoi maestri di pensiero, ossia Giorgio Bracardi:

bracardi.jpg

Guardateli bene, quello che scende dalla scaletta è chiaramente Bracardi, appena mascherato dagli elegantissimi occhiali da sole rubati a Noemi sulla circonvallazione di Casoria. Esclamando “pizzettine Catarì, qual è il vostro segreto?” il finto leader libico esibisce, appuntata con lo scotch, anche la foto in bianco e nero dei nipotini che attorniano il suo cammello. Pare che subito dopo l’abbraccio sia apparso anche Mariano Apicella, che sceso da un volo di stato lì vicino ha immediatamente attaccato a suonare una fisarmonica: al che Bracardi-Gheddafi ha cominciato a saltellare a ritmo e a chiedere una nocciolina.

Oh, chissà come mai Obama è andato a Parigi ma non è passato nemmeno un attimo da Villa Certosa

[tags]berlusconi, papi, noemi, putin, gheddafi, elezioni, risultati, pdl, apicella, obama, come ci siamo ridotti[/tags]

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