Campanili del Sud
Oggi stavo perdendo tempo sui forum del Toro quando mi è capitato sotto gli occhi un thread intitolato “Il weekend del napoletano”. Ho incominciato a leggere pensando che si trattasse del classico racconto più o meno razzista con cui qualche padano dileggia i napoletani a base di stereotipi… e invece no: l’autore è di Salerno e racconta soltanto la propria esperienza diretta. Quando vari lettori hanno cominciato a complimentarsi per lo stile satirico, l’autore ha cominciato a dire “no ma voi non capite, è tutto vero”, cosa che hanno confermato anche i napoletani del forum. Al che è partita una lunga discussione tra napoletani e salernitani, conclusa con una convergenza sul fatto che sì, è vero che d’estate ci sono anche dei napoletani per bene che rifiutano la barbarie locale e vanno a Ibiza, ma per tutta l’estate Ibiza tecnicamente fa parte del comune di Napoli.
Immagino che tra Napoli e Salerno ci siano le stesse rivalità di campanile che esistono tra qualsiasi coppia di città italiane adiacenti, ma io mi son chiesto: ma quando noi piemontesi andiamo al mare, i liguri ci vedranno così?
“allora, il fatto dei napoletani al mare funziona così.
è da premettere che questo fatto discende dal noto fenomeno, tuttora in fase di studio da parte degli scienziati, della moltiplicazione del napoletano.
in pratica i napoletani, per ragioni inspiegabili, si moltiplicano in prossimità dei giorni di vacanza o ferie (non scrivo riposo perchè, sappiamo bene, anche durante i giorni lavorativi loro non è che si stanchino molto). la moltiplicazione cresce in maniera esponenziale con l’aumentare dei giorni consecutivi di vacanza, ragion per cui i napoletani nei week-end diventano circa 15 milioni, nei ponti di 3-4 giorni circa 50 milioni, per le vacanze di pasqua circa 500 milioni, per le vacanze di natale superano il miliardo. dal primo agosto, per 20 giorni, sono maggioranza assoluta della popolazione terrestre.
in codesta riflessione/saggio analizziamo il fenomeno più diffuso nel weekend tardo primaverile: il fine settimana al mare, a paestum.
paestum, specialmente negli ultimi anni, domina incontrastata i weekend marini partenopei, ed ha superato con furore sorrento, baia domizia e scalea, altre destinazioni top per i partenopei. resiste ancora ischia, seppur maggiormente di nicchia. i napolesi amano andarci e ritrovarsi lì, per perpetrare le proprie irrinunciabili abitudini e tradizioni.
l’orario di uscita dal lavoro di venerdì, orientativamente, è per le 17. ragion per cui intorno alle 14 l’autostrada napoli-salerno è già completamente intasata in direzione sud. intorno alle 15,30 sulla tangenziale di napoli iniziano a sentirsi distintamente colpi di rivoltella.
a causa di questi brevi disagi la massa informe dei partenopei arriverà a paestum a notte fonda; la storica località , perla della magna graecia, si scuoterà dal suo torpore intorno alle due, violentata da sfrigolio di cipolle, puzza di sugo marcio e canzoni di gigione.
dal sabato mattina vige l’occupazione selvaggia degli arenili. gli indigeni cilentani e gli amici salernitani si rinchiudono in qualche stabilimento balneare che non accetti napoletani (che manco sono interessati ad andarci, ad onor del vero), ma le spiagge pubbliche sono loro.
i contrasti cromatici degli ombrelloni sono tali che parecchie persone perdono la vista, e alcuni anche l’udito. due anni fa un turista tedesco di passaggio restò senza olfatto per tre mesi.
le attività in spiaggia sono molto limitate: gavettoni, palleggi in riva al mare a trenta centimetri da famiglia con figli neonati e padri urlanti “stann i’creatur!”, baccaglio a delicate ragazzine somiglianti a mastini napoletani, borseggiamento.
sotto ogni ombrellone troneggia una matrona, seduta su minuscola sedia pieghevole in legno o finto legno, che per tutta la durata della giornata scarta frittate di maccheroni e le distribuisce ai presenti e ai passanti. recentemente a quark piero angela si è occupato del fenomeno e ne sono emerse tre ipotesi prioritarie:
– la frittata di maccheroni è una sola minuscola fettina, ma l’incartamento in stagnola è di circa 150 chilometri
– la frittata di maccheroni, prima di essere affettata, era delle dimensioni di piazza del plebiscito
– non esistono nè la matrona nè la frittata, si tratta di immagini olografiche a fine folkloristico
a differenza del resto del mondo civilizzato, i napoletani non amano stare lunghe giornate in spiaggia, perchè non si staccano dalle loro abitudini prioritarie. tra le 13,10 e le 13,20 la spiaggia si svuota e vanno tutti a pranzo, nelle fetide baracche travestite da villette al mare che hanno affittato.
i cilentani sono felici perchè pensano di aver rifilato un pacco, i napoletani se la ridono perchè pagano con soldi falsi, o rubati. spesso proprio ai cilentani. va da sè che qualsiasi cosa che valga più di un rutto, in casa, verrà distrutta. vasi che resistevano da generazioni e generazioni, forse già proprio dai tempi dei greci, vengono polverizzati. foto di famiglia mangiate.
ci si chiederà come mai abbiano fame se hanno passato la mattina tra le frittate di maccheroni (e anche i casatielli, per i più radical-chic). bene, se vi ponete questo interrogativo non avete capito niente di loro.
nel pomeriggio si torna in spiaggia, l’andazzo è simile a quello del mattino: pallone, matrone, baccaglione. in più si vedono le due forme di seduzione più diffuse tra i napoletani di ogni età ed estrazione: la pallavolo e il tuffo a cufaniello.
di sera, intorno alle 21, tutti a tavola! tra ettolitri di vino e damigiane di cocacola per i più piccini, i napoletani completano la giornata gastronomica (salvo isolate pizzette notturne) devastandosi completamente. il fungo atomico che sovrasta la zona per un’oretta è visibile anche dal basso lazio.
a questo punto, le famiglie si dividono. il pater e la mater familias si dedicano alla televisione, gettonatissimo il solito varietà di rai uno o le trasmissioni con bambini incapaci che si esibiscono su canale 21. i più evoluti, che già sviluppano comportamenti sociali, imbastiscono uno scopone scientifico con i vicini di appartamento. spesso per questo ci scappa il morto. nel 2004 per un ramino condominiale ci fu una strage; da allora una frangia denominata “scissionista” ha polemicamente affittato un appartamento a capaccio scalo cercando di creare un nuovo filone.
i giovani, invece, vanno a passeggio. si muovono in sciami da centomila. musica a palla dalle macchine, con particolari preferenze per la progressive, la deep house e tommy riccio. nonostante le cilentane siano mediamente brutte quanto la miseria, il napoletano ama la conquista in trasferta, forse a causa degli storici fallimentari risultati dell’amata squadra di calcio lontana dal san paolo. per cui si assiste a scene deprimenti come gente che si sporge talmente dal finestrino dal ritrovarsi a piedi per proporre soluzioni sorprendenti a delle orrende ragazzotte con delle zeppe alte quanto lo stelvio. solitamente, va detto, il napoletano all’attacco è cordiale e non volgare. viene solo tradito dal proprio accento. le frasi che rimbombano solo del tipo “gome sei garina, vieni a pigliar un gelatino?” o “vien a ballar che si tras a coppie?”. di contro le ragazze si spostano sdegnate, o abbaiano. ovviamente il traffico è completamente bloccato. completamente. ma per ragioni misteriose il napoletano, sia pur in ingorgo a croce uncinata, non spegne mai il motore. un esponente dei verdi del parlamento austriaco a vedere la scena in televisione è morto.
la domenica, com’è ovvio, procede come il sabato. l’unica differenza è tra le 10,30 e le 12, quando le matrone interrompono lo scartamento delle frittate di maccheroni e vanno a messa. la chiesa fino al weekend successivo puzzerà di carne arrostita.
alla domenica sera, purtroppo, il weekend è finito. il napoletano non ha mai accettato il concetto di “partenza intelligente”. per loro anche l’ultimo istante di vacanza è da sfruttare e succhiare avidamente. per cui, dal momento che sono tutti uguali e ragionano esattamente nello stesso modo, partiranno tutti contemporaneamente, intorno alle 19,30. il traffico, ovviamente, si paralizza. alcune arterie primarie restano bloccate già da un’ora prima, solo per la paura dell’evento. i pochi chilometri che separano paestum da salerno diventano una traversata oceanica. molti non ce la fanno e tentano di suicidarsi sotto le macchine. ma le macchine camminano talmente lentamente che non sortiscono alcun effetto (provando tra l’altro numerose teorie della fisica, in particolare quella della relatività ). intorno all’una della notte questo rettile informe composto da centinaia di migliaia di automobili arriva a salerno. ovviamente non prosegue lungo la tangenziale, che è collegata all’autostrada, ma esce. “ci facciamo un giro per salerno? salerno è bellina!”, è la frase gridata all’unisono. e così arrivano. gli indigeni svuotano strade e locali, mentre compaiono nuovi locali aperti solo per la loro discesa, che si autodistruggeranno alle cinque del mattino. i napoletani arrivano dove vogliono andare e lasciano la macchina lì. ve lo giuro. ma proprio lì per strada. il parcheggio è un’abitudine che non conoscono, o forse non la praticano per risparmiare tempo. tranquilli residenti che scendono di casa e vedono, all’altezza della propria punto, macchine in sosta fino all’ottava fila, a volte svengono, a volte muoiono, a volte vengono arrestati per oltraggio alla bandiera.
scoppiano le prime risse isolate ma, nonostante non corra buon sangue tra salernitani e partenopei, preponderantemente i padroni di casa preferiscono rifugiarsi in poche, e nascoste, isole felici ancora non scoperte dai napoletani, e aspettare che la tragedia passi.
di contro, le orde di napoletani sono proprio in cerca di tali isole; per questo come in preda a trance girano in gruppi per i vicoli del centro storico salernitano con il fare ansioso e pimpante di un gruppo di galeotti che partecipa alla caccia al tesoro dentro il carcere di poggioreale.
verso le tre, improvvisamente e senza ragioni apparenti, piombano tutti in macchina e ripartono. va da sè che a salerno ci sono due (due) comodi caselli dell’autostrada. ma “un gelatino a vietri? un gelatino a vietri?”, come dire di no? il napoletano patisce la mancanza della costiera amalfitana (che ha cercato di annettersi tentando di spacciare la costiera sorrentina come prolungamento della stessa), e vuole poggiare lì la propria bandiera. e per il napoletano vietri sul mare è atta allo scopo. perchè è costiera amalfitana, e a un napoletano non è che puoi far capire la differenza tra palinuro o teggiano, tra santander e barcellona, tra springfield e los angeles. è sempre cilento, è sempre spagna, è sempre america. loro sono così. e così vietri sul mare è sempre costiera. anche se un salernitano abitualmente quando la vede piange.
così il serpentone malvagio piomba a vietri. un paio d’ore per fare un chilometro e mezzo. i locali chiudono di botto tranne un paio di coraggiosi: il bar ancora e uno che ha assicurato un banco di pizze a trancio per dodici miliardi di euro. inutile specificare che il bar ancora cambia gestione circa tre volte all’anno. tutto vero.
verso le cinque del mattino, appagato, il napoletano si rimette in macchina direzione napoli. del resto alle nove l’ufficio apre. la coda al casello (fortunatamente spostato per queste esatte cause da salerno a nocera) arriva fino in libia. la salerno-napoli è completamente paralizzata. i primi fortunati arrivano a napoli intorno alle 17. un caffè, firma in ufficio e tutti a casa.
si blocca la tangenziale di napoli.”
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