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giovedì 23 Luglio 2009, 13:51

Tre case per un albergo

Dunque ricapitoliamo. Non più tardi di ieri La Stampa pubblica un articolo che spiega come i maggiori alberghi di lusso cittadini siano sull’orlo del fallimento, pronti a essere trasformati in alloggi; a cui si aggiunge poi la notizia della chiusura di un altro albergo. Oggi naturalmente la Pravda sabauda pubblica in bella evidenza un nuovo articolo in cui si rassicura la cittadinanza sul fatto che le notizie di ieri erano false e in realtà tutto va bene: non sia mai che a Torino ci sia qualcosa che non va meravigliosamente, addirittura ci dicono che “Reggia di Venaria” è fra le “cinque più gettonate in assoluto” (nel mondo!) tra le parole che i turisti “cliccano sul Web”, qualsiasi cosa ciò significhi.

Nel frattempo si scrive un altro bell’articolo per descrivere la nuova grande idea per il recupero del Palazzo del Lavoro (già di suo un obbrobrio che ricorda la miglior architettura comunista di Bucarest) cioè metterci dentro un centro commerciale – l’ennesimo, a un chilometro dall’8 Gallery, in un momento in cui soltanto sabato scorso metà dei centri commerciali cittadini erano paralizzati dagli scioperi contro i tagli derivanti dalla crisi. E in fondo all’articolo si aggiunge: già che ci siamo, sull’Alenia di corso Marche vogliamo fare un grattacielo alto cento metri (il quarto o quinto della città) e l’immancabile albergo; a questo punto davvero inutile se non come collettore di finanziamenti pubblici per il turismo, dato che gli altri stanno chiudendo e che a due isolati da lì c’è l’Holiday Inn di piazza Massaua permanentemente semivuoto.

E’ evidente che queste vicende sono collegate a speculazioni immobiliari, sfruttando spesso l’ampia disponibilità (per gli amici) di fondi pubblici di varia provenienza ed etichettatura; e questa crisi degli alberghi costruiti per le Olimpiadi, ampiamente sovvenzionati da noi, proprio non mi spezza il cuore se non per il destino dei dipendenti. La faccia tosta è tale che, buttata lì come fosse cosa da niente dentro l’articolo sulla chiusura del Jolly Hotel Ligure, c’è un “commento” proveniente da Palazzo Civico che anticipa l’idea che il costruendo albergo di lusso nella ex casa Gramsci di piazza Carlina – quella che fu assegnata dal Comune con un’asta contestata alla Immobiliare Galileo dei soliti De Giuli della De-Ga, invece che agli svedesi Radisson – venga tranquillamente trasformato in lucrosissimi appartamenti prima ancora di aprire (ammesso che ci stiano lavorando davvero, alla trasformazione in albergo, e che non stiano semplicemente aspettando la prevista variante d’uso in modo da non dover nemmeno fare i lavori due volte). Ma no! Chi l’avrebbe mai detto!

Peccato che, invece di avere dei giornalisti che chiedono conto a Chiamparino & c. di queste evidenti contraddizioni (per non dire di peggio), abbiamo dei giornalisti che le propagano scodinzolando…

[tags]torino, urbanistica, crisi, alberghi, turismo, reggia di venaria, speculazioni edilizie, centri commerciali, palazzo del lavoro, chiamparino[/tags]

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2 commenti a “Tre case per un albergo”

  1. Nick:

    La vera notizia bomba è quella di chiusura del tuo post. Davvero ci sono ancora dei giornalisti a La Stampa? Pensavo fossero scomparsi tutti da anni, insieme ai correttori di bozze (che non sono nemmeno mai stati sostituiti da quelli automatici).

  2. mfp:

    Non sara’ esaustivo, magari solo indicativo… pero’…

    http://www.google.com/trends?q=reggia+di+venaria%2C+colosseo&ctab=0&geo=all&date=all&sort=0

    Pravda Sabauda: tie’!

 
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