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Archivio per il giorno 7 Agosto 2010


sabato 7 Agosto 2010, 17:28

La visita a Nanchino

Vorrei avere più tempo per raccontarvi nel dettaglio la gita di oggi a Nanchino, cominciata all’alba – sveglia alle cinque – perché ci vuole un’ora per arrivare alla stazione e poi due ore e venti minuti per 300 chilometri di treno, e finita poco fa. Mi limiterò a raccontare qualcosa.

Per forza di cose, il giro è stato limitato alla principale attrazione turistica di Nanchino: il Parco Nazionale del Monte Zhongshan. Sun Zhongshan è il nome in cinese moderno del personaggio storico da noi noto come Sun Yat-Sen, l’indiscusso padre della patria cinese sia per i comunisti che per i nazionalisti. Fu lui, a fine Ottocento, a formare un movimento rivoluzionario tra gli espatriati e poi ad attendere l’occasione buona per rovesciare l’ultimo imperatore e la sua malevola tutrice instaurando, nel 1911, la Repubblica di Cina. Non gli andò molto bene perché finito il colpo di stato il generale che l’aveva aiutato lo esiliò e si proclamò nuovo imperatore; comunque, dal 1911 al 1949 la Cina visse quarant’anni di caos, tra guerre civili continue e invasione giapponese, che terminarono solo con la vittoria dei comunisti; ma Sun Yat-Sen era già morto nel 1925, dopo essere rientrato e aver guidato a fasi alterne una repubblica formalmente nazionale ma che in pratica controllava solo pezzi sparsi della Cina.

Nanchino fu appunto la capitale della Repubblica di Cina, tanto che dal punto di vista formale è tuttora la capitale di Taiwan – o meglio lo sarebbe se Taiwan fosse uno stato indipendente, teoria che al momento è sostenuta solo dal Vaticano e dalla Lonely Planet; per tutti gli altri è una provincia ribelle della Repubblica Popolare Cinese. Comunque, quando morì Sun Yat-Sen Nanchino era la capitale della Cina, e così il governo gli dedicò la montagna che sorge a fianco della città, su cui fece costruire un grande mausoleo. Certo non è un antico palazzo Ming, anche se è abbastanza in stile, ma vale comunque la pena di vederlo; durante la salita dei 392 scalini si possono ammirare giardini bellissimi, e giunti in cima la vista sulla città e sulla pianura è davvero bella.

Nonostante numerosi pacchi logistici – non fidatevi delle mappe dei bus solo in cinese vendute dalle vecchine all’uscita della stazione, ma non fidatevi nemmeno della Lonely Planet della Cina, che oltre a non capire una mazza di politica internazionale contiene su Nanchino indicazioni talmente vaghe e imprecise da far dubitare che chi le ha scritte ci sia venuto veramente – alla fine abbiamo completato la visita dei tre luoghi principali del monte, grazie a un biglietto unitario da 140-yuan-140 per cranio, che però comprende anche dei simpatici trenini elettrici che ti portano da una parte all’altra… questo perché i tre luoghi sembrano vicini, ma non lo sono affatto.

Dopo il Mausoleo di Sun Yat-Sen abbiamo visto l’area del Tempio Linggu, che dei tre è il luogo più trascurabile; però un botteghino proprio all’inizio della salita ci ha dato cibo ottimo e abbondante (noodles con l’uovo, riso alla cantonese e ravioli) per soli 45 yuan in due. Nell’area, la cosa più interessante è il Padiglione Senza Travi, così detto perché (rarità) costruito a volte in mattoni invece che con le travi di legno, nel quale una serie di statue di cera ripercorre la storia della rivoluzione e della nascita della Repubblica di Cina. Ovviamente codesto sacro monumento nazionale realizzato dal Kuomintang negli anni ’20, che contiene al proprio interno anche l’iscrizione dei nomi di migliaia e migliaia di morti nella guerra civile, contiene però anche un apposito negozietto di souvenir; per non parlare del grazioso Padiglione del Vento dei Pini, che era l’ossario dei suddetti caduti ma che i comunisti hanno poi svuotato e trasformato interamente in un mercatino di ventagli finti e giade di dubbia qualità. In fondo alla salita c’è un’alta pagoda, è anch’essa di quel periodo ma contro lo sfondo della montagna coperta di boschi – la vera attrazione del tutto – fa comunque la sua porca figura.

E’ stato però l’ultimo dei tre luoghi a risaltare come il migliore, un altro posto dove – complici il cielo sorprendentemente azzurro e le luci allungate del tardo pomeriggio – la Cina ha dimostrato tutta la sua magia. Si tratta della tomba del primo imperatore Ming: infatti anche quando i Ming, a metà del XIV secolo, presero il potere, Nanchino era la capitale della Cina. I Ming la spostarono presto a Pechino, e infatti le tombe Ming sono una delle maggiori attrattive della capitale; soltanto il primo imperatore fu sepolto ancora a Nanchino.

Eppure la sua tomba, da poco restaurata e da qualche anno patrimonio dell’umanità, è decisamente meglio dell’unica visitabile a Pechino, e non solo perché a Nanchino ci sono molti meno turisti (anche oggi abbiamo incontrato altri due occidentali in tutto, e in compenso parecchi locali ci hanno guardato a lungo e un paio ci hanno chiesto la foto). Recentemente, a costo di chiudere una via e deviare i pullman dal percorso storicamente riportato sulle mappe delle vecchine, hanno ripristinato buona parte del percorso di accesso, una strada all’interno di un parco meraviglioso, pieno di alberi, colline e fiori, lastricata di pietre e fiancheggiata a intervalli regolari da grandi statue di animali prima e di soldati poi. E’ un percorso d’onore davvero unico e fuori dal tempo, che conduce poi al grande complesso della tomba, con varie sale e porte monumentali e infine l’ascesa verso il mausoleo. Secondo me, se si viene in Cina per un viaggio un po’ approfondito, vale senz’altro la pena di passare da Nanchino per vederlo.

Concludo con una nota tecnica: sia secondo la Lonely Planet (comprata nuova prima di partire) che secondo varie fonti online, Nanchino ha una sola linea di metro con una manciata di fermate. In realtà, posso confermare che ne ha due, di cui una con diramazioni, per alcune decine di fermate nel complesso; e ha anche un simpatico sistema che come biglietti usa delle specie di gettoni dell’autoscontro di plastica blu, che poi si rivelano essere badge RFID da passare sul lettore all’ingresso e riconsegnare in una fessura all’uscita, esattamente come i biglietti di Shanghai. Certo i locali paiono un po’ confusi dal nuovo sistema di trasporto, tanto che nei vagoni ci sono cartelli con scritto “non sputare” (e vabbe’, è una piaga sociale) ma anche “non appendersi ai sostegni per dondolarsi” e “non arrampicarsi sulle pareti”. Cosa non si può fare con una metropolitana nuova!

[tags]viaggi, cina, nanchino, storia, sun yat sen, repubblica di cina, taiwan, tombe ming, metropolitana[/tags]

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