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Archivio per il giorno 6 Ottobre 2010


mercoledì 6 Ottobre 2010, 15:05

Il costo dei bit

Ieri pomeriggio vari giornali hanno pubblicato con evidenza la notizia di una riduzione dei costi bancari: prelievi dal bancomat e pagamenti Rid costeranno meno, e la cosa, in tempi di crisi, non può che fare piacere.

Certo, leggendo l’inizio dell’articolo viene subito qualche dubbio: “In arrivo tagli fino al 36% per le commissioni interbancarie”. Non siete buoni consumatori se non sapete che quando vi dicono “fino al” stanno cercando di allettarvi con vantaggi invariabilmente molto più consistenti rispetto a quelli che si applicheranno al vostro caso; certo, in teoria un giornale dovrebbe fare informazione e non marketing… in teoria.

E infatti, leggendo bene si scopre che il taglio del 36% riguarda solo la commissione tra banche per i Rid, ovvero l’addebito in bolletta nel caso in cui la vostra banca sia diversa da quella del vostro creditore. La commissione in questione scende a 16 centesimi di euro, una concessione già un po’ dubbia se si considera il fatto che l’Europa ne impone l’azzeramento a partire dal 2012; ma anche allora, specifica l’articolo, verrà comunque addebitato il prezzo del “servizio di allineamento elettronico archivi” pari a 7 centesimi. Beh, direte voi, se è un servizio a pagamento potrò disdirlo, no? Non lo so, ma sono pronto a scommettere che non troverete una banca disposta a farvi il Rid, gratuito per legge, senza che voi compriate l’allineamento elettronico degli archivi. Mica vorrete che i loro archivi restino disallineati, no? D’altra parte mi sfugge come si possa completare una transazione tra due parti senza aggiornare allo stesso modo i loro archivi: è un po’ come dire che il biglietto del pullman è gratis ma il servizio di apertura porte per farti scendere è a pagamento.

Peggio ancora se esploriamo le altre “riduzioni”: la commissione per il Pagobancomat scende di “oltre il 4%” (addirittura!), da 13 a 12 centesimi; quella per i prelievi Bancomat scende da 58 a 56 centesimi. Troppa grazia, vero? E poi, queste sono commissioni interbancarie (pagate da banca a banca) e voglio vedere quante banche trasferiranno gli sconti ai prezzi praticati ai clienti.

Vale la pena di fermarsi un attimo a pensare: per che cosa stiamo pagando queste cifre? Per quanto ci sia dietro un pochino di investimento (nel caso del Bancomat c’è da pagare il costo iniziale della macchinetta, oltre ai dieci minuti di lavoro di un dipendente della filiale per riempirlo regolarmente di denaro), si tratta di servizi sostanzialmente virtuali. Un addebito Rid è, sostanzialmente, un aggiornamento di due cifre in due database, togliendo tot soldi da un conto e aggiungendoli sull’altro – una operazione che un computer fa in una frazione di secondo. Il costo di queste operazioni non è proprio zero, ma non è molto di più.

Tutto questo mi ricorda uno dei grandi business del terzo millennio: gli SMS. Forse non tutti sanno che gli SMS sono messaggi di pochi byte che non usano nemmeno i canali di trasmissione della voce, ma vengono inviati sulla rete di segnalazione, ovvero su quei canali di comunicazione che l’operatore cellulare usa per gestire le varie celle della rete, tracciare gli utenti e aprire le chiamate (questo spiega perché spesso gli SMS funzionino anche quando non si riesce a chiamare). In altre parole, i messaggi viaggiano su una infrastruttura che già esiste, sfruttando il fatto che essa rimarrebbe vuota per gran parte del tempo. Il costo di un SMS per l’operatore può tranquillamente essere equiparato a zero; è vero che è necessario qualche server e un po’ di elaborazione, ma il relativo costo, spalmato sui miliardi di SMS che circolano, è trascurabile – tanto è vero che, nei primissimi anni della telefonia mobile, gli SMS erano gratis.

Il prezzo pagato per trasmettere un SMS è dunque da considerarsi stratosferico, e fissato da una sola cosa: dalla possibilità del cartello degli operatori di chiedere più o meno il prezzo che vogliono. Non si spiegherebbe se no come mai, per esempio, mandare un SMS dalla Lituania all’Italia costi 11 centesimi: per molti utenti, meno di quanto costa mandarlo dall’Italia. In realtà, costa 11 centesimi solo perché esiste una disposizione europea che fissa tale cifra come prezzo massimo per gli SMS in roaming intra-europeo – altrimenti, come una volta, ne costerebbe tranquillamente 20 o 50.

In una economia di prodotti immateriali, talvolta (non sempre, ovvio) producibili a costo sostanzialmente nullo, il ruolo dei governi e degli enti regolatori diventa fondamentale: sono gli unici che possono assicurarsi che la cornucopia magica della riproduzione digitale vada a vantaggio della società e non solo a vantaggio di poche grandi aziende. La realtà, purtroppo, è ben diversa. Per esempio, a livello nazionale, la competenza sul prezzo degli SMS è dell’AGCOM: possiamo augurarci buona fortuna.

[tags]economia, immateriale, banche, bancomat, prezzi, sms, cellulari, oligopolio, regolazione[/tags]

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