Se Youtube ci cancella
Mi ha molto colpito una notizia che ancora non è arrivata sui grandi media e sospetto che non ci arriverà mai, e che è uscita soltanto qui. In pratica, nella notte dell’11 novembre, Youtube (cioè Google) avrebbe effettuato un vero e proprio “crackdown” sui video che contenevano spezzoni di trasmissioni Mediaset, su richiesta della stessa. Non solo tutti questi video sarebbero stati rimossi, ma molti degli account ad essi associati sarebbero stati chiusi, rimuovendo tutti i loro video.
A prima vista uno potrebbe dire “chi se ne frega”: non esiste un diritto costituzionale a riprodurre spezzoni di Grande Fratello su Youtube. Leggendo in giro, però, si trovano racconti di situazioni ben diverse: l’eliminazione avrebbe riguardato anche spezzoni di telegiornali utilizzati in base al diritto di cronaca che la legge italiana comunque tutela, per informare o per commentare il taglio editoriale del telegiornale stesso. L’eliminazione avrebbe riguardato anche video che Mediaset stessa, anni fa, aveva messo liberamente a disposizione degli utenti per lo scaricamento dai suoi siti (non si sa con quale licenza).
Ma il problema più grave si verifica per chi magari aveva un solo video contenente estratti da trasmissioni Mediaset, ma si è visto chiudere l’account, eliminando decine e decine di video autoprodotti perfettamente legittimi. E’ il caso dei Powerillusi, una delle storiche band indipendenti di Torino, il cui canale è stato completamente cancellato senza preavviso. Anche disponendo di una copia di riserva del materiale, il danno è enorme: oltre alle giornate perse per caricare il materiale, i filmati spesso sono linkati ed embeddati in centinaia di siti, nei quali non risulteranno più disponibili.
Google è legalmente obbligata a rimuovere da Youtube i filmati che violano il copyright di qualcuno, se questo glielo segnala; e capisco la difficoltà di una azienda a cui Mediaset ha già chiesto 500 milioni di euro di danni. Tuttavia, non sono affatto obbligati ad andare oltre; quella di inserire nei termini del servizio una clausola che permette di chiudere l’account dopo un certo numero di segnalazioni è una loro precisa scelta politica, come lo è quella di avvalersene a tappeto come appena accaduto, senza riguardo per la libertà di comunicazione dei loro utenti, magari solo per risparmiarsi il tempo e il costo di fare un lavoro di fino. Esiste una procedura di appello; vedremo se funziona. Resta il fatto che, nel dubbio, Youtube preferisce schierarsi dalla parte dei grandi media invece che da quella dei suoi utenti, abbondando con l’eliminazione preventiva.
Vi è dunque un chiaro problema, specialmente per noi che usiamo la rete per controinformare: possiamo fidarci di Youtube? Chi ci garantisce che domani mattina tutti i video di Tony Troja non spariranno di botto, visto che sicuramente ce n’è almeno uno con dentro qualche secondo di trasmissione Mediaset? Il problema non riguarda solo Youtube; anche Facebook rimuove note e video su segnalazione, senza andare tanto per il sottile.
Gli amanti del libero mercato rispondono che sono fatti nostri; se non ci piacciono le condizioni di Youtube o di Facebook abbiamo solo da usare qualcos’altro. Eppure queste sono piattaforme che rappresentano quasi un monopolio, un elemento informativo fondamentale della rete. A me va benissimo che loro siano obbligati a rimuovere il materiale protetto da copyright, però vorrei anche che fossero obbligati a non rimuovere il materiale che non viola un bel niente. Se ci sono dubbi, che le parti vadano da un giudice che stabilirà se il contenuto è legale o meno. Ma non trovo accettabile che la censura del nostro materiale sia affidata a un operatore di call center o peggio ancora a un bot automatico. Costa? Cavoli loro, fa parte del servizio che devono offrire.
Perché se no si comportano come il direttore di un giornale che, quando un suo editorialista si becca una denuncia, non solo rettifica l’articolo, ma lo licenzia in tronco e cancella dagli archivi tutti gli articoli che ha scritto. E allora non mi vengano a dire che Google non è un editore.
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