Declino e caduta dell’impero romano
Ieri mattina sono arrivato a Fiumicino con un volo Alitalia. Non usavo più la compagnia di bandiera da secoli; stavolta c’era una buona offerta, e dunque ho deciso di darle un’altra chance. Avrei dovuto capire che era una pessima idea dal fatto che sul sito Alitalia non è stato possibile comprare il biglietto: quando arrivavo al modulo di pagamento, il sito si piantava. Forse funziona solo con Internet Explorer, non lo so, fatto sta che sono dovuto andare a comprare il biglietto su Expedia, che peraltro non mi ha fatto pagare i cinque euro di “commissione carta di credito” che Alitalia chiedeva sul suo sito (unico caso in cui l’acquisto tramite intermediario costa meno dell’acquisto diretto).
Anche il web check-in è stato un mezzo disastro: il sistema Alitalia non accetta, come il resto del mondo, il codice IATA di sei caratteri, ma vuole per forza il numero di biglietto elettronico, che però Expedia non mi dava. Alla fine l’ho trovato in un angolino dell’interfaccia di Expedia, l’ho messo, il sistema mi ha creato un PDF in due copie. Io ne ho stampata una sola: tutti i web check-in del mondo funzionano che al gate o il foglio viene strappato o marcato (modello Ryanair), o contiene un codice a barre che viene letto (modello Lufthansa). In ambo i casi, il foglio resta al passeggero. Ma Alitalia no: stampa il codice a barre ma, visto che non si sono preoccupati di dotare i gate di lettori, al gate il foglio viene ritirato. Dopodiché, salendo sull’aereo, ti chiedono la seconda copia! Ma perché dovrei stampare due volte lo stesso foglio per consegnarlo in duplice copia a trenta secondi l’una dall’altra? Gli alberi ringraziano.
Arrivato a Fiumicino con soli 45 minuti di ritardo, mi sono avviato verso la stazione del treno. Come al solito, i tappeti scorrevoli del percorso dal terminal alla stazione erano quasi tutti rotti; il degrado è sempre peggiore, le scale mobili sono ferme e vanno salite a balzelloni, tutto è sporco e semiabbandonato. La responsabilità è di RFI, trattandosi di area ferroviaria, e dunque come ha risolto il problema la società Aeroporti di Roma? Semplice, tappezzando di cartelli i punti di confine per avvisare “DA QUESTO PUNTO I SERVIZI NON SONO GESTITI DA AEROPORTI DI ROMA”. Scaricata la responsabilità , il servizio rimane degradato come prima.
Dovevo andare a Termini, e dunque ho fatto una cosa che non faccio mai; invece di prendere il molto più economico treno metropolitano FM1 per Fara Sabina, scendendo a Ostiense e prendendo da lì la metro, ho preso il Leonardo Express per Termini. E’ “express” nel senso che non ferma, ma si accoda al treno locale che fa tutte le fermate e dunque va a passo d’uomo, impiegando 38 minuti per percorrere 23 chilometri (velocità media 36 km/h). Non sarà il maglev che collega alla città l’aeroporto di Shanghai, che raggiunge i 400 chilometri orari, ma in compenso costa poco: 14 euro (il maglev di Shanghai ne costa 5). E’ perché è un treno “di sola prima classe”: cioè un treno di seconda con i sedili coperti in finta pelle blu, le porte rotte e le carrozze arrugginite.
A Termini, il treno dall’aeroporto viene attestato al binario 25, che inizia a centinaia di metri dagli altri: il posto più scomodo e lontano possibile, costringendo i turisti con i bagagli a trascinarseli sul marciapiede. Ma sul marciapiede devono passare anche i carrelli di servizio, dunque qualche sindacalista romano ha ottenuto che metà del suddetto venisse delimitata con strisce blu e riservata ai dipendenti su carrello. Lo spazio rimanente è insufficiente e i clienti del treno si pigiano, ma non importa a nessuno.
Si potrebbe uscire dal sottopassaggio verso via Marsala, risparmiando parecchi minuti di cammino, ma c’è un problema: era pieno di venditori abusivi. Come hanno risolto il problema? Pattugliando il sottopassaggio? No, semplicemente hanno chiuso gli accessi al sottopassaggio dai binari, così il problema si risolve da solo.
Stamattina presiedevo una sessione della conferenza. In sala poca gente: la città è paralizzata dai cortei degli studenti. Li ho visti partire mentre arrivavo qui a piedi: migliaia e migliaia, con fumogeni e botti, e striscioni che dicevano “RIVOLUZIONE”. Elena è andata in centro – a piedi, perché i mezzi di superficie sono bloccati, mentre la metro è chiusa per sciopero. Il centro è militarizzato: l’intera zona centrale, per chilometri, è bloccata e non ti fanno passare nemmeno a piedi; ti accolgono col mitra spianato. Signore con auto lussuosa spergiurano di abitare davanti a Palazzo Chigi e chiedono di passare; agognano brioche. Ma ci sono vari livelli di sbarramenti; mancano solo i carri armati… per ora.
Qui, molto più che a Torino, tira aria di fine impero. Il problema è cosa resterà dopo.
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