Se Fassino ammazza i referendum
In maniera assolutamente scientifica, mercoledì, nel bel mezzo delle celebrazioni per l’Unità d’Italia, la Camera ha deliberato sulla data del voto dei referendum sul nucleare, sull’acqua pubblica e sul legittimo impedimento; e per un solo voto, 276 a 275, ha vinto la scelta di tentare di ammazzare i referendum a spese degli italiani. Lo Stato spenderà dunque 350 milioni di euro in più per farci votare i referendum il 12 giugno, invece che il 29 maggio in contemporanea coi ballottaggi delle comunali; questo perché la scelta del 29 maggio avrebbe sì fatto risparmiare quei soldi e una domenica di tempo agli italiani, ma avrebbe anche facilitato il raggiungimento del quorum su referendum che quasi tutto il mondo politico vuole affossare.
I giornali hanno scritto che la colpa è del deputato Marco Beltrandi, radicale eletto nelle liste del PD, che ha votato con il governo invece che con l’opposizione; ma questo non è totalmente vero. La colpa è anche di venti deputati dell’opposizione che non si sono presentati in aula; e tra questi c’era anche Piero Fassino, che era alla notte bianca di Torino a cantare l’inno in piazza con Chiamparino.
Io non voglio fare il moralista, e penso che possano anche esserci dei motivi validi per essere assenti dall’aula; una malattia, un lutto in famiglia. Posso persino arrivare a capire che, a fronte di un ordine del giorno poco importante e di votazioni dall’esito scontato, una volta ogni tanto il parlamentare possa preferire un altro impegno politico di grande importanza, o persino prendersi un giorno di ferie come qualsiasi dipendente.
Ma andare a mettersi in mostra davanti alle telecamere perché mentre sei deputato sei anche candidato sindaco, proprio mentre si vota una questione della massima importanza, mi spiace, non è accettabile.
Vale anche per Coppola, che fa il candidato sindaco e insieme l’assessore regionale; da entrambi vorrei come minimo il chiaro impegno a dimettersi dalla carica precedente una volta eletti in Comune, e comunque la garanzia che la campagna elettorale non toglierà tempo all’attuale impegno istituzionale per cui tuttora li paghiamo. Se no, che si dimettano immediatamente e poi faranno la campagna elettorale come meglio credono.
Ora, se ci beccheremo le centrali nucleari sotto casa e la privatizzazione dell’acqua (cosa quest’ultima che peraltro Chiamparino ha ampiamente provato a fare di suo in questi anni) e se il legittimo impedimento non sarà abolito, al di là della campagna referendaria di facciata che il PD non mancherà di fare, sarà colpa non solo di Berlusconi e di Cota, ma anche di Piero Fassino, proprio lui personalmente – e non è uno slogan, ma la realtà delle cose.
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