Parecchie persone negli ultimi giorni mi hanno chiesto spiegazioni su una vicenda che sta rimbalzando in rete da un blog all’altro, e che riguarda quattro delle persone meno sconosciute di tutto il Movimento: David Borrelli di Treviso, Matteo Olivieri di Reggio Emilia, Vito Crimi di Brescia e infine il sottoscritto. Vorrei dunque raccontare brevemente il mio punto di vista, nel modo più oggettivo possibile.
La storia inizia il 16 giugno, quando in un colloquio di un quarto d’ora presso la Casaleggio & Associati – la società che gestisce il blog di Grillo – mi viene chiesto se io abbia voglia di dedicare un po’ di tempo, gratuitamente, a programmare un software Web per condividere i testi di delibere e mozioni tra i consiglieri del Movimento nei vari Comuni. Siccome è proprio il mestiere che faccio da quindici anni, e siccome è una cosa che serve a tutti e che da anni tutto il Movimento chiede a Grillo di mettere in piedi, decido di accettare l’incarico, ovviamente lusingato dal fatto che abbiano pensato a me, chiedendo peraltro di poter coinvolgere un po’ di informatici dai vari gruppi locali del Movimento per suddividere il lavoro. Si trattava comunque di cosa di poche giornate che con la pausa estiva alle porte avrei potuto svolgere senza intoppi, non certo un incarico di anni e nemmeno una “carica” permanente.
Sabato 18 giugno si tiene a Milano un incontro nazionale tra tutti i consiglieri del Movimento. Negli scorsi anni ne sono già avvenuti cinque o sei; io ho partecipato solo agli ultimi due (a marzo come candidato sindaco). Si tratta di brevi corsi di formazione per i consiglieri del Movimento (durano circa tre ore con mezz’ora di pausa in mezzo) in cui lo staff di Grillo o suoi esperti forniscono nozioni su argomenti specifici; in quello di marzo, ci avevano spiegato come comunicare efficacemente sui blog e sui media, e poi un avvocato ci aveva edotto sui rischi legali (es. diffamazione) della nostra attività politica; in questo di giugno, è stata presentata una analisi dei risultati elettorali e della nostra comunicazione, poi ci sono state spiegate le conseguenze legali dei referendum sull’acqua. In cinque minuti, sono anche stati annunciati gli sviluppi che si volevano fare sul sito del Movimento e le quattro persone che avevano accettato di farsene carico, tra cui me.
Ora, per la maggior parte dei presenti la situazione era del tutto normale, ma non per Davide Bono, che a fine riunione ha avuto da ridire sul fatto di non essere stato consultato sulla scelta dei quattro referenti, che a suo parere avrebbe dovuto essere fatta in riunione, da tutti i consiglieri eletti del Movimento. Ha ricevuto una risposta piuttosto secca, e la cosa poteva finire lì.
Invece, la polemica è proseguita in rete, venendo poi ovviamente ripresa da chi non aspettava altro. Si è dunque montato a forza un attacco frontale contro Grillo, contro Casaleggio e contro noi quattro malcapitati, rei di avere accettato del lavoro gratuito per il bene di tutto il Movimento, in aggiunta a tutto ciò che già facciamo, senza aver prima chiesto il permesso degli “eletti”. Siamo stati descritti come “coordinatori nazionali” – termine che né Grillo né noi abbiamo mai usato e nemmeno inteso in alcun modo – per poi cavalcare le critiche che inevitabilmente, dopo una tale distorsione della realtà , sono spontaneamente gonfiate, fino a finire sui giornali interessati ad attaccare il Movimento, con titoli come “La base contesta Grillo”.
A me preme dunque chiarire che non è la base che contesta Grillo, ma qualche attivista e consigliere eletto che ritiene di dover contare di più nelle scelte nazionali del Movimento, secondo una visione che io non condivido (e tantomeno Grillo). L’idea alla base del Movimento è che esso sia un veicolo per portare individualmente dei cittadini dentro le istituzioni, facendo in modo che essi rispondano esclusivamente ai propri elettori, e non a una struttura intermedia di partito. Chi è stato eletto per fare il consigliere in una qualsiasi istituzione deve dedicare il proprio tempo a quello, e non ha alcun particolare titolo di mettere becco in ciò che fanno persone elette in altre istituzioni o nelle decisioni prese ai livelli geografici sopra e sotto il suo. Chi è stato eletto in Regione non è il capo di chi è stato eletto nei Comuni e non è nemmeno il rappresentante di tutto il Movimento regionale verso il livello nazionale; fuori dall’istituzione in cui è stato eletto, vale esattamente come qualsiasi altro elettore del Movimento.
La cosiddetta “democrazia interna” che chiedono alcuni è in realtà l’esatto opposto della democrazia partecipativa che vorremmo realizzare; nel momento in cui si creasse una struttura di delegati comunali, regionali e nazionali, in cui ci fossero assemblee regionali e nazionali con il potere di prendere scelte politiche e organizzative, il Movimento sarebbe diventato un partito, e inevitabilmente, per via delle naturali dinamiche di qualsiasi gruppo, comincerebbero a formarsi gruppetti, correnti, cordate e così via. Le scelte nazionali dovrebbero essere prese invece da tutti i cittadini iscritti sulla piattaforma del Movimento, in diretta relazione con Grillo che fa da garante, e senza intermediari; è logico che chi si è conquistato autorevolezza con le proprie azioni avrà la possibilità di influenzare l’opinione dei cittadini, ma non gli va attribuito alcun potere particolare.
Comunque, insieme allo staff di Grillo, abbiamo deciso di sospendere le attività in attesa di tempi migliori, per calmare un po’ le acque ed evitare spaccature; ed è comunque giusto che ci sia una discussione sulla futura organizzazione del Movimento, anche alla luce del fatto che evidentemente ci sono in giro visioni molto diverse. Allo stesso tempo, per dimostrare la mia buona fede, a un certo punto io ho rimesso il mio mandato agli elettori, dicendo di essere pronto a dimettermi (da consigliere comunale e di conseguenza anche da qualsiasi incarico nel Movimento) se, come sostenevano alcuni, io avevo violato l’impegno preso con gli elettori stessi accettando un “doppio incarico” deciso in maniera “non democratica”; alla fine, in una assemblea cittadina mi è stato detto che il fatto non sussiste, dunque non ho alcuna remora a continuare come prima il mio lavoro in Comune. Nonostante questo, alcuni sono persino riusciti a dipingere questa scelta come un mio tentativo di fare carriera, consistente nel lasciare il consiglio comunale per mettermi a fare gratis il webmaster di Grillo…
Questo mese è stato umanamente piuttosto difficile, non tanto per gli attacchi pubblici degli avversari e dei quotidiani, che ho messo in conto sin dal principio, quanto per quelli che sono venuti da alcuni compagni di avventura nel Movimento, alcuni dei quali hanno dimostrato una tale aggressività nei miei confronti (e in quelli di Grillo e Casaleggio) da lasciarmi molto perplesso e molto amareggiato. D’altra parte, la politica è passione e con passione ci si butta anche nei confronti interni… Certo però che la divergenza di vedute su come debba essere organizzato il Movimento, su cosa voglia dire “democrazia” e come la possiamo realizzare, necessita di forte riflessione: e senza dubbio questo sarà un grande tema dei prossimi mesi.
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