La variante che licenzia la gente
Questa è una storia che inizia molto tempo fa, ben prima che facessi politica; già allora (parliamo del 2007 e poi del 2009) il mio blog menzionava con un certo sconcerto la vicenda della vendita della casa Gramsci di piazza Carlina, dal Comune ai De Giuli – ben connessi immobiliaristi torinesi – al prezzo stracciato di 7 milioni di euro, per farne un albergo di lusso.
Il nuovo hotel sarebbe poi stato gestito dal gruppo spagnolo NH; e anche qui si tratta di amici di famiglia, dato che la filiale italiana NH Italia è una joint venture tra gli spagnoli e Intesa Sanpaolo, che ne detiene tuttora il 44,5%. NH Italia, avendo comprato il gruppo Jolly Hotel, si ritrovava già proprietaria di diversi alberghi a Torino: l’ex Art & Tech al Lingotto, l’Ambasciatori e il Ligure di piazza Carlo Felice.
Si sa, a Torino grazie al megainvestimento olimpico il turismo tira… o forse no, visto che gli alberghi entrano in crisi uno dopo l’altro: è per questo che già nel 2009 la proprietà annuncia l’intenzione di chiudere l’Hotel Ligure e trasformarlo in appartamenti. C’è un piccolo particolare: il piano regolatore di Torino prevede che lì ci sia un albergo; per poterne fare appartamenti è necessaria una variante che, come dice la legge, deve andare nel pubblico interesse (non è sufficiente che ci sia un interesse privato).
A settembre 2011 arriva così in consiglio comunale, per il primo passaggio, una variante urbanistica per cambiare la destinazione d’uso del palazzo da alberghiero a residenziale. In aula, l’unico che ha qualcosa da dire sono io. Ci è stato detto che la chiusura dell’albergo è propedeutica all’apertura di quello in piazza Carlina e che i lavoratori del Ligure saranno semplicemente spostati là , o comunque ricollocati negli alberghi torinesi di NH; addirittura ci è stata mostrata una lettera scritta della proprietà che si impegna in questo senso, e che viene richiamata nella delibera.
Un mese dopo, però, le cose cominciano a non tornare: sul giornale si parla di 37 licenziamenti, e allora presentiamo una interpellanza. A metà dicembre, ancora in attesa di risposte, arriva la delibera per il secondo passaggio in aula. E’ allora che si scopre una situazione drammatica: il problema si è addirittura allargato, in quanto molti lavoratori del Ligure sono stati ricollocati all’Ambasciatori lasciando però senza lavoro i precedenti lavoratori di quest’ultimo.
La delibera viene bloccata in attesa di capire come salvare i lavoratori. Il problema, però, è che il gruppo NH si è sostanzialmente dileguato; ha già venduto il palazzo a un operatore immobiliare, la MGB, per 22 milioni di euro (lo stesso patron della MGB, in commissione, farà notare la grande differenza tra quanto ha incassato NH vendendo un palazzo per appartamenti e quanto ha incassato il Comune vendendo un palazzo simile per albergo). E’ vero che la variante ancora non c’è, ma il valore pagato è stato già stimato “come se”, con una notevole fiducia nella disponibilità del Comune.
Alla fine, dopo un anno di melina, la giunta dice che è ora di approvare la variante: il palazzo chiuso crea degrado, e inoltre l’acquirente si è indebitato per l’acquisto e ora se non fa partire i lavori rischia il tracollo, coinvolgendo altre società del suo gruppo. Tutto vero, ma ancora una decina di lavoratori degli alberghi non hanno ritrovato un lavoro. Ci viene spiegato che NH Italia è in crisi e che il Comune addirittura non riesce nemmeno più a parlare con loro (il che, per una società posseduta a metà dal Sanpaolo, è quantomeno curioso). E quindi, i lavoratori devono arrangiarsi a sperare che saltino fuori posti di lavoro da commesso nei negozi che apriranno nel fu atrio dell’albergo; se no… problemi loro.
L’amministrazione ha insistito nel dire che si è fatto tutto il possibile; la chiusura dell’albergo era già stata decisa da prima per via della crisi del mercato (ma non eravamo la nuova meta turistica del millennio?), i lavoratori sarebbero rimasti comunque senza lavoro, in tante città non si pensa nemmeno di legare promesse occupazionali alle varianti urbanistiche, non è colpa di nessuno se l’intero gruppo NH è andato in crisi.
Resta il fatto centrale: senza variante urbanistica, il proprietario sarebbe stato costretto a riaprire l’albergo oppure a tenere il palazzo chiuso all’infinito – e parliamo di una variante urbanistica che ha aumentato il valore del palazzo di almeno una decina di milioni di euro, per un presunto interesse pubblico ad avere davanti a Porta Nuova più appartamenti e meno alberghi. A fronte di questo, al proprietario originale è stato permesso di prendersi un impegno alla ricollocazione dei lavoratori e poi disattenderlo tranquillamente, lavandosene le mani perché, come in un gioco delle campanelle, nel frattempo il palazzo è stato passato a qualcun altro e loro hanno già incassato.
Alla fine, noi siamo stati gli unici a votare contro l’approvazione definitiva della variante urbanistica; anche la nostra mozione che chiedeva all’avvocatura comunale di studiare una richiesta di danni contro il gruppo NH è stata bocciata da tutti i partiti. Con molti auguri ai lavoratori dal consiglio comunale.
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