Un referendum di distrazione di massa
Da diverse settimane volevo scrivere il mio parere sul referendum di dopodomani, ma non mi ci sono mai messo.
Il motivo è molto semplice: più ci penso e più ritengo questo referendum, se non del tutto inutile, comunque poco importante; un’arma di distrazione di massa.
Alla fine, infatti, non è la forma del procedimento legislativo il problema dell’Italia; i problemi dell’Italia sono economici e culturali, sono la mancanza di meritocrazia, le competenze decrescenti, la scarsa capacità di innovare, i bassi investimenti nelle persone, uniti a una carenza di posizionamento strategico del Paese sul mercato globale. Questi problemi, urgenti e vitali, non sono minimamente affrontati dal referendum.
Ma anche a chi invece è ancora convinto della centralità della politica e della Costituzione, io vorrei far notare che non sono le norme che fanno la democrazia. Certo, le norme hanno delle conseguenze, ma qualsiasi siano le norme ciò che ne determina l’effetto è la mentalità delle persone che sono chiamate ad applicarle.
L’Italia del futuro sarà più o meno democratica, più o meno costruttiva, più o meno competente, non per come sarà scritto questo o quell’articolo della Costituzione, ma per quanto saranno democratici, costruttivi e competenti i politici che la guideranno, dal governo e dall’opposizione.
In politica sono molto spesso le prassi non scritte, quelle delle cose che non sono illegali ma sono inopportune, a fare la democrazia; sono principi come il rispetto reciproco, il riconoscimento della legittimità degli altri, la capacità di dialogare e di arrivare a un compromesso.
E dato che ho visto continuamente calpestare questi principi da tutti, da Renzi come dal M5S e dai rottami del centrodestra, credo che l’esito di questo referendum potrà al massimo decidere se a sistemarsi al potere saranno ancora i renziani o piuttosto i vari giovani rampanti del M5S; ma, qualunque esso sia, non salverà certo l’Italia dal suo declino e dal suo degrado democratico e culturale.
Per questo, avendo avuto l’opportunità di andare via da Torino proprio in questi giorni, non mi sono stracciato le vesti all’idea di non poter andare a votare; e credo che saranno comunque in parecchi a non farlo, o a farlo di controvoglia, votando il meno peggio.