Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Dom 24 - 8:07
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione
giovedì 17 Agosto 2006, 20:34

Parentesi

Tra parentesi, ieri mattina ero ancora nella mia casa in montagna; ho congedato gli amici, ho dato una pulita e una sistemata, ho chiuso tutto e sono venuto via.

La discesa dal colle di Joux verso Saint Vincent è uno dei percorsi più suggestivi di tutta la Val d’Aosta, con ampi tornanti spalancati sul vuoto della valle, e panorami mozzafiato; nonostante l’abbia già fatta decine di volte, mi emoziona lo stesso. Quasi sempre, però, la si fa col sole, la musica a tutto volume e il motore allegro, respirando l’aria dal finestrino e godendo della vista.

Ieri, però, c’era brutto tempo, e la montagna era avvolta dalle nuvole e da un’acquerugiola diffusa che non sapevi dire fosse pioggia o semplice umidità scivolata via dal bosco. Era bellissimo lo stesso, perchè da ogni anfratto di roccia si levavano batuffoli di fumo bianco, e si vedevano in trasparenza diversi strati verticali di nuvole sfilacciate. Sembrava la Scozia, in quelle mattine fredde e bagnate che ti accolgono nelle Highlands; e mi accompagnava con uguale stupore, ma anche con un po’ di prudenza.

Se non che, giunto a due terzi della discesa, all’improvviso mi sono trovato tre o quattro macchine ferme in coda coi lampeggianti accesi, subito prima di una piega a destra verso l’interno della montagna. Io venivo giù davvero piano, e mi sono fermato senza problemi; poi sono sceso per capire cosa succedesse.

Fuori c’erano un paio di persone, un signore che parlava animatamente al cellulare, e una mamma con bambine sedute sul guard-rail; eppure, non si vedeva nulla di strano. Dietro di me si è fermato un furgone guidato da un marocchino, che è sceso e mi ha chiesto, “Incidente?”. Io gli ho risposto che ero appena arrivato, e nel frattempo sono arrivati e scesi altri, e insieme abbiamo fatto quei venti metri in discesa per arrivare alla curva e guardare.

Dietro la curva c’erano due macchine incidentate ma nemmeno troppo. Quella ferma ordinatamente nella sua corsia in salita, più in fondo nella scena, era una utilitaria blu elettrico, tipo una Yaris, vuota, con la parte davanti discretamente sbrecciata dal lato dell’interno strada. Più vicino a me, invece, c’era una Punto verde vecchio modello, con il davanti anch’esso mal ridotto, e un po’ di traverso, diciamo a quarantacinque gradi verso la corsia opposta, ferma bloccando la strada. Dal mio lato, al posto di guida, c’era seduto un signore calvo, con la corona di capelli bianca e grigia, riverso con la testa sul volante; ci siamo avvicinati leggermente, giusto il necessario per capire che il signore era, come dire… morto.

Nel senso che c’era un bel segno circolare sul parabrezza in corrispondenza della sua testa, e una serie di altre tracce che preferirei non descrivere nel dettaglio. E difatti ci siamo guardati un po’ tutti, finchè una signora non ha detto: “Ma il signore è…?”. “E'”, gli ha risposto un altro; nessuno se l’è sentita di pronunciare la parola.

Ho già visto dei morti, ma era la prima volta che vedevo una persona morire fuori da un letto, in un modo del genere. Ecco, la cosa è stata sorprendentemente… difficile. Non mi sono nemmeno avvicinato più di tanto, sono tornato indietro, e mi sono reso conto di essere sostanzialmente inutile, visto come ero scosso. Peraltro, c’era già parecchia gente in giro; il signore al cellulare ci ha detto che stavano venendo su i carabinieri e anche un’ambulanza, caso mai ci fosse qualcosa da tentare; la donna e le bambine nel frattempo erano salite, in lacrime, su un fuoristrada fermo in fila, dove una signora cercava di confortarle un po’.

E così, abbiamo fatto dietrofront e abbiamo risalito le nuvole, per un giro di venti chilometri di curve che rappresentava l’unica alternativa alla strada bloccata. Ho sperimentato la strada del colle Tzecore, che conoscevo solo sulla carta; e salendo, e salendo, non ero molto in pace con me stesso, e così la strada ha cominciato a restringersi e la nuvola a soffocarmi.

Alla fine, non vedevo nulla; ma proprio nulla, nel senso che era difficile distinguere tra la strada, il prato e la scarpata, con una visibilità di pochissimi metri e la pioggia incessante. Al colle, il nulla ha abbracciato tutta la macchina, mentre l’amministrazione comunale di Challand-Saint-Anselme mi ha regalato un beffardo doppio segnale di pericolo: “Strada sprovvista di protezioni a valle” e “Ostacoli laterali invisibili”; lì ho avuto veramente paura e ho seriamente pensato di tornare indietro, se non fosse che, quando sei salito fino in cima e ti sei perso nella nebbia, qualsiasi strada tu prenda ti condurrà a una discesa pericolosa. Su un tornante più giù, qualcuno aveva messo un jersey di cemento e ci aveva scritto su con una bomboletta nera, “OCCHIO!”. E a metà strada ho incrociato l’immancabile mandria di mucche che saliva in senso opposto; essendo la strada larga come una macchina e una mucca, mi sono fermato e ho aspettato che passassero tutte. Era mezzogiorno, ma avrebbe potuto essere un momento qualsiasi nel bel mezzo del pianeta Solaris.

Sono riemerso al mondo – ma sempre sotto il cielo grigio e la pioggia cattiva – e poi, imboccando l’autostrada, ho sentito il giornale radio regionale segnalare che la strada del colle di Joux era interrotta per un incidente “dalle conseguenze ancora ignote”.

A Torino, non pioveva più e non faceva nemmeno freddo.

Chiusa parentesi.

divider

Un commento a “Parentesi”

  1. Intenso73:

    Trovarsi in certi posti in macchina non e’ proprio il massimo, ma anche con qualsiasi altro mezzo. Piuttosto a piedi.
    Vedere una persona che non c’e’ piu puo fare un po impressione, si. E probabilmente chi non c’e’ piu c’e’ ancora, solo in un altra forma.

 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike