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Archivio per la categoria 'Friends&Food'


sabato 16 Febbraio 2008, 17:47

Trattorie

Per completare la settimana, volevo segnalare che qualche giorno fa siamo finalmente andati alla trattoria Bel Deuit di Superga, che mi avevano consigliato in tanti e che volevo provare da anni, ma per cui non c’era mai stata occasione.

Il posto è proprio sul crocicchio da cui si sale alla Basilica, qualche metro oltre l’inizio della discesa che porta a Baldissero e all’imbocco della panoramica. Da Torino ci si arriva comunque in dieci minuti, specie se avete già percorso la strada infinite volte per andare a tutte le celebrazioni del Grande Torino.

Il locale è piacevole, ben curato ma non troppo elegante; il servizio è altrettanto attento, con tanto di cameriere che espone piatti e abbinamenti; la cucina è decisamente piemontese, ma comunque con un tocco di ricercatezza in piatti come la mousse di gorgonzola e noci o i tajarin al Freisa e radicchio. Le porzioni non sono enormi ma sono comunque più che decenti, certo non micragnose come ormai in troppi ristoranti.

Noi, peraltro ci siamo scofanati aperitivo, quattro antipasti in doppia porzione, un primo, un secondo e il dolce, uscendo decisamente pieni; in realtà già dopo il primo sarei stato sazio, ma di secondo c’era la faraona con sugo di nocciola – ma anche il coniglio alle erbe, che purtroppo non ho potuto provare, visto che nella vita bisogna pur fare delle scelte -; e dopo il secondo sarei stato ancora più pieno, ma di dolce c’era un’enorme tazzona di zabaione spumoso con una torta da mangiarci insieme, e io se vedo lo zabaione non capisco più niente; per uno zabaione fatto come si deve potrei fare qualsiasi cosa, con la sola eccezione di tifare per la juve.

Alla fine, con acqua e mezzo litro di vino abbiamo speso 33 euro a testa, che al giorno d’oggi è un prezzo giusto. Ce ne fossero di posti così.

[tags]trattorie, osterie, torino, superga, zabaione[/tags]

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sabato 29 Dicembre 2007, 12:43

Ristorante ad Ivrea

Io vado spesso a mangiare fuori, e poi in questo periodo le cene si susseguono; ogni tanto però scopro qualche posto che merita menzione. In questo caso, ieri sera sono andato a cena con un gruppo di ex compagni di università; siamo andati al ristorante Aquila Antica di Ivrea, proprio nel mezzo del Borghetto, a due passi dalla stazione.

Abbiamo preso antipasto, primo, secondo, contorno e (quasi tutti) dolce; tutto molto buono, con menzioni speciali per l’antipasto (caponet con fonduta di toma) e il dolce (semifreddo al torroncino con cioccolato gianduia fuso). Il mio stracotto al Nebbiolo era buono, ma uno di noi ha preso un fritto misto alla piemontese eccezionale, sia per qualità che per qualità. In generale, le porzioni erano da normale a buono, non da scoppiare ma certo non la quantità micragnosa che ti portano in molti locali di tendenza. In più, abbiamo preso in sei una bottiglia di Barolo da trenta euro; e alla fine abbiamo speso 35 euro a testa, con cui ormai a Torino mangi primo e secondo di qualità media.

Penso che quando capito da quelle parti ci tornerò spesso.

[tags]ristoranti, ivrea[/tags]

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mercoledì 19 Dicembre 2007, 13:42

Ravanello. Collegno.

Che cosa si può dire della Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO)? Beh, per prima cosa che ci sono stato ieri sera per una cena di ex colleghi Vitaminic; per seconda cosa che il responsabile della scelta del posto è Yari Latini Corazzini (il sito è in costruzione da secoli) e quindi io me ne chiamo fuori; per terza cosa questo è un post su commissione da parte di tutto il gruppo che ieri vi si è ritrovato.

Io comunque dissento, e segnalo che alla Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO) le cozze alla tarantina erano davvero buone, anche se la pasta alla tirolese invece non era niente di che. I prezzi non sono particolarmente modici (25 euro a testa prendendo mediamente mezzo antipasto, un primo o pizza e il dolce), ma ormai dov’è che puoi mangiare un pasto completo, anche alla buona, per meno di 30 euro? (A parte il pub-trattoria Manhattan di via Giachino, che invece raccomando spassionatamente, a meno che non vi formalizziate sulla zona simil-Bronx, i tavoli consumati, i graffiti sulle pareti e l’apparente – ma soltanto apparente – situazione di sporcizia.)

Il problema della Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO), invece, è stato che noi avevamo diligentemente prenotato per otto persone alle 20,30, e quando siamo arrivati non c’era nemmeno la più vaga ombra del tavolo; in pratica, hanno accettato la prenotazione pur sapendo di avere un gruppo di trenta mocciosi schedulato per le 19,30. E’ chiaramente impossibile pensare di ricevere un gruppo di trenta persone per le 19,30, aspettare che ci siano tutti, dargli da mangiare, e poi avere i tavoli liberi per le 20,30; difatti, il nostro tavolo è apparso solo alle 21,15, e altri ancora dopo.

Se questo sia un problema tale da tirare una riga sul posto, o sia invece perdonabile, lo deciderete voi; certo è che sono uscito con la sensazione che la Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO) sia un posto progettato da abili marchettari, con una attenzione al cliente soltanto formale. Del resto, è la prima volta che vedo una pizzeria con la pubblicità di un concessionario di automobili stampata sui cartoni delle pizze…

Concludo dicendo che la cameriera era carina, anche se non ha dato segno di volerla rendere disponibile nè a Simone, nè ad Andrea B.; però era un’ottima venditrice, e ci ha piazzato tre terrine di cozze con una abilità disarmante; del resto è noto che un bel faccino può vendere a un nerd qualsiasi cosa – a parte i componenti elettronici, che lì comunque l’attrazione per le specifiche in megahertz prevale persino sull’attrazione per il gentil sesso.

In compenso, la classe di seconda liceo che ha liberato la tavolata è stata allarmante: una sequenza di mostri ambosessi uno dietro l’altro, una sfilata di moda di brufoli, il festival dello sguardo spento e del futuro da disoccupato spettatore di grandi fratelli. Se questo è il nostro futuro, potremmo organizzare uno scambio della nostra generazione di nati negli anni ’90 con quella di un qualsiasi altro paese (io voto per l’Estonia). Ma forse è solo che a quell’età si è tutti dei mostri.

P.S. Per completare l’opera per Google: Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO)! Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO)! Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO)! Pizzeria Trattoria Ravanello di Collegno (TO)!

[tags]pizzeria trattoria ravanello, collegno, pizzeria, trattoria, ravanello, collegno, nerd, vitaminic, cameriere, cozze, liceali senza futuro[/tags]

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sabato 15 Dicembre 2007, 09:34

Cin cin

Ieri sera, infilata tra le varie cene di Natale, si è tenuta la cena annuale dei Geneticamente Granata, in una vecchia bocciofila che sembra un bungalow d’altri tempi, una baracca (del resto così si chiama il posto) sopravvissuta per miracolo in un angolo di periferia operaia torinese, chiusa tra il più antico centro sociale della città, la ferrovia del mare, e un cavalcavia dotato di regolamentari binari del tram di inizio Novecento.

Queste cene sono sempre piacevoli, perché si tratta di persone che conosci da un po’ ma molto più diverse da te di quelle con cui esci di solito, variando dalla liceale di 17 anni all’imprenditore affermato e dall’operaio meccanico a un ex presidente di circoscrizione; tutto ciò accompagnato da una cena piemontese alla buona ma come si deve – tre antipasti, due primi, secondo, dolci, caffé e grappa – e da una abbondante disponibilità di barbera o dolcetto.

E’ quando il tasso alcoolico è salito a sufficienza, i giovani sono stati sfottuti perché causa tarda nascita non sanno chi è Beruatto, i vecchi sono stati sfottuti perché causa arteriosclerosi confondono tra loro Diawara, Angloma e Malonga, e si è cantato tutti insieme più volte il coro regolamentare(*), che saltano fuori gli aneddoti più assurdi.

Il racconto di ieri sera era peraltro più attendibile del solito, visto che sono presto spuntate numerose testimonianze oculari, anche risalenti a non più di un paio di settimane fa. Si parla di un tifosissimo granata, già addentro gli anta, guardia giurata in un centro commerciale della cintura; un vecchia maniera del primo anello della Maratona, noto nell’ambiente come Rik Saltapanza.

Il motivo del nomignolo è presto detto: pare che alla fine di queste gaudenti e alcooliche cene di gruppo il signore si sdrai sul tavolo, scopra la prominente panza, e vi ponga sopra un residuo del pasto, come ad esempio il culetto del salame. A questo punto, mentre l’abbondante folla – talvolta contenente anche la di lui moglie – si assiepa attorno all’evento e intona un “ooooooo…” propiziatorio, il Saltapanza, raggiunta la concentrazione, colpisce con forza ai lati la propria piramide di carne, riuscendo a far saltare il cibo per aria e a farlo poi atterrare esattamente nella propria bocca spalancata. Alle volte, per rinnovare la popolarità del numero, il Saltapanza pare praticare anche una variante; essa consisterebbe nell’incastrare nel proprio ombelico un cucchiaino, sul quale viene poi posta un’oliva o un altro frammento commestibile; a questo punto, è un colpo della sua potente stomacatura a scagliare verso l’alto, subito raccolto dalle fauci, l’oggetto in questione.

Non ho ancora potuto ammirare dal vivo l’esibizione del Saltapanza, essendomi perso la bagna caoda granata intergruppi dello scorso novembre; eppure lo stimo già moltissimo. Perché nella vita ci sta un momento per ogni cosa, compreso quello delle goliardate di gruppo attorno al focolare.

(*)
Cin, cin, pòrtme ‘n quartin
Pòrtme da beive, pòrtme da beive
Cin, cin, pòrtme ‘n quartin
Pòrtme da beive seira e matin
A i-j è chi a dis che ‘l vin a fa mal
Son mac dij aso, son mac dij aso
A i-j è chi a dis che ‘l vin a fa mal
Son mac dij aso, pòrtme ‘n quartin
E ne ho bevuto tanto
E non mi ha fatto maaaaaaaaleeeeeee
E l’acqua sì che fa male, il vino fa cantar!
To-to-toro alè! Forza granata, forza granata
To-to-toro alè! Forza granata, Toro alè!!

[tags]toro, geneticamente granata, cin cin, saltapanza[/tags]

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sabato 8 Settembre 2007, 09:05

Sagre

Ok, oggi sono impegnato, ma non posso non segnalare che domani a pranzo, come da tradizione, presenzierò al Festival delle Sagre di Asti, l’imperdibile evento culinario (qui la versione millenaristica della pioggia di due anni fa) dove, in mezzo a una folla strabordante, si possono mangiare piatti tipici a prezzi più che ragionevoli, con grande abbondanza di vino. Mi raccomando, andateci in treno: l’auto sarà una follia…

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domenica 19 Agosto 2007, 14:54

Sagre (2)

Ieri siamo andati di nuovo per colline, a mangiare il fritto misto alla festa patronale di Portacomaro (AT). Trattasi ovviamente di fritto misto alla piemontese, completo di fegato e cervello, e di un bicchierino di bagnetto (aglio 50%) che rende tuttora il mio alito sufficiente a stendere un cavallo. Il tutto è stato preceduto da tomini, peperoni e salumi, e seguito dal bunet che, pur essendo quello della Panna Elena, dava dei punti alla maggior parte dei bunet da ristorante.

A fronte dell’obbligatoria banda di liscio – stavolta però erano solo in tre, facevano tutto con le basi, e avevano uno scazzo che si vedeva da un chilometro – e in attesa della grande fiera bovina ed equina che inizia oggi o domani, è sempre interessante andare in un posto dove, quando vai in due a ritirare il cibo e ringrazi, ti rispondono ancora “Grazie a loro!”. Domani, per gli interessati, fanno la finanziera.

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venerdì 17 Agosto 2007, 22:20

Sagre

Ieri sera siamo andati alla Sagra dell’agnolotto e della grigliata di Cortanze (AT): ebbene, ci tengo a segnalare (per il prossimo anno, perché quella di ieri era l’ultima sera) che gli agnolotti erano eccellenti, la grigliata più che buona, i prezzi buoni, e l’ambiente piacevole. E che la band media italiana di liscio (nel caso, gli Alex Cabrio), pur non essendo ovviamente comparabile con l’emozione di un concerto vero, dà tranquillamente la pasta a qualsiasi gruppetto o cantautore di pop – rock – hip hop nostrano, sia in termini di puro intrattenimento che in termini strettamente musicali. Ovvio che deve piacervi il genere…

Per contrasto, dopo aver cercato di entrare varie volte e non esserci mai riusciti, stasera siamo andati alla famosa pizzeria Spaccanapoli di via Mazzini: ecco, una delusione. Locale pretenzioso, camerieri in tiro, pizza buona ma nulla di speciale – con una dotazione di tonno piuttosto micragnosa -, pasta mediocre, scotta e arrivata fuori sincrono, e prezzi piuttosto elevati. Sarà meglio concentrarsi sulle sagre.

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lunedì 9 Luglio 2007, 15:37

Customer service

Oggi a pranzo, come tutti i lunedì, siamo andati a mangiare kebab da Demir, il turco di piazza Adriano. Anche lui, come tutti i locali, ha un turbinio di camerieri con un tasso di ricambio da call center, in numero probabilmente insufficiente rispetto ai tavoli; anche lui aumenta i prezzi appena può. Eppure, sa che il suo cliente è ciò che fa la differenza tra vivere e perire: per cui, quando oggi il cameriere ha combinato un casino e la nostra ordinazione si è persa per una mezz’oretta, lui se ne è accorto e ci ha subito omaggiati di un piatto di patatine, che a lui saranno costate trenta centesimi, ma che hanno cambiato la nostra percezione del servizio.

Vorrei confrontare il tutto con la cena di ieri; in quattro, siamo andati a mangiare Da Michele in piazza Vittorio, un posto noto da anni come trattoria alla buona dai prezzi modici. Nonostante avessimo prenotato, i camerieri (indaffarati, perché il locale era pieno e anche lì il personale è accuratamente sottodimensionato) si sono impegnati per ignorarci per un buon quarto d’ora; alla fine, siamo riusciti a sederci soltanto afferrando fisicamente la padrona e costringendola a indicarci il tavolo. Siamo stati serviti da una povera ragazza che era tanto simpatica, ma ha rovesciato la birra quando l’ha portata, si è inciampata da sola finendo pancia sul tavolo portando i primi, e si è dimenticata un paio di volte di venire a vedere a che punto stavamo, lasciandoci lì in attesa e alla mercè delle zanzare. I piatti del giorno erano pubblicizzati ampiamente su varie lavagne e dai camerieri, ma ovviamente senza indicazione di prezzi; alla fine, mangiando benino ma niente di speciale, con porzioni in qualche caso abbastanza sparagnine, abbiamo speso 35 euro a testa (mezzo antipasto, primo, secondo, mezzo dolce, birra). Difficilmente ripeteremo l’esperienza.

Capisco che ai settori tecnologici abbiamo rinunciato, e come Paese puntiamo tutto sul turismo. Però c’è da sperare che vengano più turchi; magari riusciranno a insegnarci come far funzionare un ristorante.

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mercoledì 4 Aprile 2007, 17:07

Prontuario

A me piace sperimentare tutto, nella vita: il che comprende anche il non sperimentare nulla. Per chi ricade nella sottospecie più propria della prima categoria, però, ho pensato di tradurre e riportare i consigli ricevuti in francese tramite il mio amico Andrea (no, non Andrea e nemmeno Andrea e vari altri Andrea.). E colgo anche l’occasione per ripetere gli auguri!

Consumo d’alcool – Sintomi, cause e soluzioni

Primo sintomo: Piedi freddi e umidi.
Causa: Il tuo bicchiere è inclinato secondo un angolo scorretto.
Soluzione: Girare il bicchiere in modo che la parte aperta sia rivolta verso l’alto.

Secondo sintomo: Piedi caldi e bagnati.
Causa: Sai che c’è? Ti sei pisciato sotto.
Soluzione: Vai ad asciugarti nelle toilette più vicine.

Terzo sintomo: Il bancone è smaltato di bianco.
Causa: Non sei ancora uscito dalle toilette.
Soluzione: Chiama aiuto.

Quarto sintomo: Dopo un quarto d’ora, non ti è ancora arrivata la birra che hai ordinato.
Causa: Il bancone è dietro di te.
Soluzione: Girati, la tua birra è lì!

Quinto sintomo: Il muro di fronte è pieno di luci.
Causa: Sei caduto sulla schiena.
Soluzione: Posiziona il tuo corpo a 90 gradi rispetto al suolo.

Sesto sintomo: La tua bocca è piena di mozziconi.
Causa: Hai picchiato col naso nel posacenere.
Soluzione: Sputa tutto e risciacquati la bocca con un buon gin tonic.

Settimo sintomo: Vista annebbiata.
Causa: Stai guardando attraverso un bicchiere vuoto.
Soluzione: Chiedi un altro giro della tua bevanda preferita.

Ottavo sintomo: Il suolo si muove sotto i tuoi piedi.
Causa: Due buttafuori ti portano fuori dal bar.
Soluzione: Chiedi almeno dove ti portano.

Nono sintomo: I riflessi di molteplici facce ti guardano fissamente nell’acqua.
Causa: Sei nelle toilette, cercando di vomitare.
Soluzione: Mettiti un dito in gola.

Decimo sintomo: La gente attorno a te parla con un eco misterioso.
Causa: Hai un bicchiere all’orecchio.
Soluzione: Smetti di fare il cretino.

Undicesimo sintomo: La discoteca si muove parecchio, la gente è vestita di bianco e la musica è molto monotona.
Causa: Sei in un’ambulanza.
Soluzione: Non muoverti. Possibile coma etilico.

Docdicesimo sintomo: Tuo padre ha l’aria molto bizzarra e le tue sorelline ti guardano con aria stupita.
Causa: Hai sbagliato casa.
Soluzione: Chiedi a loro se possono indicarti dov’è la tua.

Tredicesimo sintomo: Un enorme faro della disco ti abbaglia.
Causa: Sei steso per la strada e fa già giorno.
Soluzione: Caffè e un goccetto per rimettersi…

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domenica 21 Gennaio 2007, 13:06

Una cena in montagna

Ieri sera sono andato con Fabbrone a una festa di compleanno, e – per la seconda volta in due settimane – mi ha portato senza saperlo in un posto che già conoscevo: questa volta era il rifugio a Celle di Caprie (anzi, Celle di Chiavrie finchè non è arrivato Benito) che sta alla partenza della salita a Rocca Sella, una delle migliori camminate montane negli immediati dintorni di Torino.

Celle è un gruppo di quattro case e una chiesa quasi barocca, abbarbicato a mille metri d’altezza sulla parete settentrionale della Valle di Susa, una parete dove non si direbbe che ci si possa arrampicare, figurarci costruirci dei paesi; tanto è vero che fino agli anni ’50 non c’era nemmeno una strada che ci arrivasse, e gli abitanti – centinaia prima dello spopolamento – si sorbivano due ore di salita a piedi dalla valle. Il rifugio è stato aperto per noi, anche se l’oste e la locandiera della serata, a quanto ho capito, stanno normalmente all’enoteca di Bertesseno, sopra Viù e sotto il Col del Lys: i due locali sono gestiti dalle stesse persone.

Ebbene, la cena è stata assolutamente eccellente: uno dei migliori agriturismi e simili dove abbia mai mangiato. Ci siamo pappati: taglieri di quattro o cinque salumi, millefoglie alla toma di Lanzo, flan di cavolfiore con bagna caoda; gnocchetti alla toma di lait brusch, agnolotti al ragù; cinghiale al civet e bocconcini di vitello alle nocciole con polenta. Poi la torta di meringhe alla panna e cioccolato, quindi un ottimo centerbe fatto da loro, e caffè. Il tutto, pur con prezzo comitiva e senza vino e torta che erano offerti dal festeggiato, per ventiquattro euro a testa!

La cena è stata veramente ottima, in crescendo, tanto è vero che pur essendo già pienissimi dopo i primi ci siamo sforzati di mangiare anche i secondi, visto che il vitello alle nocciole era davvero eccezionale. Ho rischiato veramente di esplodere, tanto è vero che, pur con tutte le processazioni e gli scarti già avvenuti in queste ore, sono ingrassato di due chili in una sola serata… ma ne valeva la pena.

In più, uscendo fuori, a dieci metri dal locale si è nel buio più completo, e ieri, con il cielo spazzato dal vento, c’erano un milione di stelle: non una di meno. Non sono riuscito a non star fuori per un bel po’, tra una portata e l’altra, a guardarle tutte. Meraviglioso.

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